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Autore: sallythecountess    13/11/2013    1 recensioni
A qualche anno dal loro "matrimonio-non matrimonio" i due immaturi, irresponsabili e egomaniaci ritornano a far danni. Questa volta, tra bambini, baci saffici, sbronze con ottuagenari e liti familiari, si ritroveranno a fare i conti con un problema ben più serio: diventare adulti.
Ricordo a tutti che questa storia è il sequel di "La ragazza di Tokyo" che potete leggere qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3886156&i=1
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo 57: un sanguinoso San Valentino.

 

Quella mattina Alice si svegliò felice. La sera precedente era stata così magnifica da stamparle un sorrisetto stupido in viso. Stava cominciando a lasciarsi andare e sperava di riuscire a lasciarsi tutto alle spalle prima dell'arrivo di Bibi, ma purtroppo così non fu. Il conto alla rovescia era cominciato, e la piccola guest star era pronta ad apparire, ma purtroppo non fece l'ingresso trionfale che tutti speravano. La povera Bibi venne al mondo tra lacrime e liti.

Quella mattina Lor fece in modo di svegliarla con una sorpresa: aveva chiesto a Dug di lasciarle un pacchetto in camera e lei sorrise come una sciocca realizzando che conteneva una torta tutta per lei. Come sempre si fissò allo specchio e accarezzando la sua pancia cominciò a parlare con la sua bambina. Era da qualche giorno che le parlava di suo padre, di quanto fosse un matto, e quella mattina lo fece per l'ultima volta. Le venne voglia di scrivergli, ma pensò che per una volta poteva anche fare qualcosa di carino, così si vestì in fretta e furia e uscì di casa.

Vedete, Alice voleva solo fare una cosa carina: dimostrare a Lor che anche lei ci teneva alla loro storia e che sapeva fare la donna romantica, ma combinò un enorme guaio. Uscì di casa alle nove e si diresse verso casa di Lor. Aveva ancora le chiavi, stranamente, così entrò di soppiatto, sperando di trovarlo a letto da solo e...così fu. Era ancora addormentato, come sempre nudo tra le lenzuola. Alice lo fissava spesso nel sonno e ogni volta pensava sempre che fosse meraviglioso. Per qualche secondo si chiese come dovesse svegliarlo: voleva fargli una sorpresa romantica, quindi decise di spogliarsi, infilarsi nel letto e accoccolarsi contro il suo petto. Nel sonno il povero Lor non si accorse di nulla: sua moglie si rannicchiava spesso addosso a lui durante la notte, specialmente da quando era rimasta incinta. Pensò solo che Alice fosse in vena di coccole, ma poi improvvisamente riprese coscienza e aprendo gli occhi le sussurrò “Che sorpresa meravigliosa, mon amour.”

“In realtà morivo dalla voglia di tornare nel nostro letto...”sussurrò lei languidamente accarezzandogli il petto con tenerezza. Sì, era vero: qualcosa in Lor aveva rotto la corazza di Alice e lei non vedeva l'ora di tornare a casa. Non era ancora riuscita a smettere di avere dubbi, non aveva ancora messo definitivamente a tacere quella vocina insopportabile che le faceva migliaia di domande, ma ora c'era una novità: Alice voleva Lor più di tutto, anche più di quella vocina.

“Je suis ici parce que je t'aime mon amour...”gli sussurrò teneramente e Lor sorrise come un idiota. Alice era un pozzo senza fondo di sorprese “Moi aussì.” rispose senza parole, stringendola come se non potesse fare altro, come se fosse un inestimabile tesoro da custodire.

“Volevo farti una sorpresa. Lo so che non sembra, ma anche io so essere romantica, quando voglio...”sussurrò ridacchiando e lui dolcemente ribattè “ma guarda che io l'ho sempre saputo. Tu fai la tipa acida e insopportabile, ma sei come il tortino che ti piace tanto: superato lo strato amaro e rigido, dentro hai un cuore morbido, caldo e travolgente.”

