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Autore: TheNaiker    12/11/2013    1 recensioni
Hinamizawa, l'estate del 1983 è passata. Ma la felicità sognata da Rika è stata davvero raggiunta? I problemi dei suoi amici sono forse stati risolti, ma la felicità è una gracile piantina per cui bisogna lottare in continuazione, per evitare che essa appassisca. L'arrivo di nuovi personaggi ed eventi e gli effetti di quelli vecchi si intrecciano, in una nuova e difficile avventura.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 52: I lunghi tentacoli di un dolore lontano



Hinamizawa e Ibaraki, il passato ed il presente

“Yuzo è COSA? Non prendermi per i fondelli, se è uno scherzo lo trovo di pessimo gusto!”

Una donna aveva spento il televisore presente nella stanza. Stava guardando un notiziario riguardante il Massacro di Monaco, avvenuto quello stesso giorno durante i Giochi Olimpici, ma ora lei e l'uomo al telefono che era con lei erano concentrati su un'altra tragedia, una che li colpiva personalmente. Hayufuki Goemon, la persona che aveva lanciato quell'esclamazione di stupore, aveva appena ricevuto la peggiore notizia della sua vita e la mano che impugnava ancora il ricevitore stava tremando al pensiero di quello che aveva sentito.

“Sono desolato.” spiegò lo sconosciuto all'altro capo del telefono “Ma mezz'ora fa hanno rinvenuto i corpi di due persone che corrispondono alla descrizione di vostro figlio e vostro nipote. Gli ufficiali hanno analizzato i documenti di identità nel portafoglio, quindi non ci dovrebbero essere possibilità di errore. Li hanno localizzati all'interno della loro automobile, la quale sembra essersi ribaltata più volte dopo essere precipitata dalla strada adiacente alla scarpata che conduce al fiume. Ad una prima ricostruzione l'impatto è stato fatale, impossibile per loro sopravvivere ad una caduta del genere, sono entrambi morti sul colpo senza soffrire.”

“Ma dove è successo? Dove diavolo erano?” gridò Goemon, fuori di sé.

“Sono stati scoperti non lontano da Yagouchi, conoscete la zona dove si trova la Fossa, vero? Erano lì vicino, pare che loro due stessero tornando indietro da là, ma quell'incidente è stato mortale per loro. Di nuovo, mi spiace veram-”

“Basta chiacchiere! Dove sono, adesso?”

“Alla stazione di polizia di Okinomiya, credo, la scientifica deve ancora eseguire l'autopsia. È solo la procedura standard, temo che non scopriranno nulla di interessante. I corpi vi saranno restituiti pr-”

Goemon aveva interrotto la conversazione, sbattendo violentemente la cornetta contro il telefono.

“Maledizione, stavano tornando a casa... Allora Yuzo lo aveva perfino trovato... Non è giusto, questo... Perchè non sono andato con loro? Forse la ricerca lo aveva stremato, la stanchezza lo ha portato a commettere un errore al volante e così...”

Poco a poco, stava realizzando di averli persi entrambi. Le due persone che lui amava di più. Suo figlio Yuzo, un uomo di buon cuore ma allo stesso tempo dalle grandi doti, coltissimo, con un futuro luminoso davanti a lui... Era l'orgoglio di suo padre... Ed invece lo aveva lasciato per sempre, portandosi dietro il suo primogenito, di soli cinque anni, un bimbetto che riempiva i giorni di suo nonno con gioia e vivacità...

Il nipotino era svanito nel nulla un paio di giorni prima, mentre giocava con i suoi amichetti presso la cava abbandonata. Il gruppo di ragazzini era stato scacciato da un uomo misterioso con indosso degli abiti grigi, ma nessuno di loro aveva potuto dare un identikit di quell'individuo né sapevano dire dove era finito il loro compagno. Non arrendendosi di fronte a ciò, Yuzo e suo padre avevano telefonato a chiunque potesse sapere qualcosa, a tutti i bambini del villaggio uno ad uno nessuno escluso: avevano contattato i Kimiyoshi, il Maniero Sonozaki, la scuola, e tutte le famiglie della comunità. Non vi era edificio che non avesse ricevuto una loro telefonata, ma niente, nessuno era in grado di dare loro una risposta soddisfacente. Perciò, l'unica possibilità per Yuzo era uscire ed avventurarsi in quella medesima zona, sperando di trovarlo, ed aveva insistito affinché il padre rimanesse a casa con la nuora, la quale stava poco bene essendo a sua volta in pena per il proprio pargoletto. Sarebbero rimasti in attesa di una qualche fantomatica telefonata da parte di qualcuno. L'anziano uomo temeva che questa non fosse una decisione felice, ma dovette chinare il capo davanti all'ostinazione del figlio e lo lasciò partire. Ma ora si stava pentendo di quella sua arrendevolezza.

Yuzo era il suo unico figlio, Goemon non ne poteva avere altri. La sua prima moglie era morta di parto, dando alla luce il loro erede, ed ora lui era da solo, senza più parenti veri: con la nuora non era mai andato in conflitto, ma non aveva mai stretto un rapporto intimo con lei... La donna avrebbe fatto ritorno alla casa dei suoi genitori e non avrebbe mai più rivisto il suocero, se non in rare occasioni. Goemon non aveva più nessuno, non aveva erede, ed il suo cognome sarebbe morto con lui. Per lui, questa era una vergogna bruciante.

Il casato Hayufuki, nell'antichità, era una famiglia decisamente influente ad Hinamizawa. Forse non al livello dei Kimiyoshi, dei Furude o dei Sonozaki, ma nessuno di questi clan poteva prenderli alla leggera, e prima dell'Era Meiji vi erano stati periodi in cui essi erano praticamente riveriti come la Quarta Grande Famiglia del villaggio, ricoprendo incarichi di importanza strategica. Ma dopo la Prima Guerra Mondiale, il loro potere aveva subito un rapido declino, eclissandosi a tutto vantaggio di altri, in particolare dei Sonozaki. Goemon aveva assistito alla loro decadenza per tutta la sua vita, e pensare di essere l'ultimo membro in vita del proprio lignaggio era insopportabile. Era troppo vecchio, probabilmente, per risposarsi ed avere un altro figlio.

