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Autore: darkneko_angel    10/11/2013    3 recensioni
Questi sono i 69esimi Hunger Games. 24 nuovi tributi verranno estratti.
Per la gioia di Capitol perderanno se stessi, lotteranno, soffriranno e moriranno. Infine saranno dimenticati. Che lo spettacolo cominci!
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri tributi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pervertiti, coppiette e Fiocchi di Fuoco


-Leu, Imke! Che bello vedervi!- 
Il giovane Stratega dai capelli neri corse verso le due ragazze e abbracciò calorosamente Leucònoe, facendole il baciamano, e accennò un saluto distratto verso Imke, la quale immediatamente mormorò qualcosa come "e io chi sono, la vicina della porta accanto?" 
- Oh, Seneca, non ci vediamo da secoli! - la maggiore delle due sorrise allegramente all'amico, tormentandosi la treccia castana screziata di rosso fuoco.
- Okay, voi flirtate pure mentre affogo la depressione nel succo di mela.- sospirò la quattordicenne sedendosi rumorosamente al tavolo degli Strateghi. 
Ma quando Ozai Heru-Zhao, Primo Stratega e rinomato pervertito, tubò un - Ciao, carina- nella sua direzione, la bionda punk si rassegnò a sedersi accanto alla cugina e a quel ragazzo dalle basette inquietanti che ci provava in un modo così palese che solo a Leu poteva sfuggire. 
- Non c'è abbastanza succo di mela per tutta la tua depressione? - domandò sarcastico Seneca, scatenando una risata travolgente nella diciottenne seduta accanto a lui. 
-Macchè. Ho solo beccato Pedo-Ozai.- si lamentò con una smorfia. 
- Oddio, quel pervertito? - chiese Leucònoe, pensando con un brivido a tutte le occhiate approfondite che le lanciava alle cene del gruppo degli Strateghi -Pensavo si fosse dato una calmata, visto che c'è una delle sue ventimila o giù di lì figlie illegittime nell'arena. Ma no, probabilmente sarebbe capace di provarci anche con lei.- 
Imke ridacchiò: - Ma no, non ci proverebbe mai con sua figlia. Non ha diciotto anni, quella? E' troppo grande, non lo eccita...- si interruppe all'occhiata di Seneca, un'occhiata che diceva indubbiamente "sgombera, ragazzina rompiballe, che forse entro la fine dell'addestramento riesco a farmi tua cugina".
- D'accordo - bofonchiò in risposta a quella richiesta non pronunciata (facendo inarcare le sopracciglia arcobaleno alla povera ignara Leu). 
Sbuffò in modo particolarmente sonoro e si lasciò cadere sul tavolo, ben lontana da Pedo-Ozai. - 
Ti chiedo scusa per mio padre.- mormorò una voce maschile alle sue spalle. 
La ragazza si voltò svogliatamente. Vide un ragazzo sui sedici anni, con i capelli neri spettinati e tatuaggi di fiammelle blu e rosse che gli coprivano tutta la parte destra del viso. E, particolare da non sottovalutare, un enorme busta di qualcosa simile a patatine in mano. 
- Scuse accettate.- 
Il ragazzo sorride. - Bene, ne vuoi un po'? - le chiese indicando la busta non identificata - Sono Fiocchi di Fuoco.- 
- Per i comuni mortali? - 
Il moro ridacchiò. - Nachos piccanti.- 
- D'accordo. Oh, io sono Imke.- 
-Zuko.-



Imbarazzo, coltelli e ancora imbarazzo


Bella correva nella pista intorno al Centro d’Addestramento, senza nemmeno sentire la stanchezza. Le era stato subito evidente che, pur avendo avuto un discreto risultato con la cerbottana, non poteva raggiungere la preparazione dei Favoriti e che la fuga e l’astuzia erano le sue migliori armi.
- Wow, ti servirà moltissimo scappare, quando sarai lì - sogghignò la ragazza del 6, guardandola di sottecchi, ma Bella la ignorò e continuò a correre.
Intanto, iniziò a pensare a un'eventuale alleanza. Non era brava a rapportarsi con le persone, ma era ovvio che due teste fossero meglio di una.
Scorse velocemente la propria lista mentale di possibili alleati e si soffermò sul ragazzo del 9, che al momento si stava esercitando nell’uso dei pugnali.
- Ciao - disse, cercando di sembrare decisa - Tu sei Benjamin del 9, no? -
 Il ragazzo spostò lo sguardo sulla giovane, trasalì e arrossì, mettendosi una mano nei capelli. Non sapeva se essere più sorpreso o deluso dal fatto che quella ragazzina ricordasse il suo nome, considerando che la sua strategia era passare inosservato.
- Io, ehm , sì. E tu dovresti essere… Beth, Distretto 5, no? -
La ragazza ridacchiò, socchiudendo gli occhioni azzurri - Oh, no. Sono Bella, vengo dal 3. -
Lui si grattò imbarazzato un braccio: - Oh- scusa, mi dispiace.-
- Non fa niente. Volevo chiederti di essere alleati.-
- Oh.-
Il ragazzo abbassò lo sguardo, continuando a lanciare i coltelli. Non era esattamente nei suoi programmi. A parte la sua fondamentale incapacità nel parlare con qualcuno che non fosse un amico stretto, la sua non tanta sicurezza di arrivare abbastanza avanti per allearsi e l'essere una totale frana nel lavoro di squadra, non era sicuro di volersi affezionare a qualcuno che avrebbe dovuto uccidere.
O beh, che avrebbe ucciso lui. Eppure, completamente d'impulso, disse: -Va bene.-
Poi, ancora più di impulso, aggiunse: -Vuoi che ti insegni a lanciare coltelli? -
Bella a dire il vero aveva già tentato, per poi tornare alla cerbottana leggermente terrorizzata dalle sue pessime abilità nel campo. Ma comunque annuì, con il suo sorriso più dolce e bello.



Ragazze di zucchero e ragazzi di roccia


Non l'aveva fatto apposta a mettersi a tirar pugni ad un manichino vicino alla postazione di lancio dei coltelli (che, dall'epoca dei primi Hunger Games, attirava più tributi femminili di qualunque altra).
Di sicuro non era in vena di provarci con qualcuno, a un passo dalla morte e con il bacio di Leonora che vibrava ancora sulle labbra.
Eppure il ragazzo del Distretto 11 trattenne una risatina quando le due quindicenni, la bruna dell'8 e la bionda del 12, si appostarono chiacchierando accanto a lui e iniziarono a lanciare lame, la prima abbastanza bene e la seconda in modo decisamente disastroso. 
- Eppure dovrebbe riuscirmi, no? Se ho mira con la cerbottana dovrei averla anche con tutto il resto...- sospirò a un tratto la ragazza del carbone in tono rassegnato. - 
- Su, su.- la confortò l'alleata - Probabilmente è solo perché è un movimento diverso e non ci sei abituata. Scommetto che alla fine di questa giornata sapremmo usare più o meno tutto.- 
Jennifer esclamò questa frase con un ottimismo che non era sicura di avere e un tono troppo forzatamente allegro per essere rassicurante, ma Talia ebbe la delicatezza di ricambiare comunque con un sorriso di ringraziamento. 
Marcus scosse la testa divertito, quelle due ragazzine sembravano così gentili e fragili. Non riusciva proprio a trovarci la minima somiglianza con le sue amiche del ring clandestino, con le loro risate sguaiate, da ragazzo, e le date delle loro vittorie tatuate artigianalmente sulle braccia muscolose.
- E comunque.- riprese la bionda - Per te è tutto così facile, ti ameranno tutti, dopo quel che hai fatto. Come vorrei essere coraggiosa come te...- 
- Macchè.- ribatté l'altra - Sono sicura che avresti fatto lo stesso, per quella tua amica, Dawn, no? - 
Il ragazzo ebbe una stretta al cuore, pensando a come sarebbe stato bello avere qualcuno su cui contare per tutta la durata dei giochi, come quelle due ragazzine facevano l'una con l'altra. 
- Siete fortunate, bamboline. Avete appena trovato un alleato estremamente figo.- esordì sorridendo.



