Dean entrò in casa di corsa e si chiuse la
porta alle spalle. Il giubbotto lo faceva assomigliare tanto ad un omaccione
ben piazzato, il cappello di lana che gli copriva la testa fin sopra le
sopracciglia. Abbandonò i bagagli all'ingresso, accanto ad un enorme albero di
Natale illuminato di bianco; sotto di esso vi erano molti pacchi con tanto di
fiocco rosso. Appese gli indumenti superflui sull'attaccapanni e raggiunse gli
altri in cucina, strofinandosi le mani fredde.
« Eccolo qui il mio ragazzo! » esclamò John allegro, avvicinandosi al figlio
maggiore per stringerlo in un forte abbraccio.
« Papà! È bello rivederti » gli intimò il ragazzo, dandogli una pacca sulla
spalla. John sorrise e lasciò che anche Mary salutasse Dean nel migliore dei
modi. « Mamma... sei sempre bellissima » disse, lasciandole un bacio sulla
fronte dopo averla tenuta un po' tra le braccia. « Dov'è Sammy? »
« Ah, è in viaggio! Saranno qui tra pochi minuti » rispose John, annuendo con
un gran sorriso.
« Bene. Non vedo l'ora di vedere il maglione con la renna... » ridacchiò Dean,
sedendosi a tavola proprio accanto a Gwen.
« Andiamo, lo sai che tuo fratello adora quel maglione » fece Mary, fingendo un
tono severo.
« Oh, lo so. È proprio per questo che ci ritroviamo con un sacco di foto di Sam
con quel maglione a Natale ».
Mary sorrise scuotendo la testa, John ridacchiò divertito. Il campanello suonò
e i presenti si scambiarono brevi sguardi, finché la donna di casa non si offrì
volontaria per andare ad aprire. John, che sembrava non sopravvivere un secondo
senza di lei, la seguì senza pensarci due volte. Dean spostò lo sguardo su Gwen
e le accarezzò una guancia con le nocche.
« Tutto bene? » le chiese accigliato.
« Perché continui a chiedermelo? » ribatté lei con un bel sorriso sereno
stampato sulla faccia.
« Be', perché ti amo e mi preoccupo per te » rispose Dean semplicemente. « Che
c'è? » aggiunse quando notò l'espressione della ragazza: sembrava quasi
sorpresa e spaventata, come se avesse appena visto una fantasma.
« Che cos'hai detto? »
« Che mi preoccupo per te » gracchiò confuso.
« No, prima! »
« Che ti amo » rispose ancora con naturalezza. « Tesoro, che succede? »
« Guardate un po' chi è venuto a trovarci? » esordì di nuovo Mary, presentando
un vecchio uomo barbuto che sorrideva a trantadue denti -il berretto sulla
testa anche a Natale- accompagnato da una donna dai capelli biondi e gli occhi
di un intenso e dolce azzurro.
« Bobby! Karen!» esclamò Dean, alzandosi in piedi per correre ad abbracciare
entrambi. « Sapevo che sarebbe andata bene con papà. Ahm, vi ricordate di Gwen?
»
« E come dimenticare un visino così angelico? », Bobby strinse la mano alla
ragazza, seguito subito dalla moglie.
Dean e Sam viaggiarono per tutto il giorno, e quando raggiunsero Owensboro si precipitarono
al motel nella Triplett.
« Ha per caso visto questa donna? » domandò Dean all'uomo che si occupava
dell'assegnazione delle camere.
« Sì. Ha affittato la stanza 24 proprio ieri mattina » rispose l'uomo. « L'ho
vista uscire ieri sera, ma non rientrare ».
« Le dispiace se diamo un'occhiata alla sua stanza? » fece Sam accigliato.
« E perché dovrei fare una cosa del genere? »
I Winchester si scambiarono uno sguardo, poi rotearono gli occhi e tirarono
fuori i portafogli. Pochi minuti dopo si trovavano al centro della stanza 24,
quella che Gwen aveva affittato. Ispezionarono per bene ogni angolo, in cerca
di un biglietto, magari un solo indizio che li aiutasse a capire dove si fosse
cacciata.
