Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mignon    10/11/2013    2 recensioni
Harry e Draco lavorano insieme come Auror, gli antichi dissapori sono stati ormai superati e tra loro è nata una vera amicizia colma di complicità.
È un caso, che sono costretti a seguire, che porta tutti e due a rivedere la loro vita e le loro scelte; omicidi e rapimenti, coinvolgimenti emotivi e vari errori li accompagnano in un lungo anno di indagine.
Un lavoro difficile, un rapporto altrettanto complicato.
Resisterà?
-
Più informazioni nel Prologo.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Il trio protagonista, Kingsley Shacklebolt | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
_________________________
 
Ho deciso di pubblicare anche questo, l'ho appena finito e forse vi potrà chiarire un po' più di cose. Pian piano ;) Comunque ho deciso che cercherò di pubblicare ogni Lunedì, questa volta mi impegno ad avere un giorno fisso, ci provo!
Buona Lettura e Buonanotte per l'ora tarda... so di non essere l'unica civetta nei dintorni... bubolate mie care! Bubolare è diventata la mia nuova parola preferita.

_________________________




C A R T E   I N   T A V O L A


 

"Non mi piace che si finga di sprezzar la morte; la legge principale è saper sopportare quanto è inevitabile."
(Honoré de Balzac)





 
Un Anno Prima.





 
In piena estate quell’area del Ministero sembrava una sezione dell’inferno creata apposta per la terra e i suoi abitanti, completamente dimenticata da Merlino e da tutti gli altri, quattro fondatori compresi.
Gli incantesimi che lanciavano portavano un po’ di sollievo, prima di infrangersi e far ricadere la stanza in quel caldo afoso.
«Ragazzi, Kingsley vi vuole nel suo ufficio» Gemma, la giovane strega da poco assunta, aprì la porta azzardandosi, con estremo coraggio, ad infilare la testa nella fessura, ritirandola subito dopo.
«Quando?» chiesero all’unisono alzando la testa verso la segretaria che si asciugava la fronte.
«Subito».
Un’occhiata tra i due e in sincrono si alzarono dalla scrivania, riposando con cautela i fogli che avevano tra le mani.
Malfoy continuava a provarci spudoratamente con la povera Gemma, obbligata a sopportare le continue lusinghe e a dover far finta che non le interessassero, nonostante tutti quanti sapessero come si rinchiudeva nello sgabuzzino o nel bagno a calmare i bollenti spiriti.
Si stupiva ancora, Harry, di come Draco affascinasse tutte le donne – e gli uomini – che gli passavano accanto. Tutti, almeno una volta, si ritrovavano confusi ad osservare le gambe affusolate di quel maledetto, alcuni – i più coraggiosi – risalivano spesso con lo sguardo, apprezzando la visione che offriva.
Draco si divertiva, e Gemma era la sua vittima preferita. Solo Harry poteva capire alcune battute che le rifilava: era l’unico a conoscenza della piccola e veloce relazione che avevano avuto.
Soprattutto perché si ritrovò a dover pulire e disinfettare la sua scrivania.
 
