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Autore: Ethasia    13/11/2013    1 recensioni
Da piccola ho sempre detestato il personaggio di Peter Pan. Adesso che sono più grande, il suo mondo, il suo modo di vivere mi hanno affascinata, al punto di desiderare di volare sull'Isola che non c'è. E mi sono domandata... cosa succederebbe se, dopo essersi lasciati a Londra, Wendy e Peter si ritrovassero, cresciuti e cambiati entrambi? Se l'Isola non fosse più il posto che i Darling avevano conosciuto da bambini? Così è nata la mia fanfiction.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimbi Sperduti, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Moira Angela Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saranno ore che voliamo. Sopra il cielo e sotto il mare. E potrei non stancarmene mai.
Finalmente libera. Libera da un posto che non è mai stato il mio, che odiavo e che mi odiava, libera di fare quel che voglio e non quel che vogliono, libera di sognare e lasciarmi tutto alle spalle. Ma come ho fatto ad andare avanti fin'ora, senza aria nei polmoni, senza un cuore che batteva? Questo è vivere.
- Ehi.. A voi non sembra di vedere qualcosa? - domanda Michael all'improvviso. 
John ed io dobbiamo socchiudere gli occhi per vederci meglio, ma mi accorgo di Peter che, poco distante, annuisce con approvazione; be', non è colpa nostra se siamo un po' miopi.
- Terra! - esclama John, eccitato. La vado anch'io, quella massa scura poco prima dell'orizzonte.
E mentre acceleriamo, la notte sbiadisce, il sole fa capolino.
E infine eccola, sotto di noi.
- L'Isola che non c'è - mormoriamo all'unisono.
Casa.
Siamo a casa.
Restiamo qualche secondo a contemplare quel posto che, pensavamo, non avremmo più rivisto.
- Guardate - esclama poi John, estasiato, - lo Scoglio delle Sirene!
- E là, l'Accampamento degli Indiani! - indica Michael entusiasta.
- E la Jolly Roger! - grido, accennando alla baita sotto di noi.
Un secondo prima che esploda il botto facciamo in tempo ad abbassarci: una palla di cannone stava per investirci in pieno. Due secondi, ed ecco partirne un'altra, che stavolta va a bucare una nuvola a diversi metri da noi.
- Il solito benvenuto - commenta John con stoicismo, pulendosi gli occhiali sulla maglietta. - E' bello essere così apprezzati.
Io e Mike scoppiamo a ridere, ma Peter non sembra altrettanto ilare. - Ci conviene andare, prima che mirino a ottanta metri da qui e riescano a beccarci.
Gli lancio un'occhiata a metà tra il torvo e l'incuriosito: in altri tempi sarebbe stato il primo a fiondarsi giù per provocare un po' i Pirati. Però non faccio commenti, e mi limito a seguirlo per cominciare la discesa verso terra.
Quando ci tuffiamo nella macchia veniamo accolti dal fruscio delle foglie, per me più familiare del dannato rumore di auto e pullman di Londra. Schizzando tra alberi, fiori e arbusti variopinti, si vedono le scie di luce lasciate dalle fate in fuga, le proteste stridule di qualche folletto, le grida spaventate dei piccoli animali. Anche questo mi è mancato, la natura. Incontaminata e perfetta.
Bastano pochi minuti e arriviamo a destinazione, trovandoci davanti ad un enorme, vecchio e ritorto albero, che altro non è se non il rifugio dei Bimbi Sperduti. Come se non avessimo fatto altro negli ultimi cinque anni, entriamo dall'unica apertura del tronco e scivoliamo sul pendio di legno, atterrando in piedi con la massima naturalezza. 
Una volta nell'ingresso mi guardo intorno. Strano. Ricordavo tutto più piccolo. Eppure, quando si cresce, le cose dovrebbero sembrare più piccole, non più grandi.
Dall'altra parte di una tenda fatta di pelli di nonvogliosaperequale animale, si sente arrivare un certo brusio; anche i Bimbi Sperduti li ricordavo più rumorosi. D'accordo, non sono più bambini: come noi, e come Peter, sono anche loro diventati Ragazzi. Ragazzi Sperduti. A pensarlo è quasi comico. 
