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Autore: RedMarauder    11/11/2013    13 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 5
Guerra Fredda e Caldi Baci
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’alba arrivò, illuminando un paesaggio completamente bianco. La neve aveva coperto qualunque cosa con un manto spesso, morbido e candido. Dopo colazione, vestiti e pronti, i ragazzi scesero nel prato bianco. La neve era morbida e leggera, l’aria frizzante e limpida. Le nuvole bianche rendevano il paesaggio surreale. Fiocchi di neve leggeri vorticavano nell’aria sospinti dal vento.
Come campo di battaglia, era stato scelto un tratto erboso tra il sentiero che portava alla capanna di Hagrid e il Platano Picchiatore, al sicuro, ovviamente, dai suoi rami pericolosi. Era uno spiazzo tempestato di rocce e alberi, perfetto per una vera e propria guerra. Le regole erano semplici: si potevano stregare solo le palle di neve e non le persone; un giocatore non poteva essere colpito per più di tre volte. Al quarto colpo, usciva dal gioco. La squadra che perdeva tutti i giocatori, perdeva la partita. 
- Pronto, Weasley?- chiese Hermione, con un sorrisetto lezioso.
Lui ricambiò con uno dei suoi ghigni migliori. – Sono nato pronto, Granger!-
Le squadra si voltarono e si schierarono nel proprio territorio. Entrambe avevano delle rocce dietro cui nascondersi. Hermione, in cuor suo, sapeva che Fred e George erano molto più esperti di loro e che, data la loro tremenda natura, se ne sarebbero usciti con mosse efficaci e inaspettate. Ma non si sarebbe data per vinta. Mai!
La guerra iniziò e improvvisamente la visibilità fu pessima. Fiotti di neve volavano qua e là, finendo negli occhi dei giocatori. Ginny, con un velocissimo Protego, salvò Hermione da due palle di neve enormi che Lee aveva spedito nella loro direzione. Neville si beccò una prima palla dritta in fronte. In compenso, però, era riuscito a colpire Dean poco prima. Harry e Ron, non si spiegò mai come, stregarono le loro palle di neve che, invece di fluttuare rapide verso Fred e George, si gonfiarono a dismisura. Dalle estremità spuntarono gambe nodose e braccia paffute. Le buffe sfere di neve agitavano i corti arti a mezz’aria, gorgogliando infuriate. Harry e Ron fissavano ancora esterrefatti il frutto del loro incantesimo, mentre Ginny, decisamente più svelta di riflessi, prese il controllo delle due buffe palle di neve e le scagliò a tutta velocità in campo nemico colpendo Lee e Seamus. Ron era ancora assorto, perciò non vide il bolide di neve lanciato da Fred. Lo colpì talmente forte da spedirlo a terra. Dopo nemmeno mezz’ora, erano tutti bagnati e infreddoliti, ma nessuno era ancora così stanco da cedere. Fu difficile capire chi stesse vincendo e chi stesse perdendo, ma, ben presto, la guerra cominciò a spostarsi sul campo aperto. Lasciarono il nascondiglio sicuro delle rocce e si spostarono in ogni direzione, rendendo il gioco molto più eccitante. Gli unici a non essere ancora stati colpiti erano Hermione, Ginny, Fred e George. Harry era stato colpito da Seamus, che avrebbe poi ammesso di aver mirato ad Hermione e di aver preso Harry per sbaglio!
Hermione si diede alla fuga dietro gli enormi pini che Hagrid stava facendo crescere per le decorazione della Sala Grande. Erano talmente alti e coperti di neve, che Hermione non si stupì di non riuscire a sentire quasi niente di ciò che succedeva a poca distanza da lei. Guardò tra gli alberi, cercando di captare il minimo rumore. Sapeva che la sua fuga tra gli alberi non era passata inosservata. Qualcuno, prima o poi, l’avrebbe raggiunta per muoverle battaglia.
Sicuramente, quella a palle di neve stregate non poteva essere paragonata alla guerra che incombeva sempre più minacciosa nel mondo magico, ma Hermione dovette ammettere che l’adrenalina la stava mandando su di giri. Forse, proprio perché fuori c’era una guerra alle porte, era saggio vivere quei momenti di spensieratezza, prima che l’innocenza fosse strappata loro di mano, prima che il mondo li volesse schierati a combattere per difendere la propria libertà. Forse, pensò Hermione, non ci sarebbero più state occasioni come quella, per giocare a palle di neve nei giardini di Hogwarts. Poteva sembrare infantile agli occhi estranei,  ma dovevano godersi il momento.
Un fruscio alle sue spalle la riscosse dai suoi pensieri. Scattò in avanti, pronta a nascondersi dietro l’albero lì vicino, ma una mano afferrò il suo polso con forza.
- Non così in fretta, Granger!-
Hermione colse l’ombra di un sorriso in quella voce fin troppo nota.
Provò l’innato impulso di prendersi a calci, quando un sorriso salì alle sue labbra, involontario e fin troppo sincero.
Doveva controllarsi! Era questo il suo piano!
Girò lentamente su se stessa, il polso ancora intrappolato nella presa forte ma delicata di Fred. Incontrò i suoi occhi e il suo sorriso furbesco. Aveva le guance arrossate dal freddo. Nuvolette di vapore si liberavano dalla sua bocca ad ogni respiro.
Il piano, Hermione! Ricordati il piano!
Alzò il mento in un gesto altezzoso e di sfida. – Che c’è, Weasley? Non hai il coraggio di colpire? Infondo sono sola e indifesa!-
La provocazione non lo scalfì nemmeno un po’. Sempre sorridendo, si avvicinò a lei. La presa sul polso di Hermione si sciolse, ma la mano di Fred non esitò nemmeno un istante prima di afferrare la sua. I guanti di entrambi erano bagnati, eppure Hermione riuscì a sentire il calore salire dalle dita intrecciate.
Perché era sempre caldo quel ragazzo? Era una cosa che la mandava in paranoia! E minava al suo tanto decantato autocontrollo!
- Io e te abbiamo un conto in sospeso, Granger!- mormorò a pochi centimetri dal suo viso.
Hermione dovette alzare lo sguardo per poterlo guardare negli occhi. Era decisamente più alto di lei! Fu un errore madornale guardare in quelle iridi brillanti e intense.
Dannazione..
Schiarì la voce in un gesto nervoso e sorrise. – Ah sì?- chiese, fingendosi indifferente.
Sei ridicola!
La strega più brillante della sua età....Finché Fred Weasley non le parlava. Allora diventava improvvisamente incapace di formulare risposte ad effetto e frasi di senso compiuto!
Fred sorrise, annuendo e si fece più vicino. Le gambe di Hermione cominciarono a tremare. Si sentiva debole, indifesa. Braccata. Non poteva scappare.