Gemma li lasciò davanti la porta di Kingsley, nel vecchio ufficio di Scrimgeour. Dopo la sua carica di Ministro aveva accettato anche quella di Capo del Dipartimento Auror, riuscendo a gestire in modo perfetto entrambi i mandati, ma continuando a preferire il lavoro sul campo.
Draco guardava la bionda segretaria allontanarsi con passo svelto e cadenzato, e ogni si girava a controllare che lui stesse ancora seguendo con lo sguardo, quando girò l’angolo smise di sorridere.
«Harry, ti prego, liberami di lei. Portatela a letto» asserì con voce grave.
«Sono sposato, ricordi?» gli sventolò la mano sotto il naso, vedendo il collega che alzava gli occhi. «Smettila solo di fare quelle battutine stupide».
Con la stessa mano con cui aveva mostrato il piccolo anello d’oro, bussò.
«Entrate».
Shacklebolt era sempre lo stesso, il grande e scuro uomo pelato che Harry ricordava quando era ancora un ragazzo.
I dieci anni passati dalla guerra non lo avevano scalfito, l’unico cambiamento si poteva scorgere negli occhi, ma chiunque svolgesse il loro lavoro poteva comprenderlo.
«Ministro» un lieve cenno del capo ed entrambi si avvicinarono all’uomo che stava porgendo due fini fascicoli.
«Cosa abbiamo?» chiese Malfoy cupo.
Dopo varie lotte aveva cominciato ad amare il lavoro con Draco, la serietà e l’integrità che aveva erano un modo perfetto per spronare Harry, nonostante il suo repentino cambio d’umore ma per lui, sempre in balia delle emozioni, il cinismo e la freddezza che Draco ostentava erano un buon deterrente.
«Vi stanno aspettando sul posto. Vi avviso che non sarà uno spettacolo piacevole. È Agosto inoltrato» non aggiunse altro, e Harry non riusciva ad immaginare cosa avrebbe potuto trovare mentre entrava nel camino dopo Draco.
Si Smaterializzarono ognuno per conto proprio, ritrovandosi poco dopo nella località che Kingsley aveva indicato.
Si stupirono ancora di più quando trovarono l’agente Kevin Allard che camminava verso di loro.
Era uno dei pochi poliziotti Babbani con cui Shacklebolt aveva deciso di collaborare.
L’unico a salutarlo con affetto fu Harry, mentre Draco si limitava ad un piccolo cenno del capo e un sorrisino tirato. Aveva fatto in modo di allontanare tutti i pregiudizi con cui era cresciuto, ma il fatto di lavorare con uno di loro in un caso in cui è coinvolta la magia, lo mandava in bestia.
«Venite, spero non abbiate mangiato, ragazzi» il giovane agente aveva pressappoco la loro età e Draco lo sopportava ancora meno per i suoi capelli biondi.
Si consolava, perlomeno, perché aveva dei comunissimi – a sua detta – occhi marroni.
La fondina, con la pistola al suo interno, ondeggiava lentamente addosso al suo fianco, e Harry non poté fare a meno di notare come le sue mani si muovessero nervose. Al contrario, Draco restava impassibile con lo sguardo fermo, in silenzio.
«Chi l’ha trovato?» chiese Harry fermandosi di colpo, osservando con la coda dell’occhio la piccola cascina abbandonata in quel campo isolato. Non si vedeva nessuna casa neppure all’orizzonte.
«Lei, Penelope Zincker, si stava allenando per la maratona che si tiene annualmente in queste zone».
«Dov’è la sua casa?» lo interruppe Draco, lapidario.
«A sette chilometri da qui, come ho detto si stava allenando».
«È una Babbana, o sbaglio? Come ha fatto a scoprire il corpo?» Kevin continuava a stare calmo, rispondendo con gentilezza a tutte le domande nonostante le interruzioni, aveva imparato anche lui a sopportare il carattere burbero di Draco.
«Lascialo finire, Draco» Harry lo ammonì con uno sguardo fermo, che si contrapponeva al tono rilassato che cercava di assumere.
«Dicevo: sì, è una Babbana, per questo ha chiamato noi e io mi trovo qui. Quella cascina era solo un cumulo di macerie prima che i vostri rompessero gli incantesimi, Penelope però sentiva un forte odore provenire da sotto le assi di legno, pensava ad un animale ma ha chiamato lo stesso la Polizia. Hanno mandato me e ho insistito per chiamare anche voi, c’era qualcosa di strano».
«Cosa hai notato di strano?» domandò Harry, erano ancora a parecchi metri da lì.
«Le vedete quelle piante lì fuori? Quelle nei vasi?» i due annuirono tornando ad avvicinarsi lentamente, ogni passo che facevano la figura diventava sempre più nitida, anche quei fiori perfetti e curati a formare un piccolo giardino davanti alla porta.
«Erano così, perfetti. Non c’entravano nulla con la costruzione in rovina e il legno marcio».
Un errore elementare che a tanti sarebbe sfuggito, relegato come poco conto, invece ad Allard era bastato quello per scoprire che dietro a quell’apparente ammasso di legno c’era qualcos’altro.
«Bene, ora andiamo».
Draco non ne poteva più di stare lì immobile ad ascoltare, sapeva che era Harry quello attento ai particolari, lui doveva trovarsi in mezzo alla scena del crimine per cominciare a ricostruire il tutto.
«Va bene Kevin, finiamo di parlare dopo» con un cenno del capo il giovane agente si avvicinò alla testimone, lasciando che i due Auror entrassero in quella piccola casetta di legno.
«Apri piano la por––» Harry si bloccò sul colpo, come se mille aghi lo avessero travolto, mentre Draco si piegava su se stesso e si copriva la bocca con la mano, in preda ai conati di vomito.
L’odore pungente della morte li aveva accolti, dandogli il benvenuto in quello spettacolo raccapricciante.
«Santissimo…» la voce di Draco uscì spezzata e sforzata dalla sua gola.
Il corpo dell’anziano riversava su di un fianco, in avanzato stato di decomposizione, fermo immobile tra i liquami del suo corpo.
Il resto della cascina era in perfetto ordine, pulita e splendente: l’unica nota stonata era il cadavere.
Harry cercò di non far cadere lo sguardo sulla sagoma inerme, eliminando dalla memoria i piccoli insetti che già abitavano le cavità dell’uomo.
Si guardò intorno, quella era sicuramente abitata, e sperava venisse trovato qualcosa addosso all’uomo per identificarlo, ma era sicuro si trattasse dello stesso ritratto insieme ad una bella donna nelle foto addosso alle pareti.
«Dobbiamo trovare la moglie. Se non è già morta».
Draco aveva avuto gli stessi pensieri suoi, lo vedeva concentrato mentre osservava e cercava di ricostruire i fatti, attento a non toccare nulla e con la bacchetta tra le mani per cercare qualche traccia.
«Niente magia oscura… solo non capisco una cosa…» si tappò di nuovo la bocca e con calma si avvicinò al cadavere.
«Ha le mani legate, con semplici corde… non c’è traccia di nessun incantesimo, niente Avada Kedrava, niente Incarceramus… manca qualcosa…» Harry intanto continuava a guardarsi intorno, era una piccola capanna di legno, molto simile a quella di Hagrid ad Hogwarts, con un letto matrimoniale all’angolo e al centro un grande tavolo con quattro sedie. Dai segni sul pavimento poteva dedurre che non avevano ospiti, erano solo loro due a sedere a quel tavolo, e ora non lo avrebbero più fatto....
«Cerca la bacchetta Harry».
«Non c’è. È la prima cosa che ho cercato» rispose con un fil di voce.
Era troppo strano.
«Usciamo di qui Draco, ho bisogno d’aria».
 
