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Autore: Selenite    10/11/2013    8 recensioni
Mahel è un'allegra ragazza di 16 anni, il cui nome le è stato dato dalla madre, una scrittrice di libri per ragazzi, prendendo ispirazione da un personaggio delle sue stesse storie. Nonostante Mahel odi il suo nome, si ritroverà nell'universo delle fiabe di sua madre, per aiutare il co-protagonista Lagharta alla salvezza del mondo. Sembra una storia fantasy come le altre, ma non lo è... Perchè Lagharta non è un eroe come tutti gli altri. E odia Mahel dal più profondo del suo cuore.
Ho messo rating piuttosto alto, in quanto ci sarà la presenza di alcune scene abbastanza crude. Ringrazio in anticipo per la cortesia che chiunque vorrà riservarmi nel leggere ^^
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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*Dedicato a tutti voi, che mi avete aspettato.
Scusate se ci ho messo tanto...ma spero ne sia valsa la pena.
Vi amo tutti...dal primo all'ultimo*


CAPITOLO 29

Punizione


Era tutto perduto. In un profondo, tetro, infinito inferno buio.
Irihe guardava la scena, sentendo i suoi pochi poteri magici abbandonarlo. Eppure, lo ricordava bene: Pixel e Velleda glieli avevano donati, e dando la protezione magica a Mahel lo avevano privato di tutto quanto.
Era semplicemente un uomo ormai.
I suoi tratti, orridi e deformi, si incavarono su loro stessi. La sua espressione tronfia, i suoi sentimenti...tutto si affievolì, come in una lenta morte.
Era quello che stava facendo.
La sua rabbia infinita, per aver perso tutto e non essere riuscito a tenere a sé la Principessa dell'Acqua, iniziò a tenere legato a sé l'unico incantesimo che, probabilmente, era meglio che fosse sparito nell'oblio.
Un'aura nera, fredda come il ghiaccio, e bruciante come il fuoco, prese a rodere il suo corpo flaccido. La compagnia davanti a lui sentì l'odore sgradevole di carne bruciata, e si voltò. Pixel e Velleda furono i primi a capire cosa stava per accadere.
-No, Irihe, non oserai!- ruggì Pixel, senza che riuscisse ad avvicinarsi.
Ormai, era troppo tardi.
L'incantesimo era stato iniziato.

Mahel guardava quell'uomo, che stava letteralmente bruciando sé stesso.
Non sapeva in che modo questo potesse essere una vendetta, ma sentiva il suo cuore stringersi in una morte dolorosa. “No...non di nuovo. Non davanti ai miei occhi...” pensò con un'infinita tristezza. Strinse la mano con il braccialetto vicino al suo cuore, e penso che stava tutto perdendosi in un'infinita tristezza. “Non ancora...”
Istintivamente, nonostante fosse qualcosa che nessuno avrebbe mai fatto, Mahel si avvicinò. Ma la mano di Lagharta la fermò -Cosa hai intenzione di fare? Si sta autodistreggendo, è un incantesimo oscuro. Non fare stupidaggini-
Mahel si voltò, gli occhi lucidi e l'espressione di chi non ha niente da perdere -Se lo lascio morire...se lascio morire qualcuno di nuovo, non potrò mai perdonarmelo!-

La mano di Lagharta iniziò ad afferrare l'aria. Non era mai stata così agile, doveva essere la disperazione.
La vide buttarsi dentro quell'aura fredda e nera, e neanche urlare il suo nome servì a fermarla.
La vide abbracciare il corpo semi-bruciato di Irihe, mentre i suoi capelli ed i suoi vestiti iniziavano a bruciarle addosso. Ma non fece un gemito, non disse una parola. Lo strinse forte, vicino al suo cuore, mentre le sue labbra sibilavano sull'orlo del dolore delle semplici, dolcissime parole -Sono qua. Non avere paura. Non ti lascerò solo-

Uno scoppio di luce, ed entrambi furono spariti nel nulla.

