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Autore: ImAFeather    10/11/2013    6 recensioni
[...]E gli occhi parlano più di mille parole dette, sussurrate o urlate; più di mille gesti fatti, gettati o pensati; perché sono occhi, fanno parte dell’uomo, ma non sono controllati da questo… sono come i diamanti scalfiti, solo, da loro simili.
E Beth sapeva che con gli occhi non si può mentire, non si può ferire; ma sapeva, anche, che con gli occhi si può amare, si può morie.
Eppure, doveva ammetterlo, sapeva che ciò che fa innamorare il mondo sono le parole, dolci suoni che compongono eterne melodie.
E sapeva anche che... quelle parole... pronunciate dalle sue labbra... erano state il colpo mortale.
E allora Beth disse addio a quell'ultima scheggia di cuore che le era rimasta; perchè adesso lo sapeva che era completamente, e irrimediabilmente, suo.
| Alec è un musicista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
| Beth è un'artista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
N.d.a. Non è la solita storia d'amore se d'amore vogliamo parlare!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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»Chapter 10

 

Very… too - As Ink On Paper

 

 

Beth Smith era sola. In una sera fredda, senza stelle.
Poi ad un tratto qualcosa o qualcuno le cadde addosso.
Un ragazzo.
<<  scusa ... >>


E Beth non ci poteva credere. Non poteva credere che un ragazzo come lui, le avesse rivolto la parola.
I suoi occhi azzurro mare erano così profondi che Beth credette di potervici affogare.
E Beth Smith, ad un tratto, si sentì non più sola.
Il suo sorriso sostituiva le stelle, che quella sera, non volevano saperne di decorare il cielo.
E ridevano.
Ridevano. Di tutte le cose, per cui, in una sera senza stella si può ridere.
E si sentivano liberi e felici. Nel miglior modo, in cui in una sera che ti senti solo, puoi sentirti.
E poi dispiaciuti, perché la sera era finita e con essa le risate, il sentirsi liberi e felici.
Ed erano tristi, perché dovevano salutarsi.
E poi un barlume di speranza.
I numeri scambiati. I sorrisi pure. E le parole sulla punta delle lingue.

Beth Smith quella sera, anche se non sapeva ancora il perché, si sentì leggera come mesi prima.
E, anche se non lo avrebbe mai immaginato, non sarebbe stato un addio, ma solo un arrivederci.


***

Era decisamente Natale, anche se non ancora, nella città di Bath.
Conosciuta come Christmas City, Bath era decorata da oltre 120 bancarelle che riempivano le vie del centro storico tra l’antica Abazia e le Terme Romane e le angeliche voci, che svolazzavano nell’aria gelida.
E a Beth Smith, quel tipico aroma natalizio, piaceva da morire.
A Beth piacevano le luci sparse per la città.
La neve sui marciapiedi, e tra i rami degli alberi.
Le piacevano i sorrisi dei bambini davanti le vetrine dei negozi di giocattoli. I cappelli di lana. Le caldarroste. Le palline di natale. Le foto ricordo. Gli abeti. Le canzoni tradizionali. I cappotti.
Beth Smith amava il Natale, più di qualsiasi altra cosa.
Amava la cioccolata calda alla nocciola con tanta panna che prendeva sempre al suo bar preferito, in uno dei tanti angoli della città.
Amava i fiocchi di neve che svolazzavano per aria e che trovavano rifugio nei tanti abiti o capelli dei passanti, per poi sciogliersi.
Amava l’aria dolce e felice che alloggiava nei volti delle persone.
Beth Smith amava il Natale, ma non vi si sentiva mai partecipe.
Per lei, il Natale, era uno dei tanti spettacoli a cui si sentiva, come sempre, una semplice spettatrice.
Uno dei giorni in cui si sentiva più sola che mai.

***

Da quella sera, non aveva più rivisto quel ragazzo.
Invano aveva sperato in una sua chiamata o messaggio, e più di una volta si era data, mentalmente, una sciocca per non aver accettato di prendere il suo numero declinandolo con un “lo avrò quando mi chiamerai”.
Aveva raccontato ogni minimo particolare di quella serata ad Hannah, ma la sua amica sembrava non averlo visto.
E Beth, si sentì più sciocca che mai.
Malgrado Hannah fosse la sua migliore amica, non le aveva mai confidato dei sui interessi verso un ragazzo in particolare, e questo creò non poco interesse nell’amica.
Le due si confidarono per tutta la sera, per poi addormentarsi vestite, con una cioccolata calda finita, la luce accesa, e le braccia intrecciate.


Il giorno dopo, un aria a dir poco gelida si abbatté sulla città.
Beth e Hannah dormivano ancora, strette una nelle braccia dell’altra e in strati di coperte.
Jane, la madre di Beth, si era da poco svegliata e, dopo aver preparato la colazione, la portò in camera della figlia.
Hannah, da sempre miglior amica di Beth, era come una seconda figlia per lei, e ritrovarsela in casa non faceva altro che rallegrarla.
La stanza era buia, così, si affrettò ad aprire le finestre, dalle quali entrò una cascata di luce fioca, che invase la camera.
Diede un bacio sulla fronte alle due ragazze, posò il vassoio sulla scrivania e andò via.


