La
sua musica
All’
inizio vedi tutto buio, piccola Euridice. Sai di non
essere nel tuo mondo, lo senti dentro di nell’anima,
l’unica cosa che ti è
rimasta.
Senti
ancora una lieve sensazione, lì, dove doveva
esserci la tua caviglia, il punto del tuo corpo ad essere stato
infettato dalla
morte. Ma il dolore è sparito, non lo senti più.
Poi,
di colpo, vedi, senti, capisci.
La
riva dello Stige è affollata, piena di volti tristi di
chi ha lasciato una vita tutto sommato bella e di urla strazianti di
chi è
costretto a rimanere là, in quel limbo, per
l’eternità. Speri vivamente che non
sia il tuo caso, anche se l’idea di diventare
un’ombra ancora più pallida e
sbiadita di ciò che sei ora, ti spaventa.
Dimenticare
chi sei stata tu e chi è stato lui ti
spaventa.
Tuttavia,
sai di non avere altra scelta, quello è il tuo
posto; il luogo a cui tutti, prima o poi, sono destinati.
Una
barca si avvicina lenta e sinistra alla riva,
condotta dalla mano sapiente e minacciosa del guardiano, le anime si
accalcano,
rassegnate alla loro sorte, al non appertenere più al mondi
dei vivi, al mondo
dove hanno riso, cantato, colto fiori, combattuto, discusso, navigato,
scritto,
amato.
Anche
tu sei tra di esse.
Salendo,
consegni l’obolo che ti sei accorta di stringere
tra le dita al traghettatore che lo intasca senza proferire parola ,
quasi a
volerti abituare al silenzio tombale verso cui ti stai dirigendo,
interrotto
solo da sospiri e
parole sussurrate,
piccoli brandelli di vita rimasti attaccati alla parte più
intima dell’anima
umana.
Caronte
incomincia a remare allontanandosi sempre di più
dalla riva, mentre tu, piccolina, ripensi per l’ultima volta
alla tua vita: le
carezze di tua madre, la barba bianca di tuo padre, tutte le ore
passate al
telaio, i preparativi per le nozze, le nozze, Orfeo. Questo
è l’ultimo pensiero che cerchi di
trattenere, mentre senti tutta la tua natura umana fatta di sensazioni
e
ricordi scivolarti via, inesorabilmente. Lui è
l’ultima cosa a cui cerchi
disperatamente di rimanere attaccata, ma invano, lo sai anche tu.
Però,
poco prima di giungere definitivamente dall’altra
parte,a te che eri Euridice, sembra di sentire un suono familiare,
piacevole,
caldo, sereno. Hai paura che sia una strana allucinazione, ma sai che
non puoi
più averle. Alla fine, in quest’ultimo istante di
umana lucidità, ne sei certa:
è la sua musica.
Spazio autrice: benvenuti miei prodi
lettori che si sono avventurati in quest’angolo remoto di
sito! Ok, so che è
veramente breve, è il frutto di un flash che mi era venuto
dopo che a scuola avevamo
parlato dell’aldilà pagano, ma mi dispiaceva
lasciarla lì sul computer a
prendere polvere, quindi ho deciso di pubblicarla, in attesa che mi
vengano
idee più consistenti. Mi scuso per eventuali strafalcioni
grammaticali dovuti
alla battitura (come spero vivamente) o alla mia ignoranza (nel
peggiore dei
casi). Alla prossima
Ila