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Autore: malpensandoti    11/11/2013    7 recensioni
Billie Newton e Nick Grimshaw hanno la loro conversazione più lunga il cinque gennaio.
Lei arriva in ritardo al bar dove si sono dati appuntamenti e poi dritta al centro della questione, senza giri di parole.
Nick Grimshaw ha già ordinato un Martini perché sa che sarà una lunga chiacchierata. Incrocia le dita di entrambe le mani sul tavolo, sorride e poi, finalmente, si concede di togliersi il cappotto con tanto di taschino.
“Credevo ci avresti messo di più a capire” mormora, e poi comincia a raccontare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Pretty hurts'
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Plastic dolls
Prologo

 

 

 

“Pensi che ci prenderanno?”
Leah arranca un respiro e una boccata di fumo, assottiglia lo sguardo per il vento e si stringe nelle spalle, scrollandole qualche istante dopo, senza rispondere.
“Insomma – Billie accanto a lei ha le gambe flette e i capelli biondi legati – So che non dovrei pensarci o robe varie, che siamo già abbastanza sfigate per conto nostro senza portare altra sfiga, ma sarebbe davvero, davvero una botta di culo, se ci prendessero”
Londra è immersa nel proprio tramonto estivo delle sette di sera. Il sole è uscito un paio di ore fa, il cemento è ancora umido di una pioggerella fresca e la città si estende davanti ai loro occhi.
Il tetto del 256 di Chapman Street è uno dei più alti della zona, nei giorni caldi si riesce a vedere la City e una parte del percorso del Tamigi.
Le loro schiene sono appoggiate al cornicione, i pacchetti di Camel blu per terra e le borse lasciate accanto alle loro gambe, sole.
“Se ci prendono – Leah finalmente parla e sta già tremando all’idea – probabilmente diventeremmo ricche”
Negli occhi blu di Billie passa un lampo di speranza: “Ricche quanto?”
“Abbastanza da permetterci questo – Leah batte la propria mano sul cemento del tetto – E tante Jimmy Choo”
“E anche il completo di Prada ad Oxford Street?” chiede ancora la bionda, con lo sguardo ora che scintilla sotto al sole arancione.
“Prada, Chanel, Gucci, Marc Jacobs, Just Cavalli…ogni cosa” mormora ancora Leah, prima di sorridere di sbieco e spegnere la propria cicca di sigaretta per terra. Si riavvia i capelli scuri, incrocia le gambe magre e appoggia i gomiti sulle ginocchia.
Billie rimane in silenzio, riflettendo. Si lecca le labbra, le morde e poi chiude gli occhi.
“E se non ci prendono?”
Leah stiracchia le labbra pigramente, voltando il viso verso l’amica: “Se non ci prendono – scandisce lentamente – non diventeremo mai aspiranti modelle. Passeremo l’estate a bestemmiare e a ubriacarci, continuando a ribadire quanto la nostra vita faccia schifo. A ottobre ci iscriveremo all’università come vogliono le nostre madri e tu sceglierai scienze della comunicazione e io filosofia. Troveremo un ragazzo, sarà una relazione stabile ma non troppo. Passeremo la nostra vita a chiederci quando sarà il momento giusto per esplodere e scappare, ma poi ci metteranno un anello al dito, ci rinchiuderanno prima in chiesa anche se non siamo praticanti e poi in un villetta a schiera, con una laurea attaccata al muro e un lavoro di merda. Il nostro corpo cambierà e ti si ingialliranno i denti perché fumi troppo, avremo due figli rompipalle con dei nomi particolari, che odieranno la musica e vorranno un telefono a dieci anni. La nostra vita farà ancora più schifo di quanto non faccia già adesso e probabilmente io non verrò neanche al tuo funerale perché sarò rinchiusa in uno di quei manicomi per vecchi che continuano a chiamare 'case di riposo'. Ah, e andremo all’inferno perché ci siamo scordate di battezzare i nostri figli”
Billie ha gli occhi sgranati e la bocca spalancata, le sue sopracciglia si aggrottano all’inverosimile e lei respira più veloce.
Le frullano in testa così tante parole che boccheggia per qualche minuto, Leah le sorride per quanto sia buffa e le afferra una mano, stringendogliela.
Soffia ancora il vento.
“E se ci prendono?”






