Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: LucyInTheSky_Rory    12/11/2013    1 recensioni
Ci sono tre cose che sono indispensabili a Lucy per vivere: La musica, la famiglia e i milkshake. Quell’estrema dolcezza di cui ha sempre avuto bisogno nella sua vita, ma che sembra aver perso quando chiude le porte del passato e si trasferisce a Londra. Quando poi le sue tre cugine la coinvolgono in una nuova esperienza, Lucy sembrerà trovare quella dolcezza di cui ha sempre avuto bisogno in un semplicissimo ragazzo, o meglio, abbastanza complicato.
Dal capitolo 3:
'Dopo aver girato a vuoto per cinque minuti, riesco finalmente a trovare la porta, entro e ovviamente mi scontro con qualcuno, la mia solita fortuna. (..) E’ il ragazzo nel video che stavamo vedendo io, Ania, Beth e Amanda la settimana scorsa. (...)
Restiamo per qualche secondo a guardarci negli occhi, poi lui sorride.
Che cosa ho in faccia? Sembro un panda? Una mangusta?
«Ehm.. Porta sbagliata» mi dice, sorridente.
«Cosa?» rispondo confusa.
«E’ il bagno degli uomini» si spiega.
Ah, ecco.
Pensa ad una risposta, Lucy. Non devi sembrare imbarazzata.
«Lucy» dico, senza un motivo.
Il ragazzo mi guarda interrogativo.
«Lucy. E’ il mio nome» spiego.
«Come la canzone dei Beatles?» chiede.
«Come la canzone dei Beatles» confermo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3
Lucy Pringston
 
Henry Holland’s Fashion Show, non ti temo.
Sei solo una stupida sfilata, sei solo il mio primo incarico ufficiale come assistente della UKFM.
Ma perché dico ‘solo’?
Se cado mentre Morris mi presenta a qualcuno?
Se faccio qualche figura di merda?
Ancora mi chiedo cosa avevo in testa, quando ho accettato questo dannatissimo lavoro. E’ anche saltato il week-end a Roma, per una volta che avevo deciso di tornare.
Non mi sono mai sentita così arrabbiata, spaventata e ansiosa allo stesso tempo.
«Lucy, ci sei? Che cosa ti è successo? E’ da stamattina che hai quella faccia!» Willow mi tira fuori dai miei stessi pensieri.
Le vorrei dire tutto, ma oltre ad essere la mia compagna di banco durante l’ora di francese è anche la figlia del signor Morris.
Eh già, la figlia del mio capo.
Per questo sussurro un niente, ma in quel preciso istante la prof Bòve mi fulmina con lo sguardo.
«Mademoiselle Pringston, est-c que tu lires à page 45, merci?» mi dice la prof, cogliendomi alla sprovvista.
«Si.. Yes! Si..» balbetto insicura, mentre sento uno ‘Oui’ uscire dalla bocca di Willow.
«Oui! Oui, madame, excuse-moi» dico, mostrando un po’ più di sicurezza.
La campanella mi salva dall’imbarazzante lettura di francese, dato che non è mai stata una delle materie in cui vado meglio.
Finalmente esco da quell’aula, e mi dirigo verso il cortile, dato che, grazie al cielo, è ricreazione.
Come al solito, ci piazziamo sul muretto.
«Allora, cosa avevi prima?» mi chiede mentre da un morso alla sua barretta al cioccolato.
«Ah, niente. Un po’ agitata per stasera» rispondo subito.
«Un po’? Non crederle, Willow. Se la sta facendo sotto, la stronza» dice Jo che spunta fuori dal corridoio seguita da Alo e Cal.
E’ con questi quattro ragazzi che passo la maggior parte del tempo a scuola, eppure non abbiamo quasi niente in comune.
Willow è la classica ragazza responsabile, ma che sa divertirsi, anche con poco.
Jo, è il suo esatto contrario. Spesso si caccia nei guai, fuma come una turca e non si fa scrupoli ad offendermi pesantemente. Dopo il tempo passato insieme ho capito che in realtà è così che dimostra affetto.
