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Autore: Son Of a Bitch    13/11/2013    2 recensioni
Era arrivata alla conclusione del caso, sapeva dove cercare il djinn con cui aveva avuto a che fare in quei giorni e sapeva anche come ucciderlo. Aveva addirittura avuto il piacere di scontrarcisi una volta. Scappare in quel caso era stata solo la mossa più giusta da fare. Senza contare però il fatto che avesse perso l'unica arma efficace contro quei cosi durante la fuga.
Sconfitta quindi dagli eventi, si vide costretta a chiamare i rinforzi, suo malgrado. E su chi poteva mai ricadere quest'ardua scelta?
«Ehi Dean, sono io, Gwen, la tua adorata spina nel fianco. Senti un po', non è che ti trovi, per puro caso, dalle parti di Owensboro, vero? Sarebbe una bella coincidenza perchè mi servirebbe una mano. Anzi, in realtà mi servirebbe solo un pugnale d'argento inzuppato nel sangue d'agnello ma, visto che ti conosco, so che con te o prendo tutto il pacchetto o non se ne fa niente. Credo di avere un mostro blu alle calcagna e mi servirebbe davvero quel dannato pugnale quindi fammi sapere, ok? Alloggio al motel nella Triplett St. Stanza 24. Datti una mossa e vieni a darmi una mano (...)
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessuna stagione
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Dean entrò in casa di corsa e si chiuse la porta alle spalle. Il giubbotto lo faceva assomigliare tanto ad un omaccione ben piazzato, il cappello di lana che gli copriva la testa fin sopra le sopracciglia. Abbandonò i bagagli all'ingresso, accanto ad un enorme albero di Natale illuminato di bianco; sotto di esso vi erano molti pacchi con tanto di fiocco rosso. Appese gli indumenti superflui sull'attaccapanni e raggiunse gli altri in cucina, strofinandosi le mani fredde. 
« Eccolo qui il mio ragazzo! » esclamò John allegro, avvicinandosi al figlio maggiore per stringerlo in un forte abbraccio. 
« Papà! È bello rivederti » gli intimò il ragazzo, dandogli una pacca sulla spalla. John sorrise e lasciò che anche Mary salutasse Dean nel migliore dei modi. « Mamma... sei sempre bellissima » disse, lasciandole un bacio sulla fronte dopo averla tenuta un po' tra le braccia. « Dov'è Sammy? » 
« Ah, è in viaggio! Saranno qui tra pochi minuti » rispose John, annuendo con un gran sorriso. 
« Bene. Non vedo l'ora di vedere il maglione con la renna... » ridacchiò Dean, sedendosi a tavola proprio accanto a Gwen. 
« Andiamo, lo sai che tuo fratello adora quel maglione » fece Mary, fingendo un tono severo. 
« Oh, lo so. È proprio per questo che ci ritroviamo con un sacco di foto di Sam con quel maglione a Natale ». 
Mary sorrise scuotendo la testa, John ridacchiò divertito. Il campanello suonò e i presenti si scambiarono brevi sguardi, finché la donna di casa non si offrì volontaria per andare ad aprire. John, che sembrava non sopravvivere un secondo senza di lei, la seguì senza pensarci due volte. Dean spostò lo sguardo su Gwen e le accarezzò una guancia con le nocche. 
« Tutto bene? » le chiese accigliato. 
« Perché continui a chiedermelo? » ribatté lei con un bel sorriso sereno stampato sulla faccia. 
« Be', perché ti amo e mi preoccupo per te » rispose Dean semplicemente. « Che c'è? » aggiunse quando notò l'espressione della ragazza: sembrava quasi sorpresa e spaventata, come se avesse appena visto una fantasma. 
« Che cos'hai detto? » 
« Che mi preoccupo per te » gracchiò confuso. 
« No, prima! » 
« Che ti amo » rispose ancora con naturalezza. « Tesoro, che succede? »
« Guardate un po' chi è venuto a trovarci? » esordì di nuovo Mary, presentando un vecchio uomo barbuto che sorrideva a trantadue denti -il berretto sulla testa anche a Natale- accompagnato da una donna dai capelli biondi e gli occhi di un intenso e dolce azzurro. 