«Allora?» Kevin si avvicinò ai due mentre uscivano da quel posto, tirandosi su le maniche della camicia e allettando i bottoni della divisa.
«Sono sicuro che l’assassino sia un mago e che abbia lanciato l’incantesimo di Disillusione».
«E che abbia rapito anche la moglie» aggiunse Harry guadagnandosi un’occhiata greve da Kevin.
«Quello che non capisco è come. Ha usato la bacchetta solo per quell’incantesimo, il vecchio l’ha ucciso con le sue mani. Spero non abbia usato armi Babbane» finì Draco, tornando alla ricostruzione dei fatti con il pensiero.
«Harry, io torno in ufficio a fare rapporto a Kingsley, poi devo tornare al Manor, mio padre finisce l’obbligo di dimora oggi».
Lucius era finalmente uscito da Azkaban, obbligato a restare tra le mura del castello dopo aver cominciato a partecipare alle ricerche dei Mangiamorte ancora in libertà e scomparsi. Quasi si era dimenticato di quel particolare, ma anche Draco sembrava poco interessato. Solo lui sapeva quanto fosse ancora combattuto, forse aveva la possibilità di recuperare il rapporto con il padre.
Lo vide passarsi distrattamente la mano sul Marchio Nero sbiadito.
«Ti arrangi tu? Ginny mi aspetta a casa».
Lo salutò con una pacca sulla spalla, prima di allontanarsi senza salutare e Smaterializzarsi con un debole pop, accompagnato da un urletto isterico della donna che restava ancora tra gli altri Auror sulla scena.
Aveva notato come alcuni suoi colleghi si divertissero ad osservare le reazioni dei Babbani alla magia, prima di Obliviarli.
«Kevin, qualsiasi cosa scopriate sull’uomo o su sua moglie mandate un gufo al nostro ufficio» lo guardò mentre annuiva.
«Certo. Salutami Ginny. Ciao Harry» si allontanò verso il furgone che aveva lasciato sul ciglio della strada, dopodiché si Smaterializzò anche lui, diritto a casa.
 
Grimmauld Place n° 12 era, ora, un posto accogliente e meno tetro di come si presentava in origine, tutto merito del tocco di Ginny e di quelle due piccole pesti di James e Albus.
Quando oltrepassò la porta di casa venne subito accolto da un odore acre di cibo bruciato e dalle grida disperate di Ginny che rincorreva il piccolo James. A soli tre anni riusciva a far impazzire la madre, e anche il padre.
Questa volta aveva rubato la bacchetta di Ginny, lasciata per un secondo sopra al tavolo dopo aver ordinato alle patate di sbucciarsi. Si era allungato e con la manina l’aveva raccolta da lì, inseguendo Albus per il resto della casa.
Quando Ginny gli andò in contro teneva i due bambini in braccio e la bacchetta tra i denti, con i capelli scompigliati e la pelle colorata di rosso.
Raccolse Albus tra le braccia e si lasciò coccolare dal figlio, mentre la moglie cercava di ricomporsi e lo salutava con un leggero bacio.
 