« Sotto la doccia, eh? » fece Dean sarcastico, spalancando poi le ante
dell'armadio.
« Che cosa fai? »
Dean scostò la miriade di vestiti che la ragazza aveva appeso al suo interno,
scoprendone il fondo tappezzato di intagli di giornali, post-it, fotografie e
quant'altro.
« Bingo » mormorò Dean tra sé e sé, strappando via il primo indizio che Gwen
aveva trovato su quella caccia, la prima persona scomparsa, la prima ad essere
stata rapita dal Djinn.
« Come facevi a saperlo? » domandò Sam curioso.
« Sono poche le cose che non so di quella ragazza... »
Bobby e Karen. Il vecchio Bobby e sua
moglie Karen. Diamine, era così difficile da realizzare la presenza di una
donna al suo fianco. Però era bello: percepiva una certa serenità tutto attorno
a lui (e al suo immancabile cappello con la visiera) che non faceva altro che
riflettersi anche su di lei e, dai sorrisi in stanza, anche su tutti gli altri
presenti.
«Come vanno le cose a lavoro?» Si gettò sul classico la donna ancora intenta a
sfilare via il cappotto per darlo poi a Mary.
A quella domanda Gwen spostò lo sguardo quasi in modo meccanico su Dean, come a
volergli ricordare quell'episodio di totale panico nel corridoio del colossale
palazzo di vetro. Sì, era meglio non farne cenno.
«Ogni giorno torno a casa con le mani tutte macchiate d'inchiostro e il suono
del martelletto che mi picchia nell'orecchio» ironizzò sforzando una risatina
rilassata e confidenziale, forse sperando di convincere anche Mary e Dean.
«Sarebbe strano il contrario» la appoggiò con il massimo della comprensione la
padrona di casa ricevendo una risposta a quella domanda interiore che andava a
porsi riguardo le condizioni di Gwen.
«Pff, discorsi da donne» brontolò Bobby sistemandosi il cappello in cima alla
testa: ora lo riconosceva.
«Hai visto i Dodgers ieri?» Cambiò discorso John annunciando all'intera
comitiva il totale superamento di tutte le incomprensioni con Bobby.
«Un'azione così non si vedeva da anni!» E così via.
Normali discorsi da uomini insomma.
«Vedo che Sam e Jessica non sono ancora arrivati...» Adesso anche Karen
sembrava avere una certa confidenza con quell'ambiente, addirittura riusciva a
far intuire a Gwen come tra lei e Mary ci fosse una cara amicizia nonostante i
disaccordi dei loro relativi mariti.
Uno scrosciare di parole che Gwen non si mise nemmeno ad ascoltare: seguiva i
loro scambi di battute voltando la testa alternativamente da un viso all'altro
ma niente di più. Non ascoltava nemmeno la conversazione tra gli uomini,
divenuta più accesa una volta tirati in ballo lunghi pomeriggi passati sul
divano di fronte alla tv con una birra o due in mano. Eppure per lei ogni
informazione era oro, specialmente se poteva tornarle utile per qualche piccola
minaccia o, meglio ancora, presa in giro.
«Niente di quello che vedi è vero. Non sai nemmeno se questa gente aveva
davvero queste sembianze o se esistesse in generale» le puntualizzò una lontana
voce nella mente come un eco arrivato al termine della sua corsa lungo il
vuoto.
«Per domani si prevede una bella nevicata!» Annunciò con una giovane allegria
Mary, entusiasta quasi quanto una bambina. Entusiasmo che si moltiplicò almeno
per dieci una volta sentito il suono del campanello. «Questi devono essere
loro. Vado ad aprire.» E sparì nuovamente verso l'ingresso, questa volta
facendo a meno della presenza di suo marito, troppo occupato a recuperare il
tempo perso con il suo migliore amico. Perchè era come tali che aveva sempre
immaginato Bobby e John.
«Oh, tesoro!» si udì in lontananza a conferma della tesi riguardo l'arrivo dei
due fidanzatini tanto attesi.
Si chiedeva come la sua mente si sarebbe immaginata questa famosa Jessica.
