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Autore: _Krzyz    12/11/2013    12 recensioni
[Interattiva]
Una storia di speranza, di 24 ragazzi che vanno incontro alla morte, di sangue, di amore, di luci colorate e di dolore.
La storia di un'edizione fantasma.
La storia dei 47esimi Hunger games.
I Tributi sono al completo!
Cercasi Mentori!
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Caesar Flickerman, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E la Falce Calò
-
II Parte



- Distretto 4 -

Lo sciabordare continuo delle onde faceva da colonna sonora tutti i giorni al distretto 4. Eppure, nel giorno della Mietitura, il mare era sempre agitato e grossi cavalloni si schiantavano con vigore sui moli e sugli scogli, quasi a voler imitare le anime delle persone che si avvicinavano lentamente alla piazza. Nonostante fosse uno dei distretti favoriti, nel 4 non si respirava la festosa aria dei primi due distretti e tutto era pervaso da un senso di rassegnazione ed ansia. Il giorno prima nello stesso luogo c’era il mercato, con le bancarelle colme di ogni tipo di pesce che l’oceano poteva offrire e gremito di persone che chiacchieravano allegramente, mentre ora non c’era nulla, se non i ragazzi disposti in file ordinate e due o tre persone ad assistere da fuori.
Una capitolina sbucò saltellando sul palco. Nessuno l’aveva mai vista prima, probabilmente era il primo anno per lei. Indossava un vistoso abito in stile rococò, color vinaccia, e aveva delle ciglia rosa lunghe almeno una quindicina di centimetri. Non si riusciva a definire bene l’età, tutte le donne di Capitol City sembravano avere non più di trent’anni grazie alla chirurgia estetica, ma questa avrebbe ne potuto avere massimo una ventina. Un sorrisone comparve sul suo volto truccato mentre afferrava il microfono strillando:
-“Buongiorno a tutti, miei cari abitanti del distretto 4! Il mio nome è Victoria e sarò la vostra accompagnatrice per questi magnifici 47esimi Hunger Games! Cominciamo con l’estrazione della nostra donzella!”
Si avvicinò lentamente all’urna, dov’era contenuta la morte o la vita delle ragazze allineate di fronte al palco. Victoria estrasse rapidamente un bigliettino, sentenziando:
-“ Coral Mightwater!”-
La ragazza sorteggiata non fece in tempo a muovere un muscolo che subito una voce decisa arrivò dalla fila delle 15enni.
-“Mi offro volontaria come tributo!”-
Dalla schiera femminile sbucò una giovane alta e formosa, dai capelli biondi, lunghi e mossi come le onde che si distendevano sulla sabbia. Aveva una carnagione abbronzata che faceva risaltare i suoi occhi verdi, accentuati ancor di più da un filo di trucco steso perfettamente. Chiunque nel distretto la conosceva: era una delle più forti allieve dell’accademia, e pochi rimasero sorpresi dal suo gesto. Salì velocemente sul palco, facendo ondeggiare il suo abito di morbida seta color verde bosco, completato con delle décolleté d’argento. La capitolina era entusiasta, non solo per il fatto che una ragazza si era offerta volontaria, ma anche per l’ordine e la cura che aveva nel vestirsi. Victoria prese parola:
-“ Allora , che ragazza bellissima e coraggiosa abbiamo qui! Come ti chiami, stellina?”-
-“ Cornelia Watson.”- rispose , secca.
Era la figlia di una vincitrice, chiunque avrebbe voluto essere lei. Era ricca, bella, poteva permettersi di tutto. E questo bastava per renderla antipatica a chiunque incontrasse. Tutti la fissavano di sbieco, contemplando le sue curve, e invidiandola per le sue ricchezze. Lei però voleva partecipare, per vincere, per poter diventare quello che avrebbe sempre voluto essere: una stilista famosa.
Victoria si allontanò da Cornelia e si avvicinò trotterellando all’urna dei ragazzi, estraendo un biglietto più piccolo degli altri. Le lunghe dita bianche della donna lo aprirono velocemente.
-“Il nostro uomo invece è… Christopher Cross!”-
Dalla folla di spettatori un uomo e una donna in lacrime corsero incontro ad un ragazzo esile, che si era staccato dalla fila dei sedicenni per salire sul palco. Prima che i due potessero raggiungerlo, una coppia di Pacificatori li obbligarono a tornare al loro posto. Il giovane salì i gradini con passo strascicato, arrivando lentamente a fianco alla capitolina. Il ragazzo aveva i capelli corti e biondi e gli occhi neri come la pece che i pescatori spalmavano sugli scafi delle loro barche. Era piuttosto alto, dal fisico un po’ asciutto e dall’incarnato dorato. La donna , entusiasta , gli porse il microfono.
-“Allora, mio caro hai qualcosa da dire?”-
Nella mente di Christopher si susseguirono le immagini del fatidico anno in cui sua sorella Ariana era stata estratta e mandata alla morte per il diletto di quel branco di idioti che erano i capitolini. Gli venne un groppo in gola, e dalle sue labbra, perennemente screpolate, giunse solo:
-“…no.”-
Victoria si staccò dal lui, incitò i giovani a stringersi la mano e concluse dicendo la frase rituale.
-“Felici Hunger Games, e possa la buona sorte sempre essere a vostro favore!”-
Un silenzio pervase la piazza, lasciando come sottofondo il pianto sommesso dei genitori di Chris, gli sbuffi soddisfatti della madre di Cornelia e il mare che, implacabile, continuava a urlare la sua disperazione.