- Va bene, sentite - sussurra Peter, a voce così bassa che dobbiamo avvicinarci per sentire, - ora io vado lì e voi aspettate. Vi dirò io quando entrare. Facciamo una sorpresa, chiaro?
Annuiamo. E senza dire altro, lui se ne va nella stanza accanto. Appena sparisce ci accalchiamo su un angolino appena scostato della tenda, attenti a non farci vedere: io in basso, John sopra di me, e Michael che galleggia sopra le nostre teste.
Rimango di sasso.
C'è un motivo per cui questo posto mi sembrava più grande: lo è. Ha le dimensioni di un loft. Be', l'equazione torna: bambini piccoli, spazio grande; ragazzi grandi, spazio enorme. E l'arredamento è strafico: poster di band degli anni dai '60 ai '90, un impianto stereo con casse che sprigionano potenza anche solo guardandole, un'immensa libreria stipata di cd e libri e riviste, poltrone, pouf e un paio di divani, amache attaccate a diversi livelli fino al soffitto, vestiti sparsi ovunque, perfino un minuscolo angolo cottura con - udite udite - macchinetta del caffè. C'è addirittura una lava-lamp blu e verde. E poi il pavimento di parquet chiaro, le pareti color caramello, le luci che creano un'atmosfera così accogliente.. Se mai ho immaginato la casa che avrei avuto una volta andata via da quella dei miei genitori, sarebbe stata così. 
Be', magari fatta eccezione per i sei ragazzoni più Peter che la abitano. E' strano vederli così cambiati e cresciuti, eppure riconoscerli uno per uno. Davvero molto strano. 
Non appena Peter fa il suo ingresso, il parlottio che li stava animando si spegne. Rimangono tutti a fissarlo come se fossero lì lì per picchiarlo, o forse abbracciarlo. O abbracciarlo picchiandolo. Intanto, lui esclama: - Vi sono mancato?
Okay, è più probabile che lo distruggano di botte. Finché..
- PETER!
- Dannazione, dove cavolo sei stato?
- Ci hai fatto prendere un infarto, brutto idiota..
E via dicendo tra insulti e sollievo. Peter per un po' li lascia fare.
- D'accordo, ragazzi, ora però calmatevi.
Lo ignorano.
- Ragazzi, per favore, basta.
Continuano ad urlare. Se di norma fanno questo casino, mi domando come abbiano fatto i Pirati a non averli già trovati.
- Va bene... RAGAZZI SPERDUTI, TUTTI IN RIGA!
I sei ammutoliscono, gli occhi sgranati. All'occhiata che Peter gli lancia scattano in piedi come molle e formano una linea perfetta, sull'attenti pancia in dentro petto in fuori. Col il loro capo che li guarda dall'alto in basso con sguardo severo, galleggiando a cinque centimetri dal pavimento, sembrano non respirare nemmeno.
Peter passa in rassegna la fila con occhi minacciosi, prima di atterrare e sospirare. - Rompete le righe.
Sollevati, i Ragazzi tornano a rilassarsi, seduti o distesi un po' dove capita. 
- Cosa avete combinato mentre ero via? - domanda Peter, prendendo a camminare avanti e indietro.
- Noi nulla - risponde qualcuno, indignato. - Le Sirene ci hanno chiesto una mano perché avevano perso una di loro.
- E dov'era andata?
- Dietro lo scoglio.
Soffoco uno sbuffo, con John e Michael che mi gelano con un'occhiataccia. Be', non è colpa mia se quegli esseri sono così stupidi.
- Vuoi dirci dove sei stato? Per un attimo abbiamo temuto che fossi tornato sulla Terra!
- Be', ci sono tornato - ammette Peter, - ma era solo per portarvi una sorpresa.
- Non scherzare.. Ci hai preso la tv?
- Per l'ultima volta, quaggiù il segnale non arriva, Dave.
- Be', però i lettori dvd funzionerebbero.
- Lasciamo perdere. Non è una tv, né qualsiasi altro apparecchio infernale possiate desiderare.
- Allora cosa?
Con un sorrisetto, Peter si volta verso il nostro nascondiglio. - Ehi, Darling, perché non venite fuori?
Ci scambiamo un'occhiata dubbiosa. Poi, un po' intimoriti, entriamo. 
Ci ritroviamo addosso dodici occhi completamente interdetti. Credo di capire come dev'essersi sentito Peter quando non abbiamo creduto che fosse davvero lui.