Ma dall'altro lato, la morte di Yuzo non lo convinceva affatto. Al volante, lui era stato sempre un guidatore prudente, era conscio delle insidie che le strade di campagna celano dietro ogni curva, e non avrebbe mai compiuto una manovra od una sterzata rischiosa, men che meno dopo aver appena ritrovato il suo figlioletto. Un incidente d'auto era certamente possibile, però gli appariva quantomeno strano... Ed inoltre, quando aveva telefonato loro, tutti i compagni di classe del suo nipotino avevano parlato di un uomo con un'uniforme grigia. Non se l'erano immaginato. Che ci faceva lì un uomo, in quella cava dismessa? Chi era? La zona doveva essere abbandonata da diverso tempo, non ci dovevano essere intrusi. C'era qualcosa in quella ricostruzione che Goemon non riusciva a spiegarsi, così aveva deciso di recarsi alla stazione di polizia di Okinomiya, per pretendere di saperne di più.

Laggiù, si era imbattuto nel detective Oishi, che all'epoca era ancora lontano dall'andare in pensione. Con lui aveva avuto una lunga chiacchierata, e mentre rileggeva i rapporti dei colleghi l'ispettore fece delle allusioni ad uno strano odore che veniva dalla vettura delle vittime, qualcosa di simile a uova marce, come se si trattasse di zolfo. L'ufficiale aveva affermato che si trattava di una puzza alquanto forte e penetrante... Ma non poteva essere: anche assumendo che Yuzo avesse recuperato il figlio nei pressi della cava, e che lì avesse inalato i vapori di zolfo che l'avevano indotto a svenire e perdere il controllo dell'auto... Avrebbe avuto quegli attacchi di nausea immediatamente, e non dopo aver guidato per un po'. Lo avevano ritrovato ad una certa distanza da Yagouchi, quindi non si era sentito male alla partenza... E poi Oishi lo aveva informato che stando alle relazioni della polizia non era stata accertata la presenza di altri uomini alla cava. Se così fosse i bambini avrebbero mentito... Le due versioni dei fatti mostravano delle anomalie incompatibili tra loro. Ma pensare che fossero dei fanciulli innocenti a dire il falso era pura follia, quindi qualcosa non quadrava nella ricostruzione ufficiale dei fatti: la discussione con Oishi instaurò in Goemon più dubbi di quanti ne avesse risolti.

Però, queste erano solo critiche astratte senza veri e propri indizi a carico, così l'uomo non aveva potuto convincere nessuno a proseguire le indagini. Ma anche se avesse avuto delle osservazioni concrete da fare, continuare a spingere la polizia a continuarle sarebbe stato infruttuoso: senza neanche esprimergli le sue condoglianze, quel detective non sembrava particolarmente disposto ad aiutarlo, quell'ispettore pareva un gradasso che guardava tutti dall'alto in basso. Non gli aveva dato una buona impressione.

Allora, poco alla volta, si era reso conto di non avere alleati in quella battaglia. Nessuno dava l'idea di preoccuparsi sinceramente di scoprire cosa fosse successo ai suoi parenti, tutti volevano riporre quella brutta storia nel dimenticatoio ed andare avanti come se nulla fosse stato. I ragazzi di Hinamizawa non ebbero più il permesso di andare a Yagouchi od alla cava per le loro attività ricreative, ma a parte quello non furono prese affatto delle misure cautelative, e non vi fu anima viva che volle dare supporto a colui che aveva perso figlio e nipote. Goemon si era sentito tradito dalla sua comunità, e così aveva deciso di lasciare il villaggio per trasferirsi ad Okinomiya, ignorando la secolare tradizione che imponeva a tutti Non lasciate mai il villaggio, non entrate mai nel villaggio. Goemon rinnegò tutto ciò, e quindi raggiunse presto la propria nuova abitazione, facendo orecchie da mercante ai consigli dei suoi concittadini i quali gli andavano suggerendo invece di restare ed aspettare che il proprio dolore passasse da solo.

Nella sua nuova residenza, aveva presto incontrato Sonozaki Megumi. Vivevano a pochi metri l'uno dall'altro, e quella donna di mezz'età aveva qualcosa in comune con lui, entrambi avevano lasciato Hinamizawa, la loro terra natale, ed entrambi nutrivano del rancore contro di essa, anche se quello di Megumi era, a dire il vero, molto più esacerbato e radicato nel suo animo. Lei avrebbe voluto la morte di tutta quella comunità di uomini empi, lui invece aveva sviluppato perlopiù dell'apatia e dell'indifferenza verso le sorti di quel villaggio che lui aveva ormai ripudiato, voleva far finta che esso non esistesse più. Ad ogni modo, i due avevano ritenuto di essere simili dopo tutto ed avevano deciso di convolare a nozze, risposandosi. Per loro era troppo tardi per avere un figlio, però forse vivendo insieme avrebbero mitigato il loro reciproco malessere, respingendo il timore di diventare anziani da soli. Goemon decise persino di cambiare il proprio cognome, per voltare pagina e troncare con il passato, supponendo che fosse meglio mettere fine al suo clan glorioso in quella maniera più rapida, invece che con una lunga agonia rappresentata dalla sua vecchiaia. Aveva iniziato ad augurarsi di dimenticarsi di tutto, in modo da essere lasciato in pace fino alla propria morte. Ma il destino aveva altri progetti per lui.

~-~-~-~-~

Il racconto di Shion si concluse a questo punto. Lei non sapeva niente del passato recente dell'uomo, Kasai non poteva scoprire nulla della sua vita privata, ma quello che aveva raccontato spiegava comunque moltissime cose. Per quanto ci fosse un dettaglio che Satoko voleva assolutamente fosse chiarito.

“Allora Goemon-san era parente di quelle due vittime della Fossa... La conosco già questa storia, una volta l'abbiamo raccontata anche a Keiichi-san e Rena-san..."

“Infatti.” replicò Shion “Quando lui telefonò al nostro Maniero, io non sapevo che dirgli, anche se ero piccola volevo trovare una frase che lo potesse consolare. Mi ricordo che mi aveva chiesto anche di quell'uomo con la giacchetta grigia, mi aveva implorato di provare a descriverlo, ma non ero proprio in condizione di farlo... Quello sconosciuto a Yagouchi mi aveva terrorizzato, me ed anche gli altri bambini, così ho corso via da quello spiazzo con tutto il fiato che avevo in corpo, non mi era neanche passato per la testa di fermarmi ed a fissare il suo brutto muso per memorizzarne i tratti e dare un identikit... Però questa per Goemon-san non era una buona risposta, tanto che mi aveva ripetuto la stessa domanda tre, quattro volte... Forse qualche altro bimbo gli aveva detto di qualche particolare degno di nota, e voleva averne conferma da me, vai a saperlo... Che mi venga un colpo, in quel periodo lui aveva un aspetto incredibilmente più giovane, ed anche la sua voce è cambiata da così a così, sembrava davvero un'altra persone, forse è stato il dolore a stravolgerlo anche fisicamente... Fino ad oggi non avevo proprio il sospetto che Goemon-san e l'uomo che mi aveva telefonato allora fossero la stessa persona.”