In teoria, Billie in mano ha il diploma del liceo, un’esperienza come animatrice in un campo scuola e diciannove anni compiuti a maggio. In pratica, in mano adesso tiene l’accendino rosa che ha rubato dalla borsa di sua madre.
Leah è andata via cinque minuti fa, l’ultimo autobus per casa sua passa tra venti minuti prima del blocco del traffico. Lei invece è rimasta a fissare una Londra spegnersi e riaccendersi mentre il sole cala.
Fa scattare la rotellina dell’accendino e poi soffia sulla fiamma mentre sospira, un po’ impaziente e un po’ terrorizzata.
Stanotte deve dormire perché le occhiaie ad un casting sono improponibili, Billie però sa che non riuscirà a chiudere occhio perché avrà le mani tremanti anche sotto le coperte.
Chapman Street è il loro rifugio da quando hanno saltato la scuola per la prima volta, in terza media.
Il palazzo numero 256 è in cantiere da almeno dieci anni, l’agenzia di costruzioni ha fallito e nessuno ha ancora comprato alcun piano. È un edificio vuoto e abbandonato, con la polvere e le regnatele, alcune siringhe ai piani inferiori e un intero murales al sedicesimo piano.
Bisogna fare parecchie rampe di scale, ma per Billie ne è sempre valsa la pena.
È il loro appuntamento abituale, dopo scuola, il corso di violino di Leah e le ripetizioni di matematica di Billie, si sono sempre ritrovate sul tetto, e parlare, smezzarsi sigarette e a piangere.
Se le prendono, domani, al casting della 'Blue Jeans Agency', Billie probabilmente non dovrà più prendere la metro o rubare i soldi dal barattolo dei biscotti. E forse smetterà di guardarsi allo specchio ogni dannato giorno con la convinzione di essere bella e di potercela fare. E sentirsi ripetere continuamente “Dovresti fare la modella!” ogni volta che la signora Shubert la ferma davanti a casa.
Se domani le prendono, Billie sa che diventerà una diciannovenne felice e non una ragazzina appena uscita da scuola con la passione per la moda, i genitori divorziati e una voglia sul fianco sinistro.
E Leah magari imparerebbe a sorridere un po’ di più anche con gli occhi, e sfoggerebbe la sua dentatura perfetta davanti ad un obiettivo che vuole solo lei.
2012.
Il loro anno.
Billie stringe con più forza l’accendino e spegne la fiamma.


 

 







 


ok è una cosa un po' improvvisa questa mia storia, però ci tenevo un sacco a pubblicarla al più presto!
oggi, tra l'altro, è un giorno in cui sono particolarmente contenta
in più ho già delineato la trama, che sarà molto ma molto complicata.
anzi, più che complicata, sarà parecchio inusuale.
il prologo è molto simile - per chi se la ricorda - a 'written in the stars', ma in realtà questa storia è molto più seria perché tratta di tematiche che, oltre al fatto che mi sono sempre interessate un sacco, sono anche abbastanza attuali e spero che possano piacere anche a voi!
questa storia sarà abbastanza corta - conto su otto capitoli + prologo/epilogo, salvo idee improvvise - e tratterà del mondo dello spettacolo in tutte le sue sfaccettature.
in più, a differenza di 'written in the stars', questa è una trama molto verosimile, e nel prossimo capitolo ci sarà il cambio di tempo futuro.
vi lascio un'immagine delle due - meravigliose - protagoniste!
grazie di cuore a chiunque vorrà seguire questa storia e farmi sapere il proprio pensiero! mi trovate anche su ask.fm
a presto!
caterina






  
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