“Se dici certe cose mi vien voglia di mangiarmi, chef”sussurrò lei dolcemente, ma Lor mordendola sussurrò “oh no, posso mangiarti solo io...”

Rimasero tutta la mattina a letto, senza pensare a quello che avrebbero dovuto fare. Lei doveva aprire la fumetteria, lui aveva il turno al Rochefort, ma non gli importava di nulla: rimasero in quello speciale stato di grazia per tutto il tempo, lasciando i loro collaboratori in crisi, perchè non risposero neanche al cellulare.

Alice stava bene a casa sua, si sentiva sicura e protetta con lui in quelle quattro mura. Rinchiusi nella quiete di casa loro, esistevano l'uno per l'altro e non c'era spazio per tradimenti e altre persone. Era una realtà artificiale, un piccolo universo separato dal resto del mondo, ma sembrava tutto perfetto. Ai gli chiese di restare lì per tutto il giorno da soli, insieme.

“Mais no. Ho altri piani per San Valentino, molto più romantici... anche se forse dopo aver giocato per tutta la mattina, non ti andrà di fare di nuovo l'amore stanotte...”

Rimasero insieme quasi per tutto il giorno, e nessuno dei due ci vide qualcosa di strano o sbagliato: erano una semplice famiglia che trascorre una giornata insieme tra coccole, cucina e piatti sporchi. Non è questa forse l'essenza vera della festa degli innamorati? Celebrare la propria routine e la propria relazione? Purtroppo, però, quella mattina entrambi si tradirono.

Fu uno strano caso del destino: Mr Neil aveva degli impegni quella mattina, ma decise di prendere un caffè con un vecchio socio in affari, non lontano da casa di Lor. Trascorse un'ora spensierata con il suo vecchio amico, e mentre parlavano del più e del meno, assistette ad una scena che non avrebbe mai voluto vedere: vide in strada Ai e Lor che si abbracciavano. Fortunatamente non si baciarono, avevano appena smesso di baciarsi all'arrivo di Mr Neil. Si strinsero e poi Lor fece una carezza al suo pancione e la lasciò andare.

In quel momento Neil Mac Neil pensò a moltissime cose, ma non poteva e non voleva crederci. Si disse che doveva essere una coincidenza, che magari Alice lo aveva incontrato per strada e per qualche motivo aveva deciso di abbracciarlo. Eppure non era plausibile. Lei doveva essere al lavoro a quell'ora, in una zona molto lontana. E allora cosa stava succedendo? Sua figlia aveva forse deciso di farsi nuovamente fregare da quel francese? Si ricordò delle parole di Dug, di quel loro strano accordo per il babysitting e capì che c'era qualcosa di strano in quella storia. Si disse che doveva indagare, che avrebbe dovuto seguirla per scoprire come stavano le cose. La sola idea di sua figlia con quel lurido mollusco traditore gli mandava il sangue alla testa e lo spingeva ad infuriarsi.

E così la sera di San Valentino arrivò e Alice uscì di casa accampando una serie di scuse. Si era vestita carina, aveva alzato i capelli e indossato una collana che le aveva regalato Lor che aveva recuperato quella mattina a casa. Era felice, non aveva smesso un attimo di pensare a lui per tutto il pomeriggio e le ombre e gli aloni sembravano quasi scomparsi. Pareva quasi che si fossero lasciati tutto alle spalle, o che almeno stavano per farlo.

Le aveva dato appuntamento al Rochefort e lei sapeva cosa voleva fare: come mille anni prima, le avrebbe sistemato la stanza della jacuzzi, quella speciale in cui si potevano vedere le stelle. Avrebbero fatto il bagno, l'amore e poi cenato insieme. Entrambi sorridevano all'idea e Lor era impaziente nel suo vestito buono. Continuava a sistemare ogni più piccolo dettaglio e non faceva che accendere e spegnere le candele attorno alla vasca. Una parte di lui voleva essere romantica, ma l'altra sapeva che Ai e il fuoco non stanno bene insieme. Doveva essere una dolcissima notte romantica, eppure presto quella meravigliosa serata si trasformò in un incubo per entrambi.

