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Autore: yllel    10/11/2013    4 recensioni
Dal testo:
[“Non mi stai ascoltando!” esclama lui, quasi spazientito. Lei scuote la testa decisa, anche se e’ sempre piu’ spaventata da quello che sta sentendo.
“Invece si, ho capito. Ti serve un contatto” replica.
Lui la fissa intensamente negli occhi.
“No. Non mi serve un contatto. Mi serve un collegamento”]
E’ cosi che e’ cominciata e a volte e’ stato difficile.
Ma ora, e’ ancora piu’ difficile.
E forse non ne vale piu’ neanche la pena.
Il seguito di “Insicurezze”: Sherlock e Molly, un arrivo inaspettato e un nuovo caso.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il nuovo capitolo!!!
Odio essere ripetitiva ma in questo caso sono davvero felice di ringraziare per l’ennesima volta Efy, IrregolarediBakerStreet, kagura e martiachan per le loro ultime recensioni e naturalmente grazie a tutti quelli che stanno seguendo questa storia.
I cui personaggi continuano a non appartenermi... buona lettura!
 
OGNI SINGOLO ISTANTE
CAPITOLO 7
 

“Preferirei qualcosa di piu’ forte”
Emily guardo’ con aria perplessa e un po’ disgustata il caffe’ che Greg Lestrade le aveva posato davanti.
Lui alzo’ le spalle e si sedette di fronte a lei, cominciando a sorseggiare dalla propria tazza.
“Faccia come preferisce, ma sara’ difficile trovare qualcosa di piu’ forte nella caffetteria di un ospedale... e non per me, grazie. Non durante il mio turno di servizio. Mi spiace”
Emily gli fece un piccolo cenno con il capo e gli sorrise rassegnata, poi comincio’ a bere a sua volta.
“Perche’ mi ha portato qui, Ispettore? Voleva evitarmi di saltare al collo del Signor Holmes?”
Lestrade fece un mezzo sorriso.
“Credo che abbiamo tutti provato per un attimo questo spiacevole sentimento... ma sono convinto che ci fosse bisogno di lasciare spazio a Molly e Sherlock perche’ abbiano modo di parlare da soli, quando lei tornera’ nel laboratorio e lui sara’ li ad aspettarla. Perche’ sara’ cosi, mi creda.
Le spiegazioni possono attendere, non pensa? Anche se io l’ho gia’ detto, secondo me lei non e’ cosi stupita dall’evolversi degli eventi... o mi sono sbagliato?”
Emily annui’ graziosamente.
“Non si e’ sbagliato.”
Lestrade emise un fischio ammirato.
“Noi ci abbiamo messo un po’ a capirlo e lei e’ arrivata ieri... Wow. Mai pensato ad una carriera nella polizia?”
La donna fece un gesto con la mano.
“Per favore... ai miei tempi una donna in polizia era altrettanto strana quanto una donna medico. Si limitavano a far dirigere loro il traffico e avevano delle divise orribili. Se anche fossi stata tentata, non sarebbe stata una scelta difficile, mi creda”
Lestrade ridacchio’, poi torno’ a guardare la sua tazza di caffe’.
“Molly le aveva detto qualcosa?” chiese infine curioso.
Emily scosse la testa, lo sguardo improvvisamente corrucciato.
“No... non si e’ lasciata sfuggire nulla, non a parole, almeno. Che ragazza testarda...”
“Gia’... mi domando da chi possa aver preso” Lestrade ammicco’ e bevve un altro sorso.
 “Sta facendo dell’ironia, Ispettore?” chiese lei sorridendo, prima di fare un sospiro e continuare “No... E’ stato il signor Holmes”
A Lestrade ando’ quasi di traverso il caffe’.
“Che cosa? Sherlock glielo ha detto??” chiese stupito.
Emily roteo’ gli occhi e scosse la testa.