Amore incondizionato tra compagni di Distretto


Irritato dalla mancanza di spirito d’iniziativa dei suoi compagni, Marvel gettò bruscamente la lancia a terra e si avvicinò a lei, afferrandola per una spalla e costringendola a girarsi. 
- Ehy- sbottò - sono l'unico ad avere un cervello per prendere decisioni in questo posto? Io dico che...- 
- Aspetta un attimo.- ribatté Het, piccata - quand'è successo che sei stato nominato capo? Perché temo di essermelo perso, sai.- 
- Ma come...? Io sono il più forte, è ovvio! - 
- E questo chi l'ha deciso? - replicò la mora. 
- ...io!- quasi urlò il ragazzo, irritato dal fatto che la sua alleata mettesse in discussione la sua abilità. 
- Credi di potermi battere? Vuoi una dimostrazione? - aggiunse, beffardo, passandosi un dito sulla gola con aria minacciosa. 
- Razza di idiota, pensa un po' quel che ti pare, di certo io non ho bisogno di una qualifica per sentirmi migliore. Volevo solo farti notare che scegliere un capo non servirà a molto, se non esiste nemmeno un gruppo! - sibilò a bassa voce, per non far capire agli altri tributi e agli Strateghi che i Favoriti erano in crisi ancora prima dell'inizio dell'arena.
- Ma come, quelli del 2 e del 4... - iniziò a dire Marvel, ma Het lo interruppe. - Quelli del 2 e del 4 non mi sembrano molto intenzionati a fare gruppo con noi, se non l'avessi notato.-
Marvel voleva ribattere qualcosa, ma a malincuore dovette ammettere che la sua compagna aveva ragione . - Okay, okay. Quindi ? -
La ragazza lo guardò come se dubitasse della sua sanità mentale, il che tra l'altro era abbastanza vero: - Mi sembra evidente, scegliamo qualcuno dei Distretti periferici che non faccia totalmente pena e lo aggiungiamo al gruppo. Poi decidiamo se liberarcene alla prima occasione o tenercelo.-
- Aspetta... dei Distretti periferici? Ma non possiamo! Voglio dire, noi siamo i Favoriti, gli assassini per eccellenza, non possiamo allearci con il primo sfigato che passa!-
Het valutò la possibilità di prendere il più vicino oggetto contundente e calarlo con tutta la sua forza sulla testa del suo cosiddetto alleato, poi fece un respiro profondo, sorrise e beneficio degli Strateghi che iniziavano a guardarli insistentemente e disse a voce bassa: - Senti, a me non importa cosa diamine tu pensi di quest'alleanza e purtroppo non posso minacciarti di morte per convincerti ad ascoltarmi, perché non ho voglia di passare per malata mentale davanti agli Strateghi. Sappi solo che tre o quattro ragazzi sembrano un gruppo di assassini. Un ragazzo e una ragazza (specialmente un ragazzo e una ragazza che sono appena sfilati su un carro vestiti da principe e principessa delle fiabe) sembrano una coppietta in luna di miele. È questo che vuoi? -
Il ragazzo spalancò gli occhi, per niente attirato dalla prospettiva: - Okay, mi hai convinto.- 
- Bene. Hai qualche idea? -
Marvel prese tempo, deciso a non ammettere che era stato talmente impegnato a trafiggere manichini e duellare con gli addestratori che non aveva osservato molto gli altri tributi. - Uhm... mi sembra che sia bravo... il ragazzo del... ehm...- 
- Va bene, ho capito, ci penso io. - disse la diciottenne alzando gli occhi al cielo - Vado dalla tipa del 5, tu cerca qualcuno che sia bravo con le piante, visto che noi facciamo pena. Prova con quelli dell'11, di solito sono bravi, se no anche la bambina del 10. Ci risentiamo a pranzo -