« Bobby! Karen!» esclamò Dean, alzandosi in piedi per correre ad abbracciare entrambi. « Sapevo che sarebbe andata bene con papà. Ahm, vi ricordate di Gwen? » 
« E come dimenticare un visino così angelico? », Bobby strinse la mano alla ragazza, seguito subito dalla moglie. 

Dean e Sam viaggiarono per tutto il giorno, e quando raggiunsero Owensboro si precipitarono al motel nella Triplett.
« Ha per caso visto questa donna? » domandò Dean all'uomo che si occupava dell'assegnazione delle camere. 
« Sì. Ha affittato la stanza 24 proprio ieri mattina » rispose l'uomo. « L'ho vista uscire ieri sera, ma non rientrare ». 
« Le dispiace se diamo un'occhiata alla sua stanza? » fece Sam accigliato.
« E perché dovrei fare una cosa del genere? » 
I Winchester si scambiarono uno sguardo, poi rotearono gli occhi e tirarono fuori i portafogli. Pochi minuti dopo si trovavano al centro della stanza 24, quella che Gwen aveva affittato. Ispezionarono per bene ogni angolo, in cerca di un biglietto, magari un solo indizio che li aiutasse a capire dove si fosse cacciata. 
« Sotto la doccia, eh? » fece Dean sarcastico, spalancando poi le ante dell'armadio. 
« Che cosa fai? » 
Dean scostò la miriade di vestiti che la ragazza aveva appeso al suo interno, scoprendone il fondo tappezzato di intagli di giornali, post-it, fotografie e quant'altro. 
« Bingo » mormorò Dean tra sé e sé, strappando via il primo indizio che Gwen aveva trovato su quella caccia, la prima persona scomparsa, la prima ad essere stata rapita dal Djinn. 
« Come facevi a saperlo? » domandò Sam curioso. 
« Sono poche le cose che non so di quella ragazza... »

Bobby e Karen. Il vecchio Bobby e sua moglie Karen. Diamine, era così difficile da realizzare la presenza di una donna al suo fianco. Però era bello: percepiva una certa serenità tutto attorno a lui (e al suo immancabile cappello con la visiera) che non faceva altro che riflettersi anche su di lei e, dai sorrisi in stanza, anche su tutti gli altri presenti.
«Come vanno le cose a lavoro?» Si gettò sul classico la donna ancora intenta a sfilare via il cappotto per darlo poi a Mary.
A quella domanda Gwen spostò lo sguardo quasi in modo meccanico su Dean, come a volergli ricordare quell'episodio di totale panico nel corridoio del colossale palazzo di vetro. Sì, era meglio non farne cenno.
«Ogni giorno torno a casa con le mani tutte macchiate d'inchiostro e il suono del martelletto che mi picchia nell'orecchio» ironizzò sforzando una risatina rilassata e confidenziale, forse sperando di convincere anche Mary e Dean.
«Sarebbe strano il contrario» la appoggiò con il massimo della comprensione la padrona di casa ricevendo una risposta a quella domanda interiore che andava a porsi riguardo le condizioni di Gwen.
«Pff, discorsi da donne» brontolò Bobby sistemandosi il cappello in cima alla testa: ora lo riconosceva. 
«Hai visto i Dodgers ieri?» Cambiò discorso John annunciando all'intera comitiva il totale superamento di tutte le incomprensioni con Bobby.
«Un'azione così non si vedeva da anni!» E così via.
Normali discorsi da uomini insomma.
«Vedo che Sam e Jessica non sono ancora arrivati...» Adesso anche Karen sembrava avere una certa confidenza con quell'ambiente, addirittura riusciva a far intuire a Gwen come tra lei e Mary ci fosse una cara amicizia nonostante i disaccordi dei loro relativi mariti. 
Uno scrosciare di parole che Gwen non si mise nemmeno ad ascoltare: seguiva i loro scambi di battute voltando la testa alternativamente da un viso all'altro ma niente di più. Non ascoltava nemmeno la conversazione tra gli uomini, divenuta più accesa una volta tirati in ballo lunghi pomeriggi passati sul divano di fronte alla tv con una birra o due in mano. Eppure per lei ogni informazione era oro, specialmente se poteva tornarle utile per qualche piccola minaccia o, meglio ancora, presa in giro.