“Non ti crucciare di questo. Piuttosto.. Quando abbiamo parlato di quella storia, mi ricordo, eravamo tutti conciati con quegli abiti da cosplay... Solo che eravamo con Mion-san, non con te. Ed avevamo detto che era stata Mion-san ad andare a Yagouchi quel giorno a giocare a nascondino con gli altri bambini, ed era stata ancora Mion-san a parlare con Goemon-san per telefono. Anche gli altri adulti mi hanno sempre raccontato tutto in questi termini, quindi non sono io a ricordare male... Non è che ci stai nascondendo qualcosa, Nee-Nee?”

Satoko stava cominciando a farsi un quadro di quella che era la verità.

E Shion non volle negarlo. “Ehm... Sì, lo ammetto... Quel giorno, quando eravamo andati l'ultima volta con Kei-chan e Rena, io e Onee ci eravamo scambiate di posto. Ormai ci dovreste essere abituati. È divertente, in fin dei conti... Anche se sono stata costretta a mettermi indosso quel patetico costumino bianco e nero...”

“Quindi, era stata Nee-Nee a rischiare di passare a miglior vita, quel giorno alla cava...” dedusse Satoko, dispiaciuta. “Ma chi poteva immaginare che quel posto fosse la base della Yamainu? Almeno ora gli assassini sono in gattabuia, però lasciarli a piede libero per tutti questi anni... Mi vengono i brividi solo a pensarci.”

“Avrei dovuto capire che erano loro quando ce li siamo trovati di fronte quest'estate.” commentò Shion “Le stesse uniformi grigie, lo stesso berretto anonimo. Il volto di quell'uomo non me lo ricorderò mai, però quei vestiti non mi usciranno più dalla testa. D'altronde, arrestarli allora era impraticabile come operazione, non avevano lasciato alcuna traccia e nessuno sapeva che fine avesse fatto quell'intruso.”

“Già. In ogni caso, mi chiedo che molla sia scattata nella mente di Goemon-san, per spingerlo ad odiarci fino al punto di ucciderci tutti...”

Satoko non poteva saperlo, questo, ma ciò era quanto l'uomo stava riferendo a Rika, là ad Ibaraki. Il suo racconto era ovviamente molto più esaustivo e particolareggiato, e poteva dare risposta a quello che Shion non poteva spiegare.

~-~-~-~-~

Gli altri, infatti, ignoravano che era già qualche mese che Goemon sapeva degli affari della Yamainu.

Lui aveva cambiato il proprio cognome e quindi il vecchio casato di cui faceva parte aveva sostanzialmente cessato di esistere, però gli era rimasto il patrimonio di famiglia, una somma di denaro non indifferente con cui si era assicurato la possibilità di effettuare degli investimenti proficui. Se si includevano poi le disponibilità finanziare della nuova moglie, che era pur sempre una Sonozaki, si poteva capire come avesse fatto lui a divenire, nel giro di pochi anni, un uomo d'affari di un certo successo. E forse lo sarebbe stato ancora di più, se durante il suo primo viaggio di lavoro non avesse cominciato a sentirsi male. Dopo un paio di giorni dalla sua partenza, la sua testa aveva iniziato ad essere sconquassata da delle forti fitte, i suoi occhi si erano arrossati, e tutta la sua pelle gli bruciava a causa di un prurito impossibile da tollerare. Un malessere profondo, da cui era misteriosamente guarito solo dopo il suo ritorno ad Okinomiya... Così, Goemon aveva concluso che scaramanticamente fosse meglio restare a casa e compiere solo tragitti brevi e rapidi, nel caso invitando a casa propria chiunque fosse interessato a fare accordi con lui. In questo modo avrebbe forse perso qualche buon affare, ma avrebbe preservato la propria salute.

Ma anche così, parlando di lavoro con i vari addetti del settore, si accorse che nel mondo finanziario vi era qualcuno che conosceva molto bene Hinamizawa, anche se non erano mai stati in quella zona del paese. Goemon chiedeva loro di venire a casa sua per discutere di accordi commerciali ed altro, e di tanto in tanto ne spuntava fuori uno che commentava Okinomiya? Ne ho sentito parlare, è quella cittadina vicino ad Hinamizawa, vero? Quello era un controsenso, che genere di affarista poteva essere interessato ad un mucchio di catapecchie senza alcun valore o potenziale? Lui non poteva saperlo a quel tempo, ma quelli non erano uomini di finanza come gli altri: era appena entrato in contatto con alcuni membri dell'organizzazione segreta detta Tokyo.

Tant'è, quell'anomalia così bislacca lo stimolò a interessarsi di nuovo dei fatti che riguardavano il suo vecchio villaggio natio. Era estate, e gli giunse alle orecchie che qualcosa di strano era avvenuto all'infermiera dell'Istituto Irie, una donna di nome Miyo Takano. Stando alle sue fonti, gli risultava che qualcuno l'avesse vista attorniata da forestieri in tenuta grigia, uomini a cui lei dava ordini... e sembrava anche che qualche giorno dopo lei avesse avuto una specie di esaurimento nervoso. Era stato un cambiamento alquanto repentino nella personalità di quella donna, e poi quelle uniformi grigi, così familiari, così simili a quelli descritti dagli amici del suo nipotino anni prima... Era tutto irrazionale, ma un piccolo sospetto stava nascendo in un cantuccio del suo cervello, e quindi aveva deciso di far visita all'infermiera, che era stata ricoverata alla stessa Clinica in cui aveva lavorato fino a poco prima, ad Hinamizawa.

Fu un dialogo molto stringato. La giovane donna era da sola, quasi segregata nell'edificio senza che ci fosse nessun altro essere umano accanto a lei, come se tutti l'avessero lasciata al suo destino. Goemon aveva potuto parlare con lei indisturbato, e subito si era reso conto che l'ego di Takano era andato in mille pezzi, regredendo ad uno stato infantile, debole e così facile da influenzare. Non avrebbe fatto resistenza, non avrebbe cercato di insabbiare la verità, così lui le aveva fatto una domanda molto diretta: Che cosa avete fatto a Yagouchi? Takano aveva risposto Nei nostri quartier generali? Che cosa è successo, adesso?

Goemon non aveva bisogno di sapere altro, e se ne era andato, lasciandola di nuovo da sola.

