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Autore: Nihon96    12/11/2013    1 recensioni
Intanto, durante una partita di calcio in una normalissima scuola...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 4

I due fecero il breve percorso che facevano insieme ordinariamente e, differentemente dagli altri giorni, presero poi la stessa strada, che si apriva svoltato il famoso angolo. Luke era talmente nervoso che non si accorgeva nemmeno del percorso che stava facendo: era sicuro che se gli avessero chiesto di andare a casa di Francisco da solo non ci sarebbe riuscito e si sarebbe perso.
Si svegliò bruscamente dai suoi pensieri solo quando le dita di Francisco si intrecciarono con le sue.
«Beh? Ti sei spaventato?» chiese lo spagnolo.
«I-io veramente…» balbettò Luke, abbassando lo sguardo.
«Non importa…» disse Francisco ridendo.
Dopo poco i due si ritrovarono davanti ad un enorme cancello il ferro battuto decorato da ghirigori curvilinei; dietro, una sontuosa villa circondata da giardini curatissimi e prati all’inglese. Quando Francisco aprì il cancello, Luke sbottò: «QUESTA è casa tua?!»
«Ehm… Sì?» rispose l’altro alzando un sopracciglio.
Luke entrò e cominciò a guardarsi intorno meravigliato camminando sul vialetto. Lo spagnolo, che nel frattempo aveva chiuso il cancello e si era assicurato che l’impianto di allarme funzionasse, passò accanto al piccoletto, e, prima di sorpassarlo, gli sussurrò all’orecchio: «Chiudi la bocca, Luke, risparmiatelo per dopo» per poi passare avanti e aprire la porta di casa ridacchiando.
Luke davvero non capiva cosa Francisco volesse dire con quell’affermazione, ci arrivò solo quando ormai era davanti alla porta aperta, sul tappetino con ricamata la scritta WELCOME. Si fermò e guardò l’altro, che da bravo cavaliere era rimasto accanto all’ingresso per tenere la porta aperta, con gli occhi sbarrati e le guance rosse. Lo spagnolo non riusciva a trattenere le risate.
«I-io…» balbettò Luke imbarazzato.
«Dai su, entra» disse l’altro, dandogli una pacca sul sedere.
L’interno della casa di Francisco non era meno sontuoso dell’esterno: pavimenti di marmo scuro e pareti color crema tappezzate da copie di quadri famosi e ritratti di famiglia.
Luke avanzò e girò più volte su se stesso, col naso rivolto all’alto soffitto, ammirando stupito tutta quella maestosità. Si risvegliò da quella contemplazione quando Francisco lo chiamò salendo le scale: «Luke vieni, ti mostro la mia stanza, così puoi poggiare lo zaino e la giacca». Lo seguì senza esitare.
La stanza di Francisco era enorme e luminosa; l’arredamento era quello essenziale: un letto da una piazza e mezzo, un armadio e una scrivania, nulla di particolarmente eclatante. Il pavimento era ricoperto di una soffice moquette bianca e le pareti di un bel colore verde quasi simile ai suoi occhi.
I due lasciarono lì le loro cose e poi scesero in cucina, dove li aspettava il pranzo servito da un elegante maggiordomo. Si chiamava Esteban, Francisco lo congedò alla fine del pasto.
«Allora, cosa vuoi fare?» esordì lo spagnolo mentre attraversavano il lungo corridoio che portava al salotto.
«Non lo so… Cosa possiamo fare?» chiese Luke con aria innocente.
«Sai che questa domanda suona veramente come uno strano invito?» gli rispose l’altro alzando un sopracciglio e cingendogli la vita con un braccio.
Il piccoletto non ebbe neanche il tempo di pensare a cosa avesse detto di tanto fraintendibile che si ritrovò la mente completamente svuotata.
Aveva le spalle contro il muro, le mani di Francisco che gli scorrevano lungo il petto e il viso di questi affondato nelle clavicole.
«F-forse… Esteban potrebbe vederc-…» disse Luke ansimando e trattenendo un gemito dovuto ad un morso che lo spagnolo gli aveva appena dato sul collo.
«Tranquillo, si è ritirato nella sua stanza e lo avevo già avvisato che oggi avrei avuto un ospite speciale» rispose l’altro senza smettere di fare ciò che stava facendo maledettamente bene.
«Aspetta…» Luke gli prese la testa fra le mani e lo guardò fisso negli occhi «Quindi io sono speciale?»
C’era un silenzio tombale, interrotto solo periodicamente dai respiri affannati e dal battito dei cuori dei due.
«Certo che lo sei, te l’ho già det-» Francisco non riuscì a completare la frase che Luke lo baciò appassionatamente. Si fece talmente prendere dalla foga dovuta a quella mossa inaspettata che sollevò di pochi centimetri da terra l’altro, che automaticamente gli cinse il bacino con le gambe.
Faceva caldo e i pantaloni erano diventati decisamente troppo stretti per entrambi.
«Andiamo di sopra» sussurrò Francisco con un tono sexy e profondo, e fece dolcemente scendere Luke dai suoi fianchi, poi lo afferrò per mano e velocemente i due raggiunsero il piano superiore.
Appena entrati nella stanza dello spagnolo, i due si baciarono di nuovo e il padrone di casa diede frettolosamente un calcio alla porta per fare in modo che stesse perlomeno accostata.
Fece sdraiare Luke sul letto e gli si mise a cavalcioni sui fianchi, si tolse la t-shirt che buttò con noncuranza sul pavimento, poi aiutò il piccolo Luke a liberarsi della camicia, e anch’essa, dopo vari problemi dovuti all’eccitazione e ai bottoni minuscoli, finì chissà dove sul pavimento.
Francisco si chinò leggermente e baciò Luke mentre cercava di liberarlo da quella gabbia che erano ormai quei pantaloni stretti. L’altro fece lo stesso, ma era avvantaggiato dalla totale assenza di cinture di cuoio.
«Certo potevi evitartela la cintura…» ansimò Francisco, una volta riuscito a compiere quella che sembrava l’impresa del secolo.
«Non potevo… Non potevo rischiare di rimanere in mutande dopo tre passi…» rispose l’altro sussurrando.
A me non sarebbe dispiaciuto pensò Francisco, quasi automaticamente.
Una volta abbandonati i pantaloni al loro triste destino sul pavimento di morbida moquette, i due rimasero qualche istante ad osservarsi, ad osservare i loro corpi seminudi. Francisco notò l’incavo delle clavicole dell’altro e gli addominali appena accennati. Luke si soffermò sui muscoli delle spalle possenti, sugli addominali e… non riuscì a non assumere un colore paonazzo quando lo sguardo sull’erezione rinchiusa in quel paio di boxer scuri.
A Francisco quella sua attenzione particolare per il suo amichetto non passò inosservata. Fece per liberarsi dei boxer che squillò il telefono.
«Ma che cazzo…» sbottò. Si alzò e si diresse verso la cornetta controvoglia.
Luke osservò il suo bel fondoschiena dai glutei sodi, poi si morse il labbro inferiore: non poteva credere che stava sperando che l’altro tornasse in fretta e facesse in modo di ripescare quel momento magico che c’era fino a qualche istante prima, quasi se ne vergognava.
Francisco non tornava, e Luke quasi stava per approfittare e sfruttare la propria erezione, ma non fece in tempo a prendere una decisione che lo spagnolo tornò, più felice che mai.
«I miei hanno avuto un contrattempo. Non torneranno prima di domani sera eee puoi dormire qui».
Luke pensò veramente che il cuore potesse esplodergli da un momento all’altro.
 