Ma infondo..doveva?
Sì, devi!
Era così vicino. Le lentiggini brillavano sulle guance rese rosse dal freddo. Le sue labbra, sempre sorridenti, erano talmente vicine che Hermione poté percepirne il calore. Intorno a loro era così freddo, la neve continuava a cadere e le nuvole coprivano il sole. I suoi vestiti erano fradici e, ora che si era fermata, cominciava a sentire le ossa gelate e i muscoli doloranti. Eppure quelle labbra sembravano una promessa, un invito a un’ondata di calore. E c’era quel sapore, il sapore che era ormai svanito dai suoi pensieri. Quel sapore così buono, troppo buono. Doveva sentirlo di nuovo. Doveva ritrovare la magia di quel bacio.
No, controllati!
Forse l’avrebbe fatto. Magari più tardi. Quello era il momento di vivere. Di lasciarsi andare.
L’ultimo briciolo di lucidità esplose quando le sue labbra la toccarono. Dimenticò il freddo, la neve, il cielo, gli alberi. Era molto più buono di quanto ricordasse. La mano libera di Fred le circondò la vita e la strinse a sé. La mano libera di Hermione stringeva ancora la bacchetta. Spostò il braccio oltre la sua spalla e gli circondò il collo, stringendosi ancora di più a lui. Il freddo era solo un lontano ricordo. La fiamma che l’aveva bruciata la notte prima tornò a splendere. Un’ondata dello stesso desiderio pulsante la travolse e desiderò con tutta se stessa di essere lontana da quel parco, lontana da Hogwarts, lontana da altri che non fossero lui. Le loro lingue si intrecciavano, mentre quel bacio diventava sempre più languido, sempre più intenso. Era diverso dal primo. Dietro alla passione del primo bacio, si era nascosta l’incertezza, la paura di sbagliare. Ora quella paura era scomparsa. L’attrazione era così vivida da poter essere sfiorata.
Qualcosa nella mente di Hermione lottò per essere ascoltato. Lei doveva controllarsi. Era il suo piano. Non poteva rendergli le cose così facili! Doveva essere lei quella dettare le regole!
Quel lieve barlume di lucidità lottò a lungo con l’intensità del bacio che la stava logorando sempre più nel profondo. Ancora pochi secondi e della sua lucidità non sarebbe rimasto più niente. Perché Hermione sapeva di essere impotente, almeno finché le labbra di Fred fossero rimaste sulle sue, finché la sua lingua avesse esplorato con quell’ardente passione la sua bocca. Era la vittima, la sua vittima, ma poteva reagire. Doveva reagire.
Si aggrappò con tutta se stessa a ciò che rimaneva del suo autocontrollo divorato e fatto a pezzi. Strinse la mano della bacchetta e un’idea geniale le attraversò la mente. Cercando con tutta se stessa di non lasciarsi trascinare di nuovo nell’oblio, ruotò rapidamente la bacchetta.
Con uno scatto fulmineo, nonché con un gran sacrificio, si separò dalle labbra di Fred, nello stesso momento in cui un fiotto di neve gelata precipitava sulla sua faccia.
Fred scacciò con una mano la neve fredda e, suo malgrado, si lasciò sfuggire una risata. Hermione lo fissò compiaciuta poi, come se fosse il gesto più naturale del mondo, si avvicinò a lui e con un dito percorse le sue guance, levandogli la neve dal viso. Gli occhi di Fred rimasero incatenati a quelli della ragazza, mentre l’indice di Hermione sfiorava le labbra dischiuse, ancora rosse e calde. Hermione allungò il viso in avanti e lo baciò con delicatezza. Ogni traccia della passione di pochi secondi prima era scomparsa. Si separò velocemente, compiacendosi alla vista della delusione impressa negli occhi di Fred.
- Hai ragione, Fred!- sussurrò. – Avevamo un conto in sospeso!-
Fred si lasciò andare a una breve risata. – Non smetterai mai di sorprendermi, Hermione!- ammise, scuotendo la testa. – Ma hai ancora un sacco di cose da imparare!-
Hermione non fece in tempo a chiedersi di cosa diamine stesse parlando. Non si era accorta che la mano che Fred aveva tenuto sulla sua schiena aveva stretto tutto il tempo la bacchetta. E ora, quella bacchetta, era sollevata. Con un ghigno e un occhiolino, Fred la fece roteare e una cascata di neve gelata la colpì in pieno.
Hermione provò a ripararsi con le braccia, ma la neve si insinuò sotto la sciarpa e passò sotto la berretta di lana. Un brivido le scosse la schiena, mentre con le mani tentava di spazzare via l’orrenda quantità di neve che la ricopriva. Fred scoppiò a ridere, guardandola e Hermione lo fulminò con un’occhiataccia, prendendo in considerazione l’idea di violare le regole e divertirsi un po’ con qualche incantesimo direttamente su Fred.
- Te l’ho già detto una volta, Granger: deve ancora nascere qualcuno capace di farla a Fred Weasley!- le ricordò.
Lei sollevò un sopracciglio, spavalda. – Se non altro ci sono andata vicina!-
- Dimostralo!-
- Comunque adesso siamo pari!- tergiversò lei. Sapeva di non aver ragione e lo sapeva benissimo anche Fred.
Fred aprì bocca per commentare, ma prima che potesse parlare una palla di neve si schiantò sulla sua testa e un’altra lo colpì al braccio. Si voltarono entrambi e videro Ginny e Harry riemergere trionfanti da dietro gli alberi. Non appena videro il cenno di Hermione, che significava “bersaglio eliminato”, Ginny e Harry cominciarono a saltellare urlando e abbracciandosi. Evidentemente anche George era stato eliminato, e loro avevano vinto la battaglia. I due erano presi dai festeggiamenti e non notarono Hermione avvicinarsi furtiva a Fred, che li guardava esterrefatto.
Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò, facendolo sobbalzare: - Vedi, Weasley, era proprio quello che intendevo. Sono abbastanza brava a distrarti, a quanto pare!-
Seguendo un impulso improvviso, Hermione sfiorò con la lingua e morse delicatamente il lobo dell’orecchio. Sentì Fred rabbrividire e provò una scarica di piacere perverso lungo la spina dorsale. Scostò il viso da quello di Fred e si allontanò lentamente, indietreggiando.
- Te l’ho già detto una volta, Weasley!- esclamò, imitando le sue parole. – Non sfidarmi. Non puoi competere con me!-
Gli lanciò un ultimo sorriso carico di malizia e lo osservò scuotere la testa e sorridere. L’aveva lasciato a bocca aperta, ancora una volta.