“Non direttamente, naturalmente. L’ho capito parlando con lui stamattina. Non le nascondero’ che la faccenda del matrimonio e’ stata una sorpresa anche per me, ma avevo gia’ indovinato che il loro rapporto non era una semplice avventura e questo e’ un vero peccato, il momento della rottura sarebbe stato meno difficile per Molly. In questo stesso istante, probabilmente, quei due stanno parlando e facendo un ulteriore passo in direzione di una separazione”
“Lei sembra sperarci” considero’ Lestrade, appoggiandosi allo schienale della sedia e  guardandola fissa.
Emily sostenne lo sguardo.
“E’ quello che ha osservato anche il signor Holmes... ma credo che sia per questo che lei mi ha portata qui, per capire da che parte sto”
“Si” ammise Lestrade con un cenno del capo “e quindi... da che parte sta?”
Lei fece un sospiro.
“Sa, quando il padre di Molly e’ morto ho pensato a lungo di proporle di venire con me, di viaggiare e lasciare la sua vecchia vita”
“E perche’ non l’ha fatto?”
“Perche’ lei e’ come sua madre. E’ fatta per una vita stabile... non ordinaria, badi bene... ma con delle sicurezze e dei punti fermi, in cui si possa sentire felice ed utile. Ho fatto l’errore di non capirlo con mia nipote, molti anni fa, e questo mi e’ costato anni di silenzi e incomprensioni e poi e’ stato troppo tardi. Non volevo fare lo stesso con Molly. E il signor Holmes non e’ in grado di assicurarle queste cose, ecco perche’ alla fine non funzionera’. Sono sicura che lui storcerebbe il naso e neanche a me fa piacere pensarlo, ma noi due ci somigliamo, siamo incapaci di dividerci fra cio’ che vogliamo fare e gli affetti a cui potremmo dare importanza... in un certo senso siamo troppo egoisti o troppo inadatti a portare avanti entrambe le cose contemporaneamente. O forse siamo troppo spaventati dai compromessi e dagli sforzi che ci vengono richiesti”
Lestrade alzo’ il sopracciglio in maniera interrogativa. Spaventato e Sherlock non erano due parole che di solito associava nella stessa frase.
Emily assunse un’espressione decisa.
“Capisco quando un uomo e’ spaventato, Ispettore. E lui lo e’... non sa come gestire questa situazione. Tutto cio’ in cui crede... tutto cio’ che e’, viene messo a dura prova da una serie di fattori su cui non riesce ad avere il controllo. Ha paura di perdere Molly e ne ha tutte le ragioni, basta guardare il suo comportamento di poco fa. Quando le cose non vanno come lui desidera, tutti gli altri diventano inutili e di peso, anche sua moglie.
Lestrade scosse il capo convinto.
“Sherlock avra’ anche un carattere... difficile, ma tiene a Molly. Non e’ neanche disposta a dargli il beneficio del dubbio?”
La donna fece una smorfia.
“Volere e potere non sono poi la stessa cosa, Ispettore. E non saro’ certo io quella che cerchera’ di mediare le cose. Ho intenzione di fare tutto quanto in mio potere perche’ mia nipote sia felice e sono convinta che possa succedere solo se si libera dell’influenza di Sherlock Holmes”
“Sono sposati.” Puntualizzo’ il poliziotto.
Emily strinse le labbra.
“I matrimoni si possono anche sciogliere, Ispettore”
Per un attimo al tavolo regno’ solo silenzio.
“Gli ha affidato il caso per allontanarlo da Londra?” chiese infine lui, ma Emily scosse subito la testa.
“No. Gli ho affidato il caso perche’ voglio scoprire cosa e’ successo e penso che lui possa farlo. Non ho nessun problema ad ammettere che e’ bravo nel suo lavoro”
Lestrade incrocio’ le braccia al petto e sul suo viso apparve un’espressione convinta.
“Sa... lui e’ mio amico. Si e’ buttato da un palazzo per proteggere la mia vita e quella del Dottor Watson e della Signora Hudson... si e’ finto morto e ha passato piu’ di un anno a distruggere ogni possibile minaccia, correndo chissa’ quali pericoli e vagando solo il cielo sa dove”
“Si e’ mai chiesto perche’ abbia chiesto aiuto a mia nipote?” chiese Emily a bruciapelo.