Aveva trovato i veri responsabili della morte di Yuzo. Dopo quella rivelazione, tutta la nausea ed il disgusto che aveva provato dopo la scomparsa del figlio erano riemersi, ed il suo spirito stava ora gridando vendetta. Ma questo non era abbastanza per lui: sfruttando fino in fondo le numerose conoscenze della moglie ed i propri potenti mezzi, Goemon condusse delle ricerche approfondite e scoprì moltissime cose sulla Tokyo e sull'esistenza della Sindrome di Hinamizawa. Brandelli di informazione, dicerie, notizie non confermate... Non fu possibile scoprire tutto sulla malattia e sul suo funzionamento, ma era chiaro che per chiunque lasciare il villaggio e l'area attorno ad esso poteva essere mortale. Un tabù, nel vero senso della parola... E se da una parte Goemon era al sicuro finchè stava ad Okinomiya, dall'altra si era reso conto che non poteva più lasciare quella parte del paese. Sembrava una storia fantascientifica, ma spiegava come mai si fosse sentito così male, durante il suo primo viaggio lontano da lì... Anche se suonava tutto così irreale, l'uomo decise di crederci, aveva vissuto sulla propria pelle i sintomi della Sindrome; fu sua moglie invece a ridere di quelle frottole e di lui che dava loro credito. Megumi lo invitò più volte a scendere dalle nuvole, ma lui la ignorò.

Tuttavia, in Ottobre, vi furono sviluppi che stravolsero tutta la situazione. Megumi aveva deciso di trascorrere una settimana ad Ibaraki, sebbene il marito le avesse chiesto di restare ad Okinomiya. Lui le aveva suggerito più volte di non muoversi, ma lei non diede ascolto ai suoi consigli, visto che voleva stare il più lontano possibile da Hinamizawa, in maniera da avere una scusa convincente per non andare ad assistere alla cerimonia di promozione di Mion come nuova leader del clan. La signora odiava con tutto il cuore la moglie, non meno di quanto detestava Oryou, e quindi non volle sentire ragioni: se ne andò senza il marito, il quale invece non intendeva muoversi di un millimetro da casa sua. Ed a quanto pare, ci aveva visto giusto.

Dopo essere tornata nella città, una settimana dopo, Megumi aveva conciato ad agire in modo sconclusionato. Era arrabbiata, era furibonda. Improvvisamente, la sua brama di rivalsa si era risvegliata, ed ora desiderava null'altro che la rovina di chi aveva preso le veci di Oryou. Nondimeno, lei aveva bisogno del suo aiuto per fare ciò, non aveva le doti per elaborare un buon piano di battaglia, così gli ordino di prepararne uno. Goemon obbedì ed il risultato fu la Guerra delle Frane, con il tentativo da parte di Nabiha di umiliare Mion e Keiichi.

In quel periodo Goemon non voleva ancora la distruzione del villaggio. Aveva organizzato il tutto solo perché sua moglie lo aveva costretto a farlo. In fondo, lui sapeva la vera identità del colpevole della morte di Yuzo, ma Takano era ridotta in uno stato pietoso... Stava già pagando per il suo crimine, non serviva altro.

Tuttavia, erano questi i suoi veri sentimenti, dentro il suo cuore? No, non lo erano. Elaborando quel primo piano in modo quasi distaccato, lui aveva seguito la volontà di Megumi ma non vi era stato alcun entusiasmo nei suoi gesti. Aveva fatto qualcosa a cui non era veramente interessato, lui in realtà stava cercando qualcosa di diverso... come un vero scopo per cui andare avanti a vivere.

Ed a Dicembre, dopo il fallimento di Nabiha, la venuta di uno spirito dinanzi ai suoi occhi glielo aveva fatto comprendere. Era stata Ouka a dirglielo, infatti. Gli aveva rivelato di aver letto il suo animo e lo aveva invitato ad accettare la sanguinosa verità: non era stata solo Takano a macchiarsi del sangue di suo figlio, ma anche tutto il villaggio, dal primo dei capi all'ultimo dei contadini. Non avevano condannato la donna che aveva dato l'ordine di uccidere Yuzo, anzi quei maledetti l'avevano accolta nel loro gregge, dandole una seconda chance; le avevano permesso di vivere, camminare e comportarsi come se nulla di male fosse capitato. In questo modo, Hinamizawa non aveva mostrato alcun rispetto verso le morti passate. Lo avevano tradito, in altre parole. È così, negarlo gioverebbe solo a quegli empi, gli aveva detto Ouka, Ed anche tu in fondo alla tua anima pensi che sia stata colpa loro. Non te ne devi vergognare, hai tutto il diritto di avercela a morte con loro. Guarda in fondo al tuo cuore, e vedrai che è così...

Ed era effettivamente così. Era quella la strada da percorrere, la tradizione affermava che Hinamizawa discendeva da una feroce stirpe di Demoni sventrauomini, e questa metafora indicava come in realtà essi fossero figli del Male e del Peccato. Erano esseri crudeli, privi di pietà... Non erano veri umani, anche se ne avevano assunto l'aspetto. Non avevano il diritto di vivere, dovevano essere trattati peggio dei criminali più malvagi, dovevano essere soppressi, come le più feroci delle bestie.

E quella certezza, quel fondo di verità che gli era stata messa davanti agli occhi stava facendo sì che un senso di rabbia si ergesse dalle profondità più remote del suo spirito... Aveva capito quale era il fine ultimo della sua esistenza. Il suo vero carattere, le sue emozioni più autentiche stavano venendo a galla, dopo che si erano assopite per tutti quegli anni... Negli ultimi tempi si era comportato in modo apatico, distaccato da tutto, in quanto non sapeva davvero cosa potesse fare della sua vita; la sua stessa permanenza su questa terra pareva priva di significato senza suo figlio. Ma ora... Takano Miyo avrebbe presto subito la devastante violenza della sua vendetta, ma non sarebbe stata l'unica.