 
 
 
 
 
Fred la osservò mentre si allontanava e correva a festeggiare la vittoria con i suoi compagni. Quella ragazza l’avrebbe mandato al manicomio. Lo aveva sorpreso, per ben tre volte, rendendolo incapace di reagire. E, cosa ancora più sconvolgente, aveva capito che l’obiettivo di Hermione era di prendere in mano la situazione, di condurre il gioco.
Alzò lo sguardo verso il cielo e i fiocchi di neve caddero sul suo viso già congelato. Sorrise, chiudendo gli occhi. Era stato lui a provocarla, era stato lui a fare il primo passo. Quel gioco era suo, solo lui poteva condurlo. Lo stava sfidando.
Bene! Pensò. Pensava di averla vinta così facilmente?
Hermione Granger non aveva idea di cosa significasse sfidare Fred Weasley, ma glielo avrebbe dimostrato.
Non hai idea del guaio in cui ti sei cacciata, Granger!
 
 
 
 
 
 
Ore dopo, in Sala Comune, erano finalmente tutti asciutti e al caldo. Seamus e Dean stavano decantando ogni singola azione della guerra a palle di neve, ammettendo, seppure amaramente, la superiorità dell’altra squadra.
- Hermione, quell’incantesimo di moltiplicazione era perfetto!- si complimentò Dean.
Hermione arrossì leggermente, abbassando lo sguardo imbarazzata. Poi Ginny e Harry le raccontarono quel che era successo dopo che lei era scappata tra gli alberi “per dare la caccia a Fred”. (Era la storia che avevano raccontato per giustificare la loro prolungata assenza dalla battaglia.)
Ron era stato colpito ed eliminato da George, che a sua volta era stato eliminato da Ginny, che aveva fatto fuori anche Seamus. Harry se l’era vista con Dean e ne era uscito vittorioso. Lee, rullo di tamburi, era stato stracciato da Neville, che però, preso dall’euforia del momento, non si era accorto di una palla di neve in arrivo, mandata da George poco prima che Ginny lo finisse, ed era stato eliminato.
- E’ stato grandioso! Dovremmo rifarlo!- esclamò Ron.
- Magari la prossima volta troviamo un modo per non morire congelati!- borbottò Ginny, stringendosi nel maglione e avvicinando la poltrona al fuoco.
- Magari la prossima volta rimescoliamo le squadre!- mormorò Lee. – Quelle due sono peggio dei gemelli!- esclamò, puntando il dito verso Hermione e Ginny che scoppiarono  a ridere.
- Osi davvero paragonare tanta magnificenza a quelle dilettanti?- sbottò George.
- Sul serio, Lee!- lo seguì il gemello. – Potremmo disconoscerti come amico e socio!-
- Inoltre, Lee – intervenne Hermione, - Squadra che vince non si cambia!-
- Ben detto, Hermione!- commentò Harry, battendole una mano sulla spalla.
Fred la guardò ghignando. – Resta il fatto che siamo noi i migliori!- esclamò, indicando il gemello.
Il sopracciglio di Hermione scattò verso l’alto. – Già, infatti è grazie alla vostra magnificenza che avete vinto..oh no! Aspetta! Avete perso!- si corresse, con una smorfia in direzione dei gemelli.
- Ce lo farà pesare per il resto dei nostri giorni!- mormorò Lee disperato.
- A meno che qualcuno non le chiuda la bocca!- commentò Fred, rivolgendole un sorriso malizioso.
Il cuore di Hermione perse un battito e un’improvvisa ondata di panico fece scattare i suoi nervi. Era una provocazione generale o si stava riferendo a qualcosa in particolare? Stava davvero lanciando battutine davanti a tutti? E se qualcuno avesse frainteso?
Hermione lo fulminò con lo sguardo e lui le fece l’occhiolino. Nessuno parve accorgersi di quel lieve momento di tensione. Seamus, Dean, Harry e Neville stavano parlando del tema di Pozioni (Hermione si chiese come fosse avvenuto il salto dall’argomento “battaglia” a quello “tema di Pozioni”, ma visti i soggetti coinvolti non sprecò più di tanto le energie!). Ginny passava lo sguardo da Hermione a Fred con un sorriso soddisfatto. Hermione, mentre si toglievano i vestiti fradici, le aveva raccontato del piccolo “scambio di idee” avvenuto fra lei e Fred tra i pini di Hagrid.
George, Hermione provò un nuovo moto di panico, li fissava con lo stesso sorriso della sorella. Forse era a conoscenza di qualche dettaglio. Ok, forse era a conoscenza di ogni dettaglio! Hermione avrebbe dovuto immaginarlo: insomma, erano gemelli ed erano sempre stati molto legati. In ogni caso, George sembrava sapere e la cosa non la consolava proprio per niente.
Ron, invece, guardò confuso il gemello, per poi spostare lo sguardo su Hermione.
- In che senso?- chiese.
- Ron, non ti impicciare!- borbottò Ginny. Fortunatamente, il fratello non la sentì.
Hermione, che stava sprofondando nel panico più assoluto ad ogni minuto che passava, pregò con tutta se stessa che Ron non dimostrasse un improvviso acume mentale e capisse il senso delle parole di Fred.
Fu proprio Fred a salvare la situazione, sviando Ron.
- Nel senso, fratellino, che un giorno avremo la nostra rivincita e la Granger non avrà più nulla di cui vantarsi!- rispose beffardo.
Ron parve soddisfatto da quella risposta e non fece altre domande. Hermione tirò un sospiro di sollievo che Fred notò immediatamente. Appena Ron si alzò per sedersi accanto a Harry, Fred rivolse ad Hermione uno sguardo malizioso che la fece avvampare e, muovendo solo le labbra, pronunciò silenziosamente: - Mi devi un favore!-
Hermione, per tutta risposta, scosse il capo con una smorfia. Un favore? Certo, come no! Era stato lui a cacciarla in quella situazione imbarazzante e pericolosa. Figuriamoci se gli doveva anche un favore!
George e Ginny si guardarono sorridendo. Entrambi si stavano godendo quella scena al massimo. Peccato non avessero a portata di mano un sacchetto di Api Frizzole o una scatola di Gelatine Tutti i Gusti+1!
Quando arrivò l’ora di cena, si alzarono per scendere tutti insieme in Sala Grande. Alla tavola delle autorità, Silente stava chiacchierando con la McGranitt mostrandole qualcosa che aveva tutta l’aria di essere una mercanzia di Zonko. Il rospo in rosa stava scrivendo qualcosa sulla sua malefica tavoletta. Piton parlava con la professoressa Sinistra, ma interruppe la conversazione per rivolgere a Harry uno sguardo di puro disgusto, che il Prescelto ignorò senza troppe difficoltà.
