EPILOGO
Because days come and go, but my feelings for you are
forever...
Forever,
Papa Roach
«Bella,
ho dimenticato una cosa di
sopra. Vedi di non farti rapire da qualche strana creatura mentre vado
a
recuperarla».
«Ok, ci proverò», promisi.
Alice lasciò il salotto fluttuando, bellissima nel suo abito
chiaro, e salì di
corsa le scale. Perchè solo io dovevo avere qualche problema
con i tacchi?
Mi sedetti esausta sul divano, attenta a non sgualcire il meraviglioso
vestito
che Alice aveva disegnato per il mio matrimonio.
Di scatto, però, mi rialzai. Ebbi la strana sensazione che
mancasse qualcosa.
Cercai negli arredi del salotto di casa Cullen, festosamente addobbato
per
l’occasione, la risposta al mio silenzioso interrogativo.
Quando i miei occhi si posarono sulla composizione floreale sistemata
sul
pianoforte mi resi conto che l'incubo si stava ripetendo: mancava il
bouquet.
«Alice!», chiamai con voce lamentosa.
Tacqui quando sentii il campanello suonare. Mi avvicinai con cautela
alla
porta, temendo che si trattasse di Edward: lo sposo non poteva vedere
l'abito
della sposa prima del matrimonio. Secondo molti portava sfortuna e noi
ne
avevamo già avuta abbastanza.
Tuttavia, la figura esageratamente alta che si intravvedeva attraverso
il vetro
opaco della porta non poteva essere quella di Edward. Ebbi un tuffo al
cuore.
Aprii la porta lentamente, pregando con tutte le mie forze che il mio
inaspettato visitatore avesse un'espressione diversa rispetto a quella
dell’ultima volta in cui l'avevo visto. Non meritava altro
dolore.
Quando vidi Jacob, vestito in modo impeccabile e con il mio bouquet in
mano,
ricordai il nostro ultimo incontro a casa mia. Allora, non credevo che
l’avrei
rivisto di nuovo.
Gli sorrisi timidamente e lui ricambiò.
«Ciao Jake», dissi in un sussurro.
«Ciao Bella». Tacque. Sembrava in
difficoltà con le parole.
«Be’, lo so che l’aggettivo è
riduttivo, ma…Sei bellissima». Sentii le mie
guance avvampare.
«Grazie. Come mai da queste parti?». Cercai di
prendere tempo prima di
affrontare l’argomento che premeva ad entrambi.
Mi porse il bouquet, abbozzando un altro sorriso.
«Mmm…Un uccellino mi ha raccontato le tue recenti
disavventure con i bouquet e
quindi ho pensato di non fare cosa sgradita andando a prendertelo di
persona».
«La novità degli uccelli parlanti dovrebbe
stupirmi?».
Jacob si fece improvvisamente serio. Era giunto il momento che avevo
tanto
temuto.
«Bella, non avresti dovuto agire in maniera così
avventata scappando in Italia.
Avremmo potuto trovare una soluzione…Insieme».
«E permettere che Edward morisse?». Notai una lieve
nota di isterismo nella mia
voce. Cercai di ricompormi.
«Scusami Jake, non ce l’ho con te. Sono solo un
po’…Stanca».
Jacob accarezzò la cicatrice bianca che Leah mi aveva
involontariamente
provocato nel tentativo di salvarmi da Irina.
«Stai tranquilla, capisco benissimo. Anzi, sono io che dovrei
chiederti scusa
per la mia testardaggine. Avrei dovuto comprendere le tue intenzioni
già molto
tempo fa. La mia corsa in Italia è stato…Uno
stupido atto di presunzione».
Mentre parlava abbassò lo sguardo. Mi immaginai soltanto il
luccichio che mi
sembrò di scorgere nei suoi occhi?
« Jake…». Cercai di celare il lieve
tremore che tradiva il mio dispiacere per
ciò che era accaduto.
«Se tu non mi avessi raggiunta in Italia…Sarei
sicuramente morta. Ancora una
volta, la tua ostinazione mi ha salvata». Mi sforzai di
riempire le mie parole
di gratitudine.