Lui sembro’ considerare per un po’ la risposta giusta.
“Perche’ si fidava di lei” concluse, ma Emily scosse di nuovo la testa.
“Perche’ lei non era nella lista dei suoi amici. Non lo e’ mai stata. Lui ha sempre fatto in modo che fosse cosi, con i suoi comportamenti, ma non ha esitato a chiederle di rischiare tutto pur di aiutarlo. E forse ha ragione, le spiegazioni possono attendere... ma vorrei davvero capire come ha fatto a convincerla a contrarre un matrimonio segreto che deve per forza essere andato a suo vantaggio, non pensavo che Molly potesse essere manipolata fino a questo punto.”
Lui stette un attimo in silenzio, riconoscendo che quello era il pensiero che era passato anche nella sua mente.
“Forse non l’ha manipolata. Forse glielo ha solo chiesto e lei ha accettato perche’ voleva. E comunque le cose sono cambiate” replico’ infine sulla difensiva.
Emily lo guardo’ di nuovo dritto negli occhi.
“Cosi parlo’ l’amico che non sapeva che quei due si fossero sposati” rispose con tono ironico “Nessuno lo sapeva e se non fosse stato perche’ si e’ visto forzato dagli eventi, Sherlock Holmes non avrebbe mai voluto rivelarvelo. Guardi come ha trattato Molly. Mi dica, pensa davvero che questo possa essere considerato un cambiamento?”
Lestrade annui’.
“Penso che lui possa essere cambiato, si. Io credo in lui”
“Fortunatamente questo non e’ un problema che mi riguarda. Io devo pensare a Molly e lei non sembra affatto felice. Questa e’ l’unica cosa che conta, al momento”
L’Ispettore si alzo’ e si infilo’ la giacca.
“Sa... ha detto che Sherlock e’ in difficolta’ per tutta la situazione, ma anche che ha paura di perdere Molly e questo, per me, lo fa essere piu’ uomo di quanto lo abbia mai considerato prima d’ora. C’e’ sempre una speranza, signora Hastings e comincio a pensare che sia questo, che fa paura a lei”
Non ricevette alcuna risposta.
 
***
 
“Quindi vuole sapere del povero Edward”
Sherlock guardo’ spazientito l’orologio, mancavano meno di due ore alla partenza del treno e lui si trovava ancora nell’albergo di Anna Stoller e Donald Custer.
I due amici di Emily sedevano l’uno accanto all’altro sul divano nella loro stanza e lo guardavano con un’espressione ansiosa.
Docente di matematica lui e di storia lei... sposati da quarant’anni. Niente figli. Un cottage a Eton comprato dopo la pensione, con un giardino molto grande che coltivano insieme. Di piu’ lei, lui si occupa della cucina.  Soggiorno nella stessa localita’ balneare ogni estate. Lieve problema di asma per l’uomo, ma sotto controllo.
Noioso. 
“Si” rispose cercando di trattenere il moto spazientito che lo aveva assalito “Emily Hastings mi ha detto che aveva notizie di lui tramite voi due, che abitavate vicini e lo vedevate di frequente”
“Oh, si si... beh, tranne che nelle ultime settimane. Si era fatto piu’ elusivo ma abbiamo presupposto che fosse a causa dell’ultima delusione che aveva avuto e che avesse bisogno di tempo per rielaborarla” Anna guardo’ di sott’occhi Donald, che si limito’ ad annuire seriamente.
“Parlatemi di questa cosa” li esorto’ Sherlock.
“Beh, non c’e’ molto da dire” riprese Anna. “Capita spesso nel mondo accademico e della ricerca: si trova un’idea, si fa un’ipotesi ma poi i fatti dimostrano che e’ sbagliata. Edward sembrava aver trovato un documento importante e all’inizio parlo’ del fatto che potesse essere una grossa scoperta, ma poi ci disse che ulteriori analisi avevano dimostrato che non poteva essere che un falso. Ne era stato entusiasta all’inizio, ma quando si e’ reso conto di essersi sbagliato ha lasciato perdere tutto e si e’ ritirato ancora di piu’ in se’ stesso. Sa... era un tipo comunque solitario”
“Vi ha detto di che cosa si trattasse?”