I Grifondoro sedettero al loro tavolo. Ginny stava per sedersi accanto a Hermione, ma fu spinta via da Fred che si infilò per primo. Hermione lo guardò accigliata e lui fece spallucce. Ginny, mormorando fra i denti un paio di imprecazioni, si sedette accanto a loro. Hermione non perse tempo a chiedersi il perché di quello strano gesto: la risposta arrivò fin troppo presto.
Per tutta la sera, Fred non fece altro che sfiorare la gamba di Hermione con la sua o toccarle la mano, - accidentalmente certo! -, ogni volta che prendeva questo o quel vassoio. Lasciò cadere, - per sbaglio!-, la forchetta un paio di volte, così da doversi chinare sotto il tavolo. Nel risalire, sfiorava la gamba di Hermione con le mani, facendola sobbalzare ogni volta. George, palesemente in combutta con il suo gemello, rincarava la dose tornando continuamente su argomenti come la festa, la possibilità di organizzarne un’altra con meno studenti ma molte più bottiglie di Whisky (e alla parola “Whisky” ammiccò in direzione di Hermione) e la battaglia di quel pomeriggio, rischiando di beccarsi un Avada Kedavra di Hermione quando disse che era stato un vero peccato non aver assistito allo “scontro finale” fra lei e Fred. Nessuno parve accorgersi del tono malizioso di George, né del ghigno malefico di Fred, né dello sguardo omicida di Hermione. A parte Ginny, ovviamente, che soffocava continui attacchi di risate nel succo di zucca, e Harry che, un paio di volte, passò lo sguardo su Fred e Hermione, con un evidente sospetto crescente nei suoi occhi verdi. Hermione sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti anche con lui!
A metà cena, Fred si chinò verso di lei e le sussurrò all’orecchio: - Mi passeresti il succo di zucca?-
Hermione, con i nervi ormai a fior di pelle e familiari brividi lungo la schiena, allungò una mano, afferrò la caraffa e la sbatté accanto al calice di Fred, ma con troppa furia e senza guardare dove la stesse appoggiando. Centrò per sbaglio la punta della forchetta di Fred, che roterò in aria e si conficcò nel pollo di Neville, il quale, poveretto, saltò sulla panca spaventato da quell’improvviso attacco di forchette volanti e, maldestro come sempre, rovesciò accidentalmente il suo calice che inondò il tavolo di succo di zucca.
George stava quasi per mettersi a piangere, le risate trattenute a fatica dietro una mano. Seamus, Dean e Ron guardarono il tavolo, Neville e Hermione, palesemente confusi.
- Scusa Neville - borbottò Hermione e con un gesto della bacchetta fece scomparire il succo dal tavolo.
- Tutto bene?- le chiese Fred, fingendosi preoccupato ed innocente.
- Una meraviglia!- rispose lei piccata, sfoderando il sorriso più falso del suo repertorio.
- Sicura di stare bene, Hermione?- intervenne Ron. – Sei strana stasera?-
Lei si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Ci mancava solo lui!
- Forse ha preso freddo!- rispose George, anticipando Hermione.
Fred schioccò le dita in direzione del gemello e disse: - Giusto! Sai qual è la soluzione: un bel bicchiere di Whisky Incendiario! Risolve tutti i probl..ahia!-
Con un lamento e una smorfia si massaggiò la gamba, dove Hermione aveva appena conficcato la punta della scarpa con forza.
- Tutto bene?- chiese lei, dolcemente.
- Un crampo!- mentì lui.
Ginny, in quel momento, decise di salvare l’amica, ma soprattutto il fratello da morte certa, e intervenne nominando l’ultimo Decreto Didattico, argomento che scatenò una serie di battute orribili sulla Umbridge e idee su come attentare alla sua vita. Hermione le rivolse un sorriso grato, che l’amica ricambiò con un occhiolino. L’attenzione generale fu rivolta all’Inquisitore e nessuno si preoccupò di capire perché Fred stesse guardando la sua fetta di torta alla melassa con un sorriso malandrino, mentre Hermione spezzava  la sua crostata di zucca con violenza, gli occhi lampeggianti di rabbia.
Hermione ringraziò tutti i folletti del mondo quando la cena terminò e gli studenti si alzarono per tornare nei dormitori. Purtroppo, aveva promesso a Harry e Ron di aiutarli con i compiti, quindi sarebbe rimasta in Sala Comune con loro. Non poteva fuggire nella sua stanza, al sicuro, lontano da Fred Weasley e dalla sua fastidiosa, - fastidiosa?-, presenza. Presero le loro poltrone preferite e le avvicinarono al fuoco. Cominciarono con il tema di Incantesimi, per poi passare a Trasfigurazione. Si esercitarono anche con gli Incantesimi Evanescenti. Hermione riuscì a far evanescere tre libri, quattro calamai, due rotoli di pergamena, la sciarpa di Harry e una scatola di ingredienti per Pozioni, il tutto sotto gli sguardi ammirati e stupefatti di Ron e Harry, che fissavano le loro piume svanite solo per metà. Quella di Ron aveva inspiegabilmente cambiato colore. Ginny la guardava con ammirazione, da dietro il libro di Astronomia, mentre Hermione richiamava gli oggetti, facendoli riapparire con un incantesimo di livello decisamente avanzato rispetto a quello del quinto anno.
- Sei una strega fantastica, Hermione!- commentò.
Hermione arrossì. – Ma smettila! Basta solo un po’ di concentrazione e applicazione!-
- Concentrazione o no, io non riuscirò mai a far evanescere qualcosa!- borbottò Harry, sconfitto, lanciando la bacchetta sul tavolino.
- Sai, Hermione, dovresti cominciare a provare con cose più grandi!- disse Ron, sempre ammirato. – Che ne dici? Prova con questa poltrona!- disse, indicando la poltrona vuota accanto a sé.
Hermione sorrise compiaciuta e alzò la bacchetta.
Successe tutto in pochi secondi. Un movimento all’angolo del suo campo visivo catturò la sua attenzione. Fred la stava guardando. Probabilmente aveva seguito tutta l’esercitazione e aveva visto Hermione mentre faceva evanescere gli oggetti intorno a lei. Le sorrise nello stesso istante in cui Hermione pronunciò la parola “Evanesco” . Fu distratta da quel sorriso e, inconsapevolmente, la sua bacchetta si spostò di qualche centimetro, colpendo la poltrona sulla quale era seduto Ron, che con un’esclamazione di sorpresa si ritrovò sospeso nel nulla per un secondo, prima di cadere con un tonfo sul pavimento di pietra. Imprecò ad alta voce e con un lamento si toccò la parte bassa della schiena, una smorfia di dolore sul viso lentigginoso.
Hermione scattò in piedi portandosi le mani alla bocca. Corse verso l’amico e si gettò sul pavimento accanto a lui, aiutandolo a rialzarsi.