«Grazie Jake. Mi dispiace che questa misera parola sia tutto
ciò che ti posso
dare in cambio della vita che mi hai restituito, ma è
sincera».
Rimasi piacevolmente colpita dalle mie parole. Pronunciate con calma e
con
rinnovata sicurezza, non mi avevano provocato quella disperata
tristezza che
avevo provato tante altre volte parlando con Jacob dopo aver fatto la
mia
scelta.
Jacob mi sorrise (forzatamente? Non seppi dirlo.) e mi prese la mano
destra,
baciandola delicatamente.
«Il tuo ringraziamento è meno misero di quanto
possa sembrare, Bella. Mi basta.
Davvero».
La risolutezza che poco prima era giunta in mio aiuto
cominciò ad abbandonarmi
poco a poco.
« Potrai mai perdonarmi per quello che ti ho
fatto?», dissi d’un fiato.
« L’unica cosa di cui dovrai farti perdonare se non
ci diamo una mossa sarà il tuo
ritardo al tuo matrimonio».
Dopo tanto tempo, vidi Jacob ridere di nuovo. Gli sorrisi di rimando,
sorpresa
per la sua reazione alle mie parole.
Dietro di me sentii un lieve fruscio e Alice mi fu accanto. Sorrisi di
nuovo di
fronte all’incredibile differenza d’altezza tra lei
e Jacob.
« Jacob», salutò Alice con un cenno.
« Alice», rispose Jake tranquillo.
« Andiamo», suggerii io.
Jacob mi porse il braccio e accanto ad un’Alice trepidante
come non mai ci
dirigemmo verso la Mercedes di Carlisle, al cui interno ci aspettava
Jasper,
comodamente seduto al posto del conducente.
***
Quando il portone della piccola chiesa in cui io ed Edward ci saremmo
sposati
si aprì mi mancò il fiato. Charlie mi strinse
forte la mano, consapevole
dell’arcobaleno di emozioni che mi avvolgeva il cuore.
«Andiamo», mi sussurrò mio padre,
porgendomi il braccio.
Lentamente, cominciammo ad attraversare la navata centrale. Ai nostri
lati una
trentina di persone ci guardava. Notai con piacere che Edward aveva
mantenuto
la promessa di invitare solo pochi amici intimi.
All’ingresso notai tutti i miei amici di scuola: Tyler, Eric,
Mike (gli unici
imbronciati), Angela, Ben, Jessica e persino Lauren.
Subito davanti a loro scorsi con sorpresa alcuni dei ragazzi di La
Push: Quil,
Embry, Seth e naturalmente Jacob, in piedi di fianco a Leah, che lo
teneva per
mano. Notando quel piccolo gesto cercai di non abbandonarmi a speranze
vane, ma
in cuor mio augurai a Jake tutta la felicità che io non
avevo potuto offrirgli.
Vicino all’altare, belli come un sogno, quasi tutti i Cullen
mi guardavano
raggianti. Persino Rosalie sorrideva timidamente.
Di fianco a loro mia madre mi salutò con un lieve cenno
della mano. Aveva gli
occhi lucidi, ma ignorava il fazzoletto che Phil le porgeva.
Notai altri visi più o meno noti, ma quando vidi Edward che
mi aspettava
accanto al prete non mi importò più di
nient’altro.
Emanava un’aura di serenità e di soddisfazione
contagiante. Lo guardai nei suoi
splendidi occhi dorati, mentre sul suo volto si disegnò un
sorriso sghembo
tanto bello da fermare il cuore.
La musica che aveva accompagnato l’ingresso mio e di mio
padre in chiesa cessò,
e la chiesa si riempì della voce profonda del prete.
Le frasi si susseguivano veloci, ma io ascoltavo appena, pronunciando
ogni
tanto le parole che mi avevano raccomandato di dire.
Ad un tratto sentii un tocco freddo sulla mano sinistra. La voce
morbida di
Edward mi svegliò dal torpore e dallo stato di
incredulità in cui mi trovavo.
«…Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e
nel dolore, nella salute e
nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia
vita». Sorrise
pronunciando le ultime tre parole. Il prete lo guardò
perplesso, mentre io,
incapace di alzare lo sguardo, sentivo che due grosse lacrime di gioia
minacciavano di rovinarmi il trucco.