Tanti tipi di corpo a corpo


La ragazza cinese scagliò rabbiosamente due o tre shuriken contro il manichino, giusto per evitare di sfogarsi in modo più distruttivo, poi si diresse verso la ragazza del 5, che aveva etichettato fin dall'estrazione come un alleata utile. - Ciao! - la salutò sorridendo, cercando di nascondere il suo assurdo cattivo umore per il contrasto con quel depravato mentale del suo compagno - Tu devi essere Rebecca, no? Io sono Het, vengo dal Distretto 1. - 
La diciassettenne appoggiò l'arco a terra e si voltò verso l'altra: - Oh, ciao Het.- 
Si stava voltando per ricominciare a scagliare frecce quando l'altra ragazza le chiese: - Ehi, ti andrebbe di fare parte dei Favoriti? Ci serve un po' di gente competente visto che quella che ho ora in gruppo è un po'... uh...- si trattenne dal lanciare un'ennesima occhiata assassina al suo compagno. 
Rebecca scoppiò a ridere: - E fu così che tutti i consigli del mio mentore sul "lavorare da soli e non fidarsi di nessuno" se ne andarono bellamente a puttane. Comunque sì, perché no? Direi che è un bel modo per non farsi uccidere. Ci sono anche quelli del 2 e del 4, no? - 
Het fece una smorfia: - Veramente, quelli del 2 e del 4 quest'anno ci hanno dato buca.- 
La diciassettenne inarcò il sopracciglio. - Oh, capisco. Beh, scusa se te lo dico, ma come numero mi sembra che il vostro gruppo faccia, ehm, un tantino schifo.-
- Lo so. è per questo che stiamo cercando qualcun altro. Ehi, ti va di parlare con il ragazzo del 10? Mi sembra che sia forte.-
La ragazza del 5 lanciò un'occhiata al biondo e la vista le piacque parecchio: - D'accordo. Batti il cinque, futura compagna di uccisioni! - 
Het la guardò male e Beck abbassò la mano, controvoglia: - Okay, okay. Dicevo giusto per fare spirito di gruppo. Ciao!- 
E si allontanò verso Dennis, il bellissimo diciassettenne del 10. 
- Ehilà, cowboy, ti sei convertito alla pesca? - lo apostrofò con un sorriso sarcastico, appena arrivò davanti al ragazzo, che stava cercando di creare un amo da un pezzo di conchiglia. 
Il ragazzo sollevò gli occhi azzurri, scostandosi il ciuffo: - Ciao, Rebecca. Sono onorato dal fatto che mi consideri più interessante di quella bella gnocca dell'1. Credevo fosse questo il tuo genere.- 
La ragazza avvampò, sbalordita da tutta quella sfacciataggine (in effetti, non era cosa da poco che superasse la sua): - Molto divertente, cowboy, o pescatore, o cosa cavolo sei. Tienilo a mente, è Beck. Chiamami Beck e potrei pensare di lasciar perdere la tua stupidità. Chiamami Rebecca e gli ami te li trovi in... -
- Okay, lo intuisco.- la interruppe Dennis - Come mai sei venuta a cercarmi ? Non che non sia abituato alle ragazze che mi cercano... - continuò sorridendo malizioso. 
- Piantala, devo chiederti di entrare nei Favoriti.- 
- Favoriti? Ma io non voglio una banda di fissati con le armi a darci fastidio quando ci divertiamo, Becky. - protestò il ragazzo, mettendo il broncio come un bambino. Beck alzò gli occhi al cielo e si stava allontanando arrabbiata quando sentì uno strappo e un freddo improvviso dietro le cosce.
- Ma che cazzo... - si girò e diventò nera di rabbia quando vide Dennis che sghignazzava, facendo dondolare una lenza a cui era appeso un pezzo dei suoi leggins e, beh, anche gran parte delle sue mutande. - Ma come ti viene? - strillò afferrando il ragazzo per il colletto della t-shirt - Capisco che sei un morto di figa che non ha mai visto un culo in vita sua, ma devi cominciare proprio da me? - 
Il biondo rise: - Come mai sei così arrabbiata, Becky? Devo dire che ne è valsa la pena, veramente uno dei migliori culi della mia luminosa carriera.- 
- Piantala! Magari un po' di corpo a corpo, senza trucchetti da bimbi dell'asilo, ti fa cambiare idea.- urlò la ragazza.
- Oh oh! - Dennis saltò in piedi improvvisamente elettrizzato - Pensavo volessi aspettare di essere in camera, ma sei vuoi divertiti proprio qui io non ho scrupoli! - esclamò, iniziando a sbottonarsi la camicia.
- Io intendo l'altro corpo a corpo, idiota.- E senza aspettare che le rispondesse lo trascinò alla postazione della lotta: - Ehy, tu, con i capelli da donna! - chiamò, mentre l'allenatore dai riccioli color confetto si girava offeso, - Devo fare a botte con questo tizio, non c' problema, vero? -
- Ma veramente... - tentò di ribattere l'"uomo", ma poi, curiosamente, ebbe un'improvvisa voglia di dare il cambio al suo collega della postazione di arrampicata. 
Dieci minuti dopo un trionfante Dennis e una furibonda Beck con un occhio nero uscirono dallo spazio recintato per i combattimenti. 
La ragazza lanciò un'occhiata al suo più o meno alleato e, del tutto calma, sollevò una lancia e la calò con decisione tra le gambe del diciassettenne, scoppiando poi a ridere mentre lui crollava in ginocchio urlando parolacce di cui lei ignorava persino l'esistenza. 
- Io lo sapevo, Moore - sentenziò con aria di superiorità - che tu e le armi lunghe non andate proprio d'accordo.-



Assassini e (quasi) innocenti


Marvel si fermò a qualche passo dalla ragazzina del 10, che canticchiava trafficando con delle erbe che agli occhi del ragazzo erano solo roba non meglio identificata. 
- Ehy, scricciolo. -
Victoria alzò i grandi occhi chiari e sorrise al Favorito: - Ciao! - disse, semplicemente.
Il ragazzo dell’1 alzò il sopracciglio, leggermente interdetto dal fatto che non sembrasse spaventata da lui, poi riprese a parlare come se ogni parola gli fosse estorta sotto tortura: - La ragazza del mio Distretto, Het, ha detto che devi stare con noi nei Favoriti. - 
- Questo è molto carino da parte sua. Sono felice di essere vostra alleata. Grazie di avermelo detto, Marvel.- disse Victoria con un sorriso candido, pronunciando il nome del ragazzo come se fossero amici da una vita. 
- Beh, se lo dici tu.- rispose Marvel con una smorfia. Non poteva negare di aver sperato di non doversi alleare con l’ennesimo peso morto - Ci vediamo a pranzo per parlare di strategie. Sicura che non ti traumatizzi stare con gli assassini, piccoletta? - non riuscì a trattenersi dall’aggiungere, in tono sarcastico. 
- Ho meno paura di uccidere di quel che la gente pensa. Non mi sono offerta per morire, Marvel.- La sua voce era così dolce e tranquilla che nessuno le avrebbe mai potuto credere, e infatti Marvel si limitò ad alzare gli occhi al cielo e tornarsene quasi di corsa dalle sue lance. 
Gli occhi di Victoria scintillarono e si lasciò sfuggire un'esultanza a bassa voce. I Favoriti! Nemmeno nei suoi più rosei sogni ad occhi aperti aveva pensato di arrivare tanto in alto. Vincere non le era mai sembrato più possibile. Si diresse con un sorriso in volto verso il bastone e iniziò a rotearlo; era la sua arma preferita, le ricordava i giorni trascorsi al pascolo cantando all’ombra degli alberi e giocando con le pecore. Iniziò a canticchiare senza nemmeno accorgersene, era una canzoncina che parlava della primavera e della nascita dei piccoli di tutti gli animali, uno dei momenti più gioiosi per il suo Distretto. Se qualcuno si fosse fermato a pensare, forse avrebbe trovato inquietante la canzone della vita come colonna sonora di una ragazzina che imparava a portare la morte. Ma aveva il potere di renderla serena persino all’inferno, e tanto bastava.

                                                        

Amore incondizionato tra compagni di Distretto parte 2:  La Vendetta del Distretto 6


