14) Le origini
dell’odio
Dopo essersi sentita afferrare da qualcuno Bra aprì lentamente e faticosamente gli occhi. L’immagine apparì in principio sfocata, poi sempre più nitida, fino a riconoscere il volto di suo fratello.
“T-Trunks…?” chiese, incredula, con voce fioca e spezzata.
La vista offuscata. I suoni ovattati.
“Sì, Bra. Sono io!”
“…Sono morta?”
Il ragazzo non riuscì a trattenere le lacrime e abbracciò con foga la sorellina ritrovata.
“No, piccola. Sei viva e presto torneremo a casa!” singhiozzò Trunks, felice come non mai di vedere sua sorella.
Bra era incredula e stordita e non capiva ancora bene cosa fosse
successo.
Il fratello la stava stringendo fra le sue braccia, proprio come
aveva fatto tante e tante volte per consolarla.
La bambina sbarrò gli occhi,
non comprendendo la situazione.
Qualcuno aveva colpito il suo aggressore. Chi?
Bra si liberò momentaneamente dalla stretta di Trunks e si
guardò attorno, disorientata.
Le parve di vedere Lord Utsumi piegato in due
dal dolore, il suo braccio sanguinava.
Raysell era accucciato accanto al suo
signore, l’espressione più corrucciata del solito, forse addirittura
preoccupata.
E c’era qualcun altro…
…C’era un uomo che si ergeva, immobile e imponente come una
montagna, sui due avversari, guardandoli con superiorità dall’alto della sua
infinita sicurezza.
C’era un uomo sprezzante del pericolo nei quali occhi si
rispecchiavano l’ardore e la forza di un vero guerriero.
C’era un uomo
pronto all’azione, venuto da un pianeta lontano per salvare una vita, la vita di
sua figlia.
C’era Vegeta, il principe.
-…Papà?!-
Il saiyan, dopo aver inferto qualche colpo a Utsumi e Raysell,
si avvicinò al corpo indebolito di sua figlia, piegandosi poi su di esso.
Le
accarezzò il capo e la guardò negli occhi, quei bellissimi occhi blu che tanto
desiderava rivedere.
“Bra…” fu tutto quello che riuscì a
dire.
“P-pa-papy…”
-Papà... sei venuto a salvarmi! Ma
allora…-
La triade di saiyan si era finalmente riunita.
Qualsiasi
parola sarebbe stata inutile in un tale momento di perfezione.
Vegeta, Trunks
e Bra celebravano silenziosamente il loro ritrovamento.
Non urlando, non
scatenandosi… ma, semplicemente, guardandosi e sorridendosi.
In questo gioco di sguardi si mescolava tutto l’amore che faceva
vibrare il loro spirito.
Un intreccio di cielo, di notte, di
mare.
Perché tutta questa pace? Il nemico era forse stato
sconfitto?
No. Certo che no…
Lord Utsumi si rialzò e si scagliò su Vegeta, prendendolo alle spalle. Il principe sarebbe stato ferito gravemente se il giovane Trunks, con uno scatto rapidissimo, non fosse intervenuto con la sua spada.
L’assassino, ora dai riflessi pronti come non mai, evitò per un pelo di finire trafitto dalla lama e si scansò appena in tempo per uscirne solo con taglio poco profondo sul petto.
Vegeta, voltatosi di colpo e vedendo suo figlio davanti a
sé, apprese ciò che era accaduto.
Il ragazzo che aveva definito “femminuccia”
pochi giorni addietro… lo aveva appena salvato.
“Trunks!” Esclamò, colpito, “…mi hai…tu mi hai…”
“Papà!
Possibile che per te sia così difficile dire grazie!?”
“Tsk! Non contarci,
ragazzo!”
Entrambi si lanciarono uno sguardo d’intesa.
Era giunto il
momento di fronteggiare il nemico.
“Allora…” cominciò calmo Vegeta, accompagnando il suo
parlare con un sorrisetto di sfida e avanzando verso Lord Utsumi, “posso sapere
tu…chi cazzo sei?!”
Vegeta era a pochi passi dal suo nuovo avversario, anch’egli in piedi e pronto al combattimento. I due guerrieri erano l’uno di fronte all’altro e, seppur immobili, si stavano già scontrando; bastava, infatti, l’intensità dei loro sguardi, cupi come un cielo senza luna, a creare le scintille della battaglia.
“E così…finalmente ci incontriamo. Che momento
memorabile…”
“Rispondi alla mia domanda!”
“Ma quanto siamo frettolosi! Non
ti va di festeggiare insieme questo giorno speciale?”
“Piantala di
farneticare e combatti, se ne hai il coraggio! Ti farò pagare molto caro il
rapimento di mia figlia!”
