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Autore: IvanaKa    13/11/2013    3 recensioni
Il sole non era ancora sorto ad Athira, capitale del regno di Ondreon quando si udirono degli squilli di tromba provenienti da Nord-Est; questi suoni annunciavano la morte di Hol. Dopo mesi di battaglie nelle quali molti cavalieri avevano perso la vita tentato di portare a termine la vendetta del regno, un uomo misterioso che mai aveva mostrato il proprio volto, era partito senza armi da Athira in groppa ad un cavallo nero.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le prime luci del mattino si erano mostrate agli abitanti della capitale e i chiari raggi del sole facevano risplendere le gocce di rugiada elegantemente disposte sulle rose bianche del giardino del principe, rendendole simili a delle gemme preziose, lucenti come diamanti, come gli occhi ancora assopiti del loro padrone che le osservava compiaciuto. Silver, il principe di Athira e futuro re aveva da poco raggiunto i sedici anni, aveva occhi di ghiaccio e di cielo, rari nella loro bellezza e nella loro lucentezza, profondi e misteriosi come gli oceani che sembravano contenere ogni bellezza presente nel regno. Come il padre anche lui era alto e magro, capelli nivei incorniciavano il suo volto ancora fanciullesco; oltre al re, era l’unico in grado di utilizzare gli incantesimi custoditi nel libro di Ondreon, arti magiche in grado di distruggere come di creare; conteneva incantesimi che i demoni dell’oscurità cercavano di ottenere da millenni.

-Vostra altezza dovete alzarvi, vostra madre vi sta già aspettando nella sala da pranzo.- Una cameriera era venuta a svegliare il principe, sapeva che non ce n’era bisogno, ma provava affetto per quel ragazzino cresciuto troppo in fretta. La donna si allontanò dalla stanza lasciando che il giovane si godesse il silenzio mattutino.
Pensava a suo padre, pensava al cavaliere che lo aveva vendicato, fra poche ore avrebbe visto il volto del nuovo eroe del regno.
Il principe aveva un espressione annoiata sul volto, detestava tutte quelle cerimonie, il popolo che lo vedeva come un Dio, voleva una vita normale, come ogni ragazzo di sedici anni. Ma Silver non era un ragazzo normale e questo lo sapeva bene.
Anche attendere l’eroe del regno rientrava nei suoi doveri.
Indossò dei pantaloni neri ed una camicia bianca, entrambi sembravano essere creati unicamente per fasciare la figura del futuro re; adagiò un mantello grigio sulle proprie spalle. Infine si mise una collana argentata con un simbolo che ricordava la luna bianca; raccolse i capelli in una coda bassa, lasciando che alcune ciocche gli sfiorassero il volto, ma mettendo in mostra gli orecchini dello stesso colore del collare.
Con un dito delineò il contorno del proprio occhio sinistro seguendo il marchio nero che elegantemente ornava quella pietra argentea.
Prima di scendere nella sala da pranzo Silver decise di prendere una boccata d’aria, dopo la morte di suo padre il regno sembrava essersi addormentato, così come il suo sorriso. Si avvicinò all’unico cespuglio di rose nere, l’unico del regno. Non ricordava come fosse cresciuto, non sapeva perché proprio nel suo giardino, da sempre il principe aveva mostrato interesse per questo fiore così nobile.
Nessuno nel regno sapeva dell’esistenza delle rose nere, la famiglia reale non voleva che il popolo sapesse che la leggenda di Astore era vera.
Nel regno di Ondreon si narrava del giorno in cui le forze del bene, i cavalieri della rosa nera e quelle del male, gli incantatori di specchi si sarebbero scontrate; nessuno conosceva l’esito di  questa battaglia, nemmeno i reali.
Astore, il fedele consigliere e mago del primo re di Athira però scrisse di quattro cavalieri.

Quattro cavalieri armati di luce, fuoco e magia lotteranno contro le figure della notte, le creature che dominano lo specchio di ogni uomo. Le rose nere dovranno trovare la fiducia, la speranza e il coraggio nei propri petali.



Il cavaliere si avvicinava lentamente al castello di Athira, che si ergeva fra le sei colline sacre che rappresentavano gli altrettanti elementi. L’uomo stava attraversando il colle della luce; il suo destriero nero era ormai affaticato dopo il lungo viaggio, ma il cavaliere non sembrava preoccuparsi del suo andamento lento. La sua corazza nera  e argentata brillava sotto le prime luci del mattino, il mantello rosso era invece accarezzato dolcemente dalla Dea del vento che abitava quella collina. Il volto era coperto da un tessuto nero, che lasciava però intravvedere gli occhi dell’uomo, gli occhi marroni scuri erano l’unico dettaglio visibile.
Lo sguardo del cavaliere si spostò improvvisamente sul proprio cavallo che da poco era diventato irrequieto. L’uomo scese dalla sella e per precauzione impugnò la sua spada. Un’arma bianca e argentata; solo una lama possedeva quella lucentezza, lo splendore del fulmine, la Spada del Fulmine Bianco. Quest’arma apparteneva a Hol prima che venisse sconfitto; il cavaliere vincendo il duello vinse la spada, una delle armi magiche più potenti del regno di Ondreon.
 Sul sentiero apparve quella che poteva essere solamente una componente dei Dominatori di Specchi.

-Umano. Sono Rina, la Maestra dell’oscurità. Non avresti dovuto. Hai ucciso Hol, ma facendo questo hai solo alterato l’equilibrio momentaneamente, la leggenda non si avvererà. Lucius ti troverà, non sarò io a distruggerti umano, non è il mio destino, il mio è un avvertimento, la leggenda non si avvererà, non te lo permetteremo.- disse la creatura con un ghigno sul volto.
-Ho ucciso Hol, la creatura delle tenebre, potrei ucciderti senza fare fatica… ma prima mi dirai chi è Lucius?! Rispondimi. Di che leggenda stai parlando?!-
L’uomo strinse la spada, pronto ad attaccare in caso di bisogno.
-Verrà a prendere la spada di suo padre e per te sarà la fine. Festeggia la tua gloria umano, domani potresti non essere così fortunato.- E dicendo questo la strega scomparve come era apparsa.

Il cavaliere rimontò in sella, doveva arrivare il prima possibile ad Athira, doveva avvertire la regina dell’esistenza del figlio di Hol; doveva scoprire perché quella donna aveva parlato della leggenda. Il cavallo ricominciò a galoppare verso la capitale come se si fosse accorto del pericolo che il popolo di Ondreon stava correndo.
 
   
 
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