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Autore: lithium    10/11/2013    2 recensioni
Fergus Finnigan non può credere alle sue orecchie quando, fresco diplomato dell'Accademia degli Auror, gli viene offerta la posizione di Assistente Personale Temporaneo del Capitano Ronald Weasley. Si imbarcherà in un'avventura roccambolesca, fatta di appunti indecifrabili, auror gelosi, incidenti di percorso e un cattivissimo mago oscuro. E chissà se lungo la strada non troverà anche il tempo per innamorarsi.
Dal primo capitolo: "“Ehi, su, su, ora non fare quella faccia! Dannazione, Hermione mi ha detto un milione di volte che devo essere meno severo con le reclute. Non dirai a nessuno che ti ho spaventato, vero?” Chiese il Capitano, passando in venti secondi netti da minaccioso e terrorizzante all’uomo più sorridente ed accomodante che Fergus avesse mai visto.
Scosse la testa “Nossignore, Signore.”
“Bravo ragazzo! Ci intenderemo alla grande io e te! Certo non hai le gambe che aveva Annette, ma non si può avere tutto. E poi, ripensandoci, credo che siano state proprio le gambe di Annette a causarle quest’increscioso incidente dei gemelli…” disse Ron, pensieroso.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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Ok giovani lettori, ci siamo. Ecco il capitolone con la battaglia finale. Spero non mi odierete dopo averlo letto e per come l’ho concluso, ma c’è ancora spazio per un capitolo ed un epilogo prima di dire addio a questa storia. A settimana prossima. Forse. Se riesco. L.

 

CAPITOLO XVIII

SHOWDOWN – SECONDA PARTE

 

Per un attimo il rumore della musica sinfonica che attorniava il gruppo di Auror pronti al combattimento si fece così roboante da diventare insopportabile, poi, prima che i presenti potessero reagire la melodia creata dalla Serva si trasformò in un’enorme onda sonica. L’impatto dell’enorme potenziale creato dalla magia pura si scaricò in tutta la sua potenza contro le tre pareti restanti della sala, simile alla deflagrazione provocata da mille incanti Bombarda Maxima.

L’urlo di Percy Weasley che fino ad un attimo prima aveva minacciato di competere alla pari con il frastuono dell’orchestra immaginaria creata dalla sua ragazza fu sovrastato dal rumore dei calcinacci e delle pareti che venivano catapultati in ogni direzione. L’ufficio degli Auror dove i combattenti stavano radunati trasformato in un enorme deposito di detriti e macerie.

Thabatha Goldielocks se ne stava in ginocchio. Il luogo dove fino a pochi secondi prima Fergus aveva atteso l’attacco di Diodora accanto a lei vacante. La bacchetta ancora in pugno la giovane donna fissava con un’aria quasi affascinata l’enorme scheggia di vetro che le attraversava da parte a parte il braccio. La scrivania sulla quale aveva speso ore ed ore nei giorni precedenti alla ricerca di un indizio per fermare la Mackenzie si era disintegrata in mille frammenti i quali erano stati scagliati come grandi frecce per la stanza.

Era strano. Non faceva male come si sarebbe aspettata. Guardando il palmo della mano che impugnava la bacchetta, Thabatha mosse piano le dita.

 Il sottile lamento di un animale ferito attirò l’attenzione dell’Auror. Curiosa si guardò intorno cercando la fonte di quel suono.

Era strano. Sembrava non ci fosse nessuno vicino a lei, eppure quel gemito di dolore sembrava provenire dalle sue immediate vicinanze. Non c’era nessun altro suono, la musica era cessata ed il silenzio che risuonava nelle sue orecchie, insieme a quel lamento disperato era straziante.

** * **

Fergus si sollevò piano da terra. Aveva battuto la testa contro qualcosa di solido. Il pavimento forse. Il sangue gli colava lungo il lato destro del viso copioso. Non era niente di preoccupante: nei corsi all’Accademia Fergus aveva imparato che i tagli alle sopracciglia sanguinano molto perché si tratta di una zona molto capillarizzata. Doveva solo cercare di tenere il sangue lontano dagli occhi e raggiungere gli altri.

Il Capitano Weasley era stato molto chiaro, il suo compito era, oltre a quello di combattere, quello di occuparsi di coloro che si fossero feriti durante la battaglia e sicuramente l’esplosione che l’aveva sbalzato lontano dal luogo in cui si trovava prima, aveva un grande potenziale offensivo.