- Distretto 5 

Philomena era seccata.  Come sempre, d’altronde. A lei non piaceva estrarre i tributi, le capitavano sempre giovani provenienti da distretti non particolarmente ricchi, senza spina dorsale, debolucci e tremanti. Lei aveva frequentato l’Accademia per Pacificatori al distretto 2, lei odiava i rammolliti. Non le avevano mai affidato, nei suoi 20 anni di carriera come accompagnatrice, i distretti favoriti, e nemmeno quell’anno era stata fortunata. Di nuovo il 5, per la quarta volta di fila. Salì sul palco a passo di marcia , sbuffando e piantando i suoi stivaloni da militare sulle assi di legno così fortemente che avrebbe potuto romperle e precipitare di sotto. Era arcistufa dei distretti deboli. Sperando in due giovani prestanti e determinati afferrò saldamente il microfono.
-“Sull’attenti, distretto 5! “- urlò, costringendo la folla a drizzarsi. –“Benvenuti alla Mietitura dei 47esimi Hunger Games! E ora la nostra fortunata!”-
Ficcò violentemente la mano nell’urna, rischiando di farla rovesciare, ed estrasse un biglietto.
-“ Eileen Stilte! Sul palco, tributo!”-
Una ragazza magrolina e piuttosto alta si stacco dalla massa delle quindicenni e raggiunse la rigida capitolina a passo strascicato. I suoi capelli parevano cioccolato fondente ed erano raccolti con un nastrino in una coda alta. Nonostante non fossero molto curati, erano lisci e dall’aspetto setoso. Gli occhi  castani, illuminati da una spruzzata di pagliuzze dorate e leggermente a mandorla,  scrutavano silenziosi la platea. Silenziosi come lei. Nessuno l’aveva mai sentita parlare, se non pochi eletti. Aveva un visetto ovale , deturpato da un livido sullo zigomo e da una cicatrice di vecchia data sulla guancia destra. Dalla folla udì il pianto sommesso di due ragazze. Liah, la sua migliore amica, e Chire, la fidanzata di suo fratello Edele, morto in una precedente edizione degli Hunger Games. Solo loro avevano avuto occasione di sentire la sottile voce di Eileen, e le erano state molto vicine. Soprattutto Chire, che in quei momenti stava rivivendo il terrore della Mietitura in cui il suo amato venne spedito al macello e  di quella in cui lei era stata estratta, per poi tornare, sconvolta. Le lacrime rigavano il suo volto incorniciato da una massa di capelli rossi e corti.
Philomena distolse la sua attenzione sbraitandole nell’orecchio:
-“Hai qualcosa da dire, tributo?”-
Eileen scosse la testa , in segno di negazione. La capitolina inarcò un sopracciglio, un’altra smidollata. Sperando in qualcosa di meglio , si avvicinò all’urna dei ragazzi, facendo tremare il palco ad ogni passo. La gente osservava l’imponente donna di Capitol con un certo timore mentre estraeva un bigliettino bianco. Lo aprì in fretta e furia e lesse:
-“Jasper Lossman! Forza!”-
Gli occhi di tutto il distretto si posarono su un ragazzo esile, schiacciato nel gruppo dei sedicenni. Il giovane si avviò e raggiunse il palco tenendo lo sguardo alto, sul suo volto regnava un’espressione serena. I capelli erano biondi, un po’ lunghi, lisci e lucenti come oro filato. I suoi occhi grandi, color del cielo, erano messi in ombra da delle folte sopracciglia. La sua carnagione pallida sfumava al rosso sulle guance e sulla bocca, curvata in un luminoso sorriso. Nonostante stesse andando alla morte, Jasper non aveva paura. Vedeva la morte come una compagna, un’amica, un’ombra che segue. Per lui c’erano ben poche speranze: soffriva di una rara malattia, che l’avrebbe ucciso nel giro di un mese o poco più, ed era orfano sia di madre che di padre. Philomena si avvicinò e, puntandogli il microfono contro, urlò:
-“Qualcosa da dire, tributo?”-
-“Proverò a tornare a casa, questo è poco ma sicuro!”- disse solare il ragazzo.
Finalmente la capitolina fu soddisfatta. Fisicamente non era un granchè , ma almeno aveva un briciolo di convinzione. La donnona marciò fino al centro del palco, mettendosi sull’attenti.
-“Felici Hunger Games, distretto 5!”- urlò, e dopo di che uscì di scena impettita, lasciando il brusio costante delle centrali elettriche come unico sottofondo.

