Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: dapperunicorn    12/11/2013    7 recensioni
Harry e Louis sono amici da quasi sei anni, ed è da altrettanto tempo che Harry è innamorato di quest'ultimo. Il giorno in cui gli confesserà il suo amore, Louis avrà un incidente, che lo farà stare in coma per qualche mese. Al suo risveglio, non si ricorderà dei suoi ultimi cinque anni di vita. Sarà Harry, a doverlo aiutare attraverso i ricordi a ricostruirsi una vita quasi da capo.
[Larry]
Dal primo capitolo:
[...]
Doveva tornare dal suo amico. Dal suo migliore amico.
Fece dietrofront, ricominciando a correre imperterrito. Svoltò l’angolo così rapidamente che un’auto che stava sfrecciando non si accorse del ragazzo, e lo investì, provocando un tonfo.
Louis venne sballottato per qualche metro, poi sbatté la testa sull’asfalto. Si sentì pervadere da uno strano calore, e iniziò a sentire un dolore lancinante provenirgli dalla testa. Cercò di tenere gli occhi aperti, ma lentamente le forze lo abbandonarono. L’ultima cosa che sentì fu qualcuno che urlava di chiamare un’ambulanza. Poi, il buio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Colonna sonora: Sutbborn Love & Classy Girl
Capitolo ventidue.
 
Sapeva esattamente a chi apparteneva la voce che aveva fatto il suo nome, ridestandolo da quei pensieri che continuavano ad affollargli insistentemente la mente. Avrebbe voluto ignorarlo, fare finta che non esistesse, e quell’Harry che chiamava non fosse lui, ma così non era stato. Senza nemmeno accorgersene si era girato, fermandosi e aspettando di essere raggiunto da Louis. Nel frattempo seguiva con lo sguardo una foglia che veniva trasportata dal vento che si era alzato poco prima, come se fosse la cosa più interessante in quel momento. Non voleva incontrare gli occhi chiari del ragazzo che l’aveva oramai raggiunto, e non lo fece neanche quando lui gli chiese di poter parlare. La sua voce sembrava farsi più supplichevole a ogni parola che pronunciava, notò il riccio.
Solo quando alzò lo sguardo e aprì la bocca per rispondere si accorse di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo, da quando in lontananza aveva sentito la sua voce. Cercò di guardarlo in volto, spostando velocemente lo sguardo per non rischiare di incrociare i suoi occhi e annuì velocemente, maledicendosi subito dopo. Non voleva parlare con lui, non voleva ascoltarlo sicuro che qualunque cosa Louis gli avrebbe da lì a breve, non avrebbe fatto altro che farlo stare peggio. «Sì.» Disse dopo qualche secondo, accorgendosi che Louis stava ancora aspettando una sua risposta, e maledicendosi nuovamente.
Era sempre stato così con Louis. Inconsapevolmente, lo portava sempre a fare ciò che non voleva fare. Durante i loro rari litigi era sempre stato Louis a prendere l’iniziativa per fare pace, e puntualmente – seppur ce l’avesse a morte con lui – Harry finiva tra le sue braccia, scusandosi per essere stato così testardo. Il castano esercitava su di lui un potere che ancora, dopo distanza di anni, non riusciva a comprendere a fondo.
Quando acconsentì, Harry si accorse che le spalle di Louis si erano rilassate, e in volto era comparso qualcosa di molto simile ad un sorriso, seppur appena accennato. Ben lontano dai sorrisi che lo avevano fatto innamorare di lui. Forse perché sapeva che quello era solamente l’inizio.
Sapeva che questo ultimo litigio non era come gli altri. A differenza delle precedenti volte si era creata tra loro una profonda frattura, che seppur Louis fosse riuscito a riparare, non avrebbe mai potuto riportarli al loro iniziale rapporto di amicizia. Troppe cose erano accadute per far si che tra loro tornasse tutto alla normalità.
«Hai detto sì?» Domandò Louis, facendo un passo avanti verso il ragazzo, con in volto un’espressione sinceramente sorpresa e colma di speranza allo stesso tempo. Fino a pochi secondi prima pensava che Harry non avrebbe mai accettato di parlare con lui. Non dopo tutto quello che aveva fatto. «Oh, bene...» Non sapeva esattamente da dove iniziare.
Harry lo osservò mentre si mordeva distrattamente le labbra rosee lievemente screpolate – le stesse labbra che lo avevano baciato, pensò arrossendo lievemente -, passarsi una mano tra i capelli castani e guardarsi attorno, prima di riportare la sua attenzione su di lui.
«Quindi...?»