Anche se scherza sempre, ho l’impressione che sia solo una maschera e che in realtà si senta terribilmente sola. Non svende la sua confidenza, è schietta, e questo mi piace. Si vocifera sia lesbica, ma sono solo voci di corridoio e non me ne importa, perché le vorrei bene allo stesso modo.
Alo, è il classico ragazzo che le ragazze amano, e che i ragazzi vogliono essere.
Biondo, occhi verdi, abbronzato e fossette.
Fisico da paura, e dimostra molto più di diciannove anni (indietro di un anno, anche lui, come me).
Porta sempre con sé il nuovo skateboard che gli abbiamo regalato io e Jo.
Gli piacciono le feste, disegna da paura. Ha una fissa patologica per i Guns n’ Roses, da quando glieli ho fatti conoscere.
Anche lui vive da solo, dato che è cresciuto in una casa famiglia. Il padre ha lasciato sia lui che la madre e si è fatto una nuova famiglia, la madre ha sempre viaggiato troppo per lavoro, quindi fece la cosa migliore per Alo.
Appena ha compiuto diciotto anni, se n’è andato in un piccolo appartamento.
Il cerchio si conclude con Cal, un ragazzo dall’aspetto dolce, diversamente alto (misura hobbit), lentiggini, mascellone, capelli castani sempre spettinati, un accenno di barba, occhi verdi.
Non è il solito belloccio, è di una bellezza particolare ed è sexy a modo suo.
Nessuno a scuola ci parla per più di dieci minuti, a parte noi.
E’ un party animal che ascolta musica (esclusivamente dubstep) 24 ore su 24. Gli dico sempre che prima o poi diventerà sordo se non finisce di ascoltare quella roba tutto il giorno, ma da bravo menefreghista, non ascolta né me, né nessun’altro.
Ciò che ci accomuna è il fatto che nessuno di noi è perfetto, veniamo tutti giudicati dal resto della scuola, ma  stiamo imparando a non fregarcene e a difenderci a vicenda.
«Ma che cazzo hai oggi? Sembra che ti hanno investito!» dice Cal urlando, dato che ha ancora le cuffie.
«Sto benissimo e non sono sorda, Cal. Ah, poi non urlare! Prima o poi quella-»
«Quella roba ti farà diventare sordo» mi interrompe lui, sempre con lo stesso tono di voce.
Gli scopro le orecchie prendendomi le cuffie.
«Agitata per stasera?» mi chiede Alo mentre si accende una sigaretta, buttandomi il fumo in faccia.
«Non puoi neanche immaginare, Al» confesso ignorando il piano di sembrare professionale di fronte a Willow, ma è proprio lei a rassicurarmi.
«Lucy, andrai benissimo, non ti preoccupare» mi dice.
«Già, alla peggio potresti vomitare per l’ansia addosso a qual- Ahia!» dice Jo, che però riceve una gomitata da parte di Willow.
Solitamente non faccio caso alle prese in giro o al pessimismo di Jo, ma oggi mi sento come se tutto fosse possibile.
A mezzogiorno quando finalmente torno a casa, mangio qualcosa, studio letteratura francese, e poi inizio a prepararmi.
Ania mi piastra i capelli e me li raccoglie in una coda alta.
Quando mi trucca si concentra sugli occhi, facendo uno ‘smokey eyes’ che oltre a fare contrasto con i miei occhi azzurro ghiaccio, risalta il mio sguardo felino.
Non mi mette nessuna base, in modo da far vedere le lentiggini, infine usa un lipgloss rosa pallido.
Quando mi specchio, sono abbastanza contenta del risultato.
Appena esco trovo la macchina di Morris ad aspettarmi.
Aaron, l’altro assistente, non c’è.
Dato che la maggior parte del lavoro consiste nello scattare foto durante la sfilata, Morris ha preferito chiamare me.
