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Autore: Aryuna    22/04/2008    12 recensioni
“E se le favole fossero realtà? Ti sei mai fermata a pensare che, sotto, ci sia un fondo di vero?”
Un castello, un incantesimo, una ragazza... e un principe da liberare.
Ispirata, in una notte insonne di malattia @.@, alla favola della Disney.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Beauty and the beast

Salve a tutti! ^^

Ecco il primo capitolo, ho fatto in fretta, ma porto cattive notizie ^^’

Non penso pubblicherò fino alla fine del mese, e per The theft, penso dovrà passare un bel po’, perché il capitolo che devo scrivere è parecchio lungo. Questa storia è nata così, di colpo, ma non so quanto sarà lunga. Come per Profumo, più scrivo e più aggiungo cose, fatti e avvenimenti non previsti nella trama di base.

In realtà, avevo in progetto un’altra fan fiction, o meglio due, ma dato che non ho completamente l’idea della trama, temevo di doverle interrompere per mancanza d’ispirazione, e non c’è cosa che odi di più >.> Penso che le comincerò cmq, finita The theft, ma non ne sono sicura! XD

Ok, finito questo poema, passiamo al capitolo, speri vi piaccia!

Roro: grazie per la fiducia, spero di esserne degna ^^

La bella




“Com’è oggi, il padrone?”, domandò il bambino, apparentemente al nulla.

“Oh, di pessimo umore, come sempre!”, rispose una voce gracchiante, che sembrava provenire da un piccolo insetto. Il bimbo annuì, sedendosi sulla comoda e folta coda a palla.

“Per quanto continueremo così?”, domandò, con le lacrime agli occhi.

“Su, su! Non è il caso di abbattersi! Vai in cucina, e fatti dare un po’ di biscotti”, lo consolò l’insetto. Il bimbo corse via, senza farselo ripetere due volte.

Passarono pochi secondi, e l’ennesimo ruggito echeggiò nelle stanze buie e desolate, facendo rabbrividire gli abitanti del castello.


“Vado a comprare il pane!”, esordì la ragazza, alla porta.

“Vai pure, Kagome, ma fai attenzione”, disse un anziano signore, lavorando pazientemente alla stufa rotta.

“Sicuro, non ti preoccupare”, lo rassicurò la fanciulla, uscendo dalla piccola casa. Sbuffò divertita. Il nonno non doveva preoccuparsi di nulla, in quel paesino si conoscevano tutti. Era davvero un’impresa ardua cacciarsi nei guai.

“Ciao, Kagome”, la salutò Eri, la figlia del fioraio.

“Buongiorno Eri, anche oggi a raccogliere fiori di prima mattina?”, domandò Kagome, sorridente.

E tu a comprare il pane appena sfornato, giusto?”, ribatté la ragazza, prendendo un ampio cesto di vimini, “salutami Hojo, è sempre così gentile”.

“Oh, oh! Eri, allora le voci che girano sono vere!”, esclamò Kagome, colma di malizia. Eri arrossì, balbettando frasi di negazione incoerenti.

“Non ti preoccupare, le mie labbra sono sigillate”, la rassicurò l’amica subito, con un sorriso. Si salutarono, e presero strade diverse. Kagome, arrivata al fornaio, prese una piccola focaccia, da mangiare subito, e un filone di pane casereccio.

“Ah, c’è Hojo?”, chiese la fanciulla al fornaio, padre del ragazzo.

“Dovrebbe essere sul retro, a leggere come suo solito”, sbuffò l’uomo panciuto. Kagome lo ringraziò, trattenendo una smorfia. Che c’era di male, nel leggere? Anche lei adorava farlo, immergersi in storie fantastiche, ricche di streghe, maghi, draghi e demoni da sconfiggere! Era bello pensare che potesse succedere, un giorno, di incontrare il principe azzurro.

“Ciao Hojo!”, lo salutò, trovandolo seduto sui sacchi di farina.

“Ciao Kagome”, rispose lui sorridendo allegro, mettendo il segno al libro e chiudendolo, “notizie da Eri?”

“Sicuro, direi proprio che è cotta”, confermò la ragazza, facendo l’occhiolino. Fin da bambini, lei, Hojo e Eri si erano sempre aiutati, e per Kagome era un piacere fare da tramite tra i due innamorati.

“Non ci credo, è bellissimo! Grazie Kagome”, disse il ragazzo allegro, prendendogli le mani.

“Giù le mani da Kagome”, disse una voce scorbutica. La ragazza alzò gli occhi al cielo. Bastava sentirlo per capire chi era.

“Buongiorno anche a te, Koga”, lo salutò acida, voltandosi. Il ragazzo, seguito dal suo gruppo di fedeli amici, la fissava possessivo, con i suoi occhi azzurro ghiaccio. ‘Ora lo dice…’ pensò la ragazza.

