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Autore: Robertaddict    10/11/2013    3 recensioni
Arwen è sempre stata etichettata dagli altri come una ragazza strana. Ma lei non ci fa molto caso, cerca di vivere una vita tranquilla, con il suo gatto, nella sua adorabile casa, con il pensiero di un amore ormai finito. Eppure un giorno qualcuno arriverà a sconvolgerle la vita. Due fratelli, i suoi due nuovi vicini. Cercherà di comporre i tasselli del passato dei Jones e scoprirà qualcosa che non le farà affatto piacere...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 2
 

"L'amore non è che il risultato di un incontro casuale.
La gente gli dà troppa importanza.
Per questo motivo una buona scopata è tutt'altro che da disprezzare."
Charles Bukowski
 

 

Quella mattina si era svegliata con una strana consapevolezza.
Come se tutto quello che fosse successo, in quel giorno, sarebbe dipeso da lei.
Si era recata al supermercato per rifornire il frigorifero, che era un tantino vuoto, e si era messa a pensare ai suoi nuovi vicini.
Dopo l’episodio della scorsa settimana, dei due Marines fuori dalla porta, aveva visto i nuovi arrivati, in tutto, due volte.
Di cui una e mezza l’uomo.
Rifletté poi che quell’uomo, Nathan, era strano.
Certo non che lei non lo fosse, ma lui era troppo strano, nonostante questo la affascinasse tantissimo.
I suoi tratti delicati e allo stesso tempo rudi, come se avesse passato metà della sua vita a combattere contro i demoni del suo passato, la incantavano ogni volta.
Per non parlare dei suoi occhi, dei suoi bellissimi occhi.
La facevano impazzire.
Probabilmente era attratta da lui, ma le faceva male solo sostenere un’ipotesi del genere.
Così si limitava a pensare ad altro, cosa non facile.
Pensava troppo, glielo avevano sempre detto.
Una voce squillante la fece sobbalzare e si rese conto, non solo di essersi persa nei suoi pensieri, ma anche di essere rimasta impalata a osservare il reparto dei latticini.
Irina le si fermò accanto recuperando alcuni vasetti di yogurt magro.
“Arwen è un po’ che non ti vedevo. Come va?” Le chiese educatamente, mentre l’interessata afferrava alcune confezioni di latte e avanzava.
“Bene, Irina. E tu? Come vanno le cose nella casa nuova?” Rispose educatamente, guardandosi bene dal chiederle del fratello.
“Meglio di quanto pensassi. È un quartiere molto calmo e le persone sono tutte educate. Non vorrei davvero averti fatto una brutta impressione, Arwen, se in questi giorni io e mio fratello non siamo venuti mai a salutarti. Ma sai come è il trasloco, ti occupa tutta la giornata.” Sorrise, avanzando e posizionandosi davanti a lei.
Aveva come l’impressione che quella donna volesse dirle qualcosa, ma non volesse farglielo intendere esplicitamente.
“Ma figurati. Posso immaginare cosa stiate passando. È successo anche a me quando mi sono trasferita.” Ricambiò il sorriso cercando di decifrare quello della donna davanti a se.
“Bene, sono contenta che tu abbia capito. Mi farebbe piacere, anzi ci farebbe piacere, se tu venissi stasera a cena da noi. Sai come scusante per non esserci presentati a dovere.”
Pensò immediatamente che il fine della donna era quello di punzecchiarla talmente tanto da spingerla ad andare. E lei non se lo sarebbe fatto sfuggire.
“Sarebbe davvero un piacere Irina. Ovviamente se non disturbo.” Rispose soddisfatta nel notare il radicale cambiamento di espressione della donna.
Un cipiglio sorpreso le si dipinse sul volto, ma stette ben attenta a non farlo notare.
Un sorriso, stavolta molto più sincero, le illuminò il volto.
“Certo che non disturbi. Allora a stasera Arwen. Ci vediamo.” Dicendo ciò si allontanò sorridendo.
Quando metabolizzò quello che effettivamente aveva fatto si diede mentalmente della stupida e ricordò di dover continuare la spesa, altrimenti sarebbe rimasta senza pranzare quel giorno.




Mezz’ora.
Mezz’ora per decidere cosa avrebbe dovuto indossare.
Ogni volta che estraeva un abito dall’armadio lo gettava sul letto non convinta della scelta.
Alla fine, dopo dieci abiti passati sotto accurata osservazione, si era decisa a chiamare Selene, quella che doveva essere la sua amica a distanza.
Viveva in una casa in New Jersey e si erano incontrate due volte dopo che avevano iniziato a essere amiche di penna.
La suddetta le consigliò un abito casual, non troppo elegante, e si fece promettere il resoconto dettagliato della cena al suo ritorno.
Così aveva optato per un maglioncino color beige e un paio di leggins scuri, concludendo il tutto con un paio di tronchetti neri, i suoi preferiti.
Abbigliamento casual, senza trucco e pronta per entrare nella casa del nemico.
Non capiva mai perché definiva “Casa Jones” il nemico.
Troppi telefilm e libri le davano alla testa, ne era certa.