Lagharta guardava lo spazio vuoto e bruciato davanti a loro. La mano ferma a mezz'aria, i volti di tutti sconvolti da quel suicidio inutile.
-perché...?- sibilò Lagharta, mentre Saluss volava sopra la bruciatura con gli occhi pieni di lacrime.
-Lagharta, dov'è Mahel? Non può morire, vero? Pixel, fa qualcosa!- urlò disperata la fatina, muovendo febbrile le ali mentre piangeva disperata -Pixel, andiamo!-
Pixel, dal canto suo, non sapeva cosa dire. Cosa fare. Quell'incantesimo oscuro non aveva ritorno, non aveva regole e non poteva essere fermato una volta innescato. Mentre vedeva Irihe uccidersi, pensò solo a quale doveva essere il sacrificio offerto per poter morire. Perché per ottenere la morte, quel desiderio che ormai era tutto ciò che gli rimaneva, doveva aver dato in cambio qualcosa di altrettanto importante. Ma cosa...?
-Non posso....fare nulla. La divina Mahel è...morta...- pronunciò secco, guardando verso il basso per la vergogna di averle promesso la vita senza fare nulla per salvarla.
Un attimo...la vita...?
-Velleda...se Mahel fosse morta, non avremmo dovuto seguirla...?- chiese stupito, guardando il suo corpo in salute e quello della sua sposa -Qualcosa non va-
Velleda, dal canto suo, sorrise -Può darsi che sia opera di Vie. Probabilmente...Irihe è soltanto al suo cospetto, per essere giudicato. Immaginavo che fosse quello, il suo ultimo desiderio-
-Non è un incantesimo di morte...?- chiese sconvolto, guardandola fissa negli occhi -Non pensavo avesse altri utilizzi-
-E' un incantesimo arcano, antico, forse anche più antico di me. La sua natura è oscura, ma contiene la luce della Dea, perciò tutto è possibile. Ha sacrificato la sua vita, ma ha richiesto un appello con Vie, ne sono sicura. Per questo noi siamo ancora vivi. perché la stessa Mahel lo è-
Saluss le si avvicinò quindi agitatissima, piangendo con uno strano sorriso sul volto -Mahel è viva...?- chiese speranzosa -Dici sul serio?-
Velleda toccò con le dita gentili i capelli di Saluss -Per adesso, è viva. Noi siamo la prova di questo. Ma non so cosa deciderà Vie. Se per lei Mahel deve sottostare alle regole dell'incantesimo.....allora anche noi scompariremo. Ed il vostro viaggio avrà fine-