«Niente di quello che vedi è vero. Non sai nemmeno se questa gente aveva davvero queste sembianze o se esistesse in generale» le puntualizzò una lontana voce nella mente come un eco arrivato al termine della sua corsa lungo il vuoto.
«Per domani si prevede una bella nevicata!» Annunciò con una giovane allegria Mary, entusiasta quasi quanto una bambina. Entusiasmo che si moltiplicò almeno per dieci una volta sentito il suono del campanello. «Questi devono essere loro. Vado ad aprire.» E sparì nuovamente verso l'ingresso, questa volta facendo a meno della presenza di suo marito, troppo occupato a recuperare il tempo perso con il suo migliore amico. Perchè era come tali che aveva sempre immaginato Bobby e John.
«Oh, tesoro!» si udì in lontananza a conferma della tesi riguardo l'arrivo dei due fidanzatini tanto attesi. 
Si chiedeva come la sua mente si sarebbe immaginata questa famosa Jessica. 
«Sammy!» Trillò Dean allontanandosi dai due "vecchi" per dedicarsi al suo amato fratellino che accolse a braccia aperte, spalancate. «Ehi Jessica! Sei uno schianto.» E avvinghiò anche lei in un abbraccio che questa definì con un velato ed ironico giro di parole "mozzafiato".
I saluti generali sottolinearono quel clima festoso totalmente nuovo per quella Gwen adulta e particolarmente responsabile che si ritrovava ad essere in quell'ultimo periodo. Anche questo era bello. Così come lo era mangiare a tavola tutti assieme, riuniti attorno ad un tavolo a parlare di mille e mille cose diverse, in mezzo a quel baccano così tipico delle famiglie calorose.
«L'altro giorno sei stata un portento in aula. Hai azzittito quel coglione di Marcus senza dire nemmeno una parola. Si vede che ha paura di te!» Disse tra un boccone e l'altro Sam, rivolgendosi senza a dubbio a lei, l'improvvisato giudice in carriera.
Forse provare ad improvvisare non sarebbe stato così male. Anche perchè era stanca di dover solo annuire senza nemmeno sforzarsi di sembrare credibile.
«E tu hai spellato vivo il testimone. Diciamo pure che ognuno fa il proprio lavoro» campò in aria con nonchalance e la cosa sembrò funzionare. Quindi lei e Sam erano per un certo senso colleghi. Wow.
«Ragazzi, non si parla di lavoro a tavola» li rimproverò Mary con un tono che fece capire quanto quella frase fosse stata detta e ripetuta in altre circostanze.
«Scusa mamma» sorrise Sam, stringendo poi sotto il tavolo la mano di Jessica, illuminata da un brillante al dito. Gwen non era una che badava a cose del genere ma, sul serio, era qualcosa impossibile da ignorare.
Quindi stavano per sposarsi. Tenero quasi fino ad un livello sconcertante. Il piccolo ed innocente Sammy era pronto a costruire una famiglia tutta sua. Ma dopotutto,in quella vita, cosa poteva mai andare storto?

Dean si guardò attorno con un sorriso sereno stampato sulla faccia; era circondato dalle persone che amava, le persone più importanti della sua vita: John, suo padre, che era stato senza dubbio il suo eroe per tutto questo tempo, Mary, sua madre, la donna dal volto angelico, che con un solo sorriso riusciva ad illuminare una stanza buia e rendeva una pessima giornata migliore; Bobby, l'uomo più pazzo e burbero che avesse mai conosciuto, ma anche una persona generosa e di gran cuore; Karen, la dolce Karen, sempre a guardare il lato positivo di qualunque situazione, anche quelle più catastrofiche; Sam, il suo fratellino, che per quanto potesse essere alto, rimaneva pur sempre il 'piccolo Sammy' per lui; Jessica, la ragazza ragionevole e discreta che gli aveva fatto perdere la testa; e poi c'era Gwen, la donna che Dean amava più della sua stessa vita. 
Gli sembrava incredibile che tra tanti avesse scelto proprio lui. Insomma, era sua, ed era perfetta. Ogni cosa del loro rapporto era perfetto in realtà, anche le piccole liti. Per esempio adorava i momenti in cui battibeccavano durante una partita di football, oppure quando non sapevano decidere chi dei due fosse più carino da bambino. Gli piaceva perfino lavarsi i denti mentre lei faceva la pipì, e le permetteva addirittura di chiamare il suo ''amico là sotto'' Mr. Snoopy, perché sapeva quanto le piaceva prenderlo in giro. Inutile dire che preferiva i momenti di intimità a tutto questo, o anche solo passare ore ed ore sul letto, abbracciati l'un l'altro, a guardarsi negli occhi e chiacchierare e scherzare. 