- Oh cielo, mi dispiace Ron!- esclamò.
Harry stava palesemente trattenendo le risate, ma corse comunque ad aiutarli. Ginny tornò al suo libro di Astronomia, dopo aver rivolto a Hermione un ghigno furbesco.
Una volta che Ron fu di nuovo seduto su un’altra poltrona, Hermione si chinò su di lui e gli mise una mano sulla spalla.
- Stai bene?- chiese preoccupata.
Lui la fissò, trattenendo una smorfia di dolore, - Ancora intero! Ma la prossima volta concentrati meglio: hai una mira pessima!- borbottò, ma sorrise.
Lei ricambiò il sorriso, che si spense l’istante dopo, quando qualcuno alle sue spalle parlò.
- Fratellino,non posso darti torto!- esclamò Fred. – La Granger solitamente ha una mira pessima, ma questa volta non è stato poi tanto un fiasco!-
George rise alla battuta del fratello, per poi afferrare Ginny e sollevarla di peso dalla poltrona dove stava studiando, mentre lei lo colpiva con il libro, cercando di impedirgli di sedersi al suo posto. Essendo più alto e più forte di lei, George respinse facilmente gli attacchi furiosi di Ginny per riprendersi la sua poltrona. Sconfitta, la sorella minore si accasciò sul tappeto e riprese a studiare, borbottando qualcosa sull’essere l’unica maledetta femmina in una famiglia di stupidi babbuini.
Fred si lasciò cadere sulla poltrona che Hermione avrebbe dovuto far evanescere e le sorrise. – Comunque complimenti, Granger! Ci sai davvero fare con quella bacchetta!-
- Prega di non scoprire mai fino a che punto, Weasley!- sbottò lei, sedendosi di nuovo al suo posto.
- Come siamo taglienti, Granger!- la prese in giro.
Adesso lo crucio…
Alzando gli occhi al cielo, Hermione si rivolse a Ron. – Vuoi che ti accompagni in infermeria?- chiese, premurosa.
- No, sto bene!- rispose lui, spavaldo.
- Fra poco abbiamo la ronda, potremmo passare da Madama Chips!-
- Sto bene, sul serio!- ribadì lui.
- Come vuoi!- commentò lei. – Usciamo allora, voglio passare prima in biblioteca a riportare un libro!-
- Buona ispezione!- le augurò Ginny.
- Occhio agli angoli bui!- si raccomandò Fred con un ghigno.
Hermione lo ignorò completamente e uscì dal buco del ritratto, seguita da un Ron zoppicante. Mentre percorrevano il corridoio in cerca di studenti pronti a violare il coprifuoco, Hermione gli rivolse un’occhiata preoccupata.
- Sei sicuro di stare bene? Hai l’aria sofferente!-
Ron trattenne l’ennesima smorfia. – Ma no, sto benissimo!-
Impaziente, lei lo afferrò per un braccio e lo squadrò severa. – Ronald, per favore!-
Lui sbuffò. – Ok, passiamo da Madama Chips! Vediamo se può almeno calmare il dolore!-
Sorridendo soddisfatta, Hermione lo trascinò delicatamente giù per le scale, diretta all’infermeria. Madama Chips, però, non pareva essere della stessa sbrigativa opinione di Ron. Lo costrinse a stendersi e cacciò via Hermione senza tante cerimonie. Dopo venti minuti, la donna riaprì la porta e disse ad Hermione che l’amico aveva bisogno di riposo, che non c’erano ossa rotte, ma non poteva fare sforzi per almeno un paio di giorni. Avrebbe passato la notte lì. Hermione lo raggiunse e lo aiutò a bere una pozione il cui sapore, Ron le spiegò, era un misto di calzini umidi e di biscotti cucinati da Hagrid.
- Mi dispiace!- mormorò lei, per l’ennesima volta.
Ron sorrise. – Tranquilla! Peccato non sia successo domani sera! Potevo saltare le lezioni del lunedì! Scherzavo!- aggiunse velocemente, dopo aver notato lo sguardo severo di Hermione.
- Vado a finire il giro! Buonanotte!- disse lei.
- Notte!-
 
 
Pochi minuti dopo stava pattugliando il corridoio del quarto piano. Sentì dei rumori nell’aula alla sua destra e aprì la porta, ma era solo Pix che stava cercando di distruggere un banco. Sgridò dei Tassorosso del secondo anno che erano ancora in giro e li spedì con furia nei loro dormitori, minacciandoli di cavare punti alla loro Casa. Riprese a salire le scale e svoltò a sinistra in un altro corridoio vuoto. Le luci erano spente. Una finestra era aperta e una brezza gelida soffiava nel corridoio. Probabilmente, era stata quella a spegnere le candele. Rabbrividendo, continuò a camminare. C’era un ché di sinistro in quel corridoio. Eppure ci passava quasi ogni sera. Era il suo solito giro, nulla di diverso. Quel corridoio lo conosceva benissimo. Eppure, quella sera, sembrava diverso dal solito. Più oscuro, più isolato dal resto del castello. Il silenzio pesava su di lei e i suoi passi sembravano echeggiare in ogni angolo. Il castello si stava lentamente addormentando, gli unici rumori erano talmente distanti da sembrare appartenenti a un’altra dimensione. A differenza di molti altri corridoi di Hogwarts, quello era più corto, ma più isolato. Le finestre regalavano la vista sul lago e la parete opposta non era ricoperta di quadri, ma costituita da nicchie profonde e buie. Tra una nicchia e l’altra, statue apparentemente immobili montavano la guardia. Hermione aveva sempre trovato divertenti quelle statue e spesso si era ritrovata a scegliere con Ron quali fossero le più buffe, durante le ronde. Ce n’era una particolarmente ridicola, la preferita di Ron: uno gnomo aggrappato al pollice di un mago che tentava di scacciarlo via.
Quella sera, perfino la statua dello gnomo sembrava sinistra. Non c’era nulla di divertente in quelle strane statue. Hermione provò l’impellente desiderio di mettersi a correre, ma sarebbe stato un colpo basso al suo decantato coraggio di Grifondoro. Non riusciva a spiegarsi quella strana sensazione. Forse era perché era sola. Di solito, percorreva il corridoio con Ron. Strinse la presa attorno alla bacchetta. Stava per pronunciare l’incantesimo Lumos quando un colpo d’aria particolarmente forte spalancò la finestra alla sua sinistra. Probabilmente era stata chiusa male. Il vento gelido le scompigliò i capelli e un improvviso formicolio alla nuca le diede la sensazione di non essere sola. Lasciando perdere completamente l’incantesimo di illuminazione, Hermione sollevò la bacchetta, pronta a Schiantare chi o cosa si celasse nell’ombra.