Con voce rotta, pronunciai a mia volta le promesse di matrimonio,
mentre la
mano ghiacciata di Edward mi accarezzava la guancia, cancellando quelle
che
sarebbero state le mie ultime lacrime.
«Mi basta», sussurrò Edward con dolcezza
mentre il prete aveva ripreso a
parlare.
«Per sempre», gli risposi sorridendo.
***
«Aspetta».
«Arrivo subito, Edward. Vado a togliermi questa
tenda,così sarò più comoda».
«Alice potrebbe offendersi sentendoti».
Edward salì i pochi gradini che conducevano al piano
superiore di casa sua e mi
strinse forte a sé.
Era il crepuscolo e il silenzio che nuovamente regnava sovrano in casa
Cullen
dopo il banchetto di festeggiamento era rotto solo dalle nostre parole.
«Prima che ti cambi mi piacerebbe andare in un posto.
», aggiunse educato.
«Andiamo», gli dissi prendendolo per mano.
Scendemmo le scale di corsa non
richiudendo nemmeno la porta di casa. Il caldo afoso che ci aveva
tenuto
compagnia durante tutte la giornata, finalmente, si stava dileguando,
sospinto
via da una lieve brezza di fine estate.
Improvvisamente Edward si fermò, allargando le braccia.
Probabilmente si
accorse del mio sguardo interrogativo e preoccupato, perché
subito aggiunse:
«Non posso portarti in spalla con quel vestito».
«Io l’avevo detto che sarebbe stato meglio
toglierlo».
Un paio di secondi più tardi, Edward stava sfrecciando tra
le fronde degli
alberi.
Mi sentivo…Leggera, come non lo ero mai stata. Passammo
attraverso una radura e
il sole che declinava lentamente dietro l’orizzonte
illuminò la fede d’oro che
le mani sicure di Edward avevano infilato poche ore prime al mio
anulare. Io,
goffa e impacciata anche nel giorno del mio matrimonio, avevo avuto
qualche
difficoltà in più.
Alzai gli occhi, per guardare il volto perfetto di Edward.
Sembrava…Pensieroso.
Avrei dato qualunque cosa per sapere che cosa gli stesse passando per
la testa.
«Ormai penso che tu abbia capito dove stiamo andando, ma
preferirei che
chiudessi gli occhi».
Obbediente, mi abbandonai al buio, rabbrividendo di tanto in tanto per
la
frescura che ormai stava avvolgendo il bosco.
Ad un tratto Edward si fermò, deponendomi delicatamente a
terra.
«Ora apri gli occhi».
Solo una volta la radura era stata più bella di allora:
quando un leone pazzo e
masochista aveva preso in disparte uno stupido agnello, succube del
fascino di
quella magnifica creatura, confessandogli un amore che sarebbe durato
per
sempre.
Edward mi accompagnò al centro esatto del meraviglioso
cerchio ancora
illuminato da sole ed entrambi ci sedemmo sull’erba, tra cui
spuntava qualche
fiore tardivo.
Il suo profumo straordinariamente buono rendeva quel quadretto di
bellezza e
serenità ancora più perfetto.
«Come state stasera mia cara?», disse il mio Darcy
guardando lontano.
Decisi di stare al gioco.
«Molto bene, ma vorrei che non mi chiamaste "mia
cara"». Sorrise.
« Che appellativo dovrei usare?»
«Fatemi pensare…"Bella", quotidianamente. "Mia
perla", la
domenica. E "beltà divina", nelle occasioni
speciali». Edward si
fermò, incatenando il suo sguardo dorato ai miei occhi
castani.
«E come dovrei chiamarvi quando sono arrabbiato? "Signora
Cullen"?»
«No. No. Chiamatemi signora Cullen solo quando siete
completamente,
perfettamente e ardentemente felice».
« E come state questa sera... Signora Cullen? ». Mi
baciò la mano.
« Signora Cullen...». Il polso.
«Signora Cullen...». La spalla.
«Signora Cullen...». Il collo.
«Signora Cullen…». Le labbra.