L’uomo e la donna scossero il capo simultaneamente.
“Emily Hastings mi ha raccontato che non era la prima volta che succedeva” puntualizzo’ il consulente investigativo.
Anna fece un grosso sospiro.
“Deve capire, Signor Holmes, che la ricerca era stata tutta la sua vita e quindi era abituato a situazioni del genere, ma poi ha sviluppato questi leggeri stati di ansia e bisogno di controllo, quando ce ne siamo accorti lo abbiamo invitato ad andare da un dottore ma lui ha insistito che non lo dicessimo ad Emily e cosi abbiamo fatto. Sembrava si stesse riprendendo, era felice di questa rimpatriata a Londra tutti insieme... anzi, l’ha proposto lui”
“Perche’ non avete fatto il viaggio con il professor St James?”
“Emily e lui volevano un po’ di tempo insieme... sa, all’universita’ erano stati molto uniti. La loro amicizia e’ sempre stata speciale”
O avevano qualcosa di segreto di cui parlare, penso’ Sherlock.
“E l’altra sera io avevo la finale del mio torneo annuale di bridge” intervenne Donald con un sorriso orgoglioso.
“Ha vinto per cinquanta punti di differenza, sa?” dichiaro’ Anna sorridendo a sua volta, ma l’uomo in parte a lei scosse la testa.
“Quaranta, cara... te l’ho detto. Ma non e’ questa la cosa importante, vero?” si affretto’ a dire quando si accorse che Sherlock si era gia’ alzato in piedi per congedarsi.
“No” rispose il detective “credo proprio di no. Vi ringrazio, signori”
“Oh, si figuri. Faremmo di tutto per trovare chi ha fatto questo al povero Edward” si affretto’ a dire Donald, alzandosi in piedi a sua volta e mostrando sempre piu’ ansia“non e’ cosi, cara?”
“Ma certo” annui’ convinta Anna, avvicinandosi al marito per porgergli un bicchiere d’acqua appoggiato sul tavolino.
“Tieni, caro. Lo sai che non ti fa bene agitarti. Bevi piano”
Sherlock fece un cenno con il capo verso la coppia e usci’ di fretta dalla stanza, rimproverandosi mentalmente per aver perso tempo a parlare con quei due.
Noioso e inutile.
 
***
 
John Watson aveva passato le ore precedenti alla sua partenza per Eton con Sherlock cercando di decidere che atteggiamento avere nei confronti dell’amico.
Dubitava che colpirlo con un pugno in mezzo ad una banchina della stazione dei treni fosse una soluzione adeguata (per quanto tentatrice), ma sapeva anche che provare ad approcciare l’argomento del suo matrimonio con una serie di domande non avrebbe portato a molto.
(... il suo matrimonio!!!)
Cosi decise di utilizzare una tattica diversiva e quando Sherlock lo raggiunse con i biglietti, si limito’ ad annuire e a seguirlo dentro la carrozza per poi mettersi seduto, rimanendo in silenzio.
Si era persino portato un libro, che comincio’ a leggere con un’aria interessata.
Sentiva gli occhi penetranti di Sherlock fissi su di lui, ma si sforzo’ di non alzare lo sguardo: col cavolo che gli avrebbe dato la soddisfazione di essere il primo a parlare.
Purtroppo non aveva fatto i conti con la natura veramente testarda del suo compagno di viaggio, per cui tutto il tragitto si svolse in silenzio.
Quando dopo essere scesi dal treno Sherlock non fece il minimo sforzo per aspettarlo e sembro’ volersene andare da solo, John capitolo’ e soffocando un’imprecazione parlo’.
“E va bene!” urlo’ alle spalle dell’unico consulente investigativo al mondo, il quale si fermo’ e si giro’con estrema lentezza.
“Problemi, John?”