Il suo sorriso si ampliò quando incrociò il suo sguardo, ed istintivamente sfiorò il cofanetto che teneva nella tasca dei jeans con una mano. Si disse che quello era il momento più giusto per farle la fatidica domanda, ma poi si voltò verso il fratello: Sam stringeva la mano di Jessica, le dita erano intrecciate alle sue. Quello era il loro momento e non aveva alcuna intenzione di rubargli la scena; avrebbe aspettato fino a dopo il loro matrimonio. Infondo ne valeva la pena, no? 
« Ma guardateli! Sono così carini insieme » commentò Mary allegra. Jessica arrossì e Sam le circondo le spalle con un braccio, sorridendole. 
« Come vanno i preparativi del matrimonio? » domandò Karen dopo aver mandato giù un piccolo pezzo di arrosto. 
« Benissimo » rispose Jessica. « Oh, a proposito! Gwen? Dopo Capodanno faremo un'ultima prova con i vestiti delle damigelle ». 
Gwen, che fino a quel momento era rimasta in silenzio a godersi la cena, batté le palpebre e inarcò le sopracciglia; sembrava non avere la più pallida idea di quello che la biondina stesse parlando. 
« Gwen è una delle damigelle? » chiese ancora Karen. 
« La prima » annuì Jessica. 
« La mia ragazza è uno schianto con quel pezzo di stoffa addosso! » commentò Dean con un sorrisetto furbo, suscitando parecchie risate tra i parenti. 
Quando la cena terminò, Karen e Mary si trasferirono in cucina a lavare i piatti, mentre John e Bobby tornarono a parlare di football e di un'imminente partita importante. Sam, Jessica, Gwen e Dean invece si raccontarono le ultime novità finché il primo non si congedò con la scusante di essere troppo stanco per continuare a stare sveglio. Jessica, ovviamente, lo seguì a ruota e diede la buonanotte a tutti. 
« Ehi, domattina voglio vedere il maglione con la renna! » gli urlò Dean, ricevendo un ''contaci'' come risposta. Ridacchiò, lasciandosi sprofondare nella poltrona accanto al caminetto acceso. Sorrise a Gwen, le prese una mano e la invitò a sedersi sulle sue ginocchia. « Ti sei divertita stasera? »

« Stava tornando a casa dall'Università. Era in una caffetteria quando l'ho chiamata, poi è successa una cosa strana... la comunicazione si è interrotta e quando ho riprovato a telefonarle lei... lei non... » 
« Ci dispiace, sappiamo quanto è difficile per lei parlarne. Ma dobbiamo seguire la prassi » disse Sam mortificato, osservando la donna soffiare dentro un fazzoletto unto. La madre della prima vittima, Jenna Johnson, aveva raccontato ogni singolo dettaglio della sparizione di sua figlia, avvenuta circa un mese prima. 
« La mia unica figlia... sono così fiera di lei, sapete? E non gliel'ho mai detto » balbettò col viso rigato dalle lacrime. Sam e Dean si lanciarono uno sguardo, poi entrambi si congedarono. 
« Ha preso anche Gwen » affermò Dean, mettendosi a bordo dell'Impala. « L'ha presa e adesso lei è chissà dove nel suo fottuto sballo da acido ». 
« La ritroveremo » gli assicurò Sam pensieroso.

Era la prima volta nella sua vita che si sentiva così a disagio nel trovarsi seduta sulle ginocchia di un uomo. Uomo con il quale aveva una certa confidenza oltretutto, quindi non riusciva proprio a spiegarselo. Al di là del lavoro non le era mai capitato. Forse l'ultima volta che aveva visto qualcuno da quella prospettiva risaliva ai lontani tempi felici, quando suo padre la aiutava ad assemblare i modellini di automobili che puntualmente le comprava ogni domenica.
L'immagine sbiadita di quel ricordo le si dissolse dallo sguardo non appena Dean le rivolse quella domanda.
