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Autore: Zosoutopia    11/11/2013    2 recensioni
Cosa significa impazzire quando già non si viene considerati normali? La questione potrebbe risultare avere qualche problema di valutazione effettivamente, sopratutto quando la credibilità non è mai dalla tua parte.
"Ho paura del dolore, ho paura di impazzire ma qui, qui ora, in questo momento la vedo sopra di me, distante. Lascia spazio solo a me, finalmente."
Un percorso attraverso presente e passato nella mente e nelle esperienze di un genio Ribelle.
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Spalanca ancora più le palpebre quando si trova faccia a faccia con lei, viva a guardarlo ancora con insolenza: un brivido di umanità gli pervade la schiena portandolo a spingersi ancora più verso il fondo ormai tiepido della vasca. Amber si passa due dita sulle labbra screpolate in un sorriso di sfida, lasciando spazio al silenzio assordante che perfora i timpani di House.

‘E’ tutta fisica, la pressione mi sta comprimendo le vie respiratorie. Devo mantenere la calma’ Man mano che i pensieri continuano ininterrotti nella sua testa lascia scivolare via tutta l’aria che gli rimane nei polmoni, piccole particelle che si fanno strada verso l’esterno, scambio di molecole verso la libertà. Si tiene immobile finché la sopravvivenza ne ha la meglio, salendo verso la vita con molta ostilità, continuando a guardare la faccia di lei, vivida.

Buio. Chiude gli occhi e riemerge tirando il primo vero respiro della sua vita mentre l’acqua che continua a scorrere dal rubinetto si versa leggera sul pavimento e le piastrelle ormai piene di vapore, di tanto in tanto si tingono di lacrime dolci. Rimane seduto tra le increspature, stringe forte i pugni e digrigna i denti ed un sibilo persistente e sordo si insinua con sempre più insistenza nelle orecchie; rimane così per qualche minuto, col respiro affannato fin quando il vuoto del silenzio viene nuovamente riempito dai rumori attorno. Si sente rassicurato, ogni cosa ha ripreso la sua posizione e poco a poco apre nuovamente lo sguardo sul suo bagno. Lo specchio sopra il lavabo è completamente appannato, gli asciugamani sono vaporosi: è quello di sempre a parte due dita d’acqua che lo stanno allagando. Rigor mortis.

Si solleva a fatica dalla massa instabile sotto di se facendo forza sulle braccia avvolgendo poi la vita in un asciugamano. Seduto sul bordo della vasca chiude il rubinetto cercando di capire perché Amber, perché ora. “Sei più volgare e inetto del solito House, le cose non ti hanno cambiato”

Trattiene il fiato sentendosi in trappola, una ventata gelida a farlo da padrone mentre lentamente gira lo sguardo verso di lei seduta al lato opposto al suo, in un abito rosso acceso “Non mi saluti neanche? Penso di meritare un benvenuto, no?” Ascolta il battito cardiaco aumentare a dismisura, con gli occhi sgranati la vede muoversi verso di se sicura come sempre; Amber si fa strada nell’acqua arrivando a lui impietrito facendo scorrere le dita tra i capelli bagnati, scendendo verso il viso passando per le labbra giù fino alla spalla

“Sai, iniziavo a chiedermi quando avresti finalmente pensato di nuovo a me, perché so che lo facevi in continuazione” Parla a voce profonda, sollevando di poco la gonna già corta per adagiarsi sulle gambe di House avvicinando poi il viso a quello di lui “L’ho sempre saputo dal modo in cui mi guardavi, so che immaginavi te al posto di Wilson mentre i nostri corpi sudati si intrecciavano, mentre mi faceva sua” Gli sussurra tutto all’orecchio, la voce sensuale e le labbra che scivolano lungo il viso di House mentre questo chiude gli occhi sopraffatto dalla situazione passando le dita affusolate lungo tutta la schiena di lei che si curva provocante aderendo alla sua pelle ancora umida. “Mi eccitava saperlo, mi eccitava pensare che fossi li, ogni volta”