Lui gli ando’ vicino, un’aria veramente arrabbiata sul viso.
“Hai vinto tu! Parleremo quando sarai pronto, ok? Evidentemente te la stai ancora facendo sotto all’idea di dovermi dare un sacco di spiegazioni, quindi aspettero’ che tu raggiunga una soglia di maturita’ adeguata ed accetti di condividere con il tuo migliore amico il tuo matrimonio e il fatto che hai una relazione stabile con una donna!”
John ebbe la soddisfazione di vedere i muscoli facciali di Sherlock contrarsi pericolosamente.
“Io non me la faccio... sotto” disse lui infine con una smorfia “sto solo dando la priorita’ al caso di cui ci siamo venuti ad occupare. Se tu avessi avuto delle domande da farmi a proposito di questo non avrei avuto nessuna difficolta’ a risponderti. E poi suppongo che Molly abbia gia’ provveduto a raccontarti tutto, visto che non hai perso tempo a parlarle!”
John scosse la testa con energia.
“Ooooohhh no! Non pensare di cavartela cosi! Quello che lei mi ha raccontato non si avvicina neanche lontanamente a cio’ che mi serve per capire questa... cosa. Mi ha detto che vi siete sposati perche’ lei potesse gestire le tue riserve segrete  Sherlock!”
Lui raddrizzo’ le spalle.
“Il che corrisponde a verita’. Ritieniti soddisfatto, per ora. Dobbiamo risolvere un omicidio Dottor Watson, non abbiamo assolutamente tempo per i pettegolezzi”
Detto questo si giro’ e si diresse verso l’uscita della stazione dei treni.
“Riserve segrete... E io che mi preoccupavo sempre di come avremmo pagato le bollette...” borbotto’  John a mezza voce, prima di seguirlo.
 
***
 
La casa di Edward St. James era un piccolo villino alla periferia della citta’, situato in una zona residenziale tranquilla abitata da gente evidentemente benestante. Al contrario del cottage di Anna Stoller e Donald Cutter che Sherlock aveva visto circa un miglio prima lungo la via (che confermava il giardino ben curato e ricco di piante e fiori), l’abitazione del professore defunto aveva solo una piccola striscia di terreno davanti e delle dimensioni piu’ ridotte.
Lestrade aveva mantenuto la sua promessa e aveva avvertito le autorita’ locali dell’arrivo di Sherlock e John, cosi sul cancellino si trovava un giovane poliziotto dall’aria annoiata, chiaramente in attesa della fine del suo turno, a giudicare dal numero spropositato di volte in cui aveva guardato il suo orologio.
Bene.
“Buonasera” lo saluto’ Sherlock con un grande sorriso e un tono esageratamente educato.
Beh, esageratamente educato almeno per lui: John gli lancio’ uno sguardo sospettoso.
“Si, sera” gli rispose il ragazzo, tornando a guardare il suo polso “mi hanno detto che volete vedere la casa del professore e ho le chiavi per farvi entrare. Devo essere presente alla visita ed essere certo che non portiate via o roviniate nulla, le solite cose. Vogliamo entrare?”
Il sorriso di Sherlock si allargo’.
“Mi spiace davvero che siamo arrivati cosi tardi agente... Morris” dichiaro’ sporgendosi a controllare la piastrina con il suo nome sulla divisa “mi rendo conto che un giovanotto come lei avra’ ben altro da fare che la guida turistica a due londinesi ficcanaso. In verita’ non vorrei trattenerla oltre il suo orario, non credo che la sua ragazza apprezzerebbe. Cinema e poi cena romantica?”
Il poliziotto assunse un’aria stupita.
“Ehm... si. Ma come”
“Le consiglierei di evitare il ristorante giapponese a cui aveva pensato” lo interruppe Sherlock “in gravidanza il pesce crudo e’ altamente sconsigliato”
“Ehi! Aspetti un attimo, come fa a sapere che io e Claire aspettiamo un bambino?”
Sherlock agito’ una mano per aria e continuo’ a sorridere.