«Come?» Sbattè le palpebre per accelerare quella dissolvenza ancora troppo lenta.
Non fu una grande mossa visto e considerato il fatto che il ragazzo, perennemente preoccupato, stava per richiederle per l'ennesima volta cosa non stesse andando per il verso giusto nella sua testa.
«Sto bene» lo anticipò con un tono di rimprovero, come se quello a sbagliare fosse lui, costantemente pronto a mangiarsi la testa a causa della sua "fidanzata pazza". «Pensavo al maglione di Sam» tentò di rimediare lei alzando lo sguardo verso l'ultimo posto nel quale aveva visto Sam ovvero vicino le scale assieme a Jessica.
«Gwen...»
«Sul serio, Dean. Va tutto bene» ribadì tornando a guardarlo. «Per la prima volta va davvero tutto bene.»
«Ma...?» Anche in quell'universo si divertiva tanto a leggerle i pensieri? O magari era solo lei che voleva che Dean fosse così? Dio, era talmente confusa.
«Ma... sono preoccupata per Millicent.»
Era quello il suo più grande ma, quello che vinceva su tutto, anche sulla morte più serena che avesse mai potuto ricevere come congedo da una vita fin troppo devastata.
Mentre lei era lì a viversi il Natale in allegra compagnia e a pensare agli addobbi relativi a tale festività, fuori, nel mondo reale, c'era sua sorella che rischiava la vita. Certo, era ancora all'università, ci era tornata sotto severo comando di quella "sorella ingiusta" che voleva solo il meglio per lei, ma aveva comunque dei mostri alle calcagna. Perchè Millicent era ancora in tempo, poteva ancora avere la vita che voleva e che meritava. E l'unico compito di Gwen era fare in modo che questo potesse accadere. E, probabilmente legata come un salame a qualche vecchia trave del soffitto a grondare sangue e fare da cocktail ad un mostro, non lottava affatto per quella sua causa.
«Millicent sta bene. Si è solo tagliata un po' il dito con la carta. Ti preoccupi davvero per una cosa simile?»
Giusto. In quella vita quello era il massimo che poteva accaderle.
«Oh beh, lei è una che ingigantisce molto le cose.» Veramente quella era lei ma, come spesso diceva lei stessa, quelli erano solo dettagli. Ora come ora doveva solo pensare a come rigirare quella frase a suo favore. «Al telefono mi ha praticamente raccontato di essersi tranciata di netto un dito!»
«Vieni qui» aprì le braccia Dean, non perfettamente convinto delle preoccupazioni di Gwen.
Effusioni d'affetto. Troppe in così troppo poco tempo. Anche se -da quello che aveva sentito dire da Dean- cinque anni sarebbero dovuti essere più che sufficienti per quel tipo di cose. 
Impacciatamente quindi si appoggiò al petto del ragazzo lanciando un sonoro sospiro e lui in risposta adagiò il mento sulla testa della bionda e confusa fidanzata che si era ritrovato a dover sopportare.
«Dalle mie parti questo non succederebbe mai» si lasciò scappare quel commento sarcastico Gwen, consapevole.
Sinceramente? Aveva una grande paura di chiudere gli occhi: ne aveva un grande bisogno ma allo stesso tempo un enorme terrore. Bisogno di rimettere in ordine le idee e terrore di ritrovarsi altrove una volta riaperti gli occhi. E questo non lo voleva, decisamente. Cos'altro avrebbe dovuto scoprire altrimenti? In quale sconosciuto posto l'avrebbe portata quel suo segreto ed irrealizzabile desiderio? 
«Non ce ne andremo mai da qui, non è vero?» Sentì una voce tremula oltre la spalliera della poltrona. Non era di nessuno dei presenti quindi girarsi per vedere di chi fosse le sembrò un gesto quasi meccanico.
Jenna Johnson. Un altro "ma" del quale si era dimenticata. Professionalità sotto i piedi.
Non fece in tempo a focalizzare tutti i suo dettagli che questa scomparve, come l'immagine di un vecchio proiettore bruscamente spento.
Si sentì così in colpa e così stupida per aver creduto di poter davvero scappare da quel suo destino. O magari era solo la sua coscienza che di tanto in tanto era lì a ricordarle quanto anche lei fosse umana. In ogni caso Gwen non avrebbe potuto fare nulla per lei, non nella situazione nella quale di trovava. Ma Dean poteva.