-Distretto 6

Tutti i mezzi di trasporto erano fermi, nel giorno della Mietitura, al distretto 6. I treni erano inchiodati alle rotaie, gli aerei erano bloccati nei terminal, le navi cargo erano saldamente ancorate all’unico molo. Nulla si muoveva, nulla faceva il benché minimo rumore. La gente era ammassata nella piazza centrale, silenziosa, tesa. Non un muscolo veniva mosso, tra le fila dei potenziali tributi. Sul palco si fece strada una giovane capitolina, minuta, avvolta in una sciarpa color lavanda. Con mani esili e tremanti afferrò il microfono. Sussurrò:
-“ B-buongiorno distretto 6! Il mio nome è L-Laelia e questa è la p-prima volta come accompagnatrice…”- . Sospirò, si fece coraggio e disse:- “O-ora suppongo dovrei estrarre la ragazza…”
Si avvicinò lentamente. Doveva avere non più di vent’anni, evidentemente la carriera di accompagnatore cominciava molto presto. Infilò la mano nell’urna, e ne estrasse timidamente un bigliettino. Si sistemò il grande berretto di flanella, che faceva fuoriuscire qualche ciocca dei suoi corti capelli verde menta. Inspirò e disse, con voce flebile:
-“ M-Maryse Steel!”-
Una ragazza di quindici anni salì sul palco. Il suo volto era pallidissimo e dai tratti spigolosi, con un naso appuntito e labbra lattee e sottili. Due occhi allungati, color grigio chiaro, scrutavano con espressione fredda la folla, parzialmente nascosti dalla frangia. I suoi capelli erano neri come petrolio, lisci, raccolti con in due codine con dei nastrini. Era di costituzione minuta, ed era raro che venisse notata. Non fece in tempo a fare due passi che dall’ordinata schiera di potenziali tributi arrivò un urlo.
-“Mi offro! Mi offro volontaria!”-
A parlare era stata Arias. Arias e Rosy erano le uniche due amiche di May.  Dopo che lei aveva scoperto che il padre di Arias, Yazo, era un pervertito e aveva tentato di violentarla si era allontanata da lei. Yazo era un bastardo, aveva mandato il figlio maggiore Zane, di cui May era innamorata, nel distretto 2 a fare il pacificatore e aveva incattivito sempre più la figlia, fino ad allontanarla. Eppure il suo offrirsi volontaria significava che, dopotutto, Arias a May ci teneva ancora. La ragazza saltò sul palco, pronta a prendere il posto dell’amica.
-“Va’ via, Maryse! Tocca a me!”-
Un sorriso, raro e prezioso, si fece strada sul volto della quindicenne.
-“Sapevo che ti importava ancora di noi, Depravata mentale numero 1.”- . Così si chiamavano tra di loro Rosy, May ed Arias. –“Non voglio essere sostituita.”