- Sei sicura di voler rimanere lì a guardarmi per tutto l'allenamento? - 
Blade alzò un sopracciglio scuro, lanciando uno sguardo eloquente alla sua compagna che, da prima che Atala finisse il suo discorso, si era appesa a testa in giù alla sbarra della postazione di arrampicata e sembrava averci fatto il nido come una rondinella nella stagione degli amori, con un'agilità consolidata in dieci anni e più di fughe dall'orfanotrofio.
- Ti sembra che abbia intenzione di scendere? - protestò la ragazza in tono vagamente annoiato, dondolandosi avanti e indietro .
- Voglio dire, non potresti pensare ad allenarti, anziché rompere le scatole agli altri? -
- Veramente sei tu che stai dando fastidio a me, Stoner. - 
Il ragazzo sbuffò rumorosamente e alzò gli occhi verso Nina: - Io, veramente, sto cercando di imparare a non farmi ammazzare. Tu sai già come fare? - 
La diciassettenne si sollevò e si mise a sedere sulla sbarra: - Mi sottovaluti, Stoner? Grosso errore.- ridacchiò - E effettivamente fai molto meglio a parlare con me che a lanciare coltelli, sai? Fai veramente pena.-
Blade sentì il viso andargli a fuoco e scagliò il pugnale che aveva in mano verso di lei, quasi alla cieca: - Sai fare meglio di così? - sbottò. 
Nina alzò appena una mano, prendendo al volo la lama tra due dita come avrebbe fatto con una penna o una matita: - Come dicevo, non hai uno straccio di mira.- 
E lo rilanciò facendolo conficcare alla perfezione tra gli occhi del bersaglio accanto a Blade, a pochi centimetri dalla sua testa. 
- Non avevo veramente intenzione di prenderti. Non vali nemmeno la pena di prendersi una sgridata da Atala per ucciderti.- sbuffò Blade, soffocando la sua frustrazione per non essere riuscito nemmeno a sfiorarle i riccioli con la lama. 
- Qualcuno qui non sa perdere.- fischiettò la ragazza con un'aria innocente che a Blade fece venire i brividi. Aveva lo stesso tono dolce e falso di Beatriz da bambina, quando rubava dal portafoglio della mamma e poi incolpava lui. Una cosa veramente da puttana, ma fottutamente efficace. 
Leggermente inquietato da quella strana tizia, il diciassettenne buttò i coltelli in un angolo e si diresse a passo veloce verso la postazione dell'arco. Qualcosa che, per lo meno, sapeva fare. Stava tendendo l'arco quando sentì due mani sottili sulle spalle, dei lunghi capelli mossi che gli solleticavano il viso e la voce fintamente soave di Nina che gli sussurrava nelle orecchie: - E comunque, per l'alleanza, credo che ti sopporterò.-
Blade avrebbe voluto ricordarle che non le aveva chiesto nessuna alleanza, ma la voce gli si fermò in gola e decise che andava bene così. 
Se c'era qualcosa che aveva imparato dagli Hunger Games era che sono i bastardi ad andare avanti nel gioco, e Nina lo era.



Piccoli animali si alleano


Wayne Tiger non aveva nessunissima voglia di addestrarsi. O meglio, sapeva che avrebbe dovuto provare qualcosa, ma si fidava ciecamente della sua abilità nell'utilizzo dei picconi e quindi non era motivato a provare altro. Gironzolava per il Centro Addestramento, guardando gli altri tributi allenarsi e prendendo nota di chi poteva essere realmente pericoloso: se alcuni ragazzi cadevano come pere dopo neanche un metro di arrampicata, altri centravano un bersaglio minuscolo a decine di metri di distanza con un coltello o un arco. Ed ecco un punto fondamentale delle sue riflessioni pre-Arena: come già detto, grazie al fatto che straordinariamente aveva avuto la previdente idea di andare a lavorare in miniera, aveva avuto tempo di imparare a destreggiarsi al meglio con il piccone, che ormai maneggiava – modestamente - molto bene; inoltre aveva visto come i minatori preparavano l'esplosivo, senza contare poi che grazie alla madre aveva buone conoscenze mediche. Il problema principale di ciò era che nella Cornucopia erano ben poche le volte in cui un piccone era stato fra le armi disponibili; Tiger avrebbe quindi dovuto far vedere che era capace di usarlo bene, che con quello in mano gli altri tributi avrebbero dovuto temerlo, ed era deciso a farlo durante la sessione privata. Nel frattempo passava l'Addestramento fra una postazione e l'altra, senza risparmiarsi occhiate eloquenti e occhiolini a una delle assistenti del Capo Addestratore, che arrossiva e distoglieva lo sguardo ogni volta con aria seccata.
Tiger però pensò che non avrebbe potuto passare tutto quel tempo a fare niente, e che qualcosa avrebbe pur dovuto ficcarsi in testa – non si è mai troppo previdenti – tanto più che non aveva ancora idea se cercare alleati o meno. Decise quindi di dirigersi verso la postazione di sopravvivenza, così da imparare ad accendere un fuoco come si deve; oltretutto in quella postazione, c'era uno spettacolo veramente curioso ed esilarante.
Jake Beetles era alle prese con il suo primo intoppo nella strada verso la salvezza: l'istruttore gli aveva spiegato almeno una trentina di volte che per accendere un fuoco l'importante era avere pazienza nello sfregare le pietre giuste, almeno la prima volta; e Jake ci aveva messo del suo per ascoltarlo, per fare tutto con calma... Ma la parola “calma” associata a lui era pura utopia, e il ragazzo aveva finito con lo sbattere fra loro alcuni sassi con foga, facendo partire scintille dappertutto tranne che sui legnetti secchi che aveva di fronte; la cosa comica era guardare il suo viso: i lineamenti tondeggianti apparivano più spigolosi a causa della concentrazione e gli occhi ridotti a due fessure fissavano intensamente il lavoro che le mani stavano facendo con troppo entusiasmo. Tuttavia Jake non demordeva: doveva imparare ad accendere un dannato fuoco da solo.
- Accenditi... accenditi... Andiamo, accenditi... – mormorava sottovoce.
- Stai cercando di sbriciolare due poveri massi innocenti? No perché ci stai riuscendo benissimo -
Tiger gli andò vicino squadrandolo dall'alto, un sorriso canzonatorio sul volto.
- Se sai fare di meglio accomodati pure – gli rispose Jake senza staccare gli occhi dal mucchietto di legno che non ne voleva proprio sapere di accendersi.
- Meglio di così? Anche se cercassi di accendere un fuoco sotto acqua farei meglio di così – sbuffò Tiger, e visto che le parole che diceva non cadevano mai nel vuoto, si fece dare due pietre buone dall'istruttore e, senza ascoltare nessuna spiegazione, si mise accanto a Jake convinto di saper fare di meglio.
Inutile dire che passato un quarto d'ora non era scoccata neanche una scintilla.
- Vedo come ti riesce bene accendere un fuoco, eh, signore delle fiamme? - lo derise Jake.
- I sassi sono difettosi! - si difese Tiger.
- Oh certo, non avevo il minimo dubbio – rise l'altro.
Tiger, furioso per la figuraccia, diede una violenta sfregata, e finalmente una scintilla parecchio grande scoccò. Il guaio è che scoccò nella direzione sbagliata. Destino volle che un cavo scoperto uscisse dal tronco di un albero finto lì vicino – cosa ci facesse un cavo dentro un albero non ci è dato saperlo – e che la scintilla finisse proprio sopra quel cavo. Il disastro si può prevedere: una parte dell'albero prese fuoco, e un ramo incandescente cadde molto vicino a Jake; il ragazzo balzò in piedi spaventato urlando, per poi accorgersi che un lembo della sua divisa era andato a fuoco. Iniziò a correre come un matto cercando di spegnerla, mentre Tiger lo inseguiva per bloccarlo e gli addetti all'addestramento spegnevano con degli estintori l'attrezzatura in fiamme.
- Vado a fuoco aiuto! - urlava Jake saltellando in giro e cercando di spegnersi la divisa.
Ovviamente non guardando davanti a sé, era inevitabile che finisse contro qualcun altro.
Jake e un tributo particolarmente alto e intento ad esercitarsi con una spada, caddero a terra; l'urto spense finalmente le poche fiamme sugli abiti del povero Beetles.
- Ma che diavolo ti prende?!? -
Donald Penguin si stava concentrando per imparare ad utilizzare qualche altra arma oltre all'ascia, e quell'interruzione violenta lo aveva in un primo momento spaventato e successivamente irritato da morire.
- Scusa tanto se stavo per diventare un tributo arrosto, eh! - rispose a tono Jake, un po' più rilassato avendo smesso di bruciare.
- Potevi farlo da un'altra parte – commentò Donnie – e comunque... che aspetti ad alzarti? -
- No vi prego, restate così – interruppe Tiger trattenendosi dal ridere sguaiatamente – abbiamo la nuova coppia dell'Arena di quest'anno – disse sghignazzando.
In effetti Jake era finito completamente addosso a Donnie, in una posizione abbastanza ambigua; accortisi della situazione, i due si scansarono velocemente, allontanandosi come fossero stati punti da degli Aghi Inseguitori, inveendo l'uno contro l'altro.
- Gli sponsor vi ameranno! - esclamò Tiger quasi con le lacrime agli occhi.
Donnie si alzò in piedi in tutto il suo metro e ottantotto, che avrebbe dovuto incutere almeno un po' di timore; Tiger invece resse bene il suo sguardo: - Problemi? - chiese sfrontato.
- Potresti averli tu i problemi – sibilò Donnie a bassa voce.
Di norma era un ragazzo tranquillo, ma la tensione derivata dall'imminente ingresso nell'Arena, gli faceva avere i nervi a fior di pelle; si trattenne dall'uccidere Tiger solo perché gli addetti alla sicurezza erano particolarmente vicini, intenti a spegnere le fiamme e a riprendere Jake come probabile incendiario.
- Avresti dovuto sentirtele tu! - esclamò Jake a Tiger, quando il Capo Addestratore finalmente lo lasciò andare – Sei stato tu a fare 'sto casino! -
Tiger alzò le spalle e sospirò: - Che vuoi che ti dica, hanno beccato te , ci sarà una ragione, no? -
Jake si scambiò con Donnie un'occhiata che avrebbe decretato la possibile fine di Tiger; al ragazzo quel gesto non sfuggì: - Vi conviene avermi come alleato, non come nemico – commentò ghignando.
Quello scambio di battute non era passato inosservato; fra i tributi che avevano assistito al piccolo incendio e poi erano tornati a farsi i fatti loro, ce n'era una che continuava a fissare i tre: Karmilla Loshad aveva già focalizzato il trio durante le repliche delle Mietiture che aveva già visto sul treno, e ora quel piccolo incendio era stato la scintilla che l'aveva convinta. Chiamiamolo pure destino.
La ragazza abbandonò la postazione delle lance e si diresse a grandi falcate verso i tre; si fermò di fronte a loro e parlò senza curarsi degli sguardi perplessi che le vennero rivolti: - Noi quattro saremo alleati -
Tre paia di occhi strabuzzarono.
- Scusa? - fece Donnie allibito.
- E perché mai dovremmo? - chiese Jake, riprendendosi almeno un po'.
- Oh andiamo, possibile che non ci siate ancora arrivati? - sbuffò Karmilla, per poi riprendere a parlare come si stesse rivolgendo ad un branco di ritardati – Pinguino, Scarafaggio, Tigre. Direi che non ci sono dubbi sul motivo -
- Cioè perché siamo tre animali dovremmo allearci? - cercò di capire Tiger.
- Mi pare ovvio – rispose Karmilla – E secondariamente ho pure visto che le nostre abilità si completano a vicenda -
La giovane aveva infatti osservato che tanto Donnie era forte ma poco agile, tanto Jake era veloce , con poca forza  ma con molto ingegno. Quanto a Tiger, lo vedeva piuttosto sicuro di sé tanto da credere che sapesse realmente fare qualcosa.
Wayne rise: - E' talmente assurdo che ci sto – poi si rivolse agli altri due – Cosa dicono Pinguino e Scarafaggio? - chiese divertito. In confronto alla sua Tigre, gli altri due animali erano niente.
Jake e Donnie fecero lo stesso ragionamento: non avevano ancora alleati, avevano bisogno di qualcuno che coprisse loro le spalle, la strana ragazza aveva probabilmente già deciso per loro ed entrambi avrebbero potuto tenere d'occhio Tiger. Perciò annuirono più o meno convinti.
- Anche se non era una domanda – iniziò Karmilla, togliendo dei residui di cenere dalla divisa di Jake – Mi fa piacere che vi siate convinti -
- Scusa un attimo – iniziò Donnie – ma tu cosa c'entreresti con... gli animalisti? -
Karmilla sorrise in una maniera inquietante: - Io sono il Cavallo. Attenti, perché scalcio -