Gli mugugna all’orecchio “Non aver paura di me Greg, so che vuoi farlo” House tesse la pelle di Amber fino alle cosce, risalendo poi verso il bordo corto dell’abito. “Hai l’occasione per farmi tua Greg” lascia queste parole nell’aria fermandosi a qualche millimetro dalle sue labbra, guardandolo dritto negli occhi “Fallo Greg” dice scandendo le parole, quasi a volersi imporre su di lui, mantenendo sempre la giusta distanza. Le si avvicina finalmente, assaporando il sapore sul quale aveva tanto fantasticato avanzando nel contempo anche sotto quel vestito di lino rosso che tanto lo sta tormentando, i respiri si fanno intensi, quasi agitati mentre in lontananza si sente una voce cantare. You don’t know my mind. Silenzio.

“House, mi stai ascoltando almeno?” Lo sguardo perso nel vuoto mentre gioca con il tubetto mezzo vuoto di Vicodin ed intreccia le dita: un rito, il rito della concentrazione per trovare il bandolo della matassa. Può sembrare più semplice di quanto si creda ma mantenere la mente fissa su un singolo concetto è alquanto complicato soprattutto quando un rompipalle di proporzioni titaniche ti sta riversando addosso la solita solfa “Ignorami pure ma questa te la devo dire tutta: ti avevo chiesto una sola cosa, avevo bisogno del tuo aiuto e tu come al solito non riesci ad essere umano nemmeno per qualche minuto. Vuoi ascoltarmi cazzo! Guardami in faccia!”

Viene disturbato dal rumore di sottofondo di quella voce che sempre di più diventa insistente, alza lo sguardo incrociando i suoi occhi lividi di rabbia “Mi dici che differenza può fare ora che ti guardo Wilson? Non ti ascoltavo prima e non lo farò nemmeno ora” Fa una pausa breve intrecciando le gambe sulla scrivania “Dovresti saperlo compare!” gli strizza l’occhio allungando anche l’angolo delle labbra verso il basso.

James Wilson è conosciuto come una persona pacata, dedita al prossimo, stoico di fronte ai ripetuti agguati di House ma, in questo momento ogni ombra di quella descrizione tanto accurata e perbene scompare dal suo viso e lascia il posto al paonazzo “Io ne sopporto da te ogni giorno, ripetutamente senza mai darti contro ma, di fronte ad una vita…” la voce ferma e irritata viene prontamente interrotta dalla palla antistress che lo colpisce in pieno volto lasciandolo in silenzio. “Quella di oggi l’avevo saltata, puoi comprendere che mi viene difficile evitare la tentazione di combinartene una se me lo spiattelli su di un piatto d’argento!” gli sorride felice, distaccato finalmente dal tormentoso pensiero che l’affligge, stappa il tubetto facendo scendere sul palmo due pillole che porta subito alla bocca mandandole giù per la gola. “Le regole sono due e lo sai benissimo” sbuffa come un professore costretto a ripetere mille volte alla sua classe la semplice regola della Relatività “Numero uno: accetto solo casi rompicapo. Numero due: accetto solo belle donne in calze a rete e tacchi nelle mie ore di riposo”

Wilson incredulo lo guarda sempre più infastidito da questo genio ribelle e ricomponendosi, con la voce calma gli risponde guardandolo giocare ancora con il tubetto “Numero uno: il caso è un rompicapo, quel ragazzo ha un cancro al pancreas e soffre di allucinazioni che non sono spiegabili con il semplice fatto che ha un cancro. Numero due: queste non sono le tue ore libere, sei nel pieno dell’orario lavorativo e se ti chiedo uno stupido semplice consulto mi aspetto che per me, che ti sto dietro in continuazione per ogni tuo capriccio, intervenga senza fare troppe storie quindi ora, io sto andando nel laboratorio analisi per il risultato della biopsia al nervo ottico e tu verrai con me. Senza fare storie.”

House sbuffa annoiato guardando Wilson fermo sulla sua posizione ed afferra il bastone “Ci vengo solo ad una condizione, redentore” Wilson arreso fa cenno di parlare con la testa aspettando che l’altro apra bocca. “Mi presti cinquemila dollari?”

  
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