Voldemort poteva entrare a Hogwarts inosservato?
Non essere sciocca, Hermione!
Se Voldemort avesse varcato il portone di quercia, qualcuno probabilmente se ne sarebbe accorto! Questa consapevolezza, comunque, non la rilassò. Non era sola in quel corridoio, e, Voldemort o meno, poteva essere in pericolo.
Raccolse coraggiosamente le forze e fece per voltarsi, ma delle braccia la afferrarono all’improvviso. Una mano le tappò la bocca prima che potesse urlare e la bacchetta le scivolò dalle dita. Braccia forti contro cui era inutile lottare la trascinarono nell’ombra di una nicchia alla sua destra. Nella scura rientranza era ancora più freddo. La poca luce che filtrava dalla finestra non arrivava a illuminare gli angoli più bui della nicchia. Un senso di panico stava salendo lungo la sua gola, ma labbra calde si avvicinarono al suo orecchio e il sussurro che ne uscì la disarmò completamente.
- Te  l’avevo detto di stare attenta, Granger!- la prese in giro, fingendosi deluso.
I muscoli di Hermione si rilassarono improvvisamente. La mano serrata attorno al braccio che le circondava le spalle si allentò. Il suo cuore, che si era fermato per lo spavento, riprese a battere furiosamente. I colpi contro la cassa toracica sembravano riversarsi nel silenzio di quella nicchia buia, dove l’unico suono era il respiro alle sue spalle. Lentamente, le braccia attorno al suo corpo la lasciarono andare. La mano scivolò via dalla sua bocca. Hermione riprese il controllo del suo corpo e si voltò di scatto, colpendo le sue spalle con i pugni chiusi. La rabbia aveva preso il posto della paura.
Chiamando a sé tutta la furia repressa nei meandri del suo cervello, Hermione gridò - Ma sei completamente pazzo? Vuoi farmi prendere un colpo! E che diavolo ci fai per i corridoi a quest’ora, tu non...-
La mano di Fred le tappò rapida la bocca, impedendole di continuare a sbraitare. Lei lottò per spostarla, ma Fred fu più veloce e la spinse contro la parete, impedendole di muoversi.
- Smetti di urlare! Vuoi svegliare tutto il castello e attirare l’attenzione? Non dovremmo essere qui!- la rimproverò lui, imitando il tono pomposo di Percy.
Hermione, spinta da una rabbia che le faceva pulsare le vene, alzò il braccio e colpì con forza il suo, liberandosi finalmente la bocca.
- No, tu non dovresti essere qui!- sbottò Hermione a bassa voce, la rabbia traboccante dalle sue parole.
- Granger, quando mai mi hai visto rispettare le regole?- chiese lui, con un sopracciglio alzato.
Era talmente buio che Hermione riusciva a vedere solo vagamente i suoi lineamenti. Eppure, anche senza fonti di luce, riusciva a cogliere il rosso dei suoi capelli scompigliati, la curvatura divertita del suo sorriso e la luce furbesca dei suoi occhi.
- Potrei punirti!- lo minacciò lei.
- Non lo farai!-
- In ogni caso, ti sembra una cosa intelligente attaccarmi così alle spalle? Potevo Schiantarti!-
- E’ carino da parte tua, preoccuparti per la mia salute!-
- Non ho detto che mi sto preoccupando! È un peccato che non ci sia riuscita!-
- Già, eri troppo impegnata a lasciarti trascinare da uno sconosciuto in un angolo buio di un corridoio deserto!-
- Come vorrei Schiantarti ora!- grugnì.
- Non hai la bacchetta!-
- Perché tu me l’hai fatta cadere!-
- No, tu l’hai fatta cadere!-
- E poi come facevi a sapere che ero qui?- chiese, incrociando le braccia. Si sarebbe gettata dalla Torre di Astronomia pur di ammettere che, in quel momento, curiosità e interesse prevalevano su rabbia e istinto omicida.
Sentì Fred sorridere. – Granger, non rivelerò i segreti del nostro successo, ma io e George siamo, diciamo, a conoscenza di ogni cosa che accade qui dentro e se vuoi evitare di essere beccato a infrangere le regole, devi evitare le ronde dei Prefetti. Avete schemi precisi e ripetitivi, lasciatelo dire: sono inutili! È bastato fare accurate ricerche sui vostri spostamenti!- rispose, ostentando furbizia e acume mentale.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Quindi hai chiesto la Mappa del Malandrino a Harry!- sentenziò, sicura.
Le spalle di Fred parvero abbassarsi. – Miseriaccia, Granger. Fai paura!-
Dandosi della stupida, cancellò il sorriso lusingato che le era salito alle labbra, pregando che Fred non l’avesse notato.
Tornò seria, schiarendosi e la voce, e chiese: - Cosa vuoi da me?-
- Abbiamo un conto in sospeso!- rispose lui.
La sicurezza di Hermione vacillò, ma lei cercò di non darci troppo peso. – Hai ragione! La prossima volta che mi eserciterò con qualche incantesimo rischioso, ti userò come cavia!-
Fred scoppiò in una bassa risata. – La poltrona! Hai una mira davvero pessima, Granger! O forse eri distratta!-
Il pugno che lo colpì al braccio lo fece ridere di nuovo. – Smetti di colpirmi, finirai per farti male! A proposito: dov’è Ron?-
Hermione sospirò. – In infermeria!- mormorò, a labbra strette.
Fred scosse la testa. – Ancora mi stupisco del fatto che siamo fratelli!-
- Io mi stupisco più del fatto che non abbia ancora tentato di ucciderti mentre dormi!- sbottò lei.
- Non tergiversare, Granger!- esclamò, per poi farsi più vicino.
Hermione strinse talmente forte le braccia al petto, da sentirsi dolere le costole. La parete fredda alle sue spalle non sembrava volersi spostare, perciò Hermione si ritrovò schiacciata contro il corpo di Fred, che aveva posato le mani ai lati della sua testa. Era pericolosamente vicino.
- E’ stato un colpo ad effetto, quello di oggi pomeriggio! Ma te l’ho detto, hai ancora molto da imparare!- sussurrò, sulle sue labbra.
Hermione provò a schiacciarsi contro la parete, ma la solida pietra non le regalò nessun riparo da quelle labbra.
Cercando di reprimere qualsiasi altra sensazione, sfoderò il suo tono più sarcastico e rispose: - Quindi rapirmi nel bel mezzo di un corridoio buio sarebbe un indice di superiorità?-
- Non proprio! Vedi, tu sei convinta di potermi sfidare senza pagare le conseguenze!- rispose, sorridendo. Una mano si staccò dalla parete e cominciò a giocare con uno dei riccioli crespi di Hermione. Rabbrividì, quando il dito lasciò andare la ciocca di capelli e cominciò ad accarezzare il suo collo. Salì lentamente verso l’orecchio, passando per il lobo e scendendo sulla sua guancia. Seguì i lineamenti del suo viso, fino al mento e poi tornò sul suo collo e riprese a giocare con i suoi ricci.