In ogni caso, Goemon concluse che per poter raggiungere il proprio obiettivo era di vitale importanza saperne ancora di più. Le sue ricerche si protrassero per i giorni successivi, e sporadicamente visitava ancora Takano, cercando di estorcerle nuovi inestimabili dettagli da lei. Quella donna non poteva aver fatto tutto da sola, non era sicuramente ricca a sufficienza da potersi permettere le paghe di tutti quei tizi in grigio; però doveva anche impedire ad Irie di vederlo insieme a lei, così approfittò di tutti i momenti in cui l'infermiera era da sola, come durante la pausa pranzo o sulla strada di ritorno per casa. In quelle circostanze non c'era mai nessuno con lei, gli altri membri del club erano tutti intenti ad occuparsi degli strascichi che c'erano stati dopo la Guerra delle Frane, e nessun altro pareva aver voglia di dedicare tempo a quell'infermiera dalla psiche distrutta. Ma anche se fosse stato scoperto e qualcuno lo avesse scovato accanto a lei, in caso di emergenza lui avrebbe fatto ricorso ad una bugia, asserendo di essere un vecchio amico del suo defunto patrigno, il dottor Takano. I colleghi dell'infermiera, Irie compreso, avrebbero probabilmente creduto a quella menzogna, non avendo mai conosciuto di persona il genitore adottivo di Miyo, e quest'ultima non lo avrebbe smascherato, in quanto la sua volontà era stata ormai annichilita e viveva le proprie giornate in maniera del tutto passiva ed inerte. E poi, nessuno dei suoi vecchi concittadini lo aveva mai riconosciuto, né Kimiyoshi né Akane Sonozaki né altri... Goemon poteva dormire sonni tranquilli.

E difatti per tutto quel tempo nessuno si era intromesso nelle sue indagini, permettendogli di scoprire tutto quello che c'era da scoprire, come l'esistenza di un contatto tra l'infermiera e l'organizzazione Tokyo, vale a dire la donna etichettata con il nomignolo di Nomura.

E da lì, Goemon aveva ricostruito il resto della storia. Aveva convinto la Tokyo a collaborare, mostrando loro cosa sarebbe avvenuto altrimenti, e pertanto aveva anche ottenuto la nuova versione della Sindrome, in un insieme di provette contenente il nuovo siero. Ouka gli aveva spiegato cosa fare, insieme a lei avrebbe messo in piedi un piano infallibile e lo spirito lo avrebbe assistito...

~-~-~-~-~

“Io non direi che era poi così infallibile.” commentò acida Rika, quando lui ebbe finito. Tutto intorno a lei e Goemon era ancora immobile, pietrificato dal sortilegio di Ouka, così poteva parlare ed esprimersi liberamente, senza dover prestare attenzione a quello che diceva.

“Io credo che fosse un buon stratagemma, il nostro.” rispose l'altro “Ed infatti aveva funzionato. Sai, il delitto perfetto non esiste a questo mondo e non esisterà mai, e l'imprevisto è sempre in agguato... Personalmente devo confessare che ero sicuro che sarebbe stata Mion-san a morire per prima, nel vostro gruppo, riesci a crederci?”

“Sì e no. Cosa intendi per la precisione?”

“Come te lo posso spiegare... Io so come ti senti, quando scopri che non puoi proteggere le persone a cui tieni. È un sentimento di cui ho già fatto esperienza, quando Yuzo mi ha lasciato per sempre. E nel momento in cui devi avere a che fare con questa sensazione una, due, mille volte... Ti viene da pensare che faresti meglio a morire, in maniera almeno da non essere d'intralcio agli altri. È questo quello che doveva succedere a quella tua amichetta. A furia di figuracce e di colpi durissimi da digerire, Mion-san sarebbe stata portata allo stremo delle forze, ed alla fine si sarebbe arresa e si sarebbe lasciata morire, senza nemmeno permettere agli altri di tentare di guarirla o curarla. Sarebbe stato un bel sacrificio, così pensavo, ed in questo modo lei avrebbe causato anche la tua morte, grazie alla maledizione della tua antenata, quella che ormai conosci così bene.”

“Sei uno sciocco, Mii-chan non farebbe mai una cosa del genere.”

“Questo è da vedere. L'ATPC è davvero una sostanza molto interessante, dai risvolti a dir poco sorprendenti, ed Ouka mi ha illustrato per filo e per segno quale sarebbe stata la conclusione della sventurata esistenza della tua compare. La depressione, e quindi il coma, e quindi un inconscio desiderio di morire. Un lugubre sentiero da cui era impossibile deviare. Sai, prima di inscenare il tutto, l'avevo studiata per bene come si fa con i topolini da laboratorio... E Mion-san appartiene alla categoria di persone che necessita di un «vento favorevole», di un supporto che le dia fiducia in se stessa e le permetta di trovare un po' di coraggio, in modo da dare sfoggio delle proprie capacità. In altre parole, se il contesto diventa critico, senza vie d'uscite, se tutto pare destinato a finire male senza possibilità di rimediare... lei perde ogni forza che ha dentro di sé, e l'autostima precipita sotto i tacchi.”

Goemon fece una risatina, prendendo il fazzoletto per ripulirsi dai baffi sporchi di saliva, e poi seguitò “A quel punto combina il tutto con la proteina nel suo sangue, ed ottieni il risultato. Una volta che lei fosse andata sotto stress la proteina avrebbe fatto il resto, e Mion-san non sarebbe mai scampata al suo ultimo destino. Capisci? È... Divertente giocare con lei, farla sentire la più inutile degli esseri umani. In tutti questi mesi, il mio passatempo è stato perseguitarla con gli scenari più cupi e drammatici, assicurandomi che lei non avesse nessun indizio per trovare una soluzione ed uscire d'impaccio: ha passato le sue notti martellandosi la testa per cercare un qualsiasi espediente che le consentisse di proteggere gli altri, quella ragazzina castana, quell'altro ragazzo, la sua famiglia, il suo villaggio... E non ha mai avuto successo, come hai visto anche tu. La frustrazione sarebbe stata la logica conseguenza di tutti questi smacchi, e quindi sarebbe caduta in depressione, con gli esiti che tu ben conosci. Non avrebbe mai potuto scappare da questa disfatta. Però...”

“Però?”

“Però qualcosa non è andato per il verso giusto. A qualcuno del vostro gruppetto è saltato in mente di gettare alle ortiche la propria vita, prima che lo facesse lei, e quindi evidentemente ci sono stati degli intoppi nel mio piano. Il sigillo spirituale non ha avuto l'effetto desiderato e tu sei ancora su questa terra, esattamente come Mion-san.”

“Puoi dirlo forte... E sarà uno spasso contemplare la tua faccia, quando anche la tua ultima speranza residua crollerà come un castello di carte. Che cosa ti fa pensare che questo tuo ultimo inganno possa andare a buon fine?”

“E ti dovrei pure rispondere?” ribatté lui deridendola, prima di replicare, apparentemente cambiando argomento “Non lo sai? Quando avevo scambiato quattro chiacchiere con Takano-san, lei andava spesso dicendo che quello che era successo era colpa sua. Era colpa sua se gli altri si trovavano in pericolo, era colpa sua se nessuno era felice, era colpa sua se non c'era ancora una cura per la Sindrome... Quella donna era veramente col morale a terra ed era per quello che ripeteva quelle cose sul suo conto. Ma non sapeva di avere assolutamente ragione, anche più di quanto lei stessa pensava. Senza di lei, Yuzo sarebbe ancora vivo, e tutto questo caos non si sarebbe mai verificato...”