-Irihe, cosa diamine credevi di fare?- chiese Mahel una volta aperti gli occhi, trovandosi immersa in una luce bianca calda e accogliente -Non puoi permetterti di morire in questo modo così stupido!
Irihe aprì gli occhi, vedendo una Mahel mezza bruciacchiata che lo guardava con aria di rimprovero -perché tu sei qua...?- chiese con voce rotta dalla sorpresa.
-Perché non voglio che tu muoia!- rispose scocciata Mahel, lasciando pian piano l'abbraccio dolce che gli aveva riservato poco prima -Ucciderti davanti a me...morire davanti a me. È ingiusto. Come hai osato...?-
-In...ingiusto?- chiese confuso, mentre la sua espressione rimaneva di puro stupore.
-Si, ingiusto- rispose lei, guardandolo in viso e vedevo ancora il suo volto non sconvolto dalle ustioni -Ho visto morire mio padre davanti ai miei occhi. Non che si sia dato fuoco, ma è stata la cosa più brutta della mia vita. Non permetterò a nessuno di fare altrettanto!-
Irihe si alzò, senza rispondere, sentendo il suo corpo bruciare e far male così tanto, che nessuno si sarebbe mai alzato al posto suo.
Mahel stava abbastanza bene, solo i capelli e parte dei vestiti era bruciata, e tirò un sospiro di sollievo. Nonostante tutto, la sua rabbia era sparita nell'istante in cui tutto era andato perduto. E non voleva che qualcuno di innocente pagasse per i suoi crimini e le sue eresie -Ti chiedo scusa...Mahel. Mi dispiace non mostrarti rispetto neanche adesso, ma penso che avrebbe poco senso...giusto?-
Mahel si alzò, sorridendo, nonostante fosse ancora arrabbiata -Mahel va bene. Non ho bisogno di gesti eclatanti di rispetto. Preferirei solo che nessuno si uccidesse davanti a me, tanto mi basta- rise lei, facendo sfuggire un sorriso anche ad Irihe.
-Oh, vedo che sai sorridere di cuore!- ridacchiò Mahel, scorgendo nel viso deforme dell'uomo un espressione davvero bella -Ne sono felice-
-Tu...non hai paura di niente, vero?- le chiese lui tornando serio, quasi infastidito.
-perché?- rispose lei, incurvando le sopracciglia per lo stupore.
-Ti ho quasi uccisa. Io ormai sono deforme. Il mio corpo è quasi del tutto in putrefazione. Puzzo di bruciato e non ho l'aspetto di un essere umano. Eppure tu mi parli come se fossi una persona normale, con un apparenza normale. O hai uno stomaco di ferro, o non vedi ciò che sono- rispose stizzito, infastidito quasi.
Mahel sorrise -Certo che ti vedo. Certo che sento questo odore pregnante di bruciato, quasi fastidioso. Vedo le tue ustioni, le ferite aperte piene di sangue rappreso, e la deformità delle tue forme. Ma sei vivo, e sei una persona, qualsiasi cosa tu abbia fatto prima. E poi...nei tuoi occhi...c'era qualcosa che non sapevo spiegarmi. Per quanto mi disgustasse la tua persona tronfia del Tempio, ciò che vedo ora davanti ai miei occhi non è la stessa cosa. È un male...?-
Irihe stette in silenzio, pensando che lei lo aveva “guardato”. Forse era per quello.
Era quello che aveva portato Pixel a volerla proteggere, nonostante la avesse appena vista. Aveva visto i suoi occhi, aveva toccato il suo cuore, e tanto bastava a Pixel per capire. Un anima antica come lui capiva sempre. Lo ricordava bene.
-Avrei voluto non cedere al fascino del potere oscuro del Tempio. Pixel non lo ha mai fatto, ed io lo apprezzavo per questo. Ero solo un bambino, quando lui mi prese con sé...-
Mahel sorrise, posando la mano sulla carne ustionata della sua testa -Andrà tutto bene. Ne sono sicura. Abbi fiducia in...- improvvisamente si rese conto di dove fossero, della situazione abbastanza sfavorevole dato che Irihe si fosse suicidato -Un attimo. Siamo morti?-
Irihe la guardò senza capire, scoppiano poi a ridere senza ritegno -Io non so se sei strana tu, o mi aspetto io troppo dalle persone- il suo volto parve rilassarsi come quello di un bambino, un bellissimo sorriso su quel volto oramai neanche più umano -Io sono sicuramente morto. Ma tu sei una seguace della Dea, non penso che ti lascerebbe morire così, senza neanche una spiegazione, no...?-
Mahel si guardò attorno, vedendo il nulla. E sorrise.

Papà...si sarà sentito così? Così solo, quando è morto, senza nessuno di noi a fargli compagnia? Avrà avuto paura? Avrà pianto, ci avrà cercato? Non è male...non c'è dolore. Almeno non ha sofferto. Ma era solo...Irihe davvero vuole affrontare tutto questo, da solo, per sempre...?”

