Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: idrilcelebrindal    13/11/2013    3 recensioni
Seguito de "L'Erede di Durin"
Kili e Miralys stanno insieme da un mese e, dopo tante traversie e momenti difficili, tutto sembra finalmente andare per il suo verso. Ma una nube minacciosa compare all'orizzonte e minaccia i loro progetti di matrimonio: le rispettive madri. A causa di una ruggine vecchia di oltre un secolo, le due volitive signore sembrano intenzionate a creare problemi al giovane Re di Erebor ed alla sua compagna. E ancora: Ori alle prese con una nana ninfomane, Dàin che rivela doti di scrittore satirico, una truppa di cortigiani indolenti, un nano molto raffinato, una spia poco fedele... anche dopo la Riconquista, la Montagna Solitaria è un posto molto interessante!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dìs, Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
13 Kili perde la pazienza
13 Kili perde la pazienza

Era quasi mezzogiorno, ma la Montagna Solitaria era insolitamente tranquilla.
Le “squadre di pulizia” avevano da tempo riportato i dispersi ubriachi, ritrovati in ogni possibile angolo, ai rispettivi alloggi. Eccetto quelli  finiti in luoghi inaccessibili e che si sarebbero fatti vivi solo nei giorni successivi, smaltito lo stato alcolico.
Irridis aveva distribuito litri di pozione per il mal di testa, ed era intervenuta in alcuni casi particolarmente gravi di coma etilico.  Molto richieste anche la pastiglie di antiacido.
Gli aiutanti di cucina che avevano estratto le pagliuzze più corte distribuivano litri di caffè nero.
A parte gli sventurati incaricati dei servizi indispensabili, residenti e ospiti rimanevano chiusi nelle loro stanze. Beh, quasi tutti.

“Cosa diavolo hai combinato?!”
Eldris guardava sbalordito il viso devastato del suo figlio prediletto. Dopo aver trascorso una notte insonne camminando a  grandi passi per la camera devastata, meditando vendetta, appena l’ora lo aveva consentito era piombata nelle stanze  di Elder. Si sarebbe vendicata in qualche modo e lui era il primo della lista… chissà come era riuscito ad evitare di essere trovato, la notte precedente!  
Sbaragliata ogni resistenza da parte del valletto, aveva spalancato con un urlo la porta della camera da letto, solo per trovare il figlio che, in camicia da notte, seduto davanti ad un catino di acqua bollente aromatizzata, faceva dei suffumigi, con un enorme, e quanto  mai opportuno, telo che gli copriva testa e volto.
“Dove sei, figlio degenere! Traditore! Venduto!”
“Sto balissibo, babba. Ho un tvemendo vaffveddove, sapessi…”
“Solo la morte avrebbe dovuto tenerti lontano dalla cerimonia! Mi hai rovinato l’ingresso! E’ tutta colpa tua! E di tua sorella!  E di quella… quella…”
Allungata la mano, aveva strappato il telo dalla testa del figlio; il movimento improvviso aveva  mandato il catino a rovesciarsi, inondando il nano di acqua bollente.  Elder aveva ululato; e si  era dimenticato di coprirsi il viso. Eldris lo aveva fissato esterrefatta. L’occhio di Elder era un arcobaleno di colori. E il collo non era da meno.

“Mamma, è stato un tvadimento! Sono stato imbvogliato!” concluse Elder dopo aver raccontato alla madre tutta la storia – non senza aver inventato una strenua resistenza da parte sua che avrebbe addirittura  messo in difficoltà Dwalin. Eldris lo squadrò pensosa; e per la prima volta si chiese se il figlio prediletto fosse veramente l’idiota che appariva in quel momento.
Poi si ricordò di un particolare.