- Il fatto è..- mormorò, facendola sobbalzare. Si era distratta talmente tanto da dimenticare che Fred avesse una voce. E che voce! - ..che stai provocando la persona sbagliata, Hermione!-
Hermione rimase impassibile. Non poteva dargliela vinta. Doveva reagire, doveva farsi valere. Raccolse a sé tutte le forze possibili. Sciolse la braccia dalla presa ferrea, le sue costole si rilassarono grate, e con le mani risalì i fianchi del ragazzo, in una lenta carezza.
- O forse..- mormorò lei, scostandosi leggermente dalla parete e avvicinandosi ancora di più a lui, -..sei tu a non renderti conto di chi stai provocando, Fred!-
Da dove le era uscita tutta quella spavalderia? Se non fosse stata incastrata in una nicchia buia e fredda, stretta fra le braccia di qualcuno che stava minando la sua salute mentale e in una situazione alquanto particolare, si sarebbe complimentata con se stessa. Ma non aveva tempo per distrarsi. Doveva rimanere concentrata.
Il sorriso di Fred , però, rischiò di scuotere la sua sicurezza.
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello. Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione.
Sempre!
-Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!- 
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi! Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Con Fred era fin troppo facile.
Un briciolo di autocontrollo la tenne saldamente ancorata alla realtà.
- Tranquillo, Weasley, posso cavarmela!- rispose, spavalda.
Con una risata, Fred si chinò su di lei, portandola di nuovo ad aderire alla parete fredda. Le sue labbra erano pericolosamente vicine, i suoi occhi non la lasciavano andare, obbligandola a sostenere il suo sguardo.
- Non ne ho mai dubitato, Granger..- mormorò. Hermione ebbe la sensazione che avesse lasciato la frase sospesa a metà.
Invece di concluderla, si chinò su di lei e la baciò. Non fu come il primo, non fu come il secondo in mezzo alla neve. Fu un bacio completamente diverso. Era un bacio al sapore di sfida, un bacio che annunciava una guerra fra i sentimenti sopiti e le emozioni istintive. Hermione non si preoccupò di resistere. Sapeva che non ci sarebbe riuscita. Perché opporsi? Perché non godersi quel momento?
La sua unica debolezza era anche la sua unica arma.
Avvicinò il corpo a quello di Fred, afferrando i suoi fianchi con forza. Fu lei ad aumentare il ritmo di quel bacio, fu lei a saggiare con più passione la sua bocca. Fu Hermione a separarsene improvvisamente per mordergli maliziosamente il labbro inferiore, per poi tornare a baciarlo intensamente. Fred, spiazzato da quell’improvvisa frenesia, si risvegliò quando lei gli morse le labbra. Fu come un fulmine in pieno petto, che lo riscosse dal torpore della sorpresa. Le afferrò la vita e, proteggendola con una mano sulla schiena, la schiacciò nuovamente contro la parete. Voleva riprendersi il controllo, Hermione lo capì. Sorprendendo perfino se stessa, glielo permise!
Le mani di Hermione salirono ad aggrapparsi alle sue spalle forti e, solo dopo, a circondargli il collo. Come aveva fatto quella notte davanti al fuoco, una mano cominciò a giocare con i suoi capelli, stringendoli e accarezzandone la morbidezza.
La mano che Fred aveva posato sul suo fianco scivolò sotto il maglione, sulla sua pelle. Era fredda, poiché era rimasta appoggiata a lungo contro la parete. Un brivido, non solo di freddo, scosse i nervi di Hermione che, involontariamente, si inarcò verso di lui. Un sospiro si perse sulla sua bocca e la stessa ondata di desiderio che l’aveva travolta quella notte, tornò ad infiammarla. La mano ora più calda di Fred continuò la carezza salendo lungo la schiena, per poi tornare verso il basso. L’altra mano, ancora poggiata fra le sue scapole, scese ad accarezzarle la coscia fasciata dai jeans, per poi salire su, sempre più su e perdersi fra i suoi ricci. Le circondò la nuca, avvicinandole il viso e approfondendo ancora di più il bacio. Improvvisamente, si separò dalla sua bocca, e scese a baciarle la guancia, la mandibola e finì sul suo collo. Con la lingua, percorse lentamente la sua pelle fino a quel tratto di spalla lasciato scoperto dal maglione. Continuò a torturarla lentamente, baciando e succhiando la sua pelle delicata, mentre scosse sempre più potenti tendevano il corpo di Hermione, trascinandola sul baratro della follia. Quella lenta tortura diventava sempre più incontrollabile e un gemito le sfuggì dalle labbra socchiuse, quando, improvvisamente, Fred morse il suo collo, stringendo piano la sua pelle fra i denti e carezzandola poi con la lingua. Hermione sbarrò gli occhi e li richiuse, lasciandosi trascinare da una nuova ondata di brividi. Poi la sua bocca tornò a baciarla e la danza riprese, come se non fosse mai stata interrotta. Hermione aveva caldo, la parete alle sue spalle sembrava sciogliersi. Le mani di lui sulla sua pelle erano diventate bollenti. Desiderò con tutta se stessa sentire la sua pelle. Abbassò le mani dalle sue spalle e dai suoi capelli e le passò sui fianchi, insinuandole sotto il maglione. Era calda, liscia, morbida. Sentì i suoi muscoli tendersi in una reazione molto simile a quella che lei aveva avuto quando lui l’aveva toccata. Percorse la linea dei suoi fianchi e salì lungo la schiena, sentendolo rabbrividire. Per un istante, fu Hermione a controllarlo, separandosi nuovamente da lui per mordergli il labbro e insinuando poi con forza la lingua fra le sue labbra, mentre continuava ad accarezzare la sua pelle sempre più calda. Fu solo un istante però. Riprendendosi, con un scatto rapido, Fred lasciò andare il corpo di Hermione. Le sue mani afferrarono i polsi della ragazza e li strinsero, spingendoli verso l’alto contro la parete. Continuò a baciarla con trasporto per un po’. Poi lentamente, le sue labbra rallentarono il ritmo e dopo averle carezzate un ultima volta con la lingua, le baciò delicatamente. Avevano entrambi il fiato corto. Hermione si sentiva stordita, come se fosse appena scesa da una corsa furiosa in sella a una scopa manomessa e fuori controllo. Ansimando, riaprì gli occhi e trovò quelli di Fred che la guardavano con un’intensità che rischiò di fermarle il cuore.