Sbirciando oltre i detriti dietro i quali era finito, Fergus cominciò a camminare piano, bacchetta in pugno, cercando di individuare dove fossero finiti gli altri e dove si trovassero Audrey e Diodora. Il caos attorno a lui era enorme. Quella dannata musica che aveva dato luogo alla deflagrazione si era per un attimo attenuata, ma ora stava riprendendo vigore come se si preparasse a creare una nuova onda distruttiva. Poteva sentire le voci dei suoi compagni gridare ordini ed incantesimi. La voce di Ron più forte di tutte le altre, intervallata a quella del Capitano Potter.

Scavalcando un mucchio di pezzi di vetro e calcinacci, Fergus notò Rednails brandire la sua bacchetta in un movimento complesso sollevando la trave che gli ostruiva il passaggio. Sembrava che al di là di qualche contusione e livido, il grosso Auror stesse bene.

“Tutto ok, Hector?” Strillò.

“Non c’è male. Non so cosa fosse quella dannata cosa, ma dobbiamo impedire che si ripeta.” Gridò lui di rimando. “Per fortuna il campo di forza intorno al manufatto ha retto.”

Fergus sorrise nonostante la situazione. Non aveva dubbio che l’avrebbe fatto. Thabatha aveva studiato come una pazza per trovare quell’incantesimo e mai avrebbe lasciato nulla al caso. Lei era così metodica e brillante.

Proprio mentre finiva di formulare questo pensiero, un suono disperato richiamò l’attenzione dei due Auror. Prima che Fergus potesse accorgersi cosa fosse, la voce di Hector Rednails gli gelò il sangue nella vene.

“Per Merlino, Goldielocks.” Lo sentì mormorare prima di correre a gran velocità verso la figura in ginocchio.

In un attimo tutti i timori che avevano tormentato Fergus prima della battaglia gli si scagliarono addosso mentre imitava l’auror di colore, raggiungendo Thabatha.

Gli enormi occhi della ragazza si fissarono su di lui quasi non lo vedessero. Aveva un’espressione assente come trasecolata e continuava a emettere quel suono a metà tra un lamento ed un singhiozzo come se non se ne accorgesse. La pozza di sangue ai suoi piedi era di una dimensione tale da far preoccupare tremendamente Fergus. La scheggia di vetro che le trapassava l'arto, sembrava essersi incastrata nell’articolazione tra la spalla ed il braccio, rendendola incapace di muoverlo dal polso in su.

“Thabatha, non preoccuparti, tesoro. Lasciami fare.” Lei continuò a guardarlo con espressione assente.

“Hector, per l’amor del cielo, aiutami. Dobbiamo levarlo, prima di poter curare la ferita.”

Sussurrò.

L’Auror lo guardò spaventato. “Ma se è il pezzo di vetro ad arrestare un po’ l’emorragia, cosa accadrà se lo sfileremo?”

Fergus scosse la testa, non voleva nemmeno pensarci, ma non poteva aspettare la quantità di sangue che la giovane Auror aveva già perduto era già sufficientemente preoccupante.

** * **

Harry Potter guardò l’uomo dai capelli rossi che combatteva accanto a lui. Già una volta aveva visto Percy lottare con quell’espressione di completa devastante disperazione stampata sul volto ed oggi come allora il terzogenito Weasley combatteva a testa bassa, la muta determinazione di un uomo senza più nulla da perdere stampato in volto.

Dopo la violenta deflagrazione iniziale, Diodora sembrava aver deciso di concedere alla sua Serva il tempo di ricaricare tutte le sue forze, limitandosi a sferrare incantesimi offensivi standard.

La Mackenzie era un’ottima combattente. Fredda e spietata e nonostante il suo esercito fosse formato solo da lei e da Audrey, la strega stava lottando valorosamente con gran parte dei migliori Auror che Harry avesse mai conosciuto.

Balzando indietro per schivare un incanto Expulso indirizzato verso di lui, il Capitano Auror guardò preoccupato il campo di forza che, alle sue spalle, proteggeva il manufatto sequestrato a Dioscurus Mackenzie tanto tempo prima. La superficie dello stesso scintillava di tanto in tanto, segno che la magia protettiva che lo racchiudeva si stava rapidamente attenuando contro i continui assalti ed incantesimi che Diodora ed Audrey gli indirizzavano, quando non cercavano di colpire gli auror.