“Dille che sono sbronzo marcio e non mi ricordo nemmeno come mi chiamo,” bofonchiò Daìn al suo aiutante di campo, il quale gli aveva appena riferito che sua moglie richiedeva con urgenza di parlargli.
“Ma dice che è un’emergenza, che si tratta di vita o di morte..”
“Se è la sua non me ne importa un accidente. Hai sentito qualche segnale di allarme?”
“No, mio Signore. Dice che si tratta dell’onore della famiglia, che vostro figlio è stato gravemente offeso…”  l’aiutante di campo si fermò, vedendo il suo signore in preda ad una irrefrenabile ilarità.
“Avrà scoperto che Elder è stato tanto stupido da importunare Dwalin…! Beh, mi dispiace, non posso farci nulla. Anzi, sì: chiama il mio segretario. Ci vorrà un po’ di tempo per scrivere un decreto d’esilio per un membro della famiglia reale. Elder sta diventando una fonte di imbarazzo: dove potrei mandarlo? Un posto dove non possa far danni, lontano da quella peste di sua madre, dove possa magari imparare  qualcosa di utile…?”
Prese una mappa della Terra di mezzo e la studiò un attimo. Poi alzò lo sguardo:
“Sei ancora qui? Ti ho dato la mia risposta, mi pare…”
Impalato sull’attenti, impassibile, l’aiutante di campo ripetè:
“Sbronzo marcio, signore. Riferirò, signore. Il segretario qui, signore.” Girò sui tacchi ed uscì.
Dàin lo seguì con  lo sguardo, poi scosse il capo.
“Questi giovani non hanno il senso dell’umorismo,” brontolò, e continuò a studiare la mappa.

Il giovane Re di Erebor era molto impegnato, o meglio, stava prendendo molto seriamente il più importante dei suoi doveri.
Per essere precisi, stava baciando con tutta la sua attenzione i seni di sua moglie.
Percorreva con le dita i morbidi contorni, trasformando ogni tocco in una carezza; con lenti movimenti circolari passava la punta della lingua intorno alle areole, prendendo tra le labbra con delicatezza i capezzoli e soffiandoci leggeri baci, prima l’uno poi l’altro. Nel frattempo prestava la massima attenzione alle reazioni della sua amata, godendosi ogni sospiro, ogni parola sussurrata, ogni mugolio.  Ecco, trovava assolutamenti eccitanti proprio  certi piccoli mmmh,  che avevano la caratteristica di finirgli dritti al cervello… e in altre zone poste molto più a sud.
Da parte sua, la Regina di Erebor stava godendosi una particolarità di suo marito che trovava adorabile oltre ogni dire: la sua barba,  o meglio la scarsità di essa, che la rendeva morbidissima ed estremamente piacevole sulla pelle.  Sapendo quanto i Nani stimassero la barba, non aveva mai osato esprimere tale opinione, nel timore di mostrarsi blasfema: ma sapeva che quando la barba di Kili si fosse finalmente decisa a crescere folta, avrebbe seriamente pensato di raderlo mentre dormiva.
Al presente comunque il problema non esisteva. Miralys si inarcò leggermente sotto i tocchi delle dita e della bocca del suo amante, affondando le dita nell’arruffata chioma bruna che le accarezzava la pelle con un effetto eccitante oltre ogni misura.
Fu lui, con il suo istinto di scout, il primo ad avvertire un fastidioso ronzio di sottofondo. Lo ignorò deliberatamente, spostando le mani sui fianchi morbidi della sua sposa, e continuando i suoi esperimenti.
Quando il ronzio si alzò di volume, diventando un vocìo, infastidito si tuffò ancora più sotto le coperte, raggiungendo l’ombelico  di lei con il viso e strofinandovi la  guancia, con l’effetto  di provocare un risolino ed una serie di fremiti decisamente promettenti. Ma fu in quel momento che anche Miralys  si rese conto dei rumori molesti, e sobbalzò leggermente: e l’incantesimo si ruppe.
“Ma cosa diavolo…?” Kili gettò indietro le coperte ed emerse, la criniera arruffata e la fronte aggrottata.
“Stanno gridando… nel corridoio?” ipotizzò lei.
“Avevo dato ordini tassativi di non disturbarci fino a questa sera!” brontolò Kili. “Qualcuno finisce nelle segrete, questo è certo!”
“Se li ignoriamo forse smetteranno…”
Le voci si erano ulteriormente alzate di volume: qualcuno stava apertamente strillando. Miralys sussultò e spalancò gli occhi.
“Mahal! Sembra la voce di mia madre…”
Kili si alzò dal letto brontolando.
“Facciamola finita con questa assurdità.” Ignorando l’abito cerimoniale, le cui varie parti si trovavano sul pavimento in ordine sparso, pescò da una cassapanca un paio di pantaloni ed una camicia che si gettò addosso senza nemmeno allacciarla; quindi, scalzo, si avviò verso la porta, intimando a Miralys:
“Tu non muoverti e ricordati a che punto eravamo! Torno subito.”
Lei sorrise maliziosa:
“Sarà fatto, mio signore…”

