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Autore: Defiance    10/11/2013    1 recensioni
Isobel è una ragazza speciale, con una particolare storia alle spalle e un passato poco chiaro; si troverà ad affrontare i rischi della propria Divergenza e molti altri problemi che la porteranno alla scoperta di segreti sulla sua stessa esistenza e alla costruzione di una nuova vita, completamente diversa da quella che credeva avrebbe avuto.
Rischio Spoiler.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Paure
 
 
 
 
 
Quattro dice che dovrei stare più attenta, che i Divergenti possono manipolare le simulazioni e che questo può rivelare la loro condizione.
Mi ha avvisata, perché oggi c’è stata la prima prova del secondo modulo (nel primo ho avuto il punteggio più alto, a Luke non ha fatto molto piacere), che riguarda la paura.
Ci iniettano un siero nel collo, il quale produce una simulazione che dovrebbe porci davanti alle nostre paure più grandi e metterci nella situazione di affrontarle.
La mia prova è stata la più breve, è durata un minuto: mi sono ritrovata su un tetto, disarmata, con una pistola puntata alla tempia e un uomo che mi poneva davanti una scelta.
“O salti e muori per mano tua, o ti uccido io”.
Mi piacciono le altezze, quindi ho saltato. Ma non sono morta.
Quattro pensa che io abbia manipolato la simulazione, ma non sa che l’ho fatto veramente, in passato.
Mi sono lanciata da un tetto alto un centinaio di metri senza procurarmi neanche un graffio, da piccola; anche in quel caso, sono atterrata perfettamente, con le gambe piegate e i piedi saldi sul pavimento.
Lo avevo già fatto, ecco perché non mi sono fatta problemi e sono stata la prima a saltare, quando hanno detto che i transfazione avrebbero avuto l’onore di farlo per primi, al nostro arrivo qui.
Sospettavo ci fosse una rete, ma avrei preferito il contrario, magari Quattro comincerebbe a credere più alla mia forza fisica che alla mia Divergenza.
 
Quando torno, nel dormitorio ci sono solo io: sono stata la prima a fare il test.
Mi siedo sul letto e cerco di pensare a quali siano le mie paure.
Senza dubbio, quella della simulazione di oggi, non fa parte della lista.
Forse, significa che temo le costrizioni, o il non avere la possibilità di scegliere tra la vita e la morte… ma io non ho paura della morte, altrimenti non avrei scelto gli Intrepidi.
Francamente, non credo di aver modo di comprenderne il significato: per me la paura è priva di qualsiasi nesso logico, per questo il sentimento che più mi è estraneo è proprio lo spavento.
Si, okay. Forse, una paura ce l’ho: quella di avere paura.
Sento la porta del dormitorio aprirsi, ma non mi volto a guardare chi sta entrando.
“Ehi, Iz!”
È Mike. Viene verso di me, con la sua tranquilla andatura, sorridendo.
“Suppongo che il tuo test sia andato bene. Quanto è durato?”
Gli chiedo.
“Sette minuti. Non credo che qualcuno farà meglio di te, comunque” mi dice ammiccando.
Io scrollo le spalle e mi irrigidisco quando lo vedo avvicinarsi e sedersi accanto a me.
“Posso farti una domanda?”
Mi chiedo perché ce l’abbia proprio con me. Non può lasciarmi stare, come fanno tutti?
E invece no. Lui mi scruta con i suoi occhi verdi e cerca di capire quello che mi passa per la testa, una cosa che odio, perché detesto essere prevedibile… un’altra delle ragioni per cui non permetto a nessuno di conoscermi.
Lo invito a parlare con un gesto noncurante della mano.
“Perché ti comporti così?” mi domanda.
Inarco un sopracciglio.
“Comportarmi come?”
“Beh, te ne stai sempre per conto tuo, sei l’unica a non aver fatto amicizia con nessuno da quando siamo qui e sei scontrosa con tutti. Perché vuoi allontanare le persone da te? Capisco, che magari lo fai perché non vuoi avere sensi di colpa nella tua lotta per il primo posto, ma io non miro a quello. Mi accontento del secondo, o del terzo. Perché escludi pure me?”
Sembra triste, mentre le parole fuoriescono dalle sue labbra; sento una vampata di calore.
Anche Mike viene dai Candidi; giocavamo insieme quando eravamo piccoli, mia madre e la sua erano molto amiche.
Ma non mi sono mai concessa molto, con lui, come con nessun altro d’altronde.
Sto per dirgli che sono fatta così, che preferisco stare sulle mie e che non è colpa sua o di chiunque altro, ma poi mi rendo conto che se mi permetto di tenere a qualcuno potrei aver paura di perderlo e questo sarebbe un punto debole.
“Non sono fatta per le persone. Non mi piacciono” gli rispondo, scrollando le spalle.
“Quindi, non ti piaccio? È questo il punto? Io non ci credo” mi dice lui.
“Beh, stai diventando un po’ troppo spaccone, Mike. Suppongo sia l’influenza di Alan… almeno io sono sempre la stessa” ribatto, gelida.
Mi alzo e faccio per andare via, quando mi sento urlare dietro:
“Non sei sempre la stessa. Non eri così, fino a cinque anni fa. Cosa può averti cambiato in questo modo?”
Mi immobilizzo, sento il cuore sprofondare.
Questo è uno dei motivi per cui detesto la gente: non si sa fare i fatti propri.
Senza voltarmi a guardarlo, mi dirigo verso la porta, la spingo, e corro via.
  
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