La sveglia segnava le 10.30 a.m. ed era domenica.
Beth si svegliò con non poca grazia e fece cadere dal letto Hannah, che come se nulla fosse continuò a dormire sul pavimento.
Beth non poté resistere e scoppiò in una rumorosa risata.
La bionda si svegliò e scoppiò anch’essa a ridere.
Dopo un cappuccino, una spremuta d’arancia, un cornetto alla crema e due muffin Beth poté dire di aver terminato la colazione.
<< certo che non avevi per nulla fame! >> disse Hannah
<< senti chi parla! Tu non hai toccato cibo, vero?? >>
Entrambe scoppiarono in una risata, e dopo tanto tempo si sentirono spensierate come non mai.
<< cos’hai da fare oggi Hann? >>
<< nulla… mi vedo con Ed >> disse ridendo
<< ohoh nulla… mi vedo con Ed >> le fece l’eco ridendo << dai, me lo chiami niente uscire con Ed? >>
<< uff, siamo solo amici! >>
<< certo, come no! >>
Le due amiche continuarono a prendersi in giro a vicenda, finché Hannah non andò via.


In realtà Hannah non aveva mai confessato un attrazione verso Ed, ma Beth non era stupida, e soprattutto era la sua migliore amica.
Da tempo aveva notato il modo in cui lo guardava.
Il modo in cui si guardavano.
E avrebbe potuto mettere le mani sul fuoco, quei due si piacevano, e non poco. Erano solo troppo timidi per confessarsi il reciproco interessamento.
Voleva fare qualcosa per aiutare i suoi amici, ma si convinse di non intromettersi.

Mancava, ormai, poco al Natale, e Beth non aveva ancora comprato i regali per sua madre e il suo fratellino.
Indossò il suo parka e uscì di casa.
Ne era ormai certa, l’aria di Bath si faceva di giorno in giorno più fredda, e si pentì di non aver indossato la sciarpa, come le aveva consigliato la madre.
La strada per arrivare al negozio di giocattoli era lunga e il freddo di certo non aiutava.
Beth si fermò al bar e ordinò la sua cioccolata calda alla nocciola con tanta panna.
La bevanda calda era qualcosa di paradisiaco per la ragazza, sul viso della quale si stampò un sorriso di piacere.
Si incamminò nuovamente verso il negozio, ma non poté fare a meno di fermarsi a dare un occhiata alle vetrine dei negozi, tra le tante la colpì quella del negozio di Belle Arti, dove vide esposto un bellissimo album da disegno in pelle.
E solo in quel momento, Beth Smith, si accorse di quanto tempo fosse passato dall’ ultima volta che aveva impugnato una matita, molto. Troppo.
Del molto tempo che non aveva più trascorso al Palladian Bridge. Troppo.
E non poté, allora, non pensare a quegli occhi neri, che non aveva più rivisto, e che in molti modi aveva cercato di dimenticare. Troppi.
E capì che le parole molto e troppo insieme non portano a nulla di buono.
E che, quel nulla di buono, non portava altro che confusione.
E in quella confusione si sentì persa.


Ormai persa nei pensieri, Beth non si accorse della persona che le era davanti, ed inciampando le cadde addosso.
<< m-mi dispiace!! >> disse la ragazza
<< non preoccuparti non è nulla! >> le rispose
<< James? >> chiesa Beth sorpresa
<< Beth? >> disse lui
I due ragazzi scoppiarono in una rumorosa risata.
E Beth non poteva credere di averlo rincontrato, era felice, ma arrabbiata perché lui non l’aveva richiamata.
<< Oh… Beth scusa se non ti ho richiamata, ma ho perso il telefono e con esso il tuo numero.
Come sono felice di vederti! >>
E Beth, lo era anche lei.
Non l’aveva richiamata perché aveva perso il telefonino e no perché non volesse.


I due ragazzi parlarono per un po’ e poi James accompagnò Beth nella sua giornata di compere.
Era così bello passare del tempo con lui, pensò Beth.
La faceva ridere, molto. Troppo.
Ed era felice, molto. Troppo.
E Beth, si ritrovò a pensare, che le parole molto e troppo, infondo non erano così malvagie insieme.
E che forse solo con la persona giusta erano davvero belle.

Era ormai sera quando James propose di riaccompagnare Beth a casa, ma lei rifiutò.
I due si salutarono con un bacio sulla guancia e poi Beth si incamminò per far ritorno a casa.
James prima che questa sparisse dalla sua vista la chiamò e la raggiunse correndo.
<< Ecco, io… pensavo, c-che magari domani ci potremmo vedere… >> disse imbarazzato
<< si, mi farebbe piacere >> rispose sorridendo
Si scambiarono i numeri, e questa volta Beth accettò anche il suo.
Si salutarono e si incamminarono entrambi verso casa, e senza esserne consapevoli, sorridendo.


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Ink Droplets

Care lettrici,
ecco un nuovo capitolo.
Ho cercato di farlo più lungo in modo da accontentarvi, spero di esserci riuscita.
Questo chapter è il continuo del n° 9, e riprende dall’incontro con lo sconosciuto che scopriamo chiamarsi James.
Tra i due vediamo che c’è un certo filing, cosa succederà?
Scopriamo inoltre che Hannah e Ed non sono semplici amici, cosa accadrà tra i due?
Inoltre veniamo a conoscenza che Beth non ha dimenticato quegli occhi neri, e che forse cerca ancora di scovarli tra la gente.
Questo capitolo è un po’ misto, ma spero vi piaccia.
Ditemi cosa ne pensate e se vi va recensite.

! Per tutte le lettrici misteriose, fatevi avanti, voglio sapere anche il vostro parere.
Xx Fil

 

   
 
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