Rika si sentì dispiaciuta per la sua vecchia avversaria. Lei non voleva che Takano facesse una fine tanto miserabile, ma alla fine lei e gli altri non erano stati in grado di tirarla su di corda e di farla stare meno male. Quella di Takano era forse una situazione irrecuperabile, una che non poteva essere risolta da nessuno, tuttavia Rika pensava comunque di aver fallito, in quel caso.

Ad ogni modo, il loro villaggio non era certamente ancora perduto, ed allora si permise di rispondere: “C'è un'altra cosa che voglio proprio chiederti. Perchè hai deciso di escogitare questo tipo di piano? Andare in gattabuia per costringermi a stare lontana da Hinamizawa... Non era più semplice rapirmi e basta?”

“Sarebbe stato più semplice, concordo, ma c'erano numerosi fattori che mi hanno convinto ad agire in quest'altro modo. In primo luogo, se anche questo trucco non avesse funzionato mi sarei trovato in una cattiva situazione, mi sarei trovato nella posizione di non poter più fare alcuna mossa, e poi oramai avevo già i poliziotti alle calcagna, sono troppo vecchio per fare il latitante e la prigione sarebbe comunque stata presto la mia nuova casa. Secondariamente, in questo modo tu sei costantemente monitorata dalla polizia di Ibaraki, un elevatissimo numero di ufficiali che tengono gli occhi fissi su di te ventiquattrore su ventiquattro: i miei pochi uomini non avrebbero mai potuto fare altrettanto... Terzo, così non ci sarà mai alcuna protesta da parte del villaggio, in quanto ufficialmente non ti è successo ancora nulla di male, nessuno ti sta accusando di niente a conti fatti: in parole povere, manca un motivo plausibile per protestare o fare manifestazioni di massa. Ed infine, a me non importa di finire in arresto, se ciò è necessario per ottenere la vittoria decisiva. Vedi, avrei potuto rapirti prima che tutta questa storia iniziasse, mesi fa, forse sarebbe stata la scelta vincente, ma io non mi sarei divertito in misura soddisfacente. Io volevo che voi tutti soffriste... Provaste la Paura con la P maiuscola... Volevo che voi viveste l'angoscia, il senso di abbandono che io ho vissuto quel giorno...”

“Pfui!” esclamò Rika “Questo genere di sproloqui è il tipo di discorso che odio di più in assoluto. Ed allora perché non mi hai ucciso all'istante, se trovare il modo di tenermi d'occhio era una tale seccatura?”

“Per la stessa ragione. I tuoi amici naturalmente sanno bene della Sindrome, e se ti avessero trovata morta avrebbero perso ogni speranza all'istante. Io, invece, voglio far loro pensare che hanno ancora una piccola, infinitesima possibilità di salvarti. Io voglio vederli mentre si dannano l'anima, mentre si fanno in quattro per provare ad evitare l'inevitabile. Soffriranno molto, molto di più in questa maniera... Se lo meritano, meritano ogni goccia della pena che li sta attendendo al varco...”

“Tu... Tu sei un mostro.”

“Vi ringrazio del complimento, Rika-chama.”

“Prego, è stato un piacere.” La crescente arroganza di lui stava rendendo la bambina sempre più arrabbiata, ma punzecchiature a parte lei stava facendo del suo meglio per mantenere l'autocontrollo. Così chiese ancora: “Però... Mi stai dicendo che tu sei pronto anche a morire come noi, a fare la nostra medesima fine? Visto che sei in cella, ora, tu sarai probabilmente spedito lontano da me, ed allora sarai destinato a morire per la Sindrome, visto che anche tu sei di Hinamizawa ed i parassiti sono pure dentro il tuo corpo.”

“Sì e no.”

“Smettila di prendermi per i fondelli e parla chiaro, invece di andare avanti con sti giri di parole? Che vuoi dire?”

“Rika-chama, che cosa sai tu davvero su questa malattia? Io sono convinto che tu attualmente creda che, se tu muori, allora automaticamente ogni abitante del tuo villaggio andrà incontro al tuo stesso destino nel giro di trentasei ore al massimo... Ma sei sicura che questa sia la verità?”

La bambina lo guardò stralunata, e notando ciò Goemon sorrise, compiaciuto. “La mia povera, piccola Rika-chama... Pensi davvero di essere così importante, adesso? Il Grande Disastro che ti sta spaventando non è poi così certo, neanche dopo la tua dipartita. La documentazione che la Tokyo mi aveva recapitato al tempo parla chiaro, c'è un altro requisito fondamentale che serva per far sì che la follia sia instillata nelle menti di tutti, ossia uno stress pesante ed insopportabile. Senza di esso, nessuno morirebbe per la Sindrome, anche se tu non ci fossi più.”

Rika strabuzzò gli occhi. Irie non le aveva detto di questo dettaglio... I casi erano due: o lui pensava che fosse troppo complicato per lei, oppure lui non lo sapeva proprio... Ma in entrambi i casi, la Tokyo aveva davvero fatto condurre degli studi per conto proprio, probabilmente commissionandoli ad un secondo microbiologo, in modo da comparare i risultati e controllare l'affidabilità di quelli del medico. E così erano venuti a conoscenza di elementi che il dottore ignorava. Ma era vera quella rivelazione? Chi poteva dire con matematica certezza che ciò fosse effettivamente così e che Irie avesse torto? Allora lei poteva morire in pace senza causare ulteriori tragedie e morti?

Ma soprattutto, poteva dare fiducia a quello che le stava dicendo Goemon? La risposta immediata a questo quesito fu chiaramente un bel no secco, ma intanto continuare ad ascoltarlo poteva essere una buona idea, così questo fu quello che fece Rika.

“Signorina, non pensare ora che Hinamizawa sia salva. Per mettere le persone sotto stress ci sono un'infinità di modi... Non mi stupirei se la faida tra i Sonozaki ne fosse uno. Immagina, una persona dell'uno o dell'altro schieramento che tutto all'improvviso da di matto, senza neppure che io intervenga... Ma rischiare ed affidarmi al caso non appartiene al mio stile, non voglio certo che per un colpo di fortuna riusciate a farla franca... Così ho pensato ad un metodo efficace. In fondo ho a disposizione anche la nuova versione della Sindrome e sarebbe stato poco carino non usarla, non sei d'accordo? Adoperarla sarebbe stata una degna conclusione del mio piano.”