“Percy, il campo di forza sta per cedere dobbiamo rinforzarlo.”

L’uomo scagliò un incanto Confringo verso Diodora. Sebbene la minaccia più letale fosse costituita da Audrey sembrava che nessuno degli auror, senza che alcuno di loro avesse verbalizzato il concetto, tentassero di colpirla. Benché al momento la donna costituisse un accerrimo nemico tutti erano consapevoli che lei agiva come uno strumento della criminale e contro la sua volontà e cercavano in ogni modo di evitare di ferirla.

“Presto, Harry, coprimi. Devo rinforzare l’incantesimo. Non possiamo permetterle di prenderlo.”

Harry annuì. “Seymour, Smith da questa parte. Quiiiiii! Presto!”

I due uomini corsero a tutta velocità verso il Capitano Potter. “Ci serve qualcosa che distragga la Mackenzie per un po’. Dobbiamo proteggere il manufatto meglio. Al mio tre, tutti insieme Aqua Eructo.”

Il grande getto d’acqua creato dalle bacchette dei tre auror si attorcigliò in un enorme gorgo schiumante prima di formare un arco lungo quello che una volta era il soffitto dell’ufficio degli Auror dirigendosi verso il brandello di parete sul quale stavano Diodora ed Audrey.

Colpita in pieno, Diodora perse leggermente l’equilibrio, scivolando in avanti, prima di riprendersi, piroettando in una sorta di salto mortale al rallentatore verso il pavimento. La bacchetta che descriveva nell’aria lo stesso movimento del suo corpo.

In quello stesso momento Harry sentì Seymour mormorare “Oh Merlino Capitano. Audrey, ho sentito la voce di Audrey dirmi quasi.”

Harry si girò lentamente verso l’auror biondo. “Che vuol dire?”

“Non ne ho idea.”

“Ok, Duncan, continua a …” Qualunque fosse il concetto che Harry Potter voleva esprimere le sue parole furono troncate da un'esplosione a pochi passi da lui.

** * **

Concentrandosi al massimo delle sue possibilità Percy cercò di rinforzare il più possibile il campo di forza intorno al manufatto.

Si sentiva come avvolto in una grossa nuvola di nebbia e disperazione dove esisteva solo l’istante immediatamente successivo. L’aver visto che Diodora si era servita di Audrey per mettere in atto il suo diabolico piano l’aveva privato di ogni speranza. Combatteva come un condannato a morte. Comunque fosse andata, comunque la battaglia si fosse conclusa, Percy avrebbe perso tutto.

Per poter sconfiggere Diodora era necessario privarla della sua arma e, malgrado, sinora gli Auror avessero cercato di evitarlo era evidente che per farlo prima o poi avrebbero dovuto scagliarsi contro Audrey. Il procuratore Weasley era un uomo di logica e razionalità e questa era la soluzione logica e razionale per quanto fosse la più sgradita verità che egli si fosse mai trovato di fronte.

Avrebbe combattuto sino alla morte. Se Diodora avesse raggiunto il suo obiettivo l’avrebbe fatto camminando sul cadavere di Percival Ignatius Weasley.

** * **

Ron si guardò intorno. La battaglia si stava mettendo sempre peggio. L’ufficio degli Auror era ormai un cumulo di macerie e non vi era più che una manciata di uomini per proteggere il manufatto DM-5.9.666.

Hermione e Neville si trovavano a pochi passi da lui. Dopo il momento di assoluto terrore che aveva provato quando li aveva persi di vista a seguito dell’esplosione iniziale, l’uomo si era assicurato di non allontanarsi mai da loro.

Come c’era da aspettarsi sua moglie e l’amico Grifondoro, sebbene fossero civili, stavano combattendo come i suoi uomini senza esclusione di colpi.

Hermione letale con la bacchetta come lo era sempre stata sin da ragazzina quando era stato necessario combattere con i più perfidi dei maghi oscuri.

Improvvisamente un’esplosione particolarmente vicina a loro li fece girare di scatto.

“Oddio, Harry!!!!”

Prima di rendersi conto di ciò che stava accadendo pienamente, vide Hermione correre verso il loro migliore amico.

“Aspetta, Hermione.” Gridò, seguendola.