«Oh sì, certo. Possiamo dirigerci al parco poco distante da qui? Ho bisogno di camminare per riordinare i pensieri.» Harry annuì distrattamente, ritrovandosi ad essere infastidito dalle parole di Louis. Aveva fatto tutta quella fatica per poter parlare con lui e non si era nemmeno scomodato a prepararsi un discorso? si chiese, mentre a passi lenti e calcolati seguiva il ragazzo, posto un paio di metri più avanti a lui.
La città nel frattempo era illuminata da un pallido sole, ma il vento freddo che si era alzato assieme ad esso aveva fatto sussultare Harry e Louis dal freddo, mentre finalmente erano arrivati alle porte del piccolo parco cittadino, dove un paio di mamme con i bambini si godevano la rara giornata di sole.
Louis continuò imperterrito a camminare, come se sapesse esattamente dove voleva portare l’amico. Percorsero la strada ciottolata senza che nessuno dei due aprisse bocca, finché Louis nona arrivò davanti a una delle poche panchine del parco, posta ai piedi di un salice piangente, le cui foglie ricadevano proprio sopra di essa, sfiorando le spalle di Louis che si era nel frattempo seduto, indicando poi ad Harry, con lo sguardo, il posto accanto a lui.
Titubante il riccio si sedette. Aveva le spalle rigide e non osava spostarsi neanche di un centimetro, con la paura di essere troppo vicino al ragazzo accanto a lui. Così vicino da non riuscire a trattenersi e cercare nuovamente quel calore che per un secondo aveva sentito quando Louis lo aveva baciato, giorni prima.
Dopo secondi avvolti in un silenzio spezzato solamente dal sibilo del vento, Louis aprì bocca. «Ti ricordi, Harry?»
«Eh?» Domandò il riccio, dopo che la voce di Louis lo aveva riportato alla realtà.
«Ti ricordi quando siamo stati qui? È successo anni fa, quando eravamo ancora solo io e te. Ci eravamo appena conosciuti e avevamo deciso di venirci dopo la scuola. Era stato un pomeriggio normalissimo, ma è uno dei miei ultimi ricordi prima dell’incidente. Sembra sia successo solo ieri.»
Harry – che, nonostante sembrasse il contrario, aveva prestato attenzione a ciò che Louis aveva detto – iniziò a guardarsi attorno, ma con rammarico si accorse che niente di quel luogo gli sembrasse familiare.
«In realtà no, non ricordo.» Ammise il riccio.
«Be’, sembra che per la prima volta sia io quello che ha il compito di farti ricordare, e non il contrario.» Sorrise Louis, sfiorando le foglie dell’albero.
Harry lo osservò mentre compiva quel gesto, notando quanto la sua espressione sembrasse tranquilla e rilassata. «Louis...» sospirò rassegnato. «Ti prego, parla. Non ce la faccio più ad aspettare.» Ammise, cercando di nascondere persino a sé stesso quanto, ciò che il ragazzo gli aveva detto, lo avesse colpito e sentendo lo sguardo  sorpreso di Louis su di lui, che lo scrutava con insistenza.
Il castano sospirò sconsolato. Non sapeva come quel giorno sarebbe finito. Harry sembrava rimanere seduto più per obbligo che per vera voglia di sapere ciò che voleva dirgli. Era arrabbiato, triste e non voleva passare del tempo assieme a lui. Saperlo rese per Louis ancora più difficile parlargli e confessargli i suoi sentimenti. «Io... non so esattamente da dove iniziare, forse da delle scuse. Mi... dispiace per tutto ciò che ti ho fatto.»
«Per cosa esattamente ti dispiace, Louis? Per avermi fatto soffrire, per avermi baciato, alimentando le mie false speranze? Per avermi usato come se fossi nulla? Per cosa?» Il tono di voce era alto, troppo per la quiete che li circondava. La voce era roca e triste, tanto triste. Guardò per un attimo Louis negli occhi, poi tornò a torturarsi le mani.
«Mi dispiace per averti fatto sentire come se per me non contassi nulla, quando in realtà sei la persona più importante che abbia mai incontrato fin’ora.» Ribatté il castano, usando involontariamente lo stesso tono di Harry, che continuò a guardarlo con astio.
«Quello che dovrebbe essere arrabbiato sono io, non te!» Esclamò il riccio, spostando lo sguardo su di lui, guardandolo finalmente negli occhi.
«Come credi possa parlarti se mi urli addosso tutto il tuo risentimento, Harry? Vorrei riuscire ad intavolare una discussione civile. Vorrei potermi spiegare senza che inizi ad urlare.» Disse, alzandosi di scatto e camminando avanti e indietro, con passi veloci e nervosi. Harry spostò lo sguardo risentito e passarono così i successivi due minuti, cercando di sbollire la rabbia improvvisa.
