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Autore: kiki96    12/11/2013    1 recensioni
Siamo nel 4567, il mondo è ormai una rovina, cade a pezzi ed svuotato di ogni essere vivente. Nel suo cielo però esiste un enorme metropoli governata da robot, gli esseri umani sono diventati dei numeri facilmente rimpiazzabili, numeri che non si ripetono mai. Il caso o il destino, vuole però che il protagonista di questa storia, il suo nome è Tredici, incontri una ragazza col suo stesso nome. Non è possibile, sono due errori genetici e per i robot, esseri privi di qualsiasi scrupolo, devono morire.
Cosa accadrà adesso?
*Salve! ammetto che questo è il mio primo testo fantascientifico... in realtà l'ho sognato mesi fa ma la storia mi piaceva perciò ho deciso di scrivere questo testo... spero vi piaccia. K.*
Genere: Azione, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO
 
Una piccola bambina corse verso un uomo. I capelli mori le svolazzavano accarezzandole il viso, le sue labbra aperte in un sorriso armonioso e i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi, erano come diamanti neri illuminati dal sole.
Aveva le braccia aperte, come una rondine che volava abbracciata dal vento, e correva veloce verso quell’uomo alto e vecchio. Capelli imbiancati e corti, quasi a spazzola, sorriso con qualche dente mancante, viso solcato da profonde rughe come tanti ruscelli che scendevano una montagna. I suoi occhi, occhi che raccontavano la meraviglia della nuova vita e il terrore di viverla fino in fondo, erano celesti e sembravano coperti da una sostanza semitrasparente.
Aveva visto tante cose, quel vecchio. Ma la più bella di tutte era solo una: la libertà.
Era un uomo che aveva vissuto dei giorni tristi, senza colore e poveri di gioia. Aveva vissuto la terribile verità della guerra, le sue armi che portavano discordia e falsità tra la razza umana. E di falsità ce n’era stata pure troppa.
Ora, quel vecchio, guardava il futuro venirgli incontro, vedeva felicità e vita. Tanta vita.
«Nonno! » urlò la bambina.
L’uomo si abbassò, le sue povere ossa scricchiolarono a quel movimento, e abbracciò la sua piccola nipote.
«Mary» rise tra sé e sé, una piccola lacrima di felicità minacciò di scendere sulla guancia.
«Nonno, perché piangi? » Mary si staccò dall’abbraccio quel tanto che bastava per alzare le mani verso il viso rugoso di suo nonno e asciugare la piccola goccia.
«Sono contento, Mary» il vecchio la prese in braccio e guardò l’orizzonte di fronte a sé: «Felice di tutto questo»
«Nonno, è solo il sole»
«È vero, è solo il sole. Mary, se tu non vedessi il sole per il resto della tua vita, cosa faresti? »
«Non voglio» rispose la piccola: «il sole ci sarà sempre, vero? » i suoi grandi occhi scrutarono il vecchio con preoccupazione.
«Per sempre» ripeté il vecchio: «È tanto tempo, ho sentito dire» rise, una risata roca.
«Ma ci sarà! » ribadì la bambina, lo sguardo era più sicuro di prima.
«Chi può dirlo… » il vecchio rise ancora: «Solo se tu vorrai»
I suoi occhi fissarono il vuoto e il suo sorriso scomparve.
«Che significa? »
Lo sguardo perso del vecchio si rivolse alla bambina e poi, lui, sospirò. C’era stato un tempo in cui il sole non esisteva, era solo una leggenda. Tutti ne parlavano come un qualcosa di magico e quel giorno, quando per la prima volta si era mostrato, si rivelò per quello che era: non era magico, era straordinario, qualcosa più simile all’immaginabile che al reale.
Ma quel giorno era stato più vicino di quanto si pensasse, la leggenda era diventata realtà solo da qualche decennio. E poi era stato tutto luce.
«È una lunga storia»
«Raccontamela»
Il vecchio fissò gli occhi della nipote, erano così pieni di sincerità e di purezza, era giusto raccontarle quella storia? La storia della sua libertà?
Lui se l’era guadagnata la libertà, aveva combattuto per ottenerla. Ma era giusto raccontarla a lei, un’anima ingenua? Che imparasse a vivere? Che imparasse dagli errori passati?
Il vecchio iniziò a raccontare e il mondo- il prato sul quale stavano seduti, i fiori e gli alberi che frusciavano al vento- cambiò del tutto, dandogli un colore neutro e triste.

*NDA: Allora, che possiamo dire di questa piccola è breve introduzione? Nulla, a parte che è solo la fine della storia. Eh, già. Per una volta inizio finendo... Dato che non sapevo come iniziare mi sembra giusto xD E nulla, questo è tutto. Spero che vi si piaciuto :D
K.*

 
  
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