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Autore: _Kurai_    13/11/2013    4 recensioni
Saitou vide chiaramente la trasfigurazione del suo sguardo: l'aveva visto combattere tantissime volte, fin da quando l'aveva conosciuto allo Shieikan, ma ogni volta quella trasformazione lo affascinava. Aveva visto molte persone trasformarsi quando prendevano la katana, ma lui era diverso.
Durava poco, di solito, perchè chi aveva la sfortuna di trovarsi davanti Okita Souji della Shinsengumi generalmente sopravviveva al massimo qualche minuto.
Quegli occhi ora avevano uno sguardo pungente e affilato come la sua spada, ma nei momenti di calma emanavano una luce fiera e determinata. Quella luce, nei momenti in cui scorreva il sangue, veniva eclissata da un bagliore sinistro, come se una luna rossa e portatrice di morte avesse oscurato la luce del Sole. Sì, proprio come in quel momento.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hajime Saitou, Isami Kondou, Souji Okita, Toshizou Hijikata, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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日食 [Nisshoku]
 

CAPITOLO I
 Darkness inside

I anno dell'era Keio, Ottobre.

Sua sorella Mitsu, quando era piccolo, gli aveva raccontato che era nato durante un'eclissi.

 

Gli era venuto in mente all'improvviso, mentre guardava il cielo che andava oscurandosi nel bel mezzo del pomeriggio. Era una tiepida giornata d'autunno, e il quartier generale della Shinsengumi era stranamente silenzioso.

Souji sedeva sulla porta della sua stanza, appoggiato con una spalla allo shoji spalancato, perso nei suoi pensieri.

Si erano trasferiti nel tempio di Nishi Hongan-ji 7 mesi prima, ma non si era ancora abituato a quel posto, anche perchè era molto più grande del quartier generale di Mibu.

Quella notte gli sarebbe toccato il turno di pattuglia, perciò avrebbe avuto tutto il diritto di riposarsi; o almeno così gli aveva detto Kondou-san, che dall'attacco all'Ikedaya dell'anno prima non faceva che preoccuparsi per lui, insieme a Hijikata, che quando si comportava da mamma chioccia era ancora più insopportabile del solito.

Ma lui stava benissimo, non aveva alcun bisogno di riposarsi.

O almeno, di questo era fermamente deciso a convincersi, e a convincerli.

Loro non dovevano sapere.

 

Era strano che nessuno uscisse fuori a guardare lo spettacolo bizzarro offerto dall'offesa Amaterasu quel giorno... beh, non così strano, se si parlava di Hijikata. Probabilmente, come al solito, era talmente preso dal lavoro (o da quei suoi orribili haiku) da non accorgersi nemmeno se fosse giorno o notte; anche se la notte decideva di calare a metà giornata, a lui non faceva alcuna differenza.

Kondou-san era andato a Kyoto quella mattina, e probabilmente era sulla via del ritorno.

Chissà a cosa stava pensando in quel momento, sotto quel cielo scuro.

Anche Sanosuke, Shinpachi ed Heisuke erano assenti giustificati, visto che la notte prima si erano dedicati ad una delle loro solite gare di bevute ed erano fuori combattimento da ore.

Saitou, con cui sarebbe andato in pattuglia quella notte, doveva essere - come ogni pomeriggio - ad allenarsi nel dojo o nel cortile sul lato opposto del quartier generale, ma sicuramente non si era accorto di nulla. Ogni volta che si allenava o combatteva, non vedeva altro che la propria spada e il suo obiettivo, calandosi in uno stato di concentrazione quasi mistica.

Non sapeva dove fosse Itou, ma non gli interessava. Quell'uomo non gli era per niente simpatico.

San'nan, come ogni giorno, era barricato nelle sue stanze, fermamente intenzionato a non rivelare la sua presenza a coloro che non sapevano della sua trasformazione.

Nemmeno Chizuru era in giro, stranamente. Sarebbe apparsa da lì a poco per portare il tè, con ogni probabilità.

Tutto era esattamente come al solito. Una straordinaria giornata ordinaria per gli Shinsengumi.

 

Il cielo stava per indossare in anticipo il vestito del crepuscolo, di un colore blu scuro macchiato di arancione, mentre la luna aveva già oscurato il sole quasi per metà.

Decise che non aveva più voglia di stare fermo, e che era ora di sgranchirsi le gambe, e magari trovare qualcuno con cui parlare. Quel cielo gli ispirava un'impressione a metà tra l'inquietudine e la nostalgia, e all'improvviso tutto quel silenzio lo metteva a disagio.

Era veramente inusuale per lui, una sensazione simile.

Gli venne in mente che sarebbe stato estremamente divertente andare a disturbare il Vice - cosa che, del resto, era una delle sue occupazioni preferite - almeno le sue urla demoniache avrebbero riempito tutto quel silenzio.

Si alzò e chiuse piano lo shoji.

Fatti i pochi passi che lo separavano dagli alloggi del fuku-cho, si preparò ad un'entrata d'effetto: magari il vice demoniaco avrebbe macchiato il foglio con l'inchiostro per essere stato preso di sorpresa, e così l'avrebbe inseguito per tutto il tempio agitando la katana... sarebbe stato un bel modo per risvegliarsi dal torpore e per scrollarsi di dosso quella spiacevole sensazione.