Stare a tavola con la sua famiglia era la cosa migliore per lenire il dolore che provava tutte le volte che assisteva ad un’ennesima vita interrotta per mano di terzi, però quel giorno non era abbastanza.
Si sentiva sporco, mentre dietro ai suoi occhi tornava quell’immagine disgustosa di quel povero uomo lasciato lì a marcire, pensava alla moglie, sapendo che restava ben poco tempo per lei.
Odiava quel tipo di casi, quelli che lo costringevano a pensare come l’assassino, per poter prevenire qualche sua mossa, riuscire a salvare qualche mal capitato.
Il pomeriggio lo avrebbe passato a parlare con i familiari delle vittime, tra le loro lacrime, il loro dolore alimentato dalle domande e dalle ricostruzioni dell’omicidio.
Sarebbe stato un lungo pomeriggio infruttuoso, ne era certo: non avrebbero scoperto nessun nuovo particolare.
Anche se una cosa sola gli stava macerando le viscere, che non gli permetteva di buttare giù un solo boccone di cibo…
Quella bacchetta, doveva capire dove era finita la bacchetta di quell’uomo e soprattutto a cosa sarebbero andati in contro lui e Draco.
 
«Harry, devi tornare in ufficio dopo?» ogni pomeriggio Ginny gli rivolgeva quella domanda, speranzosa di sentire un semplice no come risposta.
Non succedeva mai.
«Sì tesoro, abbiamo un nuovo caso da seguire io e Malfoy. Mi faccio una doccia e torno al Ministero».
La ragazza annuì nascondendo la delusione, ma Harry non poteva fare altrimenti, amava il suo lavoro, aveva faticato per raggiungere il posto che occupava ora… la sua vita era lì fuori.
«Io e bambini andiamo alla Tana, Ron ed Hermione speravano di vederti… Hermione ha detto che non riesce mai a bloccarti per prendere un caffè con te. Sei sempre con Malfoy».
Hermione…
Come poteva dire a sua moglie che ormai l’unico con cui si confidava era Malfoy? Anche se per loro parlare significava semplicemente dire una frase come se sembrasse buttata lì a caso, senza neppure guardarsi, nascondendo il desiderio che entrambi avevano di rendersi partecipi delle loro rispettive vite.
Hermione non aveva mai visto di buon occhio quel loro rapporto. A lei continuava a non piacere Draco Malfoy, neppure il Draco in veste di Auror.
Erano ormai otto anni che faceva coppia fissa con lui, e non aveva intenzione di lasciarlo andare.
Ron continuava a sentirlo in segreto, senza che nessuno lo sapesse. Era stufo di quella relazione, si sentiva in trappola, aveva bisogno di uscirne, di lasciare la casa che divideva con Hermione. Pur avendo paura di perdere sua figlia. Restava solo per lei.
E quello era uno dei tanti motivi per evitare Hermione, per non tradire il suo migliore amico.
«Siamo pieni di lavoro Ginny. Vado a farmi una doccia» non era pronto per ascoltare le solite cose, i soliti discorsi.
 