Laelia si avvicino ad Arias e le disse, cordialmente:
-“M-Mi spiace molto, temo di d-doverti costringere a tornare al tuo p-posto…”-
La spavalda ragazzina sorrise di rimando all’amica, negli occhi un’infinita tristezza, e se ne andò. La giovane accompagnatrice riprese in mano la situazione:
-“Penso che ora tocchi al t-tributo maschile, giusto?”-. Incespicò nella sua stessa sciarpa ed estrasse lentamente un bigliettino rovinato. Si spostò un ciuffo di capelli dal volto e lesse il nome.
-“Matthew P-Phelps.”-
-“No! No! Mi offro io! Prendo io il suo posto!”- urlò un ragazzotto di circa 18 anni. – “Vado io, vado io!”-
-“No, Devon, non voglio che qualcun altro muoia per me.”-
A parlare era stato un ragazzo dal fisico asciutto, posizionato con ordine nella fila dei sedicenni. Perché qualcuno era già morto per lui: Justin Triker, il suo migliore amico, che si era offerto volontario alla sua prima mietitura, per sostituirlo. Aveva solo 13 anni, e le possibilità non erano state a suo favore. Salì sul palco mentre suo fratello veniva trascinato via da un Pacificatore. Una massa di capelli castani, ricci e spettinatissimi, coprivano parzialmente il volto. Gli occhi verde scuro erano lucidi, ma un grande sorriso si stagliava sul suo volto. Laelia si avvicinò timidamente, e , porgendogli il microfono , chiese:
-“V-vuoi dire qualcosina ai tuoi a-amici?”-
-“ Non abbiate paura per me, riuscirò a tornare!”- disse Matthew con voce incrinata.
La giovane capitolina avvicinò i due tributi e li incitò a stringersi la mano.
-“ F-felici 47esimi Hunger G-games! Spero che la fortuna sia a v-vostro favore!”-
E detto questo il distretto 6 tornò silenzioso. Non un fruscio, non uno sferragliare di carrozze, non un rombare di motori. Nulla, se non qualche sospiro sommesso, una lacrima furtiva e il rumore del vento, che lambiva i volti della gente e portava via i pensieri.

E la Falce Calò.

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IL KAKTUS DI KRZYZ

Eccomi qua, dopo un sacco di tempo :)
Qui abbiamo i nostri 6 nuovi giovani!
TRIBUTI:
D4 - Cornelia Watson (Lola_Black) ; Christopher Cross (Fred_Deeks_Ben)
D5 - Eileen Stilte (musike) ; Jasper Lossman (Mr. Apricot)
D6 - Maryse Steel (darkangel98) ; Matthew Phelps (_Magika)
Incito chiunque non mi avesse ancora consegnato la scheda a muovere i sederini e a fornirmele il prima possibile, grazie!
Ora scappo, la filosofia non perdona nessuno D:
Saluti dal Kactus!
_Krzyz


 
  
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