Sognare casa vivendo un incubo


Esmeralda Dickens aveva dovuto abbandonare la postazione di sopravvivenza per cause di forza maggiore dovute all'improvvisa piromania di alcuni soggetti, e si era trasferita nella sezione dei coltelli; la ragazza dell'11 non aveva mai veramente padroneggiato alcuna arma, visto che il suo Distretto non era esattamente uno fra i più violenti di Panem. Esmeralda sapeva riconoscere erbe di tutti i tipi – ne aveva imparati molti altri durante quei giorni di Addestramento -, sapeva realizzare piccole trappole per animali, sapeva accendere un fuoco. Ma non avrebbe saputo come uccidere un altro essere umano e, sinceramente, non sapeva se ci sarebbe mai riuscita.
L'istinto di sopravvivenza però trasforma le persone, e visto che prevenire è meglio che curare, Esmeralda aveva deciso di imparare a maneggiare più o meno decentemente almeno un'arma; escluse spade e lance – troppo difficili da usare in pochi giorni – si era buttata su coltelli e cerbottane, scoprendo di avere una mira discreta. Soprattutto queste ultime potevano rivelarsi una buona soluzione: era più probabile trovarle in uno zainetto lontano dalla Cornucopia, o comunque avrebbe potuto fabbricarsene una, e realizzare dardi avvelenati con piante trovate in giro sembrava fattibile come idea. Comunque sia, anche i coltelli non erano male, e provare non costava nulla.
Esmeralda colpì con uno di essi un manichino sulla gamba, posto a poca distanza da lei; non era il suo massimo, ma si era distratta guardandosi intorno: osservando la vasta gamma di tributi, sperava di farsi venire un'illuminazione su cosa avrebbe fatto nell'Arena, o meglio, chi avrebbe potuto avere come alleati. Vide i due ragazzi del 6 deridere gli altri tributi, quattro di vari Distretti intenti a confabulare; vide lo strano ragazzo dell'8 inseguire la tizia del 7 saltellando e parlando continuamente, e vide quelli del 4 chiacchierare animatamente.
No, non avrebbe avuto alleati. Non perché non ne volesse, ma perché aveva capito che affezionarsi troppo a qualcuno le avrebbe impedito di ucciderlo, e quindi le avrebbe garantito il ritorno a casa. In una bara.
Esmeralda tornò a concentrarsi sul lancio del coltelli: sapeva che sarebbe stata durissima sopravvivere da sola nell'Arena, ma contava sul fatto di potersi nascondere e di sfruttare ogni situazione a suo vantaggio; si sa che da soli ci si muove meglio. Doveva dare il massimo, o non avrebbe mai più rivisto il proprio Distretto.