«Sammy!» Trillò Dean allontanandosi dai due "vecchi" per dedicarsi al
suo amato fratellino che accolse a braccia aperte, spalancate. «Ehi Jessica!
Sei uno schianto.» E avvinghiò anche lei in un abbraccio che questa definì con
un velato ed ironico giro di parole "mozzafiato".
I saluti generali sottolinearono quel clima festoso totalmente nuovo per quella
Gwen adulta e particolarmente responsabile che si ritrovava ad essere in
quell'ultimo periodo. Anche questo era bello. Così come lo era mangiare a
tavola tutti assieme, riuniti attorno ad un tavolo a parlare di mille e mille
cose diverse, in mezzo a quel baccano così tipico delle famiglie calorose.
«L'altro giorno sei stata un portento in aula. Hai azzittito quel coglione di
Marcus senza dire nemmeno una parola. Si vede che ha paura di te!» Disse tra un
boccone e l'altro Sam, rivolgendosi senza a dubbio a lei, l'improvvisato
giudice in carriera.
Forse provare ad improvvisare non sarebbe stato così male. Anche perchè era
stanca di dover solo annuire senza nemmeno sforzarsi di sembrare credibile.
«E tu hai spellato vivo il testimone. Diciamo pure che ognuno fa il proprio
lavoro» campò in aria con nonchalance e la cosa sembrò funzionare. Quindi lei e
Sam erano per un certo senso colleghi. Wow.
«Ragazzi, non si parla di lavoro a tavola» li rimproverò Mary con un tono che
fece capire quanto quella frase fosse stata detta e ripetuta in altre
circostanze.
«Scusa mamma» sorrise Sam, stringendo poi sotto il tavolo la mano di Jessica,
illuminata da un brillante al dito. Gwen non era una che badava a cose del
genere ma, sul serio, era qualcosa impossibile da ignorare.
Quindi stavano per sposarsi. Tenero quasi fino ad un livello sconcertante. Il
piccolo ed innocente Sammy era pronto a costruire una famiglia tutta sua. Ma
dopotutto,in quella vita, cosa poteva mai andare storto?
Dean si guardò attorno con un sorriso sereno stampato sulla faccia; era
circondato dalle persone che amava, le persone più importanti della sua vita: John,
suo padre, che era stato senza dubbio il suo eroe per tutto questo tempo, Mary,
sua madre, la donna dal volto angelico, che con un solo sorriso riusciva ad
illuminare una stanza buia e rendeva una pessima giornata migliore; Bobby,
l'uomo più pazzo e burbero che avesse mai conosciuto, ma anche una persona
generosa e di gran cuore; Karen, la dolce Karen, sempre a guardare il lato
positivo di qualunque situazione, anche quelle più catastrofiche; Sam, il suo
fratellino, che per quanto potesse essere alto, rimaneva pur sempre il 'piccolo
Sammy' per lui; Jessica, la ragazza ragionevole e discreta che gli aveva fatto
perdere la testa; e poi c'era Gwen, la donna che Dean amava più della sua
stessa vita.
Gli sembrava incredibile che tra tanti avesse scelto proprio lui. Insomma, era
sua, ed era perfetta. Ogni cosa del loro rapporto era perfetto in realtà, anche
le piccole liti. Per esempio adorava i momenti in cui battibeccavano durante
una partita di football, oppure quando non sapevano decidere chi dei due fosse
più carino da bambino. Gli piaceva perfino lavarsi i denti mentre lei faceva la
pipì, e le permetteva addirittura di chiamare il suo ''amico là sotto'' Mr.
Snoopy, perché sapeva quanto le piaceva prenderlo in giro. Inutile dire che
preferiva i momenti di intimità a tutto questo, o anche solo passare ore ed ore
sul letto, abbracciati l'un l'altro, a guardarsi negli occhi e chiacchierare e
scherzare.
Il suo sorriso si ampliò quando incrociò il suo sguardo, ed istintivamente
sfiorò il cofanetto che teneva nella tasca dei jeans con una mano. Si disse che
quello era il momento più giusto per farle la fatidica domanda, ma poi si voltò
verso il fratello: Sam stringeva la mano di Jessica, le dita erano intrecciate
alle sue. Quello era il loro momento e non aveva alcuna intenzione di rubargli
la scena; avrebbe aspettato fino a dopo il loro matrimonio. Infondo ne valeva
la pena, no?