Irina le aprì la porta raggiante.
Indossava un abito color pesca che si abbinava perfettamente ai suoi occhi azzurri e ai capelli biondi.
Nonostante si sentisse a disagio accanto a una tale bellezza eterea, l’altra apprezzò molto il suo abbigliamento poiché si complimentò con lei.
Le porse una torta, una sua specialità, e la bionda la ringraziò eccessivamente per il dono, a quanto pare, gradito.
La fece accomodare in sala promettendole che suo fratello sarebbe rientrato a momenti.
In effetti non dovette aspettare molto.
Nel momento esatto in cui sentì la porta aprirsi, si alzò e vide comparire sulla soglia Nathan.
Il suo abbigliamento era molto… discutibile.
Indossava un paio di pantaloncini corti che mostravano le gambe atletiche e toniche e una maglietta a maniche a giro, ovviamente bagnata, che mostrava i suoi bicipiti e alcuni tatuaggi impressi su di essi.
L’uomo si tolse le cuffiette e si avvicinò di pochi passi porgendole la mano.
“Mi dispiace non salutarti diversamente, ma come puoi vedere sono un po’ indecente.” E le sorrise, facendola quasi cadere a terra svenuta.
Gli strinse la mano e sorrise di rimando.
“Figurati. Anzi sono io a essere un’intrusa, ma Irina ha insistito molto.” Gli rispose.
“Già, Irina sa essere decisamente insistente a volte. Torno subito.” La congedò con un sorriso e salì di fretta le scale.
Solo allora si rese conto di non aver mai sentito prima la sua voce.
Era dannatamente sexy, roca e sexy.
Quando la bionda tornò in salotto si riscosse dai pensieri e la seguì in sala da pranzo.




Nathan le raggiunse quasi dieci minuti dopo, stavolta indossava un paio di jeans e una maglietta nera con stampato sopra il logo dei Guns n Roses.
“Nate! Potevi vestirti in modo più appropriato, abbiamo ospiti.” Replicò stizzita la sorella.
L’uomo alzò le spalle.
“Non credo si scandalizzi a vedermi con una maglietta del mio gruppo preferito, non sono mica nudo.”
Nascose un sorrisino. “Davvero Irina non c’è problema. Come ho già spiegato prima, sono io l’intrusa, questa è casa vostra.” Rispose guardandoli entrambi.
La donna sospirò augurando buon appetito, mentre l’uomo le sorrise rimanendo a fissarla per un po’ prima di cominciare a mangiare.
Durante il pranzo, che fu molto più silenzioso di quanto si sarebbe aspettata, parlarono del lavoro e del quartiere.
Irina era una designer di arredamenti interni, per questo aveva avuto urgenza di trasferirsi in quella stradina.
Non venne però accennato il lavoro di Nathan.
Spiegò anche che, avendo entrambi quasi trent’anni, precisamente Nathan ventotto e Irina ventinove, era necessario per loro affittare una casa.
Non chiese altro perché non le sembrava il caso di approfondire la questione.
Passarono del tempo anche seduti sui divani in pelle del salotto a discutere anche di cose divertenti.

Verso metà serata, però, Nathan fu costretto a uscire per rispondere a una chiamata e Irina mormorò un: “Neanche qui ci lasciano in pace”, prima di tornare a parlare con lei come se nulla fosse.
Al suo rientro, Nathan, aveva uno sguardo piuttosto pensieroso e per il resto della serata rimase quasi del tutto in silenzio.
L’aria si era fatta pesante e per questo decise di andare via per non disturbare ancora.
Salutò con una stretta di mano l’uomo e si avviò verso l’uscita seguita da Irina.
Questa, però, prese un cappotto e uscì insieme a lei.
“Arwen devo essere sincera con te. Pensavo fossi una donna diversa, sai una di quelle con la puzza sotto il naso, invece se una persona molto sincera e solare. Mi hai sorpresa in positivo. Grazie per la bellissima serata.” Le disse tutto di un fiato la donna, facendola rimanere di stucco.
“Oh, ma figurati. Grazie a voi Irina, siete stati molto gentili.” Sorrise stringendole una mano.
“Ah, mi scuso per il comportamento di Nate. Da quando è in congedo si comporta spesso così, pensa troppo.” Rispose, prima di allontanarsi e rientrare in casa.
Non colse il senso della frase fino in fondo.
Ma le rimase impresso il “pensa troppo”.
Aveva trovato qualcuno simile a lei.
Sospirò lanciando un ultimo sguardo alla casa, prima di rientrare nella sua.
Non si accorse che qualcuno la stava guardando dalla finestra del piano di sopra.


Pensi troppo, si rispose, prima di chiudere le tende e tornare nel buio della sua camera.   








ANGOLO AUTRICE
Mi scuso per l'IMMENSO ritardo.
La scuola mi distrugge e non riesco mai a trovare il tempo per dedicarmi un poco alla scrittura.
Ma non siete qui per sentire le mie lamentele.
In questo capitolo rivediamo i due vicini, Irina e Nathan.
Hanno qualcosa da nascondere, come ha già capito la nostra protagonista, però ancora non si riesce a capire cosa.
Viene inviata a cena e si accorge di provare attrazione per l'uomo di casa, Nathan.
Cosa succederà nella prossima puntata? Resterà a voi capirlo.
Ok, sembra un telefilm, ma capitemi sono fusa.
L'altra volta mi sono dimenticata di mettere una foto di Irina, rimedio subito.
Un bacio.


Irina

 
  
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