Esasperanti stilisti mancati


Hope Dianna Anderson avrebbe tanto voluto allenarsi indisturbata e in tranquillità da sola, magari cercando anche di non dare troppo nell'occhio – anche se non era una cosa così impossibile; ma qualcuno aveva già deciso che così non avrebbe potuto andare.
- Smettila di seguirmi! - esclamò per l'ennesima Hope esasperata, girandosi di scatto verso un ragazzo che si bloccò di colpo per non venirle addosso.
- Non posso! La mia mente e il mio corpo si rifiutano di concepire e assistere ancora ad uno scempio del genere! -
Lysandre Laxfer assunse toni esageratamente melodrammatici, mentre scrutava Hope intensamente.
- Non capisco ancora quale sia il problema! - continuò lei.
- Questi sono un problema – Lysandre le toccò i capelli castani spettinati – Queste sono il problema – le sfiorò poco sotto gli occhi dove erano bene in vista due profonde occhiaie – Questo è il problema! - e indicò tutta la figura della giovane -
- Che cos'ho che non va? -
- Ma niente, proprio niente! Anzi, la materia prima è pregiata – si lisciò il mento lui – Il problema è come la tratti! Durante la sfilata eri un gioiello, come dovrebbe essere, e ora... Ora ti trovo così poco curata... Per niente valorizzata insomma! -
Hope era allibita: come pretendeva quel tizio di venire a farle la predica sull'aspetto quando erano lì per imparare qualcosa di utile al massacro che sarebbe avvenuto di lì a poco? Era suonato, senza dubbio. Oltretutto era troppo esuberante, troppo entusiasta e troppo diretto
- L'aspetto non è una delle mie priorità in questo momento... -
Lei doveva allenarsi, era troppo imbranata con le armi, doveva migliorare nel poco tempo che le rimaneva... E invece si trovava incastrata con quello stilista mancato.
Lysandre si spiaccicò una mano sulla faccia: - Ah! Sei tale e quale ad una mia amica al Distretto! Siete entrambe belle ma non vi valorizzate, e in questo modo mi obbligate ad intervenire – riprese serio, fin troppo; la prese per le spalle e la guardò dritta negli occhi – Ascoltami bene: dovrai far colpo sul pubblico per sperare di cavartela, e per farlo dovrai risplendere, non chiuderti a riccio! -
- Da quando sei diventato il mio mentore? - chiese ironica lei.
- Da adesso, ma chiamami pure Maestro, mia piccola Allieva – trillò Lysandre battendole affettuosamente la mano sulla testa – Da questo momento seguirai alla lettera i miei fantastici consigli -
- Ma chi ti ha chiesto niente! -
- In alcuni casi non serve chiedere – sorrise il ragazzo – Se diventerai abbastanza brava, potrei anche decidere di farti toccare Sciarpi – sentenziò, accarezzando la fedele sciarpa intorno al collo.
- Non vedo l'ora... - sospirò Hope. Aveva purtroppo capito che non ci sarebbe stato niente da fare con quel Lysandre.