-Sai, Irihe...- riprese Mahel, dopo aver scosso la testa a dei pensieri tanto tristi -Non sarò morta, probabilmente, ma qualsiasi peccato tu abbia commesso, non credo che fosse qualcosa di insito nella tua natura. I tuoi occhi sono buoni, e mio padre mi ha insegnato a credere a ciò che vedo con i miei stessi occhi. Si...il te malvagio mi disgusta, ma ciò che ho davanti agli occhi in questo momento non mi disgusta affatto- sorrise verso di lui, sentendo una strana sensazione farsi spazio nel suo cuore -Se lo vorrai, resterò qui con te finché avrai bisogno di me. Anche se non è il mio posto-
Irihe rimase sconvolto. Rimanere lì? Nel nulla? Per sempre? Perché avrebbe dovuto? E perché lo diceva come se non fosse un sacrificio troppo grande? -Stai scherzando, vero?-
Mahel scosse la testa, ridendo -No. Vedi...io ho perso il mio papà. Ho visto che moriva davanti ai miei occhi, e prima che morisse gli ho promesso che avrei visto il suo mondo e che avrei amato qualsiasi suo personaggio. Questo include anche te. Include anche i malvagi, ed i demoni, che abitano questa Gaia. La Gaia del mio papà...- si interruppe, pensando a avvenimenti ormai lontani -Papà è stato solo. Non ha visto il suo mondo, che desiderava tanto vedere. Ma io si, io sono qua. Se avessi potuto sarei stata con il mio papà in questo luogo desolato, quando è morto, ma non mi è stato concesso. Lo cerco quindi nelle stelle, perché lo amo ancora tantissimo. Se posso fare compagnia ad un personaggio del mondo che amava...rimarrò qua per sempre...-

Irihe pianse. Non ricordava da quanto tempo, ma pianse come un bambino.
Mahel gli si avvicinò e lo abbracciò forte, perché neanche nel dolore fosse solo.
Lo abbracciò e lo baciò sulla fronte, non guardando al suo aspetto esteriore, ma a quello del suo cuore ora tornato buono -Lo sapevo che il tuo cuore era buono, Irihe...-
-Io non merito questo, Mahel...- singhiozzò abbracciandola a sua volta, macchiandole i vestiti di sangue -Tu non devi rimanere qua. Non devi farlo per me...-
Mahel ridacchiò -Non lo faccio per te. Lo faccio per me. Sono una persona estremamente egoista. Vorrei che il mio papà mi vedesse. Vorrei che mi dicesse, tutti i giorni, che è fiero di me. Che mi vuole bene. Eppure posso solo fare questo...mi dispiace-
Irihe strinse forte la presa sul corpo piccolo e caldo di Mahel, sentendosi improvvisamente piccolo, stupido e tanto egoista -Grazie, Mahel. Grazie di avermi salvato...-
Mahel sorrise, e lo strinse ancora più forte -Grazie a te, Irihe. perché mi sono appena ricordata una cosa-
-Cosa...?- gli chiese singhiozzando, così contento dopo anni da non voler davvero più rimanere solo.
-Mi hai appena ricordato che io capisco la lingua di Gaia, a volte, in un modo che mi è del tutto estraneo. E ho appena “scoperto” cosa significa il tuo nome-
Irihe si lasciò scappare una risata -Il mio nome è stupido-
-Invece- lo interruppe lei -È bellissimo-
Sogno. Come quello che sapeva era quello che stavano vivendo.

Una luce bianca calda e soffice. Mahel ben la conosceva.
L'aveva già sentita, quando Colonna l'aveva incontrata al Lago. E sorrise.
-Vie...?- chiamò sottovoce, alzando la testa, alla ricerca di qualcosa -Sei tu...?-
E la voce di Vie parlò, con quella cadenza dolce e materna che lei ben ricordava.

Come sempre...tu mi stupisci, eletta di Vie.

Mahel rise, perché sapeva che la misericordia degli dei non era infinita.
-Non so perché, ma penso di dovermi scusare...-
Una voce divertita le rispose di rimando, come fosse quella di un essere umano.

Non concedo seconde possibilità. Ma tu sei un tipo particolare.
Speciale.
Hai detto che rimarresti qua per sempre, per non lasciare solo Irihe...?

Mahel annuì con la testa, arrossendo -È un male...?-
Una risata, cristallina, che fece stupire Irihe.

Si dice che siano gli dei ad essere misericordioso.
Ma tu hai un legame che trascende qualsiasi cosa. Ti priveresti di affetti e futuro per qualcuno che ha cercato di ucciderti...?

Mahel annuì di nuovo -Non voglio che rimanga da solo. Non qua. Non per sempre...
Un sospiro, nel silenzio ovattato di quella luce, che Irihe non capiva.

Irihe...tu lasceresti che questa ragazza rimanesse qua con te per sempre...?