Il riccio si portò una mano fredda sulla fronte, cercando di tranquillizzarsi. Aveva voglia di scappare, perché nonostante fossero lì e cercassero di sistemare ciò che un tempo era una bella amicizia, nessuno dei due faceva il primo passo. Alzò piano lo sguardo e notò che Louis ancora non si era fermato, anzi se possibile, camminava ancora più veloce di prima, scuotendo ogni tanto la testa, come se cercasse di ristabilire l’ordine dei suoi pensieri.
Per un attimo ebbe la folle idea di alzarsi, abbracciare il castano e dirgli che andava tutto bene, che non c’era bisogno di scusarsi, ma a questo si alternavano secondi di rabbia bruciante nei suoi confronti. Non sarebbe durata se non si fossero spiegati e non avessero risolto.
Appoggiò i gomiti sulle gambe e chiuse gli occhi, facendo respiri profondi e regolari, quando sentì improvvisamente la voce di Louis farsi vicina, troppo vicina. Aprì gli occhi e notò che il ragazzo si era abbassato alla sua altezza, come si fa di solito con i bambini, e lo scrutava senza dire nulla. Erano a pochi centimetri di distanza, e Harry indietreggiò leggermente, causando un lampo di tristezza negli occhi chiari dell’altro.
Nemmeno lui sapeva perché cercava di mantenere le distanze, ma non riusciva a farne a meno.
«Harry...» sussurrò Louis. A quella distanza non c’era bisogno di alzare troppo la voce. «Prometti che mi lascerai finire ciò che ho da dirti. Senza interrompermi.»
Il riccio aprì bocca per acconsentire, ma la richiuse non appena si accorse che stava già interrompendo l’altro. Il castano accennò un sorriso. «Bene. Mi dispiace per averti fatto soffrire, ma non di averti baciato, Harry. Non mi pento di quella decisione, nonostante ci abbia portato a tutto questo. Se non fosse stato per il mio gesto sconsiderato probabilmente non avrei mai capito ciò che provo per te.»
Harry aveva voglia di dire qualcosa, ma non lo fece. Lasciò che Louis continuasse il suo discorso. «Io non avrei mai voluto farti credere di averti usato, perché non è così. Mi dispiace di averti dato un’idea così sbagliata delle mie intenzioni.
Non mi aspetto che dopo averti detto ciò che provo vorrai darmi una possibilità.»
«No.» Disse finalmente Harry, consapevole di averlo interrotto, notando un’espressione agghiacciata sul volto di Louis e non capendone l’esatto motivo. Si rese conto di ciò che aveva detto solo un istante più tardi. «Nel senso che non l’hai fatto. Non mi hai detto ciò che provi per me.» Rettificò.
«Oh. Immagino che dopo tutto ciò che è successo ti aspetti una vera e propria dichiarazione coi fiocchi.» Si ritrovò a dire Louis, più a se stesso che a Harry. Quest’ultimo annuì vago e alzò le spalle con finto disinteresse.
La vicinanza con il castano non lo innervosiva più, anzi, ne sentiva il bisogno. Era nuovamente caduto nella trappola. Come negli anni precedenti. A Louis era bastato guardarlo negli occhi, parlare con quel suo tono dolce, e Harry ci era nuovamente cascato, lo aveva perdonato come se non fosse successo nulla. Come se tutta la sofferenza degli ultimi mesi fosse scomparsa nell’esatto istante in cui Louis gli aveva sussurrato dolcemente quelle parole.
 In effetti era così, o almeno credeva. Aveva cercato di scacciare quei pensieri negativi che negli ultimi giorni lo avevano perseguitato, e ci era riuscito perché Louis era lì con lui, lo amava – o almeno sperava – e non lo avrebbe più lasciato.
«Allora... da dove posso cominciare?» La voce di Louis lo riportò alla realtà. «Harry, io provo qualcosa per te. Non so esattamente quando sia successo, perché sia successo e in questi giorni mi sono seriamente chiesto se tu non mi piacessi anche prima dell’incidente. Insomma, mi piaci. Tanto, forse troppo.» Ridacchiò.
Harry alzò le sopracciglia, pensieroso. «Se così fosse stato non saresti scappato quando ti ho detto ciò che provavo, e provo.»
«E invece sì. Ero spaventato quando me lo hai detto. È stata una cosa talmente improvvisa che probabilmente tu avresti reagito esattamente nello stesso modo.»
Il riccio scosse piano la testa. «Non lo avrei mai fatto.» Sussurrò.