Mr Neil seguì Alice e quando la vide entrare al Rochefort capì che i suoi sospetti erano fondati: malgrado tutte le sue premure e le sue cautele, quel viscido era riuscito ad avvicinare sua figlia. Gli salì letteralmente il sangue alla testa al solo pensiero e così, il nonno di Beatrice commise un'imprudenza che Lor non gli avrebbe mai perdonato. Fece incursione nella sala in cui si stava tenendo la loro cena ed iniziò a litigare con Lor.

Alice quasi morì nel vedersi suo padre davanti. Mr Neil cominciò ad urlare immediatamente, gridando cose come “non osare toccare mia figlia” e anche una serie di insulti alla povera Alice, colpevole di essere “troppo debole e sciocca”. In quel momento lei si sentì morire e provò in ogni modo a calmare suo padre, ma questi sembrava in preda al furore più acceso. Lor rimase calmo e tranquillo, anche quando suo suocero, l'uomo che conosceva e amava da tutta la vita, cominciò a mettergli le mani addosso strattonandolo. A quel punto, amici miei, si tenne la tragedia. Alice non poteva sopportare di assistere ad una scena tanto cruenta e provò a frapporsi fra i due, ma non si sa chi e non si sa come colpì Alice e la fece cadere per terra. In quell'istante Lor, che era rimasto inerme davanti a suo suocero, lo scaraventò letteralmente via e si diresse verso di lei. Era caduta e aveva anche sbattuto contro il muro, ma sembrava non avere nulla.

“Alice che cos'hai?” Gridò suo padre dal pavimento, ma lei non avvertiva nulla. Lor capì che la cosa poteva avere gravi ripercussioni su Bibi e insistette per portarla in ospedale, ma lei non voleva andarci. Mr Neil concordava con Lor, si sentiva in colpa e voleva portarla dal medico, ma lei continuava a dire che era una precauzione inutile perchè stava bene. Mentre discutevano, però, iniziarono i crampi e Alice si accorse che qualcosa non andava. Cominciò a sanguinare e questo non era normale.

La caricarono di peso in auto e provarono in mille modi a farla tranquillizzare, ma in vano. Lor le diceva che non era sangue, che aveva rotto le acque, ma non era vero. Anche lei aveva letto i libri, sapeva come doveva essere il liquido amniotico e quello era proprio sangue. Aveva già avuto un'esperienza simile, ma non voleva pensarci. Incominciò a piangere, allora, e non smise fin quando riuscì a parlare con il medico. Lor confuso e stravolto arrivò in ospedale in un baleno, ma non sapeva più cosa dire per calmarla. Nella sala d'attesa dell'ospedale, Alice piangeva disperata sulla sua spalla, mentre Mr Neil faceva tutte le dovute telefonate. Si sentiva in colpa e non voleva imporgli la sua presenza, ma ben presto non li trovò più.

La dottoressa di Alice fortunatamente era di turno e le chiese immediatamente cosa fosse successo. Fu molto calma e sicura, ma realizzò immediatamente che Alice non aveva le contrazioni e che c'era qualcosa di strano. Per un attimo nessuno parlò, Lor neanche respirò, pregò e basta, il che era molto strano per uno come lui. La dottoressa stava prendendo l'ecografo per controllare se Bibi era ancora viva e quella era l'unica cosa che contasse davvero. Se era viva, tutto poteva succedere, altrimenti...nè Lor, né Ai volevano pensare a come potesse finire la frase. Lei si limitò soltanto a ricordare che aveva provato sensazioni simili durante il suo primo aborto, ma non volle dirglielo.

“E' viva, ma è in sofferenza fetale!” Esclamò la dottoressa dopo un lungo silenzio ed entrambi i genitori quasi morirono. “Dobbiamo fare un cesareo. C'è stato un altro distacco della placenta, probabilmente dovuto alla caduta. Sembra massiccio, quindi dobbiamo agire subito.”