Era stato interpellato. Lui, un traditore del culto. Le lacrime presero di nuovo a scendergli lungo le guance, sentendosi indegno -Non sono io che devo decidere. Io ho peccato, contro di voi e contro di lei. Non ho diritto di chiedere nulla. Mi è stato concesso un perdono che non mi spetta...faccia di me quello che vuole, ma lasci andare la ragazza!-
Di nuovo, una risata piena, non degna di una Dea.

Tu sei speciale, Mahel. I cuori di coloro che incontri, cambiano.
Per questo spero che fermerai Laherte e cambierai anche il suo cuore corrotto.
Fermerai la prossima Guerra.
Irihe vuole il mio perdono, quando quello che dovrebbe chiedere è il tuo, che già glielo hai concesso. Io non devo far nulla più di questo.
Ma devo punirlo. Sapete bene entrambi, che questa è la giustizia.

Irihe lasciò Mahel, si mise in ginocchio con la faccia prostrata a terra e pianse -Io accetterò tutto. Volevo il perdono della Dea, perché sono indegno. Ho rubato il potere di un uomo che possiede il suo rispetto, e che un tempo aveva il mio. Non ho conquistato con le mie forze la donna che amavo e l'ho rapita, ma essa non mi è mai appartenuta. Sono un eretico, ed un peccatore. Se la morte è la mia punizione, l'accetterò con gioia. È ciò che merito. Ma la divina non deve stare qua. Per quanto le sue parole siano dolci e misericordiose, io non voglio che lei faccia alcunché per me. Mi ha salvato...ha mandato via la mia rabbia per me stesso nel momento in cui ha accettato il mio corpo corrotto. Non chiedo altro...-

Queste parole, Irihe, ti fanno onore.
Di concedo il mio perdono, perché colei che realmente te ne doveva lo ha già fatto.
So che anche Pixel e Velleda te ne concederanno a loro volta.
Ma purtroppo, Mahel, anche tu sei qua in questo luogo, e non posso spezzare il legame di questo maleficio che ha origini antiche quanto me.

Si aspettava qualcosa del genere. E annuì -Se devo rimanere qua per sempre, lo farò-

Bene. Questa sarà la tua ultima punizione, allora.

-No!- urlò Irihe, alzandosi in piedi e imprecando senza ritegno -Non potete. Questa non è giustizia! IO ho evocato il maleficio, e sempre IO devo pagare per i miei peccati. Mahel non ha colpe, non la punisca!-

Irihe...non sono io che la punisco, ma il maleficio stesso.
Io posso portarla via di qua, ma lei deve pagare un prezzo per questo.
Mi dispiace Mahel...

-Perché Vie? Questa è una mia decisione. Non lascerò Irihe solo. Ha un cuore buono, e non voglio che passi l'eternità da solo...-

Non rivedrai mai più tua madre.

A quelle parole, il cuore di Mahel si ruppe. Non aveva pensato a quella possibilità. Forse perché Gaia era entrata già così in profondità nel suo cuore, ma adesso lo sentiva.
Il peso della sua decisione.
Eppure, sapeva che avrebbe capito. Sapeva che le avrebbe inflitto un dolore enorme, perché sarebbe rimasta sola, ma era il mondo suo e di suo padre. Lo sapeva.
Entrambi avrebbero voluto essere lì.
-Io...potrò vederla un'ultima volta prima di tornare qua per sempre...? Potrò salutarla un'ultima volta e dirle addio, come ha fatto mio papà...?-

Si. Penso sia un desiderio che posso esaudire.
Finito ciò che devi, tornerai a casa a salutare tua madre. Te lo concedo.

Un sospiro di sollievo e un peso nel cuore pesante come un macigno -Si arrabbierà e piangerà per sempre...-

Vuoi che non ricordi niente di...te?

-C'è questa possibilità...?- chiese di colpo -Potresti cancellarle la...memoria?-

Sei stata portata via dal tuo mondo.
Sei costretta a fare un viaggio in cui potresti morire in qualsiasi momento.
Viaggi con uno dei miei due Eletti, il quale ti nasconde un segreto oscuro.
E hai voluto salvare quest'uomo, che per te non era nulla.
Alla fine di tutto questo...ti concederò tre desideri. Se lo vuoi.