Goemon fece teatralmente una pausa, poi aggiunse: “Al contrario della tradizionale versione della malattia, il parassita potenziato deve essere iniettato direttamente nel sistema circolatorio dell'organismo ospite, altrimenti non ha effetto: ma una volta che lo fai, non ci sono altre condizioni da soddisfare, non serve che ci sia una fonte di stress. Dieci, venti persone cadranno presto preda della nuova Sindrome. In questo modo gli altri assisteranno a quello che succede ai loro concittadini, non capiranno la ragione del loro impazzimento e della loro successiva morte: saranno terrorizzati, diffideranno l'uno dell'altro... Ah, la paura dell'Ignoto... E quindi il loro livello di stress raggiungerà una soglia sufficientemente critica per... Essere soggiogati dalla malattia normale. Puoi immaginare come andrà a finire, un effetto domino che nessuno può fermare: tutto quello che devo fare sarà attendere che il requisito delle trentasei ore sia soddisfatto, in modo che la malattia normale possa fare il suo corso senza ostacoli. Una volta che tu sarai stata lontana da Hinamizawa per un giorno e mezzo, potrò scatenare l'inferno... In un lampo il nuovo parassita abbatterà i fortunati che ho scelto, e gradualmente quello vecchio colpirà gli altri, uno ad uno, finché non avrà sterminato chiunque. Una catena di eventi che non si può bloccare, una volta messa in moto, ed anche se tornerai ad Hinamizawa dopo lo scadere del tempo non potrai fare più nulla, sarai totalmente impotente. Nessuno potrà fare più nulla, le loro paure e le loro angosce li ucciderà tutti...”

Rika trattenne il fiato, lei sapeva che quelle minacce non erano campate in aria. Nei mondi passati, Keiichi, Shion, Rena... Loro erano tutti andati lontano dal villaggio per una certa quantità di tempo, chi ad Ibaraki, chi in un collegio, chi per una visita a parenti... E dopo essere ritornati avevano iniziato a mostrare i sintomi avanzati della malattia, impazzendo e portando quelle vecchie Hinamizawa al disastro, non importava se lei era con loro o no, dopo quella lunga e fatale separazione. Rientrare al villaggio in ritardo anche solo di un minuto avrebbe condannato tutti, senza poter salvare nessuno.

Ma visto che il tempo era ancora fermo tutto quello che poteva fare, intanto, era continuare ad ascoltare il delirio di lui. Rika doveva essere forte, ci potevano ancora essere informazioni preziose che lei poteva estorcergli, così la bambina gli chiese: “Ecco perché ti serviva testare il morbo anche su Seohara-san e su Gi-chan, dico bene? Quelli erano anche degli esami per analizzare il comportamento della malattia, allora.”

“Tombola. Sei furba, considerando quanto tu sia ancora piccola. Mi hanno detto che il tuo amico è sopravvissuto, onestamente mica me lo aspettavo... Una cosa del genere potrebbe anche ripetersi, dunque. Ma non importa, anche se ci fosse uno su mille che riesce a sopravvivere alla nuova od alla vecchia malattia, egli si troverà di fronte alla tragedia, alla morte di tutti gli altri, alla fine di Hinamizawa... Rimpiangerà di non essere crepato, una posizione non certo invidiabile.” Goemon scoppiò in una risata maligna, al culmine dell'eccitazione.

“Ma vaffan...” mormorò Rika “Suppongo che tu abbia intenzione di inoculare il parassita solo dopo la scadenza di queste famigerate trentasei ore.”

“E' quello che ti ho appena detto. Devo essere un pochino paziente, un piccolo effetto collaterale del mio piano altrimenti perfetto. Anche se in realtà potrei anche non farlo, la Sindrome vecchia potrebbe fare anche tutto il lavoro sporco da sola. Quello che conta veramente è che tu sarai bloccata qui per giorni a causa delle indagini della polizia... Dare alla tua comunità un'ora in più o in meno da vivere non cambia poi così tanto.”

“Questi sono dettagli, tu avevi altre priorità, penso.”

“Più o meno. Certo, ho messo in conto che voi potreste cercare di usare l'ATPC come vaccino di emergenza, ma... Quante persone riuscirete a curare per tempo? Duecento? Cento? Cinquanta? Il sangue di Mion-san può essere dato per trasfusione solo ad una piccola percentuale della popolazione del villaggio, non potete dissanguare quella ragazza, ma anche se ci fossero sopravvissuti la loro anima è destinata ad essere spazzata via. Quei pochi, sparuti contadini dovrebbero comunque lasciare il loro villaggio natale, strappati via violentemente dalla terra in cui sono nati e cresciuti e dalla comunità che hanno sempre adorato... Perderebbero tutto, con un futuro incerto davanti... Che vita pensi che avrebbero, secondo te? Un vero purgatorio... Molto peggiore di quello che sarebbe invece il mio, di avvenire. Lo Spirito di Hinamizawa cesserebbe di esistere, per l'eternità.”

“Sì, avevo il presentimento che fosse così... Infatti, temo proprio che tu sopravviveresti anche ad un disastro del genere, anche se originariamente vieni dal nostro stesso villaggio. Tu ci detesti, ma al tempo stesso saprai sempre quello che sta succedendo e saprai anche che devi sempre mantenere la calma. Avere il controllo di se stessi permetterebbe di non avere stress, e quindi...”

“Ci stai arrivando alla fine, era ora... Questo deve essere quello che vogliono dire, quando dicono che la conoscenza è potere. Io non sono così mammalucco come Takano-san, che voleva sbarazzarsi di voi senza manco accorgersi di avere la malattia nel suo stesso sangue e senza pensare ad uno straccio di scappatoia per sopravvivere dopo la conclusione della sua guerra. Che donna senza cervello... E non dimenticare comunque che io non starò in cella per molto, il crimine che ho confessato non è poi gravissimo. Ho solo ammesso di avere favoreggiato Seohara-san, nulla di più. Non ci stiamo riferendo ad un omicidio o ad un reato di quelli seri... Ed il fatto di appartenere tuttora ad una famiglia potente come i Sonozaki mi darà una mano ulteriore... Farò ritorno ad Okinomiya molto, molto presto...”

“Non finirà così. Prima affermavi di non aver detto nulla della Sindrome, a tua moglie. Lei non ne sa nulla.”