** * **

Fergus sentiva il cuore rimbombargli nelle orecchie. La bacchetta rischiava di scivolare nel palmo sudato della sua destra, ma sapeva di doversi concentrare al massimo.

Si trattava di Thabatha e non poteva in alcun modo sbagliare.

“Hector, tienila ferma per l’altra spalla, per favore.” L’enorme braccio dell’Auror più anziano si posò sulla spalla sana della giovane donna.

Respirando piano, Fergus cominciò a sfilare con tantissima accuratezza il frammento di vetro imprigionato all’interno del braccio di Thabatha. L’incantesimo che stava utilizzando per rimuoverlo era una magia standard che veniva comunemente utilizzata da tutte le madri per togliere pezzettini di vetro dalle braccia o dalle gambe dei loro bimbi in caso di incidente domestico.

Ciò che rendeva particolarmente complessa e pericolosa l’operazione che stava eseguendo era la dimensione del frammento di vetro conficcato nel braccio di Thabatha, la quantità di sangue che la ragazza aveva già perso e la presenza di grossi vani sanguinei in quella parte del corpo, che avrebbe potuto provocarle una tremenda emoraggia, una volta che il corpo contundente fosse rimosso.

Fergus fissò la scheggia di vetro, mentre la stessa si muoveva lentamente. Sapeva che l’operazione doveva essere particolarmente dolorosa per Thabatha, ma non si fidava di utilizzare altri incantesimi che attenuando la sua sofferenza avrebbero potuto farle perdere ancor più le forze.

Il corpo della giovane Auror cominciò a tremare in maniera preoccupante, nonostante Hector la tenesse saldamente. Sembrava che la ragazza stesse per avere le convulsioni. Doveva fare al più presto.

Muovendo la bacchetta più velocemente Fergus liberò il frammento dalla carne dell’auror Goldielocks. Immediatamente il sangue cominciò a zampillare dalla ferita.

“Per Merlino!!!”

“Fergus?” domandò preoccupato Rednails.

“E’ un’emorragia, devo far presto.”

Vulnus sanare!” Strillò forte, tremendamente impaurito. Non poteva permettere che Thabatha morisse. Era sempre più pallida, ma non poteva lasciarla andare, non con tutto quello che provava per lei. Stringendo i denti, l’auror continuò a ripetere l’incanto finché la ferita cominciò a rimarginarsi.

Thabatha che aveva mantenuto una parvenza di semicoscienza fino a quel momento si lasciò andare priva di sensi contro il corpo di Hector.

“Presto, Hector devi portarla in infermeria, ti prego. Io devo star qui ad assistere gli altri.”

“Tornerò al più presto, andrà tutto bene.” Lo rassicurò, l’auror dirigendosi con Thabatha tra le braccia verso quello che restava del corridoio dell’ufficio.

Respirando per cercar di calmarsi, Fergus si diresse a grande velocità verso il luogo in cui aveva sentito una grande esplosione. Sperava solo che nessuno fosse gravemente ferito, era già terrorizzato così com’era.

** * **

Seymour guardò il volto sofferente di Smith, qualche secondo prima aveva sussurrato ad Harry Potter delle parole di speranza ed ora gli occhi azzurri dell’uomo che era stato il più fidato compagno d’armi che avesse avuto lo fissavano privi di vita.

In uno slancio eroico, Smith si era gettato verso il corpo di Harry Potter nel momento in cui l’esplosione l’aveva investito ed il suo corpo aveva agito da scudo per quello del Bambino Sopravvissuto. Le ferite che aveva riportato erano state tanto gravi da ucciderlo sul colpo.

Harry lo guardò con gli occhi pieni di lacrime, sussurrando. “Tutto ok?”

Alcune schegge avevano colpito entrambi, ma a parte alcune ferite superficiali, sembravano stessero bene.

Seymour annuì incapace di parlare.

“Dobbiamo fermarla.” Urlò Harry, lanciando nuovamente un incantesimo all’indirizzo di Diodora.

** * **

Ron gridò a pieni polmoni, ma persa nella sua corsa disperata verso Harry, Hermione non si fermò. L’esplosione attorno a loro annebbiò la sua vista.

Quando il fumo si diradò, la donna non era più visibile.

“Neville!” chiamò Ron disperato. “Hermione? Non vedo più Hermione!”

Correndo accanto a lui, l’amico di infanzia cominciò a guardarsi in giro altrettanto convulso. “Non so dove sia, Ron.”