Fare alleanze è un po' come fare affari, ci vuole astuzia


Adele MacMair finalmente era riuscita ad occupare la postazione di tiro con l'arco, e in quel momento aveva centrato dritto nel cuore il suo nono manichino; sospirò guardando la freccia a qualche decina di metri di distanza: l'arco era la sua arma preferita, lo padroneggiava alla grande e sarebbe stata letale con lui... Ma di archi ce n'era solo uno, dentro la Cornucopia che sarebbe stata presa d'assalto dai Favoriti; lei aveva rifiutato di unirsi a loro, un po' perché non glielo avevano chiesto – ritenendola una palla al piede probabilmente –, un po' perché avrebbe preferito dormire con qualcuno che le guardasse veramente le spalle, e che non l'avrebbe pugnalata nel sonno. In fondo non c'era solo la sua vita in gioco. Ma si fidava ciecamente del suo compagno, anche se a intermittenza la assaliva il pensiero che non potevano tornare entrambi a casa, almeno, non vivi.
Dilan Hedlund non si era separato da lei nemmeno per un secondo; in quel momento le stava passando le frecce facendo qualche commento sui suoi ottimi tiri, ma con la testa era altrove: pensava al Distretto, al suo incontro con Vidal che finalmente gli aveva chiesto scusa – beh, più o meno -, pensava al bacio con Alessa, arrivato troppo tardi, pensava a Manuel che aveva salvato e a Seth che probabilmente stava salvando adesso. Sì perché proteggendo Adele avrebbe evitato al suo compagno un dolore peggiore della morte; anche se in quel momento le persone che stava aiutando erano due: la ragazza, e il bambino che portava in grembo.
Dilan sospirò: Adele gli aveva confessato di non aver detto ancora niente a Seth, e arrivati a quel punto dubitava che potesse farglielo sapere per vie che non fossero traverse... O la Capitale l'avrebbe scoperto da sé a causa dei cambiamenti nel corpo della ragazza, oppure avrebbe dovuto essere lei stessa a rivelarlo.
- Sto bene – rispose la giovane ad un'occhiata eloquente di Dilan, scagliando l'ennesima freccia; in realtà dei dolori che ormai conosceva bene, avevano ricominciato a darle delle noie, ma ormai era abituata a sopportare; in più non poteva farsi vedere debole, - Quando sarò stanca riposerò -
Dilan non era sicuro che la compagna avrebbe sul serio ascoltato il suo stesso consiglio, ma sospirò, sapendo che era praticamente impossibile farle ammettere di avere qualcosa che non andava.
Quanto a lui, aveva deciso di non pensare a quello che avrebbe potuto accadergli una volta entrato nell'arena: in circostanze simili, quando il proprio futuro e la propria vita dipendono da altri, meglio vivere secondo per secondo, senza programmare un ipotetico futuro remoto. E poi doveva ammetterlo: nonostante si fosse assunto spontaneamente il ruolo di "difensore di fanciulle incinte", aveva paura di morire. Ma sarebbe andato avanti lo stesso, anche perché era la sola scelta possibile che gli si presentava dinnanzi. Meglio pensare una cosa per volta quindi, a cominciare dall'intervista in cui farsi benvolere, ma soprattutto dalla Cornucopia e dal Bagno di Sangue iniziale: sarebbe riuscito a portare lui, Adele e il bambino in salvo con le loro sole forze?
Poco lontano dai due tributi del Distretto 4, qualcun altro stava facendo le stesse considerazioni.
Ares aveva osservato a lungo i vari tributi presenti in quell'edizione, e durante il viaggio in treno e in camera ne aveva studiato le Mietiture, cercando dei possibili alleati da utilizzare. Scartati i Favoriti – che comunque quell'anno provenivano dai Distretti più vari e assurdi – si era concentrato sugli altri, rimanendo assolutamente affascinato da Karmilla Loshad, la ragazza del Distretto 9; ma lei purtroppo aveva già trovato "compagnia", e lui non ci teneva proprio a fare parte di quel branco di animali. Esclusi anche i due del 6 – troppo strani e imprevedibili -, i due del 2 – anormali è dir poco -, e comunque quasi tutti i Distretti bassi, Ares aveva adocchiato infine i tributi del 4.
Con la sola osservazione e deduzione, Ares aveva potuto cogliere diversi aspetti dei due ragazzi: lei era incinta, questo era poco ma sicuro, probabilmente di quattro mesi o meno dato che la pancia non era ancora cresciuta troppo; il giovane calcolatore aveva potuto intuirlo dai fianchi della ragazza, dai gesti durante la Mietitura e dai suoi movimenti molto cauti in allenamento. Ciononostante, si vedeva benissimo che era stata addestrata per essere una macchina da guerra, lo si notava da come impugnava l'arco e dal suo atteggiamento determinato, per cui poteva rivelarsi una valida alleata – o meglio, un valido scudo.
Per quanto riguardava il ragazzo, Dilan non aveva dubbi sulla sua preparazione: era nipote di una Vincitrice, aveva il fisico forgiato dall'addestramento; in più aveva notato il modo in cui si era destreggiato poco prima nel lancio dei coltelli: non aveva mancato un punto vitale del manichino, ma il suo sguardo era assente, quasi stesse pensando ad altro... Se tirava così quando non era concentrato, figuriamoci quando lo era.
Ares ghignò: aveva trovato i suoi alleati. Si avvicinò, assumendo l'aria più disponibile e innocente che poteva: - Distretto 4 – salutò educatamente, lasciando però trapelare una nota di superiorità.
Adele interruppe il suo allenamento e guardò il nuovo arrivato alzando un sopracciglio; Dilan invece si fece cupo e subito sulla difensiva, e questo non sfuggì ad Ares: - Cosa vuoi Distretto 3? - gli rispose a tono Adele.
- Proporvi un affare – andò subito al sodo l'altro; in fondo allearsi era un po' come occuparsi di trattative – un'alleanza nello specifico -
Adele guardò basita Dilan: - Perché dovremmo accettare? -
- Perché vi farebbe comodo avere un'alleato in più che vi guardi le spalle nell'arena -
- E scommetto che la stessa cosa vale per te – disse Dilan, parlando per la prima volta; non si fidava di Ares, proprio no.
- Naturalmente – annuì l'altro – Pertanto sarebbe controproducente se vi tradissi uccidendovi subito, se è quello che state pensando; andrebbe contro il mio tornaconto, non trovate? -
Adele rifletté: in fondo non aveva tutti i torti, una persona in più non poteva che far comodo, e per Ares, essendo solo, sarebbe stato controproducente ammazzare subito i suoi alleati e proseguire l'arena da solo.
- Tu sai quello che sappiamo fare noi – iniziò Dilan all'improvviso – ma tu... cosa ci offri? -
Ares sorrise serafico, e si indicò la testa con l'indice della mano sinistra: - Vi offro la mia intelligenza, e prima che me lo chiediate, ve ne darò una dimostrazione: solo osservando, sono sicuro che tu sia incinta di circa quattro mesi, e che lui si sia offerto volontario sia per salvare il suo amico, probabilmente legato alla ragazza che lui stesso ama, sia per proteggere la ragazza e il figlio di un altro suo compagno -
Adele sbatté più volte le palpebre, assumendo un'aria molto sorpresa: - ... D'accordo, sei intelligente, ma cos'altro? -
In tutta risposta Ares le prese l'arco dalle mani, incoccò una freccia e colpì la testa di un manichino abbastanza lontano; se la cavava meglio con la balestra, ma gli era andata bene lo stesso.
- Vi conviene avermi come alleato – sorrise ancora lui.
Adele guardò il compagno: - ... Va bene, alleati – disse lui, stringendo la mano di Ares.
Dilan aveva calcolato che anche se l'altro avesse giocato sporco, si sarebbe ritrovato in una lotta due contro uno, e data la sua apparente genialità, avrebbe dovuto capire di essere in pericolosa inferiorità numerica.
Ares ricambiò la stretta: - Non ve ne pentirete – disse, sul volto l'ombra di un malvagio sorriso. Il piano aveva funzionato.