« Ma guardateli! Sono così carini insieme » commentò Mary allegra. Jessica
arrossì e Sam le circondo le spalle con un braccio, sorridendole.
« Come vanno i preparativi del matrimonio? » domandò Karen dopo aver mandato
giù un piccolo pezzo di arrosto.
« Benissimo » rispose Jessica. « Oh, a proposito! Gwen? Dopo Capodanno faremo
un'ultima prova con i vestiti delle damigelle ».
Gwen, che fino a quel momento era rimasta in silenzio a godersi la cena, batté
le palpebre e inarcò le sopracciglia; sembrava non avere la più pallida idea di
quello che la biondina stesse parlando.
« Gwen è una delle damigelle? » chiese ancora Karen.
« La prima » annuì Jessica.
« La mia ragazza è uno schianto con quel pezzo di stoffa addosso! » commentò
Dean con un sorrisetto furbo, suscitando parecchie risate tra i parenti.
Quando la cena terminò, Karen e Mary si trasferirono in cucina a lavare i
piatti, mentre John e Bobby tornarono a parlare di football e di un'imminente
partita importante. Sam, Jessica, Gwen e Dean invece si raccontarono le ultime
novità finché il primo non si congedò con la scusante di essere troppo stanco
per continuare a stare sveglio. Jessica, ovviamente, lo seguì a ruota e diede
la buonanotte a tutti.
« Ehi, domattina voglio vedere il maglione con la renna! » gli urlò Dean,
ricevendo un ''contaci'' come risposta. Ridacchiò, lasciandosi sprofondare
nella poltrona accanto al caminetto acceso. Sorrise a Gwen, le prese una mano e
la invitò a sedersi sulle sue ginocchia. « Ti sei divertita stasera? »
« Stava tornando a casa dall'Università. Era in una caffetteria quando l'ho
chiamata, poi è successa una cosa strana... la comunicazione si è interrotta e
quando ho riprovato a telefonarle lei... lei non... »
« Ci dispiace, sappiamo quanto è difficile per lei parlarne. Ma dobbiamo
seguire la prassi » disse Sam mortificato, osservando la donna soffiare dentro
un fazzoletto unto. La madre della prima vittima, Jenna Johnson, aveva
raccontato ogni singolo dettaglio della sparizione di sua figlia, avvenuta
circa un mese prima.
« La mia unica figlia... sono così fiera di lei, sapete? E non gliel'ho mai
detto » balbettò col viso rigato dalle lacrime. Sam e Dean si lanciarono uno
sguardo, poi entrambi si congedarono.
« Ha preso anche Gwen » affermò Dean, mettendosi a bordo dell'Impala. « L'ha
presa e adesso lei è chissà dove nel suo fottuto sballo da acido ».
« La ritroveremo » gli assicurò Sam pensieroso.
Era la prima volta nella sua vita che si
sentiva così a disagio nel trovarsi seduta sulle ginocchia di un uomo. Uomo con
il quale aveva una certa confidenza oltretutto, quindi non riusciva proprio a
spiegarselo. Al di là del lavoro non le era mai capitato. Forse l'ultima volta
che aveva visto qualcuno da quella prospettiva risaliva ai lontani tempi
felici, quando suo padre la aiutava ad assemblare i modellini di automobili che
puntualmente le comprava ogni domenica.
L'immagine sbiadita di quel ricordo le si dissolse dallo sguardo non appena
Dean le rivolse quella domanda.
«Come?» Sbattè le palpebre per accelerare quella dissolvenza ancora troppo
lenta.
Non fu una grande mossa visto e considerato il fatto che il ragazzo,
perennemente preoccupato, stava per richiederle per l'ennesima volta cosa non
stesse andando per il verso giusto nella sua testa.