Malfoy è una persona orribile, come fai a lavorare con lui?
Una delle tante insinuazioni che arrivavano alle sue stanche orecchie. Aveva sofferto anche lui, per quale motivo non poteva avere la possibilità di riscattarsi?
Mentre l’acqua lavava via la sua stanchezza e le sue preoccupazioni più lievi, permettendogli di rinchiudersi in quel piccolo spazio che aveva creato solo per sé, si ritrovò a pensare al suo primo giorno da Auror.
Kingsley non credeva fosse necessario – per lui, il Bambino Che è Sopravvissuto – che seguisse gli anni di accademia, ma lui lottò con tutte le sue forze per essere uguale agli altri almeno in una cosa che desiderava ardentemente.
La sorpresa più grande arrivò nel suo primo giorno, quando tra le prime file trovò Draco Malfoy.
Continuava ad evitarlo, tutte le volte che Harry si avvicinava a lui l’altro scappava, senza rivolgergli la parola, serio.
Non aveva mai abbandonato quel modo di fare altezzoso nemmeno con gli altri Auror nel loro stesso corso, lui era l’unico con cui era completamente indifferente.
Harry dovette aspettare la fine dei tre anni di accademia per scambiare due parole con lui. Avvenne quando Shacklebolt li avvisò che avrebbero lavorato insieme, come coppia.
Era incredibile il modo in cui accettò quella nuova cosa, Draco continuava a restare immobile, con gli occhi inespressivi, e solo le mani strette a pugno. Neppure il suo petto si muoveva.
Quando uscirono dall’ufficio Harry gli si piazzò davanti, deciso a chiarire una volta per tutte quella strana situazione.
«Se non sei d’accordo puoi sempre chiedere di cambiare compagno».
Alzò appena il sopracciglio, Draco. «Io non ho detto niente» ribatté secco.
Harry riviveva la conversazione a distanza di anni, in modo nitido, ricordava anche il tono di voce piatto che aveva Draco.
«È proprio questo il problema, non dici nulla! Sono tre anni che non parli con me Malfoy».
«Da quando cerchi la mia amicizia? Sei in ritardo di dieci anni».
Così capì qual era il vero problema, e ancora a distanza di anni da quell’episodio Harry sorrideva.
Era il primo vero giorno da Auror, girava per il Ministero alla ricerca del suo ufficio, quasi emozionandosi quando vide le due targhette: “Harry Potter” e “Draco Malfoy”. Non si capacitava di quale delle due cose risultasse più surreale: loro due insieme nella stessa stanza o loro due nella stessa stanza a lavorare insieme.
Draco era già lì, portava la divisa in modo perfetto, naturale. A differenza sua che si sentiva costretto e impigliato in quei tessuti.
Si piazzò davanti alla scrivania ordinata di Draco – a distanza di otto anni era ancora immacolata – e gli allungò la mano.
«Mi chiamo Harry Potter, piacere».
La faccia di Malfoy era il più bel regalo di inizio carriera.
«Draco Malfoy, piacere mio».
Una nuova stretta di mano, il loro modo di sugellare quel rapporto: un nuovo inizio.
 
Dopo otto lunghi anni loro due erano ancora la migliore coppia di Auror del Ministero della Magia. Ed ora erano alle prese con un nuovo caso, uno dei tanti che aveva provato a minare quel loro rapporto ormai arrivato all’equilibrio.
Harry sperava di poter superare anche quella sfida insieme a lui.
 
«Ci sono i due figli della coppia, ci ho già parlato io» non fece in tempo a sedersi che Draco lo aveva già sommerso di nuove scartoffie e fotografie appena sviluppate.
«Tieni» gli allungò il caffè amaro che prendeva sempre e lo vide appoggiarsi stancamente alla sua scrivania, restando di fronte a lui.
«Allora, cos’hanno detto?» bevve un sorso dalla sua tazza e si sentì pronto per ascoltare.
«Evan Werner, settantotto anni, mago, Purosangue».
«Pensi a qualche vendetta contro di voi?» negli anni ne avevano viste di tutti i colori, non si sarebbero stupiti di nulla. Guardò Draco da dietro agli occhiali e lo vide scrollare le spalle in modo annoiato.
«No, non credo. La moglie è una Nata-Babbana, Lucy Werner settantacinque anni, ti ricordo che hanno rapito anche lei».
«Quindi ne siamo sicuri adesso? I figli non hanno avuto notizie?».
«No, non li vedevano da mesi, vivono fuori. Hanno detto le solite cose Harry: nessuno li odiava, vivevano tranquilli isolati dagli altri ma vicini al piccolo villaggio magico a pochi chilometri da lì. Siamo in un vicolo cieco».
Non sapevano da dove cominciare. In quella casa non c’era nulla, dovevano aspettare il referto del medico legale Babbano a cui si erano affidati, lasciando poi che fossero i Medimaghi a controllare anche le minime tracce di magia.
«Tu cosa ne pensi Draco?» aveva sempre bisogno di sapere cosa frullava per la testa del suo collega, Harry metteva la vita in quel lavoro, e non poteva essere più fortunato di così, avendo trovato qualcuno che si impegnava come lui – forse anche di più – per scoprire la verità. Benché fossero diametralmente opposti.
«Non ne ho idea, ho mandato alcuni Auror a controllare le zone circostanti, ho fatto mettere incantesimi di protezione alle case dei figli e anche una scorta. Ma non credo si farà vedere di nuovo da quelle parti. Dobbiamo scoprire come è morto il vecchio, poi potremo capire con cosa abbiamo a che fare».
«La bacchetta Draco… non capisco…»
Sapeva fin troppo bene cosa volesse dire essere senza bacchetta, dover utilizzarne una che non capisce appieno il suo proprietario.
Lo sapeva anche Draco, che aveva avuto indietro la sua solo alla fine della guerra.
Quel particolare gli era rimasto impresso, sapeva, però, che quell’uomo si sarebbe fatto riconoscere per qualcos’altro.
«A me preme di più trovare qualcosa per aiutare la donna, un morto mi sembra abbastanza».
Draco aveva la dote naturale che a Harry mancava: non mostrava mai il suo coinvolgimento in un caso. Cercava sempre di tenere al di fuori le emozioni, voleva restare lucido.
Harry lo ammirava per quello, lui non riusciva mai a bloccare la sua impulsività. Amava lavorare con lui per quel motivo, si completavano. Tante, troppe volte Draco lo aveva bloccato in tempo, prima che si avventasse contro a qualche criminale che stavano interrogando. Il suo culo era sempre salvato da lui.
Però quel pomeriggio Malfoy era strano.
«Draco, com’è andata con tuo padre?».
Un piccolo ghigno famelico comparve tra le sue labbra.
«Oh, bene. Sai Lucius Malfoy è fiero di suo figlio, in molti qui al ministero gli hanno parlato bene di me. Questa sera abbiamo una dolce cena di famiglia» la sua voce era colma di ironia, ma i suoi occhi tradivano l’amarezza che realmente provava.
«Ah, mi sono dimenticato la cosa più importante: sono di nuovo sulla piazza. La ricerca di una moglie perfetta è ricominciata» questa volta scoppiò a ridere, fin quando Shacklebolt non comparve dalla porta, quasi scardinandola.
«L’hanno trovata! La moglie! Andate subito al S. Mungo, la stanno portando lì».
Lasciarono i rispettivi caffè sopra la scrivania, seguendo il loro capo di corsa.
 