Louis lo guardò bene, carezzandogli la guancia fredda e leggermente rossa, e gli sorrise come per fargli capire che lui era lì, e non se ne sarebbe andato più via, non sarebbe più scappato. Mai più.
Harry fremette sotto quel leggero tocco così intimo e inaspettato, e chiuse gli occhi, sorridendo grato.
«Bene. Mi sembra di averti detto tutto.» Dichiarò Louis alzandosi dalla posizione scomoda che aveva assunto. Harry non proferii parola, ma continuò a guardarlo con quegli occhi chiari e limpidi, come se si stesse aspettando qualcos’altro da lui. Il castano ignorò il suo sguardo colmo di aspettative e fece per incamminarsi verso l’uscita del parco. Quando si girò per assicurarsi che Harry lo stesse seguendo – aveva ancora bisogno di certezze – notò che il ragazzo era ancora lì, seduto su quella fredda e umida panchina.
«Harry?» Lo chiamò.
«Mm? Oh, arrivo.» Gli rispose l’altro, alzandosi e raggiungendolo velocemente. Quando fu al suo fianco lo guardò interrogativo, come a chiedere cosa gli prendesse. Harry stava per rispondergli con una menzogna, quando venne bloccato dall’espressione buffa di Louis, che in un attimo posò una mano fredda dietro il collo di Harry e lo attirò a sé, soffiandogli sulle labbra l’ennesimo “Mi dispiace” prima di baciarlo con quelle labbra screpolate, che Harry trovò nonostante tutto incredibilmente morbide. Prima che il bacio venne approfondito, il riccio si lasciò scappare una lacrima solitaria, che gli scivolò sulla guancia  e che Louis premurò di asciugare dolcemente, continuando a baciare il ragazzo, e beandosi di quel calore che mai prima aveva provato, con nessun’altro.
Quando finalmente si decise di staccare le labbra dalle sue per prendere aria, Louis guardò Harry e notò nel suo sguardo che c’era ancora qualcosa che voleva sapere. «Dimmi.» Gli disse senza tanti giri di parole.
«Con Charlotte... com’è finita?»
«Le ho semplicemente detto la verità, su di noi. Sul bacio che ti ho dato. E lei mi ha lasciato. Forse anche questo mi ha spinto a venire da te e confessarti ciò che provo.»
Harry annuì semplicemente, ma in volto aveva ancora quell’espressione profondamente assorta.
«Lo sai vero, che non l’amerò mai come ho intenzione di fare con te?»
Harry sorrise a quelle parole, evitando di dirgli che all’amore non si comanda. Non si può scegliere chi amare e con quanta intensità.
Mentre Louis intrecciava la mano nella sua – creandogli un improvviso sussulto, ancora non riusciva a credere che Louis fosse finalmente suo - si ritrovò a pensare al futuro. Se un giorno Louis avesse riacquistato la memoria e si fosse reso conto di provare qualcosa anche per Charlotte, se non addirittura di amarla? Come sarebbe finita tra loro? Sarebbe riuscito a reggere nuovamente un dolore così grande e a separarsi nuovamente dal ragazzo che amava?
I suoi dubbi e le sue parole se ne andarono con la velocità con cui erano arrivate non appena Louis strinse forte la sua mano, facendo incontrare i loro occhi, e se possibile, facendolo innamorare ancora una volta, più intensamente che mai.







Spazio autrice:


Esattamente, sono tornata. Ciao a tutti. Quanto tempo è passato? Un paio di giorni, una settimana? Ceeerto, vai convinta. Ora che ho terminato il monologo con me stessa, veniamo a noi. Il capitolo? Lo so, non è uno dei miei migliori, ma la scuola è stressante, altro motivo per cui ho fatto ritardo.  Scusatemi. Perdonatemi anche gli eventuali errori, ma praticamente il mio computer finziona a scatti. Non so esattamente che problemi abbia Questo potrebbe benissimo considerarsi un finale, no? No. Non lo è. Ho cambiato i miei piani, difatti mancano ancora duuuue capitoli, quindi il prossimo saròà il penultimo. Mi sono accorta - nonostante sia una ragazza dolce - non mi riesce scrivere fluff. Ne ho scritto pochissimo il tutta la storia. Mi sento un mostro, ho fatto soffrire i Larry senza regalare loro momenti dolci. OKay, giuro che nel prossimo capitolo ne metto. Promesso. Non vi dico quando aggiorno, così poi non mi sento in colpa se ritardo. Okay, ora vi lascio. Ringrazio le persone che sono ancora qui a leggere, e be', al prossimo capitolo! :)
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: dapperunicorn