Lor piuttosto tranquillo firmò i moduli mentre le infermiere preparavano Alice, e poi la dottoressa gli disse qualcosa in disparte, qualcosa che gli gelò il sangue.

“Non è un cesareo comune, Alice ha un'emorragia. Sta perdendo molto sangue e dopo aver fatto nascere la bambina, dovremmo cercare di tamponare l'emorragia massiccia.”

Lor non capì. All'inizio gli sembrava scontato che avesse un'emorragia dato che aveva un distacco, ma poi qualcuno di famiglia glielo spiegò. Dieci minuti dopo fu costretto a separasi da lei, sussurrandole solo “andrà tutto bene, je t'adore ma plume.” Ma in realtà niente andò bene.

Per cinque minuti, che parvero lunghi come un'epoca, Mr Neil e il suo odiato genero restarono spalla contro spalla, da soli, nella sala d'attesa dell'ospedale. Nessuno parlò, entrambi erano troppo presi dai loro pensieri. Poi arrivarono tutti e allora la confusione parve avvolgerli e soffocarli come una valanga.

Bibi nacque neanche mezz'ora dopo. La ginecologa gli disse sorridendo che era una piccola un po' gracile, ma che ce l'avrebbe fatta. Era sana, pesava nella norma e aveva una bella ugola. Per un attimo Lor sorrise felice, perchè la sua bambina era finalmente nata ed era sana, ma subito la dottoressa aggiunse “stanno arrivando i chirurgi, per Alice. Io non posso fare oltre.”

Lor era tra Dug e Mike in quell'istante e mai come quel momento i suoi amici capirono che aveva bisogno di sostegno. Per un attimo barcollò, sembrava non riuscisse a restare in piedi. Fu come se qualcuno gli avesse dato un fortissimo cazzotto alla pancia, si sentì quasi crollare, ma poi annuì seriamente e non disse nulla.

Vedete, il destino a volte è un maledetto bastardo con un grottesco senso dell'umorismo; si diverte a farci degli scherzi che definire sadici è poco. Erano due i medici che si occuparono di Alice: Emily e quello che Dug considerava il suo amante. Quando l'ex moglie di Dug lo vide letteralmente impallidì. Era pronta per entrare nella sala operatoria, con guanti e mascherina sterili, ma si levò tutto e scappò ad abbracciare suo marito.

“E' Alice?” Chiese stravolta e Dug annuì. In quell'istante Emily capì che c'era una difficoltà che ancora nessuno aveva fatto presente né alla famiglia, né ai medici, ma non disse nulla. Sapeva che la famiglia Mac Neil aveva una piccola anomalia genetica, perchè era la stessa che avevano le sue bambine. Per un attimo sudò freddo, ma non volle darlo a vedere. Prese la mano di Lor e di Dug e seriamente aggiunse “Ci penserò io a lei, state tranquilli.”

Emily scappò letteralmente in sala operatoria lasciando tutti sgomenti. Doveva verificare la questione dell'anomalia genetica, ma non ne aveva molti dubbi. Si ricordava benissimo che alla nascita di Mya, la loro seconda figlia, Alice li aveva aiutati molto.

Nessuno credeva potesse essere una cosa così seria o grave, nessuno neanche immaginava quello che Emily aveva capito al volo, ma dopo un'ulteriore ora lei tornò e il cuore di tutti si fermò.

“Sentite non è una cosa grave, è una cosa che può capitare, una complicazione comune. Le donne in passato morivano di questo, ma ora non più.”

Lor ingoiò la saliva nervoso, senza avere la minima idea di cosa stesse dicendo Emily.

“Il problema è che...il gruppo sanguigno di Alice, come il tuo Dug, è estremamente raro e noi abbiamo finito le scorte. Sto cercando in tutti i modi di farne arrivare altre scorte ma...”