Le pareti bianche e asettiche dell’ospedale li accolsero, accompagnandoli nella loro corsa affannata verso la camera della donna.
Quando arrivarono era ormai troppo tardi.
«Era davvero in fin di vita. Non abbiamo potuto fare nulla» l’anziano Medimago si allontanò dalla stanza, lasciando che l’infermiera finisse di pulire la stanza.
Lo seguirono per avere tutte le notizie possibili sulla donna.
«Era completamente nuda, denutrita. Sicuramente picchiata. L’aveva legata all’albero a tre chilometri dalla loro abitazione, nascosta dai Babbani. È stato un contadino a trovarla, forse, con le ultime forze, una magia involontaria deve aver rotto l’incantesimo. Fortunatamente uno dei vostri girava per quella zona e l’ha subito portata qui. Ma non c’è stato niente da fare, è spirata subito dopo, attacco cardiaco».
 
Draco si allontanò a lì, seguito poco dopo da Harry.
«Chiama Allard, digli di dare un ultimatum a quei Babbani. Voglio il referto domani sulla mia scrivania» guardava dritto davanti a sé, parlando veloce.
Doveva solo respirare a fondo, aspettare che Malfoy sbollisse la rabbia, ne era abituato.
«Scusami, lo chiedo io a Josh» Draco era tornato.
Sorrise, poggiandogli una mano sulla spalla. «Lascia. Vado io».
Si allontanò, raggiungendo una giovane recluta e tornando dal collega. Lo trovò seduto composto su di una scomoda sedia di plastica nel corridoio.
«Harry, andiamo a bere qualcosa» si pettinò i capelli con una mano, portando un ciuffo dietro all’orecchio.
«Sono solo le cinque del pomeriggio Malfoy».
«E abbiamo solo due morti sulle spalle. Ne abbiamo bisogno».








 

_________

E niente, che dire? Siamo tornati indietro di un anno, adesso comincia la storia. I due del prologo li ritroveremo verso la fine, così capiremo cosa è successo al loro rapporto.
C'è questo assassino in circolazione, i nostri due poveretti devono assolutamente prenderlo.

Come avete visto abbiamo la prima apparizione di Ginny, dico la verità: volevo riscattarla dalla mia ultima storia, poretta. Ma davvero, non abbiate paura, questa è una DRARRY e Drarry sarà, se volete tutto subito o una storia in cui copulano come conigli... però... non fa per voi :D 


Spero vi sia piaciuto, fatevi sentire civettuole belle!
Un abbraccione!!

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mignon