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Autore: Jackie_    13/11/2013    1 recensioni
Vi capita mai di desiderare di essere invisibili?
Di sentirvi tremendamente soli, ma al tempo stesso di temere la solitudine?
Capita anche a voi di convivere con una costante e irrequieta ansia che vi stringe proprio lì, all'altezza dello stomaco?
Inoltre, esiste un posto dove avete paura di andare pur sapendo che se ci andaste la vostra vita migliorerebbe?
Mi chiamo Camryn e la mia risposta a tutte quelle domande è sempre sì.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Between Heaven and Hell
 

Prologo
 
“Ti avverto che il mio è un regalo da…egoista. E da presuntuoso, forse. E da checca. Sì, è sicuramente un regalo da checca.” Alex mi guarda con un sorriso da furbetto, sembra avere dieci anni.
Indossa una maglietta a maniche corte dei Pokémon, jeans strappati alle ginocchia e un cappellino alla Ash Ketchum, giusto per stare in tema.
Sorrido anche io afferrando la busta leggera che mi porge ostentando indifferenza, ma glielo leggo negli occhi che non vede l’ora che io la apra.
Il suo discorso mi ha incuriosito, così mi affretto ad aprire la busta e tirarne fuori il contenuto. Osservo il depliant leggermente confusa.
“Una…brochure della tua scuola? Wow…” borbotto senza capire il significato di questo “regalo”.
Alex ride e me lo sfila di mano.
“Camy. Piccola, dolce, Camy.” –dice con voce cantilenante- “Ti sto offrendo un anno nella mia scuola.” Apre le braccia con fare teatrale, enfatizzando l’intera frase.
Alzo un sopracciglio incredula. Non sta dicendo sul serio, vero?
“Scusa?”
Il mio tono di voce cancella immediatamente il sorriso dalla faccia di Alex. Si acciglia anche lui mentre cerca di analizzare la mia reazione.
Rimane in silenzio per qualche istante e si guarda intorno mordendosi il labbro. Seguo il suo sguardo che percorre l’intero parco. È il 30 agosto, il giorno del mio compleanno, e sotto l’ombra di questa enorme quercia non fa poi così caldo. Alex continua a fissare un punto indefinito davanti a lui, riflettendo su cosa dire. Non so perché, ma la sua incertezza mi rende inquieta.
“Ne ho parlato con i miei che hanno parlato con tua mamma e sono tutti d’accordo.” –dice come per giustificarsi e torna a guardarmi- “Finalmente potremo andare a scuola insieme!” conclude velocemente, mangiandosi qualche parola.
Non riesco ad evitare di lanciargli uno sguardo truce.
“Alex, è troppo. So quanto costa la tua fottutissima scuola. Mi stai trattando come una poveraccia alla quale fare beneficienza.”
Sento la rabbia che si fa strada per impossessarsi delle mie facoltà mentali, è come se il sangue avesse preso a scorrermi al contrario. Come osa fare una cosa del genere? Mi sento…umiliata e terribilmente in imbarazzo. Non potrei mai ricambiare un regalo del genere. Cazzo, io al suo compleanno gli ho regalato un poster dei New Found Glory! L’ho pagato 5 dollari e settantacinque.
“No, no, no! Ma che dici? Sei la solita melodrammatica. I miei ti adorano, lo sai. Sei come una figlia per loro e una sorella per me. In più…bè, tua mamma era felicissima quando glielo abbiamo proposto. Non voleva mandarti in quell’orrenda scuola pubblica e onestamente nemmeno io avrei sopportato l’idea di saperti là. È un brutto quartiere, una pessima zona!”
Adesso vorrei tirargli un pugno. Non so se sia perché ha nominato mia madre o perché ha ragione. In effetti l’idea di andare là mi spaventa non poco.
“Non fare il figlio di papà, adesso. La Jefferson è una scuola come un’altra." -mento cercando di mostrarmi sicura di me- "Comunque non posso accettare. E se poi lì non mi piace? Non me ne potrei andare perché tu hai pagato quell’assurda retta.”
Penso anche che ormai le iscrizioni sono chiuse, il che significa che i Gaskarth hanno sicuramente già versato anche la mia quota. Mi sento in trappola. E odio Alex per avermi incastrato in questo modo.
“Ti troverai benissimo, invece. Ci sono io!”
Il sorriso sincero che mi rivolge mi fa calmare un po’. È da quando abbiamo undici anni che vorremmo frequentare la stessa scuola. Ogni anno provavo a convincere mio padre, ma era irremovibile: niente scuse, dovevo andare a quel cazzo di collegio femminile nel New Jersey. Fanculo, adesso lui non è più un problema.
“Hai ragione, sei presuntuoso ed egoista.”
Alex si accorge che il mio tono di voce si è ammorbidito, così il suo sorriso si allarga e insiste approfittando del mio tentennamento.
“Potremo finalmente stare insieme! Non dovremo vederci solo d’estate, Camy. Un anno insieme, cazzo, come fai a dire di no? E poi io ho bisogno di te, non mi va di starti lontano ancora.”
Abbassa la testa a guardarsi le mani, come se si vergognasse di quella dichiarazione d’affetto.
“È adorabile” penso distrattamente mentre sorrido. Questo ragazzo mi ucciderà, gli sbalzi d’umore non sono affatto salutari. La felicità ha preso il posto della rabbia in meno di due minuti e l’unica cosa che riesco a fare è stringere in un abbraccio il mio migliore amico facendogli cadere il cappello.
“Immagino che questo sia un sì!” esclama vittorioso e io lo lascio andare per poterlo guardare negli occhi.
“Diamine, avevi proprio ragione. Stai diventando una checca.”
Lui ignora il mio commento alzandosi in piedi e afferrandomi le mani.
“Andiamo a casa tua, ci sono un sacco di cose da organizzare!”
Vederlo così felice e soddisfatto è bellissimo, mi fa stare bene. Raccolgo il suo cappello da terra e me lo calco in fronte lasciando andare la sua mano.
“Prima voglio un gelato.” Dico convinta. Dopotutto è il mio compleanno, ho il potere di decidere cosa fare, no?
Alex non protesta, anzi, mi sorride ancora una volta e quando pochi minuti dopo mi porge un enorme cono gelato riesco finalmente a lasciargli un bacio sulla guancia sussurrando un “grazie” sinceramente commosso. E non di certo per il gelato. Ma perché ancora una volta mi aveva salvata dall’inferno portandomi in paradiso con lui.

 
  
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