Ci siamo.
Spero solo di non fare figure di merda.
 
Sono le dieci passate, la sfilata è finita e ho capito che tutti i problemi che mi facevano erano inutili.
Ho fatto dei bei scatti che sono piaciuti a Morris.
Ora, ci troviamo all’after party.
Vicino a me ci sono almeno una cinquantina di celebrità, e io conosco solo una ventina dei loro nomi.
Non so se la cosa mi dovrebbe tranquillizzare perché così mi sento più a mio agio o se questa cosa creerà solo più figure di merda.
Sono sola, Morris non lo vedo da un po’, forse dopo i vari scatti e le varie presentazioni il mio lavoro è finito, ora mi potrei godere la festa.
Per i miei gusti c’è un po’ troppo casino, decido di passare un attimo al bagno.
Dopo cinque minuti passati a gironzolare per trovare la porta, finalmente la trovo.
Apro e mi scontro con qualcuno. La mia solita fortuna, eh?
E’ un ragazzo alto, con una massa di ricci castani.
Le labbra sono carnose e gli sono di un verde molto particolare, un po’ più chiari del verde bottiglia.
Indossa una t-shirt bianca, un braccio mostra i tatuaggi, l’altro non macchiato dall’inchiostro mette in risalto i muscoli.
Pantaloni neri aderenti e.. quelli sono.. stivaletti orrendi?
Ma nel complesso ha un bel look.. e un qualcosa di tremendamente familiare.
E’ uno dei ragazzi del video che abbiamo visto la settimana scorsa io, Beth, Ania e Amanda!
Restiamo per qualche secondo a guardarci negli occhi, poi lui sorride.
Che cosa ho in faccia? Sembro un panda? Una mangusta?
«Ehm.. porta sbagliata» mi dice, sorridente.
«Cosa?» rispondo confusa.
«E’ il bagno degli uomini» si spiega.
Ah, ecco.
Annuisco.
Pensa ad una risposta, Lucy. Non devi sembrare imbarazzata.
Di’ qualcosa di intelligente.
«Lucy» dico, senza un motivo.
Il ragazzo mi guarda interrogativo.
«Lucy. E’ il mio nome» spiego.
«Come la canzone dei Beatles?» chiede.
«Come la canzone dei Beatles» confermo.
Continuiamo a fissarci.
Uno scarico.
Un signore che esce dal bagno, e ci guarda con sguardo interrogativo.
«Io.. io sono Harry. Che ne dici di andare sul terrazzo, a prendere una boccata d’aria?» mi propone.
Veramente si crede così interessante, misterioso o quel che sia?
Pff. Ragazzi, tutti uguali.
«Ok» rispondo senza pensarci.
 
 
Sono sul terrazzo della villa Holland.
Insieme ad un individuo che dice di chiamarsi Harry.
Una ventata d’aria fresca ci travolge, facendomi venire i brividi.
«Quindi, sei una modella?» mi chiede Harry, guardandomi dritto negli occhi.
«No, in realtà non amo la moda» rispondo sincera.
«E come mai sei qui?»
Che cos’è, un interrogatorio?
«Perché amo avere un lavoro che mi permette di pagarmi gli studi» dico, forse un pochino sgarbata, ma Harry sorride.
«Diciamo che amo l’arte, in ogni sua forma» mi correggo, riparando al tono che ho usato prima.
«E tu, Harry? Se non sbaglio fai parte di una band.. The Wanted?» chiedo, cercando di sembrare informata.
«No, One Direction. In realtà noi e i The Wanted siamo.. abbastanza in competizione» mi dice.
Figura di merda numero due con Harry. Wow.
Faccio una smorfia con la bocca.
«Te lo dico sinceramente, ho visto te e gli altri ragazzi per la prima volta la settimana scorsa grazie a mia cugina. Non so niente di te» confesso.
In effetti non so neanche perché sono venuta qui insieme a lui e agli eventuali pinguini, dato che si gela.