********
Angolo autrice
Francisco: Pensavo di avere le ragnatele! Ci hai messi da parte per così tanto tempo!
Luke: Davvero, autrice!
Autrice: Non scocciate, ho avuto i miei impegni… Piuttosto dovreste ringraziarmi: ho trovato il modo di farvi stare da soli, ingrati!
Francisco e Luke: Grazie autrice sfaticata.
Autrice: Aaah, è inutile discutere con voi… Qualcun altro ha qualcosa da dire?
Mark: Autriceeeeeee! Qui non vengo nemmeno nominato! Però ringrazio dolcemary per il salutino che mi ha fatto nella recensione… Non è che sabato sera sei libera-
Autrice, Francisco e Luke: Mark!
Autrice: Insomma! Finiscila di provarci con la lettrice o ti spedisco nel dimenticatoio, e sai che ho il potere di farlo! Devi solo attendere il tuo turno!
Mark: Okay, ma…
Autrice: Niente “ma”.
Francisco: E quindi, Luke, ti stavi per dare alla pazza gioia senza di me, eh?
Luke: I-insomma! Non è di questo che stavamo parlando!
Mark: COSA? E perché io non c’ero?
Autrice: Per la miseria, quanto siete chiassosi! Fuori di qui! Devo sfornare un nuovo capitolo il prima possibile o i lettori stavolta mi linceranno! Sebastian!
Sebastian: Yes, my lady.
Porta che sbatte
 
Bando alle ciance, voglio innanzi tutto scusarmi per questo lungo periodo di inattività, scusate davvero *sob* ma ho perso il documento con la prima versione di questo capitolo e ho dovuto ricominciare da capo.
Poi, voglio ringraziare tutti quelli che continuano a tenere e a mettere questa storia tra le seguite/preferite/ricordate e che scrive recensioni.
Grazie mille davvero, vi adoro tutti!
Baci, e alla prossima!
Nihon, che vi ama tanto
  
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