“Kagome, dovresti comportarti diversamente…”, cominciò il ragazzo. ‘Ora lo dice’.

“…non devi dare tanta confidenza alle persone…”. ‘Ora lo dice’.

“…considerando che sarai la mia sposa”. ‘Ecco, l’ha detto!’.

Koga, io non sarò la tua sposa! Deciderò io con chi sposarmi”, precisò la ragazza, facendosi strada nel gruppo. Scorse gli occhi tristi di Ayame che la fissavano. Possibile che Koga fosse così insensibile? Con la sua mancanza di tatto era riuscito a rovinare la sua amicizia con Ayame, ed adesso erano nemiche.

“Allora, se sceglierai me, non ci saranno problemi”, disse il ragazzo, speranzoso.

“Non ci sperare”, rispose lei, secca. Odiava quei discorsi. Matrimonio di qua, matrimonio di là! Si, nei piccoli paesi ci si sposa presto, e lei era in età di marito, ma nessuno poteva obbligarla. Si sarebbe sposata solo ed unicamente per amore.

“Sono tornata”, annunciò burbera, chiudendo con violenza la porta. Il nonno sembrò notarlo, perché lasciò il suo lavoro per concentrarsi sulla nipote.

“Tutto bene, Kagome?”, domandò cauto, prendendogli gentilmente la cesta con il pane. La ragazza rispose le frasi di routine, prima di esplodere in lamentele.

Ma insomma, non può perseguitarmi così tutti i giorni!”, strillò, mangiando rabbiosamente la sua focaccia. Il nonno annuiva, comprensivo, ma era decisamente troppo silenzioso. Kagome cominciò ad avere qualche sospetto.

“Nonno… qualcosa non va?”, domandò, fissandolo intensamente. L’uomo cominciò a sudare freddo.

“Ecco… il fatto è che…”, cominciò, in difficoltà. Kagome inarcò un sopracciglio, sempre più sospettosa.

“Nonno, cos’hai fatto?”, domandò con voce tutt’altro che rassicurante. Lui cominciò a giocare nervosamente con le dita, aumentando le paure della nipote.

Dimmi che non hai fatto quello che sto pensando”, disse in un ringhio la ragazza.

“Oh, Kagome, capiscimi! Io non ho nulla contro quel ragazzo”, cercò di difendersi inutilmente il vecchio.

“Gli hai concesso di sposarmi?”, esplose lei, sbattendo le mani sul tavolo. Il nonno sobbalzò, terrorizzato dall’ira della nipote.

Ma no! Gli ho detto che se fossi stata d’accordo, io non mi sarei opposto”, si giustificò. Kagome fece una smorfia: non andava bene, ma meglio della sua ipotesi. Il nonno assunse un’espressione seria, e lo stesso fece la fanciulla.

“Kagome, tu devi capire la mia preoccupazione. Io sono vecchio, e presto o tardi morirò…”.

“Non dirlo”, lo interruppe subito lei, tristemente. Odiava quel genere di discorsi. Ma l’uomo le fece cenno di tacere, e continuò:

“Io voglio essere sicuro che tu abbia qualcuno che ti possa mantenere, qualcuno di cui tu ti possa fidare”.

“Nonno, ma guardati!”, esclamò la ragazza sorridendo, “sembri più giovane di me”.

“Mia cara, la compagna che mi cammina al fianco è silenziosa, e non sempre annuncia il suo arrivo”, disse il vecchio sorridendo malinconico, “e voglio che tu abbia una spalla su cui piangere, e qualcuno che ti renda felice, facendoti tornare il sorriso”.

Kagome annuì, pensierosa: non voleva sposarsi, non con Koga. In realtà, non voleva sposarsi con nessuno, nel villaggio. Il fatto, è che lei non era innamorata.

“Nonno, capisco come ti senti… ma, anche se questo vuol dire vivere in una favola, io non intendo sposare nessuno, finché non troverò la persona a cui donare il mio cuore”, ammise, pronta ad essere derisa per i suoi sogni fanciulleschi. Ma il vecchio, inizialmente sorpreso, mutò la sua espressione in un dolce sorriso.

“Oh, nipote mia. Più passa il tempo, più mi assomigli… e assomigli sempre più a tua nonna”, disse, carezzandole il volto.

“Non ti disperi per avere una nipote così stolta?”, domandò lei con un sorriso amaro.

“Stolta, Kagome? E perché? E se le favole fossero realtà? Ti sei mai fermata a pensare che, sotto, ci sia un fondo di vero?”, chiese l’uomo con volto serio. Kagome rimase confusa da quell’affermazione. Lo sguardo del vecchio non accennava a mutare in un sorriso di burla, e questo la inquietava.