Mahel ci pensò su. Avrebbe dovuto rimanere lì per sempre. Non avrebbe mai più rivisto sua madre. E pensava anche che qualcuno sarebbe morto, per causa sua. Ma Irihe, di nuovo, urlò il suo disappunto.
-No! Non voglio! Non è giusto, Vie, perché? Mahel non ha colpe, non punirla a causa mia...non voglio, no!-
Mahel lo guardò con aria triste e capì che forse, ciò che voleva, non era rimanere lì. Era tornare a casa, dalla mamma, e dimenticare tutti i dolori passati in quei pochi mesi lì. Era come fossero passati anni...eppure non erano che poche settimane. Però vedeva Irihe, i suoi occhi distrutti dal dolore, il suo cuore a pezzi, e non ci riusciva.
Erano come quelli di suo padre. Che mentre moriva sorrideva, eppure aveva una strana ombra negli occhi di paura. Non riusciva a far finta di nulla, guardando quell'ombra scura.
-Vie...io tornerò qua, quando tutto sarà finito. Anche se non completassi ciò che per cui sono qua, e dovessi morire, tornerei subito qua. Però...non voglio lasciare Irihe solo ad aspettarmi. Lascia che venga con me-
Irihe la guardò, senza parole, spaventato -Perché?-
Mahel lo guardò e fece spallucce, mentre gli occhi le diventavano lucidi -Beh...hai gli stessi occhi di mio papà-
Una singola lacrima le bagnò la guancia, mentre lei tentava in tutti i modi di sorridere -Non voglio vedere più morire nessuno davanti a me. Non voglio lasciare solo nessuno. Ti prego, Irihe, non fare come il mio papà. I suoi occhi erano come i tuoi...fieri e spaventati. Se n'è andato senza dire neanche una volta che aveva paura. Dimmi che hai paura...e vieni indietro con me...-
Irihe di nuovo, si mise a piangere -Certo che ho paura! Sono spaventato a morte, o meglio, sono morto! Chi non avrebbe paura. Ma ho ancora più paura del tuo sacrificio per me. Ne vale davvero la pena?-
Mahel annuì e si asciugò gli occhi, tentando di darsi un contegno -Te l'ho detto, vorrei tornare dalla mamma. Tornare a casa, dalle persone che mi amano. Ho paura di rimanere qua per sempre. Ma ho promesso, ho promesso a papà che avrei sempre amato Gaia, e negli anni ho invece sempre odiato questo mondo che papà amava quasi più di me. Voglio farlo per papà. Torneremo qua, insieme, quando tutto sarà finito. Ma vieni con me. Vieni in viaggio con me...-
Irihe afferrò la mano di Mahel, che lasciò poi per prendere una ciocca di capelli e baciarla, inginocchiandosi a terra -Sono il tuo schiavo...-
E Vie, di nuovo, parlò.

Mahel...tu hai un cuore dolce e caldo, è vero.
Grande più di quello di qualsiasi altra persona in tutto l'universo, tuo e mio.
Stai facendo un grande sacrificio, e non posso che ringraziarti a nome di Irihe.
Perciò, ecco un mio regalo. Piccolo, ma con tutto il mio cuore...

Irihe venne dolcemente trasportato in alto. Il suo corpo deforme iniziò a brillare di una bella luce dorata, che lo avvolse e rese il suo corpo piccolo e morbido.
Le fattezze di una piccola fata, ancora più piccolo, prima di sparire del tutto. E poi, eccole...due bellissime ali. Piccole come quelle di una fata, ma lui non era una fata.
Era un ibrido, con le orecchie lunghe come i conigli, ma con il corpo di un piccolo animale antropomorfo, come quello di un gatto. Una coda, morbida e voluttuosa, gli spunto dove prima, quando era umano, vi era l'osso sacro, e quello che era diventato andò a posarsi sulle braccia di Mahel.

Questo sei tu, Irihe. È una punizione per i tuoi peccati.
Pagherai con la morte insieme a Mahel, quando tutto sarà finito.
Per adesso sei il suo famiglio. Nella forma più antica degli Animaghi.
Sei diventato un Antico, Irihe...