 

Mentre era sul punto di entrare, non riuscì a trattenere un violento colpo di tosse, che sembrava voler venir fuori a tutti i costi, giusto per rovinare il suo piano.

«Souji, sei tu?»

Souji - imprecando tra sè e sè - entrò nella stanza, rinunciando alla sua idea; si passò una mano sull'angolo della bocca, cancellando un sottilissimo rivoletto di sangue, prima che Hijikata lo vedesse.

«Ehi, demone instancabile! Che scrivi di bello oggi?» disse, col suo solito sorrisetto sghembo. Allungò lo sguardo sul foglio e vide che si trattava solo di una lettera per qualche familiare. Nessuno spunto per punzecchiare il vice-comandante. Non era decisamente la sua giornata.

«Hijikata-san, hai visto il cielo?»

«Uhn? Perchè dovrei perdere il mio tempo a guardare il cielo? Ho ancora un sacco di cose da fare, e Kondou-san arriverà tra poco...»

Okita spalancò del tutto le porte scorrevoli.

Solo in quel momento Hijikata si accorse della penombra che era calata nella stanza, e del cielo scuro che li sovrastava.

Toshizou guardò fuori per qualche secondo senza dire nulla, apparentemente senza avere nesssuna reazione, per poi fare un sospiro, posare il pennello e dire, riprendendo il suo tono calmo:

«...Suppongo che in certi casi si debba proprio stare ad osservare.

Solo un paio di minuti, però. E non guardare il sole, che diventi cieco. »

«Sì, mamma.»

 

Fu in quel momento, proprio nell'istante in cui Hijikata si voltava verso di lui per guardarlo male, che sentirono un urlo, un rumore di carta di riso che si strappava e un tonfo.

Poi più nulla.

Hijikata tornò dentro, prese in un istante la katana dal suo supporto e si precipitarono entrambi verso la fonte del rumore.

"Rasetsu." Fu il pensiero che attraversò la mente di entrambi.

 

Era giorno, ma per qualche manciata di minuti era anche notte.

Per la "Squadra Scelta" della Shinsengumi, un nome fin troppo bello per quello che rappresentava in realtà, suonava come un invito a pranzo inatteso e fuori orario.

Erano 3.

E San'nan non era da nessuna parte.

Poi capirono da dove era venuto l'urlo: Saitou, in posizione di guardia e con la spada stretta nella mano sinistra, era davanti ad una tremante Chizuru. Visto il buco non indifferente nella porta scorrevole del dojo, aveva da poco scaraventato fuori a colpi di spada quello che una volta era stato un uomo, ma ora era solo una bestia assetata di sangue, e si preparava a finirlo. Il rasetsu emetteva suoni sconnessi e gorgoglianti mentre si rialzava meccanicamente, e uno squarcio enorme sul suo addome si stava rimarginando ad una velocità incredibile. Gli altri due rasetsu si avventarono su di loro non appena li videro, con pura furia cieca e privi di qualsiasi barlume di ragione.

Ancora prima di pensarlo coscientemente, Souji si trovò in posizione di attacco: la spada era perfettamente orizzontale e appoggiata di piatto sull'avambraccio sinistro per dirigerla meglio e colpire in modo letale e più veloce possibile. Doveva colpire un organo vitale.

 

Saitou vide chiaramente la trasfigurazione del suo sguardo: l'aveva visto combattere tantissime volte, fin da quando l'aveva conosciuto allo Shieikan, ma ogni volta quella trasformazione lo affascinava. Aveva visto molte persone trasformarsi quando prendevano la katana, ma lui era diverso.

Durava poco, di solito, perchè chi aveva la sfortuna di trovarsi davanti Okita Souji della Shinsengumi generalmente sopravviveva al massimo qualche minuto.

Quegli occhi ora avevano uno sguardo pungente e affilato come la sua katana, ma nei momenti di calma emanavano una luce fiera e determinata. Quella luce, nei momenti in cui scorreva il sangue, veniva eclissata da un bagliore sinistro, come se una luna rossa e portatrice di morte avesse oscurato la luce del Sole. Sì, proprio come in quel momento.


*Secondo la religione shintoista, la causa del fenomeno dell'eclissi è da attribuire alla dea del sole Amaterasu, che, offesa per le azioni riprovevoli del fratello Susanoo, si ritirò in una grotta privando il mondo della luce solare.


Ho iniziato a scrivere questa storia quasi un anno fa per poi interromperla e abbandonarla in una cartella a prendere polvere virtuale, e adesso in un momento di follia ho deciso di pubblicare il primo capitolo, sperando che mi stimoli a continuare. Prima di iniziarla ho fatto diverse ricerche sugli archivi delle eclissi storiche, ma ho finito per prendermi comunque qualche piccola licenza, spero che mi perdonerete XD
Ringrazio in anticipo chi leggerà e chi lascerà una recensione anche critica, per spronarmi a continuarla e a migliorarla! 
Mata ne~

   
 
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