Dìs si affacciò sul corridoio, stando bene attenta a non farsi vedere. Stava prendendo un tè con Nenuis quando avevano avvertito  il frastuono, e la moglie di Glòin era andata ad investigare, riferendo dei particolari molto interessanti. Dìs aveva deciso che voleva vedere di persona, ma nello stesso tempo non si sarebbe mai fatta cogliere a spiare come una servetta curiosa. Ne andava della sua dignità.
Davanti alla porta degli appartamenti reali due guardie stavano fronteggiando a muso duro una folla che andava rapidamente aumentando, in testa alla quale vi era… Eldris!
“Guarda, Nenuis! Cosa sta facendo, secondo te?”
La moglie di Glòin si sporse a sua volta.
“Direi che sta ordinando alle guardie di farla entrare…”
“Più facile che le mettano le mani addosso, direi. Ma cosa vorrà?” Nenuis guardò Dìs di traverso.
“Sicura  di non entrarci niente? Magari sta cercando te.”
“Oh, no, sa benissimo quali sono le mie stanze… ci sarà venuta almeno venti volte, fino all’altro ieri…Mahal, come sono curiosa!”
Le guardie erano indietreggiate fino ad appoggiarsi alla porta, ma cominciavano a brandire le lance con fare minaccioso. La situazione era vicina al punto di rottura.