Irihe alzò il muso, guardando Mahel. Anche lei lo guardava. E sorrideva -Sei bellissimo, sai...? Sei l'essere più bello che abbia mai visto...-
Irihe non poteva più parlare. Ma si strusciò con il volto sulle guance di Mahel, come a volerla baciare. E Mahel lo strinse -Mi prenderò io cura di te...-

È un essere vivente. E come tale sottostà alle regole del mondo di Gaia.
Non ha poteri magici, ha solo l'aspetto degli Antichi.
Nel tuo mondo lo chiamano “animale domestico”. Prenditene cura finché non sarà il momento di tornare qua.
Mi fido di te Irihe. Proteggi Mahel...anche per me.

Mahel sorrise -Grazie Vie...-

Grazie a te, Mahel...

Un nuovo lampo di luce, e quel luogo fu di nuovo finalmente vuoto.
Una voce, maschile e gentile, interruppe quel silenzio di nuovo formatosi con una risata che aveva la stessa cadenza di quella di Vie -Sei stata cattiva con lei. Lo sai come andrà a finire-
Vie rise, come rideva con Mahel, perché quella risata era davvero contagiosa.

So già come andrà a finire. Aspetto la fine con impazienza.
Tu, piuttosto, perché non hai detto nulla?

La voce rise di nuovo -Perché non sarebbe stato divertente-

Quando aprì gli occhi di nuovo, Mahel era tra le braccia di Lagharta, che la stringeva forte con un'espressione di puro terrore -Sei tornata...- disse rilassando l'espressione, e sorridendo in un modo dolce che non gli aveva mai visto -E vedo che hai fatto come volevi anche questa volta...-
Mahel stringeva forte Irihe a sé, sapendo che era chiaro chi fosse colui che stringeva fra le braccia -Voleva solo essere perdonato-
Pixel e Velleda la guardavano dall'alto, sorridendo comprensivi -Se l'ha perdonato la Dea, ed è diventato quello che vedo, io non devo perdonargli niente. Quello a cui deve delle scuse è Pixel- disse Velleda.
Pixel distolse lo sguardo, ma Irihe volò verso di lui, strusciando il muso contro la fronte pelosa del suo aspetto di coniglio -Irihe...eri il mio allievo prediletto, e ti ho voluto bene come un figlio. Non potrò mai dimenticare quello che hai fatto...mi dispiace...-
Un sibilò triste fuoriuscì dalla bocca dell'ormai bestia Irihe, che tornò tra le braccia di Mahel mesto e comprensivo. Mahel parlò -Penso che ti capisca. E che accetta ciò che dici. Però spero che in cuor tuo troverai il modo di perdonarlo...-
Pixel si allontanò senza dire una parola, lasciando anche Velleda con una strana espressione di tristezza -Non se lo perdonerà mai...-
Mahel guardò Irihe, un'espressione triste dipinta sul muso. E poi Lagharta -Lagharta...-
-Cosa c'è?- le rispose lui aggrottando le sopracciglia dubbioso, vedendo l'espressione di Mahel farsi improvvisamente seria.
-Spero che mi perdonerai...ma devo dirti una cosa...-



***

Si, sono tornata. Scusate se ci ho messo un pò.
Sono successe tante cose...tante cose brutte, che mi hanno davvero fatto perdere ogni speranza e ogni voglia di arrivare ad un ipotetico domani. Però...ora va meglio. Mi sento bene, sono felice...e sono di nuovo qua, con il sogno nel cassetto di pubblicare Lagharta.
Con una promessa speciale nel cuore di una persona che mi ama, come tante altre, e con una grande voglia di riprendere in mano la mia vita da dove l'avevo lasciata.
Vi adoro, vi amo incommensurabilmente. Siete i lettori più buoni e comprensivi del mondo. Sul serio, vi adoro. Se sono tornata, lo devo solo a voi.
Ringrazierò per bene dalla prossima volta. Selenite è tornata.
Grazie di tutto, a tutti voi...

  
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