« Avanti, andiamo a dormire » disse Dean, dandole un leggero colpetto sulla schiena come a volerla invitare ad alzarsi. Le prese la mano e, dopo aver dato la buonanotte a John, Mary, Bobby e Karen, salirono su per le scale e sparirono dietro una delle porte del secondo piano. 
L'indomani la famiglia Winchester si radunò in soggiorno, e ognuno di loro scartò il proprio regalo. Dean ricevette un nuovo kit di attrezzi da meccanico da parte di Bobby, un intero Set da Golf da parte di John e Sam e un maglione di lana cucito a mano da parte di Mary. Gwen e Jessica si legarono al collo la nuova collana luccicante che i due fratelli avevano scelto appositamente per loro. 
« Risalta ancora di più i tuoi magnifici occhi » fece Sam con un gran sorriso, lasciando un bacio sulle labbra della sua fidanzata. 
« Sai, questa collana risalta anche i tuoi di occhi » mormorò Dean gettando un'occhiata nella scollatura di Gwen, disegnandosi poi un sorrisetto furbo sulle labbra prima di baciarla. 
Il tempo passo velocemente a tavola, tanto che tra una risata e l'altra si ritrovarono con la pancia piena e con una grossa fetta di torta nel piatto. L'unico che continuava a mangiare tranquillamente era proprio Dean, il quale aveva espressamente detto di non poter rifiutare la crostata. Dopo pranzo, Sam, Jessica, Dean e Gwen si ritrovarono giardino per costruire un bel pupazzo di neve. 
« Proprio come ai vecchi tempi, eh? » sorrise Dean, avvolto in un ingombrante giubbotto di piume con il cappello di lana sulla testa e una sciarpa che gli copriva il viso fin sopra il mento. 
« Già, bei tempi » sussurrò Sam tra sé e sé con un velo di nostalgia nella voce, mentre cercava di perfezionare la faccia di quello che doveva essere un pupazzo di neve. Somigliava molto di più a Jack Skeletron. Dean appallottolò un po' della gelida neve che aveva raccolto e gliela gettò addosso. 
« Non fare quella faccia, Sammy! Siamo a Natale, tu e la tua renna dovreste divertirvi! » esclamò, indicandogli l'orribile maglione che indossava proprio in quel momento. 
« Dean, sbaglio o mi hai appena sfidato? » 
« Cosa? No, certo che no! Ti stavo solo... dando una lezione di vita » rispose ironico con un gran sorriso. I due si fissarono a lungo, poi Sam prese un po' di neve dalla testa del pupazzo e colpì la faccia del fratello, scoppiando subito a ridere. Dean si asciugò il viso con le mani affondate nei guanti e si dipinse un ghigno tra le labbra. 
« Vuoi la guerra? E guerra sia! Gwen, al mio segnale scateniamo l'inferno. Tre... due... uno... VIA!! » 

Dean fissava la mappa di Owensboro, pensieroso e accigliato. Osservò le svariate croci in rosso che segnavano alcuni punti del quartiere in cui si trovavano. Gwen aveva individuato i luoghi nei quali erano state viste le vittime prima di sparire nel nulla. Erano tutti vicini tra loro, il che stava a significare che il Djinn si nascondeva nelle vicinanze. 
La porta della stanza si aprì e Dean alzò lo sguardo: Sam avanzò verso di lui con un sacchetto marrone dal quale tirò fuori un vaso colmo fino all'orlo di un liquido rosso intenso. 
« Bene, il sangue ce l'abbiamo » avvertì, posandolo poi sul tavolo prima di sedersi di fronte al fratello. 
« Sei sicuro che sia di agnello? » chiese Dean con una smorfia.
« Sì. Hai scoperto qualcosa? » 
« Intendi qualcosa oltre a niente? » ribatté sarcastico, tornando a guardare la cartina. « Gwen è chissà dove e io non riesco neanche a localizzare uno stupido Djinn! » 
« Dean, abbiamo parlato con tutti i parenti delle vittime e- » 
« Lo so, lo so! Ma non è abbastanza. Questo figlio di puttana si nasconde nei dintorni », e indicò l'area che Gwen aveva segnalato in rosso sulla cartina, « me lo sento! »

  
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