“Oooh… che paura… Dimmi, Vegeta: come fai ad essere
così certo della tua vittoria? Credi veramente che sarà così facile sbarazzarti
di me?”
“…Come fai a conoscere il mio nome!? Avanti, parla!”
Utsumi cominciò a muovere qualche passo e a camminare su e giù
per l’ampia sala di pietra; l’unico suono udibile, al suo interno, erano i lenti
passi dell’uomo.
Aveva atteso anni quel momento e perciò, adesso che era
arrivato, sentiva il bisogno di assaporarlo lentamente.
Avrebbe raccontato
tutta la storia dal principio e poi…
-…Poi ti spedirò all’inferno, principe dei miei stivali. E ciò sarà possibile grazie ai poteri di tua figlia!-
Tutti attendevano ansiosi che l’uomo sfregiato dalla cicatrice
parlasse; persino Raysell, che conosceva la sua vita meglio di chiunque altro,
pendeva dalle sue labbra.
La piccola Bra, invece, era ancora a terra sorretta
da Trunks e continuava a chiedersi il motivo di tutto quell’astio nei confronti
di suo padre.
La verità stava per essere svelata,
finalmente.
“Io so molte cose di te, Vegeta, perché…vedi, i nostri destini
sono inscindibilmente legati”
Silenzio assoluto.
“Tutto cominciò dal tuo caro padre: Re Vegeta, che concepì un
figlio illegittimo con una giovane schiava di nome Shiniko; il frutto di questa
unione visse i primi anni della sua vita in segreto, nascosto nei sotterranei
del castello reale e accudito solo dalla madre. Il Re non lo riconobbe come suo
figlio.
Il piccolo visse per molto tempo in solitudine, in mezzo al sudiciume
di quei bui cunicoli infestati da topi e pipistrelli.
Quando il mezzo-sangue
compì cinque anni nascesti tu, Vegeta: il solo e degno erede al trono. Il primo
figlio doveva sparire, perché, ovviamente, il padre non voleva si sapesse in
giro che il vero primogenito fosse un debole e malaticcio bastardo
mezzo-sangue.
Quindi minacciò Shiniko di morte e la bandì dal regno, ma prima
compì un’azione orribile: si impossessò di quasi tutta l’energia vitale del
figliastro, lasciandolo al suo destino. La sua intenzione era evitare che il
bambino ritornasse un giorno, rivendicando il trono.
Per anni madre e figlio
vagarono di pianeta in pianeta alla ricerca di una cura per il piccolo
indebolito dalle mani dello stesso padre, ma nessuno sembrava avere un rimedio a
quella forma di stanchezza perenne.
Con il passare degli anni il bambino
divenne ragazzo e da ragazzo si fece uomo, imparando a muoversi e comportarsi
come se le sue condizioni fisiche fossero normali. Sua madre era l’unica che lo
proteggesse, l’unica che lo facesse sentire amato. E lui l’amava.
Così, in
una notte senza luna, si unirono… e lei rimase nuovamente incinta di un saiyan.
Il nascituro era saiyan, come il padre, e muta-forme, come la madre. Quando
l’allegra famigliola si trasferì sul pianeta Mazdha, i suoi componenti vi
trovarono una brutta sorpresa e dovettero vedersela con un gruppo di alieni
irascibili e violenti. Shiniko rimase uccisa.
I due mezzo-sangue rimasti
sterminarono l’intera popolazione e giurarono vendetta contro la causa delle
loro disgrazie.”
Utsumi si fermò e rivolse a Vegeta uno sguardo
inquietante.
“E sai chi era lo sventurato primogenito? Lo
sai!?!...”
-Non è possibile…Non può essere…-
“Ero proprio io, FRATELLO!”
Cucù! Ve lo aspettavate?? Il fratellastro del
nostro caro Vegeta…che emozioneeeeeeeeeeeeeeeeeee!! ^//////^ (Ok, Satsuriko
è impazzita del tutto: allontaniamoci senza dare nell’occhio! Nd
voi)
Adesso io dovrei fare come Bra: “uffaaaaaaaa!”
Sapete perché?
Perché nessuno sta leggendo più questa storia!!!
Sono triste
TT_____TT
Lascio comunque un sostanzioso ringraziamento alle persone che
hanno recensito lo scorso capitolo: Angelo Azzurro, Sexxxychichi, Sgt,
LadyDreamer, Umpa_lumpa, Lady_melody e Kikka994!
Meno male che ci siete voi!
Come farei senza i vostri commenti!?
Ehi! Credo che il prossimo capitolo sarà
anche l’ultimo! (Ooooh! Finalmente una buona notizia! Nd voi)
Allora
al prossimo capitolo, amici! Buona serata a tutti!
°Satsuriko°
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