«Sto bene» lo anticipò con un tono di rimprovero, come se quello a sbagliare
fosse lui, costantemente pronto a mangiarsi la testa a causa della sua
"fidanzata pazza". «Pensavo al maglione di Sam» tentò di rimediare
lei alzando lo sguardo verso l'ultimo posto nel quale aveva visto Sam ovvero
vicino le scale assieme a Jessica.
«Gwen...»
«Sul serio, Dean. Va tutto bene» ribadì tornando a guardarlo. «Per la prima volta
va davvero tutto bene.»
«Ma...?» Anche in quell'universo si divertiva tanto a leggerle i pensieri? O
magari era solo lei che voleva che Dean fosse così? Dio, era talmente confusa.
«Ma... sono preoccupata per Millicent.»
Era quello il suo più grande ma, quello che vinceva su tutto, anche sulla morte
più serena che avesse mai potuto ricevere come congedo da una vita fin troppo
devastata.
Mentre lei era lì a viversi il Natale in allegra compagnia e a pensare agli
addobbi relativi a tale festività, fuori, nel mondo reale, c'era sua sorella
che rischiava la vita. Certo, era ancora all'università, ci era tornata sotto
severo comando di quella "sorella ingiusta" che voleva solo il meglio
per lei, ma aveva comunque dei mostri alle calcagna. Perchè Millicent era
ancora in tempo, poteva ancora avere la vita che voleva e che meritava. E
l'unico compito di Gwen era fare in modo che questo potesse accadere. E,
probabilmente legata come un salame a qualche vecchia trave del soffitto a
grondare sangue e fare da cocktail ad un mostro, non lottava affatto per quella
sua causa.
«Millicent sta bene. Si è solo tagliata un po' il dito con la carta. Ti
preoccupi davvero per una cosa simile?»
Giusto. In quella vita quello era il massimo che poteva accaderle.
«Oh beh, lei è una che ingigantisce molto le cose.» Veramente quella era lei
ma, come spesso diceva lei stessa, quelli erano solo dettagli. Ora come ora
doveva solo pensare a come rigirare quella frase a suo favore. «Al telefono mi
ha praticamente raccontato di essersi tranciata di netto un dito!»
«Vieni qui» aprì le braccia Dean, non perfettamente convinto delle
preoccupazioni di Gwen.
Effusioni d'affetto. Troppe in così troppo poco tempo. Anche se -da quello che
aveva sentito dire da Dean- cinque anni sarebbero dovuti essere più che
sufficienti per quel tipo di cose.
Impacciatamente quindi si appoggiò al petto del ragazzo lanciando un sonoro
sospiro e lui in risposta adagiò il mento sulla testa della bionda e confusa
fidanzata che si era ritrovato a dover sopportare.
«Dalle mie parti questo non succederebbe mai» si lasciò scappare quel commento
sarcastico Gwen, consapevole.
Sinceramente? Aveva una grande paura di chiudere gli occhi: ne aveva un grande
bisogno ma allo stesso tempo un enorme terrore. Bisogno di rimettere in ordine
le idee e terrore di ritrovarsi altrove una volta riaperti gli occhi. E questo
non lo voleva, decisamente. Cos'altro avrebbe dovuto scoprire altrimenti? In
quale sconosciuto posto l'avrebbe portata quel suo segreto ed irrealizzabile
desiderio?
«Non ce ne andremo mai da qui, non è vero?» Sentì una voce tremula oltre la
spalliera della poltrona. Non era di nessuno dei presenti quindi girarsi per
vedere di chi fosse le sembrò un gesto quasi meccanico.
Jenna Johnson. Un altro "ma" del quale si era dimenticata.
Professionalità sotto i piedi.
Non fece in tempo a focalizzare tutti i suo dettagli che questa scomparve, come
l'immagine di un vecchio proiettore bruscamente spento.
Si sentì così in colpa e così stupida per aver creduto di poter davvero
scappare da quel suo destino. O magari era solo la sua coscienza che di tanto
in tanto era lì a ricordarle quanto anche lei fosse umana. In ogni caso Gwen
non avrebbe potuto fare nulla per lei, non nella situazione nella quale di
trovava. Ma Dean poteva.