Tsk, dire queste cose alla tua età, dovresti vergognarti”, disse la ragazza, allontanandosi dall’uomo con un movimento fluido, e mettendosi a rassettare la stanza, “piuttosto, hai aggiustato la stufa per il signor Houshi?”.

“Si, ho finito poco fa. Puoi prendere la carrozza e portargliela tu? Sai, ho parecchio lavoro da sbrigare, e il signor Houshi non si sposta più da casa, dopo la scomparsa del figlio”, disse il nonno, con espressione preoccupata. Anche Kagome si fece scura in volto, ripensando al ragazzo. Conosceva Miroku da molti anni, era lei che aveva consolato Sango quando il ragazzo allungava le mani su qualcun’altra. Ma, da diversi mesi, l’amica non si faceva sentire, e non usciva più di casa: già, da quando era sparito Miroku.

“Come sta Sango?”, chiese, conoscendo bene la risposta.

“Non esce di casa, come sempre. Poverina, e pensare che quei due ragazzi stavano per sposarsi”.

Kagome annuì tristemente, e andò a preparare la carrozza. Più che una carrozza, era un carretto di legno, solitamente tirato da un solo cavallo. Kagome lo salutò con qualche carezza, e lo legò al carretto. Poi aiutò il nonno a caricare e a legare la stufa, andò ad indossare un abito per il viaggio, prese il mantello e partì. Il villaggio dove abitava il signor Houshi era molto vicino, e si impiegava qualche ora per arrivarci. Kagome salutò qualche conoscenza, e fermò il carretto davanti a casa Houshi.

“Buongiorno, sono Kagome, la nipote di Higurashi”, salutò la fanciulla, che subito venne accolta nell’accogliente abitazione. Era tutto in un ordine innaturale, e nonostante i colori fossero accesi, si respirava un’aria pesante. Kagome si intrattenne con la signora Houshi: non poté evitare di notare quanto fosse invecchiata in quei mesi.

“Vorrei andare a trovare Sango”, ammise Kagome, guardando fuori dalla finestra. Doveva sbrigarsi, se non voleva tornare con il buio.

Ma come, Kagome, non hai saputo?”, domandò la donna, scura in viso. Quella reazione spaventò la ragazza.

“C… cosa?”, balbettò, preoccupata. La donna singhiozzò, prendendo un fazzoletto.

Anche… anche Sango è scomparsa, la settimana scorsa”, spiegò la donna, scoppiando in lacrime. Kagome si sentì gelare: Sango, l’amica più cara che avesse mai avuto… Strinse i pugni, cercando di trattenere le lacrime.

“Oh, Kagome! È scappata di casa per cercare Miroku, e non è più tornata. Ha lasciato solo una breve lettera, ma non abbiamo sue notizie”, singhiozzò la signora Houshi, ripensando al figlio scomparso. Kagome si trattenne, per consolare la donna, ma il suo animo era turbato. SangoMiroku… perché stava succedendo tutto questo?

Quando i singhiozzi della padrona di casa si fecero più radi, Kagome guardò fuori dalla finestra: era il crepuscolo.

“E’ meglio che vada”, annunciò, alzandosi in piedi.

“Kagome, è tardi! Trattieniti da noi per stanotte”, la invitò la donna, preoccupata.

“Non si preoccupi, non vorrei disturbare. E poi, il nonno si preoccuperà se non torno. Non vorrei dargli troppi grattacapi, alla sua età”, disse la fanciulla, sforzandosi di sorridere. Si congedò educatamente, e riprese il suo carretto, libero del peso della stufa. Ma la sua mente era altrove. Continuava a pensare a Sango, e a Miroku… cosa poteva essergli successo? Non si accorse che il crepuscolo diventava tramonto, e poi notte. Non si accorse che il cavallo aveva perso la strada di casa. Si ritrovò troppo tardi nella foresta buia, al freddo. Sapeva che non conveniva proseguire di notte, ma aveva paura di fermarsi in quel luogo desolato. Proseguì, nella notte, impaurendosi per ogni suono, ogni rumore, ogni soffio del vento gelido. E il sonno stava avendo la meglio. Fermò il carro, nella speranza di riprendersi. Davanti ai suoi occhi vedeva scorrere le immagini dei suoi amici scomparsi, in un sogno ad occhi aperti. Ma poi, queste immagini vennero sostituite da un’altra: un ragazzo dai capelli lunghi e neri, con gli occhi color della notte, che sfumavano in un viola scuro e pesto. Era una sua sensazione, o si stava avvicinando? La sua domanda, non ebbe risposta: Morfeo ebbe la meglio, e lei sprofondo nel suo gelido mondo degli incubi.

  
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