«Neanche io di te. So solo che ti chiami Lucy.. e mi sembra di capire dal tuo accento che sei italiana» Harry si appoggia al muro e si siede sul pavimento ghiacciato. Lo imito, attenta a coprirmi con la gonna, dato che non voglio dare spettacolo.
«Bravo» gli dico in italiano.
Evidentemente sarà già stato in Italia, per riconoscere il mio accento.
Più lo guardo negli occhi, più mi sento ipnotizzata dalle sue iridi.
«Sono qui con Morris, dello UKFM, sono la sua assistente personale e fotografa» distolgo lo sguardo, iniziando a fissare il pavimento.
«Quindi conosci Aaron? Aaron Devine?» mi chiede stupito.
Come fa a conoscere Aaron?
«Si, perché?»
«E’ il fratello del nostro batterista, Josh» mi dice.
Non me lo aspettavo. Ecco perché il fratello di Aaron viaggia così spesso..
Amanda non ci crederà mai. Neanche gli posso chiedere un autografo da darle, Morris mi ucciderebbe dicendo che non è professionale.
E non mi sembra giusto neanche nei confronti di Harry.
Immagino si sia rilassato quando gli ho detto di non conoscerlo, perché ora lui per me è ‘Harry, il ragazzo con cui mi sono scontrata al bagno’ e non ‘Harry Styles il ragazzo famoso che fa parte degli One Direction’.
Mi chiedo come sia vivere senza privacy.
Mi chiedo se il tipo di vita che ho provato ad inseguire per tanto, è il tipo di vita adatto a me.
«Che cos’hai?» mi chiede, vedendomi pensierosa.
«Niente, è solo che.. Fino a pochi mesi fa provavo sempre a mettermi in gioco nel tuo campo, sai, ero classica ragazza che lasciava l’Italia per seguire il proprio sogno, ma ora non ne sono tanto sicura. Non sono il tipo di persona che sa reggere la pressione, non sono quel tipo di persona che se ne frega delle critiche e va avanti. Io sono quel tipo di persona che.. si lascia spezzare in due dalle persone» Mi lascio andare, do spazio a questo mio piccolo sfogo, perché Harry mi sembra il tipo di ragazzo che sa ascoltare.
«Io ero come te, quando abbiamo formato la band, sai? Poi sono cresciuto, le critiche sono aumentate, eppure ora sto meglio di prima. Non sto dicendo che è facile, ma purtroppo tutto l’odio che ti lanciano addosso è necessario a migliorare, a crescere.. E’ così purtroppo». Mi fa piacere parlare così con lui, perché si sente che fra noi in questo momento non c’è niente di falso, di programmato o di atteso. Ci sono solo la sincerità, i ricordi, le cicatrici e le esperienze di due persone così diverse ma simili allo stesso tempo.
Ci guardiamo negli occhi, è come se lui sentisse che gli sono grata, per quel piccolo, personale ma importante avvertimento.
E’ una strana sensazione quella che sto provando.
E’ come se stessimo condividendo qualcosa di più intimo di uno sguardo. No, non sento le farfalle nello stomaco, è più come..
Qualcosa dentro di me, che sta cercando uscire, che mi graffia, ma in qualche modo è piacevole.
La suoneria del mio cellulare ci fa distogliere gli sguardi.
E’ un messaggio di Morris, mi dice che l’auto ci aspetta giù fra cinque minuti.
«Devi andare?» mi chiede, mi sembra un po’ dispiaciuto.
Annuisco. E’ brutto pensare che non ci rivedremo probabilmente.
Ma sono sicura che non scorderò ‘Harry, il ragazzo del bagno’.
«Ah, se vuoi posso farti un autografo, per tua cugina, intendo» mi dice mentre si alza per accompagnarmi.
«Beh, Morris mi farebbe una ramanzina sulla mia professionalità, ed ha ragione» spiego.
«E se al posto dell’autografo, ti dessi il mio numero?».
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: LucyInTheSky_Rory