« Avanti, andiamo a dormire » disse Dean, dandole un leggero colpetto sulla
schiena come a volerla invitare ad alzarsi. Le prese la mano e, dopo aver dato
la buonanotte a John, Mary, Bobby e Karen, salirono su per le scale e sparirono
dietro una delle porte del secondo
piano.
L'indomani la famiglia Winchester si radunò in soggiorno, e ognuno di loro
scartò il proprio regalo. Dean ricevette un nuovo kit di attrezzi da meccanico
da parte di Bobby, un intero Set da Golf da parte di John e Sam e un maglione
di lana cucito a mano da parte di Mary. Gwen e Jessica si legarono al collo la
nuova collana luccicante che i due fratelli avevano scelto appositamente per
loro.
« Risalta ancora di più i tuoi magnifici occhi » fece Sam con un gran sorriso,
lasciando un bacio sulle labbra della sua fidanzata.
« Sai, questa collana risalta anche i tuoi di occhi » mormorò Dean gettando
un'occhiata nella scollatura di Gwen, disegnandosi poi un sorrisetto furbo
sulle labbra prima di baciarla.
Il tempo passo velocemente a tavola, tanto che tra una risata e l'altra si
ritrovarono con la pancia piena e con una grossa fetta di torta nel piatto.
L'unico che continuava a mangiare tranquillamente era proprio Dean, il quale
aveva espressamente detto di non poter rifiutare la crostata. Dopo pranzo, Sam,
Jessica, Dean e Gwen si ritrovarono giardino per costruire un bel pupazzo di
neve.
« Proprio come ai vecchi tempi, eh? » sorrise Dean, avvolto in un ingombrante
giubbotto di piume con il cappello di lana sulla testa e una sciarpa che gli
copriva il viso fin sopra il mento.
« Già, bei tempi » sussurrò Sam tra sé e sé con un velo di nostalgia nella
voce, mentre cercava di perfezionare la faccia di quello che doveva essere un
pupazzo di neve. Somigliava molto di più a Jack Skeletron. Dean appallottolò un
po' della gelida neve che aveva raccolto e gliela gettò addosso.
« Non fare quella faccia, Sammy! Siamo a Natale, tu e la tua renna dovreste
divertirvi! » esclamò, indicandogli l'orribile maglione che indossava proprio
in quel momento.
« Dean, sbaglio o mi hai appena sfidato? »
« Cosa? No, certo che no! Ti stavo solo... dando una lezione di vita » rispose
ironico con un gran sorriso. I due si fissarono a lungo, poi Sam prese un po'
di neve dalla testa del pupazzo e colpì la faccia del fratello, scoppiando
subito a ridere. Dean si asciugò il viso con le mani affondate nei guanti e si
dipinse un ghigno tra le labbra.
« Vuoi la guerra? E guerra sia! Gwen, al mio segnale scateniamo l'inferno.
Tre... due... uno... VIA!! »
Dean fissava la mappa di Owensboro, pensieroso e accigliato. Osservò le
svariate croci in rosso che segnavano alcuni punti del quartiere in cui si
trovavano. Gwen aveva individuato i luoghi nei quali erano state viste le
vittime prima di sparire nel nulla. Erano tutti vicini tra loro, il che stava a
significare che il Djinn si nascondeva nelle vicinanze.
La porta della stanza si aprì e Dean alzò lo sguardo: Sam avanzò verso di lui
con un sacchetto marrone dal quale tirò fuori un vaso colmo fino all'orlo di un
liquido rosso intenso.
« Bene, il sangue ce l'abbiamo » avvertì, posandolo poi sul tavolo prima di
sedersi di fronte al fratello.
« Sei sicuro che sia di agnello? » chiese Dean con una smorfia.
« Sì. Hai scoperto qualcosa? »
« Intendi qualcosa oltre a niente? » ribatté sarcastico, tornando a guardare la
cartina. « Gwen è chissà dove e io non riesco neanche a localizzare uno stupido
Djinn! »
« Dean, abbiamo parlato con tutti i parenti delle vittime e- »
« Lo so, lo so! Ma non è abbastanza. Questo figlio di puttana si nasconde nei
dintorni », e indicò l'area che Gwen aveva segnalato in rosso sulla cartina, «
me lo sento! »