“Harry!”

Il Capitano Potter la bacchetta in pugno si girò verso il cognato. “Che c’è, Ron?”

Ai suoi piedi il corpo esanime dell’auror Smith, sembrava ricordare all’agitatissimo rosso quale fosse il pericolo che tutti stavano correndo.

“Non trovo più, Hermione!”

“Come??? Per Merlino!”

In quel momento tutti i presenti sentirono la voce di Audrey risuonare nell’aria. Il suo corpo stava divenendo luminoso in maniera quasi insopportabile alle spalle di Diodora. Le sue labbra erano completamente ferme.

“Date alla mia Padrona, ciò che è Suo e perirete rapidamente. Altrimenti affronterete la sua giusta ira!”

In quel momento tutto intorno a loro cominciò a tremare quasi che le parole della donna dovessero trovare conferma nei fatti.

Una voce stentorea quasi quanto quella di Audrey ed altrettanto agghiacciante si levò da dietro il gruppo di uomini.

“Mackenzie, non avrai mai quello che vuoi. Non importa cosa farai! Audrey, tesoro mio, ti amo. So che non sei tu, so che non vuoi farci del male.” Le lacrime solcavano il volto di Percy, ma la sua volontà era d’acciaio.

Sollevando l’incantesimo di protezione dal manufatto sequestrato da un colpo di bacchetta, l’uomo urlò “Vieni a prenderlo, se vuoi.”

Immediatamente sentirono la risata di Diodora eccheggiare nell’aria. “Stolti! Mia Serva prendilo, ora.”

Avanzando a lunghi passi misurati verso Percy, il corpo luminescente, mentre il terremoto che minacciava di farli cadere aumentava ad ogni passo, Audrey si fece strada verso il manufatto.

Gli incantesimi che infine gli auror e Neville erano costretti a scagliare verso di lei per fermarla, sembravano infrangersi contro una sorta di campo di forza che l’avvolgeva. Quando Ron fece per correre verso di lei per salvare il fratello venne scaraventato a terrà con una tale violenza che Fergus poté percepire lo scricchiolio di alcune delle sue costole che si fratturavano all’istante. Immediatamente il giovane corse incontro al suo Capitano per prestargli soccorso.

Lo spettacolo a cui stavano assistendo impotenti era il più tremendo che si potesse immaginare. Il volto di Audrey stravolto di sofferenza, le lacrime che le scorrevano copiose lungo il viso brillante come un piccolo sole, eppure il controllo di Diodora la faceva avanzare letale verso l’uomo che amava e il manufatto alle sue spalle.

Il suono della musica si fece di nuovo sempre più forte, tutto intorno la terra cominciò a tremare in modo tale da rendere quasi impossibile mantenersi in piedi.

Mancava poco più di qualche passo e tutto sarebbe finito.

Chiudendo gli occhi contro la luce che lo abbagliava, Percy mormorò “Ti amo, tesoro. Sempre.”

** * **

Sotto il Mantello dell’Invisibilità che Harry le aveva infilato in tasca poco prima di preparsi a combattere Hermione Granger-Weasley prese un grosso respiro e puntò la bacchetta direttamente alle ginocchia di Diodora Mackenzie, se avesse sbagliato tutto sarebbe finito. La sua famiglia sarebbe finita.

Il bimbo che portava in grembo non sarebbe mai nato.

Concentrandosi come mai prima di allora, Hermione scagliò un incantesimo volto a fratturare istantaneamente le rotule della perfida strega.

La donna emise un urlo furioso accasciandosi al suolo, la bacchetta che teneva tra le dita le scivolò dalla punta delle dita. Ebbe appena il tempo di vedere Harry correre verso la Mackenzie, mentre Ron scansando un disperato Fergus che cercava di fermarlo, zoppicava verso di lei, piegato in due dal dolore.

Gettando il mantello, ormai sicura che tutti l’avessero avvistata, Hermione partì a tutta velocità verso il cognato, parandosi di fronte al suo corpo proprio nel momento in cui Audrey faceva partire l’onda sonica che prima aveva sconvolto l’intero edificio, urlando “Protego”.

La stanza si riempì di un enorme bagliore ghiacciato, come mille incendi del più puro cristallo artico e, poi, tutto diventò buio nella testa di Hermione Granger – Weasley.

 

   
 
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