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Autore: lapervincachescoppietta    08/11/2013    1 recensioni
Dal prologo.
Era l’unica ormai,dove la tecnologia predomina, era l’unica che credeva ancora nel valore dei libri; era l’unica che andava nei negozi d’epoca per comprare dei pezzi di carta che per lei erano come un tesoro.
vi ho un pò incuriosito? Allora leggete!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, in questi giorni aggiorno sempre prima, ma non lo so, come al solito scrivo  velocemente il capitolo e mi dispiace aspettare a pubblicarlo; spero vi piaccia.

Sofis_


Daki andò a casa senza aspettare i suoi fratelli; succedeva spesso, quando aveva bisogno di tornare a casa e stare con i suoi migliori amici; i suoi fratelli a differenza di lei amavano la compagnia dei loro compagni, si trattenevano spesso a parlare con loro, mentre lei non vedeva l’ora di andarsene, a scuola non c’erano amici. 
Nei libri che leggeva gli insegnanti dicevano di chiamarli quando ci sarebbe stata una scuola dove non si fa niente,  avrebbero dovuto ricredersi. 
Quando varcò la soglia di casa fu invasa da un odore paradisiaco, quel robot che lavorava per loro cucinava tutti i giorni quantità industriali di cibo, che poi noi non mangiavamo, il problema è che non si azzardava mai a darci da mangiare gli avanzi, così c’era un enorme spreco di cibo. Quel giorno aveva cucinato uno spezzatino con patate e carote, ovviamente un pentolone intero. 
-Dove sono i suoi fratelli? –Chiese con voce metallica. 
-Si sono fermati a parlare con i  loro amici, arriveranno fra poco, Kira, non preoccuparti. – 
-Intanto lei mangi, lo spezzatino si raffredda. – Disse sempre con quella voce senza sfumature. 
-Non ho fame, poi smetti di darmi del lei. –Sapeva che non poteva smettere, le sue impostazioni erano queste, dare del lei e cucinare molto cibo. Una volta erano in tanti, sua madre, suo  padre,  lei e i suoi fratelli, infine sua zia e sua cugina, poi quando era più piccola c’era anche suo fratello, il più grande, quello che amava la lettura come lei, quello che la proteggeva, quello che è partito ed è scomparso.  Sua zia e sua cugina si sono trasferite in un’altra casa, suo padre è morto quando era piccola, dopo la scomparsa di suo fratello. Sua madre era morta quasi un anno prima. 
-Non posso signorina. – Sentì la porta aprirsi e dopo un attimo i suoi fratelli entrarono nella cucina. 
-Che fame, cosa c’è di buono, Kira? – Chiese Willow.
-Spezzatino. – Rispose con noncuranza Dakota.  La ragazza le lanciò un’occhiataccia, così si sederono sugli sgabelli vicino al bancone. Lo spezzatino era buonissimo, ma non riuscì a finire ciò che era nel suo piatto.  
Scappò di sopra, nella biblioteca; era uno dei momenti più duri, scegliere un nuovo libro da leggere, cosa leggeva questa volta? Prese un libro a caso, senza copertina, probabilmente si era rovinata; lesse il titolo, Hunger Games, lesse anche la trama; decise che quello sarebbe stato il libro scelto. 
Cominciò il libro, pagina dopo pagina si perse nelle parole, si perse in un mondo tutto suo, suo e dei personaggi di cui leggeva le avventure. 
Nel tardo pomeriggio vide che la luce stava calando e rivolse lo sguardo verso la lampada, era spenta; poi la sua attenzione si rivolse alla finestra, la tenda era scostata e si intravedeva il tramonto.  Fu presa dal panico, si avvicinò velocemente alla finestra, vide che qualcuno la osservava. Ora il panico si era impossessato di tutto il suo essere; corse fuori dalla biblioteca e in seguito fuori di casa; si avvicinò alla casa del vicino. Suonò al campanello, le venne ad aprire un robot, simile a Kira, ma poi i robot erano tutti uguali. 