Come riprendendo un discorso lasciato a metà, Fred le sorrise e sussurrò: - ..ma non ho mai detto che ti avrei reso le cose facili!-
Hermione impiegò qualche secondo a collegare quella frase con l’ultima cosa che le aveva detto, prima di ridurle il cervello in poltiglia con quel bacio. Con quei baci, ad essere precisa. Voleva dire qualcosa, ma scoprì di non avere la voce, né di essere capace a parlare o formare pensieri logici. Fred, evidentemente, capì il suo silenzio e sorridendo soddisfatto, le lasciò andare le mani. Le braccia di Hermione scivolarono verso il basso e rimasero ciondolanti lungo i suoi fianchi, incapaci di muoversi. Fred le afferrò il viso fra le mani calde e la baciò di nuovo. Non aveva nulla a che fare con tutto quello che era successo poco prima. Era un bacio dolce, lento, ma intenso allo stesso tempo, e durò pochissimo.
Fred la guardò sorridendo e sussurrò. – Buonanotte, Granger!-
Lasciò andare il suo viso, si voltò e scomparve dalla nicchia. Hermione, qualche secondo dopo, si lasciò scivolare lungo la parete, accasciandosi sul pavimento, e si prese la testa fra le mani.
Quello che era appena successo l’aveva scossa nel profondo e, cosa ancora più grave, aveva fatto nascere in lei il desiderio che accadesse di nuovo. Non una, ma cento altre volte.
Lo desideri, smettila di negarlo!
Scosse violentemente la testa, con un gemito di rabbia. La voce nella sua testa doveva tacere, doveva lasciarla in pace. Sollevò la testa e la appoggiò alla parete. Era tornata a essere fredda. Tutto era freddo. L’aria che filtrava dalle due finestre aperte del corridoio stava sollevando la pelle d’oca sulla sua pelle. Se fosse rimasta lì, sarebbe morta congelata. Riprese il controllo del suo respiro e del suo corpo. Quando capì che tutte le sue funzioni erano tornate normali, si rialzò e uscì dalla nicchia. Le candele del corridoio ora erano accese. Hermione sollevò un sopracciglio, capendo che a spegnerle doveva essere stato proprio Fred, per  rimanere nascosto e coglierla alle spalle senza farsi vedere. Si chinò a raccogliere la bacchetta. Le sembrava che fossero passate ore, da quando l’aveva lasciata cadere, da quando quelle braccia l’aveva afferrata. Le sue braccia. Scosse la testa e si incamminò, tornando a passo svelto verso il dormitorio. Era molto tardi, lo sapeva. Rabbrividì quando un ricordo di quello che era appena successo le sfiorò la mente. Tentò di scacciarlo e ci riuscì solamente quando una figura solitaria le comparve davanti a pochi corridoi di distanza dalla Torre di Grifondoro.
- Signorina Granger, cosa ci fai ancora in giro?- chiese la professoressa Sprite, balzando all’indietro, sorpresa.
- Mi scusi, professoressa! Avevo sentito dei rumori durante la ronda. Sono andata a controllare, ma era solamente Pix!- mentì spudoratamente.
Si accorse di essere molto più brava del solito. Forse passava troppo tempo con Fred Weasley. Si maledisse da sola, arrossendo involontariamente.
Prendendo il suo rossore come un segno di scuse, la professoressa Sprite sorrise benevola: - Sempre pronta a rispettare i tuoi doveri! Vai pure cara, buonanotte!-
Hermione mormorò rapidamente una risposta, accompagnata da un sorriso e corse via verso il dormitorio.
Quando entrò nella Sala Comune, trovò Ginny addormentata sulla poltrona che, nel frattempo, doveva aver riconquistato dal regime di George (o forse, ed era molto più probabile, se ne era impossessata dopo che George era andato a dormire!), con il libro aperto sulla pancia e la testa ciondolante. A parte lei e Grattastinchi, che dormiva sulla poltrona accanto, la Sala era deserta.
Hermione la scosse delicatamente. – Ginny, svegliati!-
Lei sbadigliò e batté le palpebre con lentezza. – Hermione!- mormorò – ti stavo aspettando!-
- Perché?- chiese perplessa l’amica.
- Fred è uscito con una scusa dopo di te. Ho capito che c’era qualcosa sotto!- borbottò, mettendosi dritta sulla poltrona.
Hermione arrossì e Ginny si riscosse completamente dal torpore del sonno.
- Come sempre ci ho visto meglio della Cooman! Dovrei insegnare io Divinazione in questo posto! Sputa il rospo, cos’è successo?-
Hermione raccontò, con estremo imbarazzo quello che le era capitato, omettendo più dettagli possibili. Ginny insisteva, invece, per sapere ogni dettaglio, e quando Hermione le ricordò che stavano comunque sempre parlando di un suo fratello, Ginny rispose con una scrollata di spalla, dicendo che lei aveva sempre raccontato ogni dettaglio dei suoi incontri con Michael e che non le importava.
Hermione, comunque, tergiversò il più possibile sui dettagli, anche se il tentativo non sfuggì a Ginny. Poi la convinse ad andare a dormire, visto che era quasi mezzanotte. Mentre salivano le scale, Ginny si lanciò in un monologo sulla genialità del fratello.
- Ammettilo, Hermione: sta conducendo lui il gioco! E anche bene!- commentò alla fine.
Per tutta risposta, Hermione sbuffò, mentre una rabbia che non ricordava nemmeno di aver provato, viste le sensazioni decisamente più forti che l’avevano invasa, riemerse dalle sue ceneri.
- Sai Ginny, pensa di averla vinta! Sul serio, pensa di potermi manipolare a suo piacimento!-
- Hermione io ti voglio un gran bene, ma...ci sta riuscendo!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
Buonasera Potteriani!
Nuovo capitolo aggiornato, scusate per l’attesa! Come sempre voglio ringraziare immensamente tutte le persone che hanno recensito e che mi stanno seguendo! Siete fantastiche, non c’è che dire!! Meritereste un Ordine di Merlino Prima Classe ad honorem!!
Detto questo, voglio scusarmi in anticipo se troverete errori di battitura nel capitolo! Ho riletto questo capitolo mille volte, ma sono sempre stanca, e ho paura di aver trascurato errori ortografici ecc! Spero di no, ma comunque mi scuso in anticipo!
La storia sta cominciando ad evolversi verso ciò che avevo in mente, perciò preparate le Gelatine Tutti i Gusti +1 perché nei prossimi capitoli cominceranno a succedere un paio di cose interessanti..ma odio spoilerare, perciò mi fermo! : D
Come sempre, a voi la parola!! Fatemi sapere che ne pensate!
A presto!
Amy :)
  
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