- Questi non sono i Darling. Sono troppo grandi.
- Allora nemmeno voi siete i Bimbi Sperduti - replica di getto John. Un attimo dopo è come se desiderasse mangiarsi la lingua: li sguardi di tutti si posano su di lui. Però, proprio quando comincia a sudare freddo, scoppiano tutti quanti a ridere.
- Okay, questo è proprio il nostro John - esclama qualcuno, divertito; John tira un gran respiro di sollievo, ma poi viene quasi strangolato dall'abbraccio di gruppo nel quale ci ritroviamo. 
- E' bello avervi qui, ragazzi!
- Ci siete mancati!
- Dobbiamo festeggiare!
- Forza gente, si va a caccia!
Tutti esultano e già si avviano verso l'uscita.
- Fermi là -. L'ordine di Peter arriva deciso.
i Ragazzi si voltano a guardarlo all'unisono. 
- Che c'è?
- La caccia non è cosa da ragazze - puntualizza Peter indicandomi.
- Ma a Wendy non importa - commenta Michael, ridendo. - Non t'importa, vero? - aggiunge, girandosi per guardarmi preoccupato.
- Neanche un po' - confermo. Ho proprio voglia di dare un'occhiata a quella libreria.
- E poi - aggiunge Peter severo, - abbiamo da fare. I Darling devono ancora superare la prova. Non sono Ragazzi Sperduti.
Mi volto a guardarlo così di scatto da farmi male al collo. Ma spero vivamente di aver sentito male.
- Abbiamo fatto la prova anni fa, Peter - gli ricorda John in tono ragionevole, ma lui non lo ascolta.
- E proporrei la Caccia al Tesoro.
Si leva un lamento generale. - Pet, non di nuovo!
- La Caccia al Tesoro è noiosa!
- Siamo già Sperduti! - protestiamo io e John all'unisono.
- Decisione che non ammette repliche - conclude Peter, deciso. - Tutti contro i Darling, in palio il titolo di Ragazzi Sperduti. Conviene che vi diate una mossa.
Resisi conto che sta facendo sul serio, i Ragazzi cominciano a volare fuori, sconcertati e abbattuti.
- Non vieni, Wen? - mi domanda Michael sulla soglia.
- Andate - rispondo a denti stretti. - Devo fare due chiacchiere col capo.
John e Michael mi conoscono abbastanza bene da sapere che è meglio filarsela. Peter no. Peter mi sorride.
- Dovresti raggiungerli - mi suggerisce divertito. - Il Tesoro stavolta è nascosto proprio bene.
Gli lancio un'occhiata truce. - Noi tre - sibilo furiosa - abbiamo avuto il titolo anni fa. Avevi detto che saremmo stati sempre Sperduti. Io - aggiungo, ormai quasi ringhiando - ero la prima Bimba Sperduta!
- Be', lo sei sempre - replica. - Vedi qualche ragazza, qui?
- Allora a che gioco stai giocando? - sbotto furibonda.
- Un atto formale - spiega alzando le spalle. - E poi, sarà molto divertente osservare dall'alto i tuoi sforzi per trovarlo.
- Cioè, ti stai solo divertendo? - domando incredula.
- Oh, no - ribatte. - In fondo, se non facessi quel che sto facendo, la mia credibilità come leader potrebbe essere messa in discussione, no? - Poi sorride. - Non mi dirai che hai paura di non trovarlo?
Oh, d'accordo. Molto, molto divertente. - Sbagliato - sbotto. - Lo troverò personalmente, e quando lo farò, la tua faccia sarà il premio più appagante che potrò ricevere.
- Tanti auguri - risponde alzando le spalle.
Irritata, schizzo fuori alla velocità della luce, trovando i miei fratelli ad attendermi ad occhi spalancati.
- Allora - sbotto prima che possano aprir bocca, - il piano è questo: battiamo ogni centimetro di quest'Isola, se necessario. John prende a nord, Michael a sud, e io vado da ovest a est. Lo dobbiamo trovare. Chiaro?
Rimangono talmente esterrefatti da rispondere solo - Sissignora.
- Allora muoviamoci - concludo asciutta, alzandomi in volo. Gliela faccio vedere io la paura, a quell'idiota.


 
  
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