-Salve signorina, di cosa ha bisogno? – Chiese con la stessa voce di Kira. 
- Vorrei sapere chi abita in questa casa, se non ti dispiace. – Chiese con la voce macchiata dalla preoccupazione, cosa succedeva se scoprivano che in casa loro c’era una enorme libreria? 
-Qui ci abita la famiglia Morris, Kyle, Lady, Sarah e Jonathan, posso sapere il vostro nome signorina? – 
-Mi chiamo Dakota Tarris, abito nella casa qui accanto, vorrei sapere anche di chi è quella finestra. – Dicendo questo indicò la finestra da cui aveva visto l’osservatore. 
-E’ la finestra del signor Jonathan, perché lo vuole sapere? – Chiese il robot. 
-Perché devo chiedermi una cosa. – Rispose secca Dakota. 
-Va bene, mi segua. – La fece entrare in casa,  era fredda, come se non ci vivesse nessuno, la sua casa per quanto moderna era vissuta, c’erano i solchi fatti da lei con i giochi e il divano era sempre scomposto. La condusse su per le scale di vetro. Davanti a lei si estendeva un corridoio, c’erano quattro porte di vetro trasparente e una di vetro opaco. Il robot si fermò davanti alla seconda porta a destra e bussò delicatamente, per quanto un robot possa essere delicato. 
-Chi è? – Rispose una voce all’interno, era dolce e melodiosa, quel tipo di voce che vorresti ascoltare sempre. 
-Signore, c’è una persona che vorrebbe vederla! – Rispose cautamente la cameriera-robot. 
-Si, falla entrare. – Aprì la porta e all’interno, seduto sul letto c’era un ragazzo di circa la sua età, forse più grande, aveva bellissimi capelli biondi- marroni e profondi occhi verdi, ma non come quelli di Dakota che avevano pagliuzze dorate, i suoi erano blu vicino all’iride e di varie tonalità di verde andando verso l’esterno. Quando la vide i suoi occhi si illuminarono e lei arrossì istintivamente. Il robot li lasciò soli. 
-Che cosa hai visto? – Chiese d’un tratto lei. 
-Di che parli? Poi scusa se te lo chiedo, qual è il tuo nome? – Disse con una punta di sarcasmo.
-Dakota, e sai benissimo di cosa sto parlando. – Affermò secca.
-Nel senso che stavi disubbidendo alla legge? Sai sei bella quando leggi. – Se il rossore sulle sue gote poteva aumentare, lo aveva fatto. 
-Dovresti farti gli affari tuoi. – 
-E tu dovresti imparare a chiudere le tende, pensa se non le chiudi nel bagno, magari mentre ti fai una doccia, cosa potrebbe succedere? – Disse lui con un sorriso malizioso. 
-Ma smettila, dirai qualcosa? Ti darò qualsiasi cosa per non farti dire niente alla polizia, per favore! – Lo implorò lei. 
-Va bene, ma ad una condizione. Mi presterai uno dei tuoi libri. – 
-Si, va bene, va bene …. Cosa?- Doveva ammetterlo, non lo stava ascoltando. 
-Voglio provare quello che provi tu, sai, molto spesso dimentichi la tenda aperta, è strano guardarti leggere, quando lo fai non ti accorgi neanche di un temporale, ne dei tuoi fratelli che litigano, voglio provare questo. – 
-Non è niente di speciale e poi portando un libro qui ti faresti scoprire. – 
-Allora posso venire a leggere da te, che ne dici, oppure preferisci farti arrestare? Puoi scegliere tu. – 
-Mi stai ricattando? – 
-Se la vuoi vedere così, io sto contrattando. – 
-D’accordo, puoi venire quando vuoi tanto io sono sempre in casa. –
-Allora ci vediamo domani. – Lei se ne andò sbattendo la porta, infine uscendo di casa correndo. Come poteva chiedere una cosa del genere, poi si era fatta ricattare da uno sconosciuto, non si era mai sentita così debole. 

Spero vi sia piaciuta, 
un bacio grande grande 
Sofis_

 
  
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