“Dovrebbe conoscere la mia reputazione, agente. Ora, sono sicuro che io e il mio collega, il Dottor Watson, saremo in grado di dare un’occhiata alla casa senza rovinare nulla. In fondo non si tratta neanche della scena primaria del crimine, voglio solo rendermi conto del contesto di vita del defunto. Passeremo la notte in citta’ e quindi se vuole essere cosi gentile da lasciarmi la chiave faro’ in modo di fargliela avere  domani mattina e nessuno sapra’ nulla, glielo assicuro”
Morris si mosse prima su un piede e poi sull’altro, chiaramente gia’ considerando la fattibilita’ della cosa.
“Ecco, io non so... non sarebbe la procedura giusta, non crede?” dichiaro’ piu’ per obbligo che per convinzione.
Sherlock gli si avvicino’ e gli diede una pacca sulla spalla.
“Su, su... non vorrei avere davvero sulla coscienza una lite tra innamorati, soprattutto quando c’e’ di mezzo una piccola vita. Non vorra’ far agitare la sua ragazza per nulla, giusto?”
Sul viso dell’agente comparve un’espressione preoccupata.
“Certo che no... e poi Claire ha questi sbalzi di umore ultimamente...”
“Appunto!” Sherlock batte’ le mani soddisfatto e poi ne allungo’ una verso il suo interlocutore.
“Le chiavi” disse con tono deciso, senza tuttavia abbandonare il suo sorriso.
Dietro di lui, John scosse la testa: le doti manipolatrici di Sherlock erano una cosa che non cessava mai di stupirlo.
Come incantato, l’agente Morris prese un mazzo di chiavi dalla tasca e le porse al consulente investigativo.
“Domani si presenti  qui alle sei e riavra’ il mazzo senza che nessuno sappia nulla” ripete’ Sherlock.
Il giovanotto annui’ e si affretto’ ad andarsene.
Il sorriso del detective svani’ all’istante.
“Idiota. Il bambino non e’ neanche suo” dichiaro’, prima di dirigersi verso la porta di ingresso.
“Oh, santa pazienza” dichiaro’ rassegnato John, seguendolo all’interno.
“Mi vuoi spiegare perche’ hai insistito per essere da soli?” esclamo’ mentre varcava la soglia  “Spero davvero che quel ragazzo non si trovi in qualche guaio per colpa tua, che senso aveva... oh cavolo!”
La prima cosa che saltava agli occhi nella casa di Edward St. James era la spropositata quantita’ di libri accumulata ovunque.
“Oh si...” mormoro’ contento Sherlock, sfregandosi le mani con soddisfazione.
John osservo’ per un attimo alcuni dei titoli dei libri che lo circondavano e scosse la testa.
“Perche’ sei cosi contento? Non sapevo fossi un’appassionato di letteratura, praticamente tutti i testi che ci sono qui dentro sembrano parlare solo di quello e a una prima occhiata Shakespeare va per la maggiore!”
“Il professore era un grande esperto delle opere del Bardo” replico’ Sherlock cominciando a vagare per il soggiorno.
“Oook... e questo e’ positivo perche’?” chiese John.
L’altro non gli rispose subito e si diresse verso la camera da letto.
Quando il Dottore lo raggiunse non pote’ fare a meno di notare l’enorme incongruenza di quella stanza con cio’ che aveva appena visto: l’arredamento era minimale e ordinato. Fin troppo.
Avanzo’ piano verso il piccolo bagno collegato alla stanza e accese la luce.
Stessa cosa.
Alla camera era collegata anche un’altra stanza, convertita in studio. La scrivania era perfettamente lucida ed in ordine. Altri testi erano sistemati con meticolosita’ sulla libreria. John noto’ che erano disposti in ordine di argomento e succesivamente in quello alfabetico.
Raggiunse Sherlock, che nel frattempo si era spostato in cucina e stava aprendo sistematicamente tutti gli armadietti.
“Geniale...” lo senti’ mormorare.
“Che cosa e’ geniale?”
Sherlock si giro’ verso di lui.
“Osserva, John. Che cosa vedi?”