Kili attraversò l’ingresso degli appartamenti reali a passo deciso, ed impugnò la maniglia della porta. Il livello acustico di quanto accadeva in corridoio era passato dalla discussione all’alterco, e dalla voce qualcuno sembrava pronto a passare alle vie di fatto. Il giovane Re, furibondo, aprì la porta.
“Allora, cosa sta succedendo qui?”
Sulla folla nel corridoio cadde un immediato silenzio.
Le due guardie, che erano state addossate alla porta, tentarono di recuperare l’equlibrio perso quando era loro mancato l’appoggio. Stavano fronteggiando con enorme imbarazzo la Signora dei Colli Ferrosi, elegantissima come sempre e furiosa come non mai, la quale, pugni stretti e posa da gallo da combattimento, si era interrotta a metà di una frase ed era pertanto a bocca aperta. Dietro di lei, a sinistra, si trovava un gruppo di Nani armati, Guardie accorse a soccorrere i loro colleghi dopo  aver sentito il frastuono. Ancora più indietro, all’inizio del corridoio, stava arrivando di corsa Neir, che, in quanto secondo di Dwalin, era di turno mentre il suo capo se la dormiva di sicuro dopo i  festeggiamenti della sera precedente.
Alla destra di Eldris,  un gruppo delle sue  dame, le quali, interrotti gli strilli con cui sostenevano le ragioni della loro Signora, stavano guardando, anche loro a bocca aperta, il giovane Nano comparso sulla porta in tutta la sua gloria.
Kili ebbe solo il tempo di pensare che tutta la situazione era estremamente ridicola, quando il silenzio svanì come era calato.
Le prime a romperlo furono le dame, con una serie di gridolini tra il meravigliato e l’eccitato:  i pantaloni allacciati bassi sui fianchi e la camicia sbottonata lasciavano vedere un bel po’ di Kili, cosa che le Nane non mancarono di notare; inoltre, complice la chioma arruffata, l’abbigliamento sommario non lasciava molti dubbi sulle attività a cui si stesse dedicando prima dell’interruzione. Un’occhiata incendiaria dei tempestosi – ed affascinanti – occhi neri ed un aggrottare di sopracciglia pose fine istantaneamente ai gridolini, ma non impedì che tutti gli altri cominciassero a parlare contemporaneamente, cercando di superarsi l’un l’altro nel livello vocale.
“Mio Signore, abbiamo cercato…”
“Non volevamo…”
“Abbiamo provato…”
Sopra tutte le altre, la voce di Eldris silevò stridula.
“E’ un oltraggio! Mio figlio è stato insultato! Ne va dell’onore della stirpe di Durin!” ad ogni frase il tono saliva di un’ottava, e Kili la trovò insopportabile.
“Signora, fai silenzio, per favore!” il tono   fu più che imperioso, e l’ordine, accompagnato da un’occhiataccia, zittì momentaneamente Eldris, più che altro per la sorpresa.
Il Re vide Neir e lo chiamò a sé, e iniziò:
“Mio Signore…” ma Kili zittì anche lui.
“Sai cosa sta succedendo?”
“Sì, vedi, il fatto  è…”
“Siamo attaccati dagli Orchi?”
“No, Signore.”
“E’ scoppiato un incendio?”
“No Signore.”
“E’ tornato il Drago?”
“No, Signore”
“Allora manda via tutti questi seccatori. Prendi i provvedimenti che ritieni urgenti e indifferibili; ti do carta bianca finchè Dwalin non torna in servizio, dopodichè gli riferirai i fatti e ci penserà lui. Ti aspetto a rapporto un’ora prima di cena.” Così dicendo fece per voltarsi e tornare nei suoi appartamenti, quando fu bloccato da un urlo.
“Aaaah! E’ una vergogna! Devi intervenire!” lo strillo ebbe l’effetto di irritare ulteriormente il Re.
“Signora, se non smetti di strillare ti farò imbavagliare!”
“Ma mio figlio è stato insultato ed oltraggiato nei tuo Regno! Non puoi permettere una cosa del genere!”
“Allora dì a tuo figlio che, se intende appellarsi alla Giustizia del Re, deve farlo con i dovuti modi e domani  valuteremo tutte le questioni che intende sottoporre…”
“Non intendi fare niente!”
“Prenderò le decisioni necessarie quando Neir mi avrà infor…”
Fu interrotto da un ennesimo acutissimo strillo, e a quel punto, la pazienza di Kili si esaurì. Si voltò, mani appoggiate sui fianchi (aprendo ulteriormente la camicia con conseguenti sospiri e gridolini provenienti da sinistra) e l’espressione di Thorin nei suoi giorni peggiori; le Guardie fecero istintivamente un passo indietro.
Eldris cercò di sostenere il confronto, cosa non facile se non altro perché Kili la sovrastava di tutta la testa; sollevò il mento e proclamò:
“Voglio vedere mia figlia!”
Nello stesso istante in cui pronunciava queste parole capì che aveva commesso un errore irreparabile. Gli occhi di Kili divennero due fessure che mandavano lampi, e quando parlò la sua voce era un sibilo che avrebbe congelato l’inferno.

“Signora, ti avevo avvertita. Non sei gradita qui. Ti voglio fuori dal mio Regno entro il tramonto! E’ solo per rispetto a tuo marito che non ti faccio gettare nelle segrete!”
Eldris non riuscì a spiccicare parola.
“E quanto a tua figlia, ora è mia moglie. Quindi scordati di poterla in qualche modo importunare con le tue perfidie.” Girò sui tacchi e sparì dietro la porta.

Nascosta dietro lo stipite della sua porta, Dìs trascinò Nenuis nel suo salotto e sbarrò l’uscio. Poi levò le braccia al cielo.
“Sììììì! E vai, figlio mio!”

Kili tornò nella camera da letto, liberandosi strada facendo della camicia e dei pantaloni. L’umor nero sparì all’istante vedendo Miralys che lo aspettava vestita solo dei suoi riccioli; si infilò tra le lenzuola e la prese tra le braccia.
Lei gli affondò le dita  tra i capelli scuri, strofinando il naso nel suo collo e provocandogli mille brividi. Aveva iniziato  a baciargli la mandibola e la gola, quando si rammentò del frastuono, ora cessato:
“Che era successo, amore mio?” chiese, tra un bacio e l’altro.
“Mmmm…” mugolò lui, accarezzandola. “Niente di che, ho appena esiliato tua madre…”
Miralys lo ribaltò sulla schiena e appoggiò le labbra su quelle del marito:
“Almeno hanno smesso di fare chiasso…”  ogni pensiero ed ogni parola svanì in un bacio appassionato.




INDOVINELLO : perché Eldris è così arrabbiata?
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: idrilcelebrindal