“Già, ma tanto lei non mi avrebbe mai creduto, la conosco dopo questi anni. Quando ho fatto iniettare il siero nel corpo di quelle cavie, ho dovuto inventarmi una bugia e le ho detto che era «solo» una droga potente ed implacabile, da usarsi in casi disperati. Ma quindi? Dove vuoi arrivare?”

“A questo. In accordo a quello che abbiamo concluso fino ad ora, anche Megumi-san sarebbe destinata a morire per colpa della malattia... Ha tutto da perdere. Vedrai quando gli diremo la verità, si renderà conto di quanto l'ha fatta grossa e ci darà una mano. E tu non potrai farci niente, visto che sarai sempre rinchiuso in prigione.”

“Io sono consapevole che lei passerebbe a miglior vita, come tutti gli altri zoticoni della vostra campagna. Anche lei è di Hinamizawa, del resto. Ma anche così, lei non vi darà mai, mai ascolto. Il suo risentimento verso Mion-san e verso chi le è amico è cieco e feroce, vi metterebbe i bastoni tra le ruote a prescindere da quello che volete fare. Ed anche se le raccontate della Sindrome lei vi darà dei bugiardi, e basta. Ha fatto così con suo marito, figuratevi se non lo fa anche con il suo acerrimo nemico...”

“Ma lei deve aver pensato che c'era qualcosa di strano nel tuo atteggiamento... Non può pretendere che sia tutto a posto, non può accettare la tua confessione alla polizia senza battere ciglio. Deve intuire che c'è qualcosa sotto.”

“Veramente mi è bastato dirle che sono stato obbligato a farlo, che l'ho fatto per proteggere lei da voi. È un po' incoerente ed illogica, come pretesto, ma funzionerà, come ho appena detto lla conosco, non è mai stata una donna molto arguta. Tutto quello di cui ha bisogno è un motivo nuovo di zecca per odiarvi, Megumi non riesce proprio a sopportarvi, e dal suo punto di vista le persone che lei odia raccontano solo frottole... Lei ha fiducia solo in quello che penso io, di solito, e non solo perché l'ho assistita nel raggiungimento dei suoi obiettivi... Ma in fondo non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, non te l'hanno mai detto?”

“Stai parlando di lei come se fosse solo una stupida pedina da muovere a tuo piacimento, per te. Tu non l'hai mai amata, ho ragione? Perchè mai l'hai sposata, allora?”

“E' una domanda meno banale di quello che sembra, in tutta franchezza, concedimi un secondo per definire per bene il mio rapporto con lei... Come ti ho già illustrato, noi due avevamo delle caratteristiche in comune, così era normale passare del tempo insieme, e personalmente, quando mi sono unito con lei, io mi auguravo solamente di ricominciare la mia vita da capo. Forse sarebbe stata un'ottima opportunità per aiutarsi a vicenda e dimenticare le ombre del nostro passato, ma oggi posso dire che non è andata così... Non sono triste per lei, Megumi non è un angelo, non lo è mai stato. Hai sempre disprezzato il ramo principale della sua famiglia... Non so se il suo comportamento è stato distorto dalla Sindrome, ma anche se fosse così il parassita avrebbe solo reso più evidenti sentimenti che albergavano già nel suo cuore. Lei è veramente così... E se morirà avrà solo quello che merita, niente di meno, niente di più.”

“Ora ti diverti a parlar male di lei, ma fino ad oggi ti sei divertito ad usare a man bassa le risorse ed i contatti dei Sonozaki, per scoprire la tua verità ed organizzare la tua vendetta, o sbaglio?”

“Se c'è una lingua lunga in questa stanza, non è certo la mia... Ma hai ragione, quel che va detto va detto.”

“Grazie per i complimenti, Goemon-san. E grazie anche per le informazioni, molto presto ti pentirai di avermi detto queste cose.”

“E perché dovrei? Che cosa pensi di essere in grado di combinare, ora? È troppo tardi per fermarmi, adesso. Il fatto che tu debba restare lontano da Hinamizawa per un periodo lungo... ti proibirà di vegliare sulle duemila e passa persone del tuo villaggio, la Sindrome non aspetterà certo il tuo rientro per colpire, e tu non puoi dire alla gente di non farsi prendere dal panico, è qualcosa di incontrollabile, che non dipende dalla volontà umana... Privati della tua presenza e con un alto livello di stress, la loro fine è segnata.”

“La vedremo! Stai parlando troppo presto, per i miei gusti!”

“Basta così.” disse ad un tratto Ouka, interrompendo i due. Ed un secondo dopo, il flusso temporale fu sbloccato, e tutti coloro che si trovavano intorno ai due contendenti ricominciarono a muoversi. L'incantesimo dello spirito era giunto al termine. E tutti coloro che si trovavano nella sala furono alquanto stupefatti di sentire Rika dire: “Non ho nient'altro da dire.” Loro non l'avevano proprio sentita parlare, bloccati com'erano dalla magia, ed erano esterrefatti di vederla allontanarsi dalla stanza.

Rika chiese a Kimiyoshi di lasciare la stazione di polizia con lei, in modo da andare fino all'hotel a cui gli ufficiali avevano accennato in precedenza. La fanciulla era a dir poco in pensiero, lei era conscia che l'altro volesse solo giocare con lei, un po' come aveva fatto con Mion nelle settimane precedenti. Forse le aveva dato anche delle false indicazioni, facendole un discorso pieno solo di menzogne. Ma c'era una cosa che Goemon sembrava aver dimenticato. Giancarlo aveva patito delle pene inimmaginabili per colpa del parassita, però era riuscito a sopravvivere... Perciò, forse il suo organismo aveva reagito alla Sindrome iniziando a produrre anticorpi forti a sufficienza per combattere contro la nuova patologia. Un po' come quello che succede quando guarisci dal morbillo, non ti ammali più di quella malattia. Poteva diventare una risorsa preziosissima per tenere a bada le minacce di Goemon, e quell'uomo forse non ci aveva pensato...

A meno che invece avesse previsto anche quello. Goemon era fisicamente fuori dai giochi, ma sicuramente si era premunito preparando qualcosa di appropriato. Loro dovevano stare tutti assieme, Rika non avrebbe mai e poi mai lasciato nessuno al proprio destino. Era stufa di vedere i propri amici fare una brutta fine.


Author's note: Intanto scusate il ritardo :p
Secondariamente... Direi che è chiara ora l'identità di Goemon, alla fine... E' il padre dell'uomo che è morto nel Nekogoroshi-hen, il primo OVA della serie. Spero che voi abbiate apprezzato quest'idea, è un modo per usare i vecchi personaggi della serie senza doversene inventare di nuovi ogni volta. Come sempre, se avete dubbi chiedete.

 

  
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