“Vuoi dire che sta morendo perchè non avete il suo sangue?” Chiese Lor stravolto, ma Emily cercò di calmarlo. “Non sta morendo, le stiamo facendo trasfusioni per tirarla su con prodotti chimici, ma...”

Nessuno capiva dove volesse arrivare Emily, ma quella matta stava per giocarsi il posto per una persona che non le piaceva neanche. Li chiamò tutti in disparte e con voce bassa sussurrò “sentite io non posso vederla morire per questa cazzata. Mi serve del sangue zero negativo e so che ogni singolo Mac Neil ha questo gruppo sanguigno perchè avete donato tutti il sangue per Mya. Ora, se c'è qualcuno di voi che non ha assunto farmaci, droghe e non è malato...”

“Io sono zero negativo.” Ribattè Lor serio, ma Emily gli sorrise dolcemente. “Non ho tempo per fare le prove di compatibilità, devi esserne certo...”

“Lo sono. Le ho già donato il sangue a Parigi, quando ha perso il primo bambino. E poi se fossi di un gruppo sanguigno diverso lei avrebbe dovuto fare le trasfusioni e anche il bambino, ma il medico ci disse proprio 'oh che fortuna che avete lo stesso gruppo sanguigno'. Vuoi altre prove?”

Nessuno disse una parola, allora, anche se molti avrebbero voluto fare tante domande su quel primo bambino di cui aveva parlato Lor. In silenzio e con fare furtivo, una lunga fila di Mac Neil e Dubois affollarono la stanzetta dei prelievi. Era una procedura illegale, che avrebbe potuto far espellere Emily dall'ordine dei medici. Nessun altro lo avrebbe fatto, eppure grazie ad Emily, Alice riuscì a salvarsi.

Furono prelevati dieci litri di sangue quella sera, due ciascuno da Lor, Mat, Dug, Paul e Jasmine. Mr Neil aveva in ogni modo cercato di dare il suo sangue a sua figlia, ma prendeva un sacco di farmaci e non era possibile.

E fu così, amici miei, che Emily Rosings, un personaggio odiato praticamente da tutti in questa storia, salvò la vita della nostra Alice. Riapparve un'ora dopo con un sorriso smagliante e annunciò che ci erano riusciti; Ai aveva un danno ad un'arteria del bacino, ma era stato riparato e lei sarebbe stata in grado di avere anche altri bambini.

In quel momento il mondo si spalancò al nostro chef, che fece una cosa assurda e inaspettata: si lanciò addosso alla sua ex rivale e stringendola con tutte le sue forze le sussurrò solo “Grazie” un milione di volte.

Quella notte Lor non vide né Ai, né Bibi. Si rifiutò di vederla da solo, voleva incontrarla per la prima volta insieme a sua madre e non fu ragionevole. Aveva sognato a lungo il momento in cui, subito dopo il parto, avrebbe potuto guardare negli occhi sua figlia e voleva che fosse insieme ad Alice. Tutti gli altri, invece, letteralmente impazzirono per quella piccola creatura dalla pelle chiara e lentiginosa e i capelli rossi. Nonno Will non fece che dire che “era una perfetta Mac Neil” ma a dire il vero aveva i capelli ondulati e il naso greco di suo padre e nonna Diane ci teneva molto a precisarlo. Lor non potè fare a meno di sentire tutte quelle chiacchiere e sorridere. Adesso davvero non gli importava più, neanche se Bibi fosse stata la bambina più brutta del mondo; era viva, era sana e sua madre stava bene, ogni altra cosa era una fortuna extra. Uscendo dall'ospedale, però, il novello papà fece solo una domanda “Di che colore ha gli occhi?”

Nota:
Ed eccoci qua, ad un soffio dalla fine. Allora, vi ho giocato un bel tiro, eh? Avete avuto un po' di paura o no? Commenti? Insulti? Beh sono qua, a tre capitoli dalla fine (ne ho aggiunto un altro, che però credo tutte apprezzerete. O almeno a me fa venire gli occhi a cuoricino) e spero che ci siate ancora anche voi!
   
 
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