Consigli, alleanze e doppie punte


Elia Klein gironzolava ormai da molto per il Centro Addestramento senza aver ancora fatto niente di concreto, limitandosi ad osservare gli altri tributi e a commentare il loro operato, abbastanza forte da essere sentito; come quando passando vicino a Marvel che aveva appena mancato per la prima e unica volta il bersaglio, aveva commentato con un “E adesso quel tributo ti avrebbe staccato la testa. Complimenti Favorito”, sottolineando l'ultima parola e beccandosi ingiurie e insulti da parte del ragazzo dell'1.
Non aveva molte intenzioni di allenarsi: contava sulle sue abilità apprese all'Accademia, e voleva crearsi un vantaggio con gli altri tributi, anche se era difficile credere che qualcuno proveniente dal secondo distretto fosse privo di allenamento... In realtà quell'anno, quest'affermazione era più che credibile se si osservava solamente il tributo femmina del Distretto 2.
Elia osservò Nirvana Kross dall'altra parte della sala prendere una cerbottana e iniziare a colpire un manichino in faccia con dei semplici sassi; si deve dire che non sbagliava un colpo, ma quell'arma era veramente ridicola rispetto alle letali balestre e archi.
Senza sapere il perché, il ragazzo iniziò ad attraversare la stanza, puntando Nirvana, se non che ad un tratto si fermò: aveva notato che gli Strateghi che osservavano l'allenamento, l'avevano indicato sghignazzando, o scuotendo la testa; evidentemente erano sia sorpresi che delusi da lui, perché probabilmente, vedendo Nirvana, avevano praticamente decretato che anche lui non sapesse fare niente.
Elia inarcò un sopracciglio e, cambiando direzione, si avviò verso la postazione dove si trovavano lance e spade; prese una di queste ultime e la lanciò un paio di volte in aria, come fosse leggerissima, soppesandola e annotandosi mentalmente le caratteristiche. Si voltò quindi verso un manichino poco distante e iniziò ad avvicinarglisi roteando la spada e fendendo l'aria; infine a poca distanza dal povero manichino, con uno scatto felino tranciò in un solo colpo la testa, che rotolò a terra inerte. Con la coda dell'occhio notò quei beoni degli Strateghi alcuni con la bocca spalancata, altri che annuivano soddisfatti, e ghignò, per poi dirigersi verso Nirvana.
La ragazza intanto aveva cambiato arma e si stava dedicando alla cerbottana, riscontrando lo stesso successo che con la fionda; aveva una buonissima mira e intendeva sfruttarla.
- Almeno quello... - sussurrò fra sé e sé Nirvana.
Sapeva di non avere le potenzialità necessarie per farcela: non voleva uccidere altri esseri umani, e già questo le procurava un biglietto di sola andata per la tomba; ma non era intenzionata ad arrendersi senza lottare, pertanto era decisa a sfruttare ogni appiglio che le si presentava. Si era già allenata nell'arrampicata, confermando di essere molto agile, e in quel momento aveva segnato anche la mira nella lista dei suoi punti di forza.
Per quanto riguardava gli alleati, Nirvana non sarebbe riuscita a farsene a causa del suo carattere timidissimo, ed era sicura che nessuno l'avrebbe avvicinata...
- Con quelle non ucciderai proprio nessuno -
Nirvana praticamente sobbalzò trattenendo il respiro per poi girarsi: Elia, il suo compagno di Distretto con cui aveva scambiato sì e no qualche parola, era di fronte a lei e la squadrava con sguardo calcolatore e freddo; avvampò, come tutte le volte che qualcuno le rivolgeva la parola.
- Cosa vuole da me? - sussurrò Nirvana per poi tapparsi subito la bocca, accortasi di aver espresso quello che avrebbe dovuto solo pensare.
Elia la guardò perplesso: - Ti ho solo dato un consiglio – disse – Con quelle e basta non ucciderai nessuno. A meno che non utilizzi dei dardi avvelenati, il che potrebbe essere un'idea -
Nirvana abbassò lo sguardo imbarazzata: - Non voglio uccidere... - mormorò.
- Dovrai farlo – rispose semplicemente Elia; non le aveva neanche domandato perché si fosse offerta, se non era capace di porre fine ad una vita.
- Perché mi parli? - chiese lei sempre a bassa voce.
- Perché penso che tu sia migliore di quegli altri laggiù – disse Elia indicando alle sue spalle Favoriti e Favoriti abusivi che si allenavano e deridevano i tributi più imbranati.
Nirvana sorrise imbarazzata: - Beh... Ma gli Hunger Games non si vincono in qualità di “tributo più simpatico”... -
- Allora, per iniziare, sarà meglio che ti trovi dei validi alleati, giusto? - commentò Elia indifferente, girando attorno a Nirvana e prendendo una delle cerbottane – Sì, i dardi velenosi dovrebbero andare bene -
Non sapeva il motivo per il quale aveva praticamente chiesto a Nirvana un'alleanza; certo era che non si sarebbe mai messo con i Favoriti, ma perché proprio con lei? Forse perché sentiva il bisogno e desiderio di proteggerla, vedendola così indifesa, altrimenti non riusciva a spiegarsi come...
- OmioDioun'altraoscenità! -
I pensieri di Elia vennero interrotti da un'esclamazione improvvisa; il ragazzo si girò per ritrovarsi faccia a faccia con il tributo del Distretto 8 e la sua espressione semi sconvolta.
- Sul serio ragazze, volete uccidermi prima dell'arena per caso? - chiese retoricamente Lysandre, avvicinandosi a Nirvana che arretrò d'istinto – No perché ci state riuscendo benissimo! Ma guarda questi poveri capelli! - continuò, prendendo fra le dita i capelli scompigliati di Nirvana, ottenendo l'effetto di allontanare ancora di più la ragazza.
Dietro a Lysandre, Hope sospirò alzando gli occhi al cielo: il ragazzo aveva trovato un'altra vittima da torturare.
Elia intanto lo guardò tagliente: - Hai qualche problema? - chiese freddo.
 - Il mio problema sono questi! - disse Lysandre indicando sia i capelli di Hope che quelli di Nirvana – Non sono per niente curati, e io soffro nel vedere una cosa del genere – poi si avvicinò sorridendo a Elia – I tuoi invece sono perfetti! Ragazze, prendete esempio dal carino qui  - e fece per toccare i capelli dorati raccolti in una coda di Elia.
Il ragazzo si schivò in fretta: - Ehi ehi, chi ti ha dato il permesso di toccarli? - chiese alterato; i suoi capelli erano sacri – E poi chi sarebbe il “carino”? -
Lysandre sorrise serafico: - Finalmente qualcuno che tiene al suo aspetto ed è curato quasi quanto me. Quasi –
Il tributo del Distretto 8 iniziò a girargli attorno scrutandolo con aria da intenditore: - Il “carino” saresti tu, carino, anche se cambierei un paio di cosette... Per esempio il portamento... Inoltre devi eliminare quelle brutte doppie punte... -
- Non osare, a meno che tu non voglia trovarti con una mano in meno. E poi io non ho le doppie punte! - se c'era una cosa a cui Elia era particolarmente attento, quelli erano i suoi capelli.
- Tanto ne ho due – rispose Lysandre, senza far sparire il sorriso dal viso – E sì che le hai, guarda che roba! Mi dispiace dirtelo, raggio di sole, ma qui ci vuole una bella spuntatina... Te la faccio io gratuitamente - e non era una domanda.
Hope si avvicinò a Nirvana: - Non dargli retta, è fissato con l'aspetto e la “valorizzazione” -
La ragazza annuì e non parlò, ma non si allontanò da lei; forse perché non le faceva così paura, o forse perché sentiva che pure Hope era timida quanto lei... Fatto sta che le due giovani osservarono per dieci minuti buoni Elia e Lysandre battibeccare sul “perché Elia avrebbe dovuto fidarsi e farsi tagliare i capelli da Lysandre”.
- Ehi – gli disse Elia ad un certo punto e sottovoce – Guarda che ci sono quelli che ti guardano e ti  sfottono – continuò, alludendo a Dennis e Marvel dietro alle spalle di Lys, che lo guardavano e ridevano.
Lysandre sorrise, si girò e guardando i due, mandò un bacio volante verso di loro; i due tributi sbiancarono e si allontanarono con la faccia schifata.
Il ragazzo dell'8 si girò verso i compagni – che lo guardavano allibiti – e si rivolse a loro tranquillamente: - Favoriti: 0, Lysandre e Sciarpi: 1 -
Nirvana sorrise rilassata: in fondo le cose potevano andare meglio di quanto si era aspettata.







NDA di darky e Keily

Zumpappà zumpappà zumpappappà, questo è il valzer del moooooscerinooooo! *la Keily che sclera dopo aver perso le solite ore a impostare il capitolo e a causa della verifica di fisica di domani*
LOL No, ok, siamo serie uWu Ci scusiamo per il ritardo abnorme nella pubblicazione dell'Addestramento, ma come si suol dire, "meglio tardi che mai", no? *schiva una cassetta intera di pomodori*
Ah-ehm, dunque! Speriamo di aver scritto al meglio tutto, e non preoccupatevi se alcune alleanze non si sono completamente formate: c'è stato un problema organizzativo, ma nell'arena si metterà tutto a posto (sì certo, più o meno XD)
Il prossimo capitolo dovrebbe essere quello delle interviste, nel quale verranno incorporati commenti sulle sezioni private; abbiate fede che entro il prossimo secolo lo vedrete <3
La prima metà del capitolo è gentilmente offerta da darky, mentre la seconda da Keily.
A presto (si spera XD) <3
  
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