“Libri” rispose istintivamente lui “e tanto ordine. Quasi dappertutto... sembra essere un po’ compulsivo. I titoli nello studio in ordine alfabetico... i prodotti del bagno sistemati a uguale distanza. Gli armadietti della cucina” si avvicino’ ed apri’ un pensile. I barattoli di fagioli e di pomodoro avevano tutti l’etichetta girata dalla stessa parte, alla stessa angolazione.
Sherlock annui’ soddisfatto.
“Esatto. Un genio. Quell’uomo era un genio” dichiaro’.
“Non capisco” capitolo’ John.
Il suo amico comincio’ a girare entusiasta per il soggiorno.
“E’ normale che tu non capisca, John! Quell’uomo e’ riuscito a mettere in piedi una farsa proprio sotto il naso del suo assassino e l’ha fatto con una strategia impressionante! Aveva con se’ dei medicinali per il disturbo dell’ansia e il trattamento delle compulsioni”
“Si, questo quadra con quanto si puo’ osservare”
“Lui non li prendeva! Perche’ non c’era nessuna compulsione da controllare!”
John lo osservo’ perplesso.
“Sherlock, hai visto la camera, il bagno e lo studio? Ogni cosa e’ assolutamente in ordine e guarda questo cibo negli armadietti, tutte le etichette voltate dalla stessa parte e”
“E guarda i libri in soggiorno!” esclamo’ il consulente investigativo tornando nella stanza e girando su se’ stesso a braccia tese “Osserva, John! Le edizioni di  Amleto prima di quelle del Riccardo III... Molto rumore per nulla nella sezione delle tragedie e Romeo e Giulietta  a fianco del Macbeth...
John assunse uno sguardo abbastanza vacquo e Sherlock sbuffo’ spazientito.
“Niente ordine cronologico o di genere! Pensi che uno specialista del suo calibro potesse essere cosi ordinato in tutto ma non in questo? No... era una cosa voluta, una cosa studiata
 “Un momento, perche’ pensi che lo abbia fatto? Fingere a quel modo... che senso aveva?”
Sherlock si avvicino’ ai libri e comincio’ a rimuoverli velocemente dagli scaffali.
“I suoi amici hanno detto che ha cominciato a sviluppare i sintomi dopo che la sua ricerca su un documento ritrovato ha rilevato che questo era un falso... ma io credo che in verita’ il documento fosse originale e che St. James si sia reso conto fin da subito di aver trovato qualcosa di straordinario e che l’abbia tenuto nascosto a tutti quando ha capito di dover stare molto attento, perche’ poteva attrarre l’interesse di molti collezionisti. Ha finto di non stare bene per non dover giustificare il fatto di rimanere troppo in solitudine e ha riorganizzato la sua casa come se fosse affetto da un disturbo compulsivo, perche’ cosi si sarebbe reso conto immediatamente se qualcuno si fosse introdotto e avesse frugato tra le sue cose... ma qui no. In questa libreria ha ideato un ordine tutto suo per poter nascondere qualcosa... qualcosa che gli e’ costato la vita”
Con un’esclamazione di trionfo Sherlock si sposto’ dalla libreria per permettere a John di vedere una piccola cassaforte incassata nel muro.
“Lavoro recente” considero’ il consulente investigativo “e incerto. Guarda i dislivelli nella cementatura, non e’ stato un esperto. St. James ha costruito questo  nascondiglio e l’ha mimetizzato per bene, vediamo cosa teneva qui dentro di cosi importante...”
“Sherlock... non vorrai aprirla, vero?” chiese John.
“Certo che si” replico’ il suo amico cominciando ad armeggiare con la serratura.
“Non credi che sarebbe meglio avvertire le autorita’ e”
Un lieve clic zitti’ John, che suo malgrado si avvicino’ curioso cercando di non meravigliarsi e preoccuparsi troppo del fatto che Sherlock fosse stato cosi veloce a scassinare una cassaforte.
Entrambi gli uomini rimasero a contemplare il nascondiglio di fronte a loro.
Era vuoto.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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