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Autore: DezoPenguin    14/11/2013    0 recensioni
Nella Londra vittoriana, la ricerca di un appartamento poco costoso in cui vivere costringe Natsuki a trasferirsi con una giovane donna...nessun premio se indovinate chi è...il cui insolito lavoro apre per lei un mondo di misteri e di segreti. AU, prima parte di una serie.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementary My Dear Natsuki'
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Note dell’autore: Mi disturba il fatto che a quanto pare Reito, in Otome, non abbia un cognome convenientemente occidentale che possa usare qui.

 

Elementare, mia cara Natsuki-Capitolo 2

La carrozza ci portò davanti al magazzino di Rotherhithe che apparteneva alla ditta Vamberry e figlio, Commercianti di Vini. Un esemplare particolarmente spiacevole di balordo fissò Shizuru, io lo fissai a mia volta e lui si accartocciò sotto la forza del mio sguardo, scivolando di nuovo nell’angolo buio da cui era uscito.

Shizuru mi sorrise.

"Ara, ho fatto bene a portare Natsuki con me."

Decisi che quella frase non meritava una risposta. Invece chiesi,

"È questo il posto?”

"Sì, Vamberry e figlio. L’ispettore capo Kanzaki dovrebbe aspettarci."

"Dovrei sapere qualcosa di lui?"

"Lui e l’ispettrice Armitage sono gli ufficiali migliori in forza a Scotland Yard. È ambizioso e credo miri a salire molto più in alto della sua attuale posizione. Quindi mi consulta per assicurarsi che non ci siano fallimenti nel suo curriculum."

"Lo odio già."

Shizuru rise, coprendosi la bocca con una mano.

"Natsuki si sente protettiva oggi."

Sbuffai. Quella donna era impossibile!

Attraversammo la strada fino al magazzino, poi girammo l’angolo per raggiungere una porta laterale dove un agente ci stava aspettando.

"Mi perdoni signorina," si portò una mano all’elmetto quando vide Shizuru. "Spiacente ma non posso farvi entrare."

"Sono Shizuru Viola. Il capo ispettore Kanzaki mi sta aspettando, credo?"

"Oh, sì, signorina. Scusatemi. Entrate pure." Aprì la porta e si fece da parte. Lei si diresse verso l’entrata, io non lo feci. L’agente guardò me e poi lei.

"Natsuki è con me," spiegò lei. "Non preoccupatevi; non è affatto sospetta come sembra."

Beh, grazie.

L’invito comunque aveva chiarito almeno una cosa. Qualunque fossero state le sue ragioni per volermi con se’, la motivazione che mi aveva dato era stata semplicemente una scusa. Era altamente improbabile che Kanzaki o uno dei suoi sottoposti non potessero mandare una carrozza a Shizuru, e poi assicurarsi che arrivasse sana e salva prima che venisse aggredita da uno dei predatori naturali del porto. Forse era solo il modo che Shizuru aveva scelto per condividere il suo lavoro con me senza dirlo apertamente? E la mia curiosità nei suoi confronti davvero arrivava al punto da rendermi disposta ad assistere mentre investigava su un omicidio?

Visto che i miei piedi sembrarono muoversi da soli verso la porta, pensai che, sì, ero davvero disposta.

Il magazzino era enorme e avvolto nella penombra, non aveva abbastanza finestre e lucernari per essere illuminato bene. Casse e ceste erano impilate ovunque, rendendo l’ambiente ancora più buio e creando un labirinto da quello che era stato un grande spazio aperto. Un paio di secondi lì dentro furono sufficienti a farmi dimenticare la mattina di sole che stava all’esterno e ad essere schiacciata da un senso di minaccia che sarebbe stato più adatto ad un romanzo poliziesco. Mi si rizzarono i capelli sulla nuca e quasi di riflesso le mie mani si posizionarono in modo da permettermi di estrarre le pistole e sparare in un istante.

Grazie al cielo, c’è una bella differenza fra l’essere pronti ad un atto di violenza e l’esservi coinvolti, altrimenti avrei fatto la figura della stupida una volta arrivate sulla scena del crimine. Sul retro dell’edificio, nella parte che dava sui moli, c’erano cinque uomini in piedi attorno al corpo riverso di un sesto. Due di loro erano agenti in uniforme, mentre un terzo, sulla cinquantina e con una barba brizzolata, era vestito come un operaio.

Gli ultimi due stavano in piedi proprio accanto al cadavere. Uno era alto, bruno e affascinante come l’uomo del destino predetto dalle indovine, ed anche se il taglio dei suoi abiti era pratico ne riconobbi la qualità. Il suo compagno era di qualche centimetro più basso, ma comunque poco più alto della media, con un viso allungato da cavallo ed una chioma di capelli ribelli biondo rame ed abiti che facevano il paio con la pettinatura, stazzonati com’erano.

"Buongiorno, Reito," salutò Shizuru, costringendomi a chiedermi: Reito? Poi ricordai il modo in cui aveva subito usato il mio nome di battesimo quando ci eravamo conosciute, quindi probabilmente quello era solo il suo modo di fare.

"Sergente," aggiunse, rivolgendosi all’altro. Sì, Kanzaki doveva essere la metà elegante e rifinita della coppia. Peccato che non fosse stato il contrario, gli avrebbe dato carattere.

"Shizuru. Grazie per essere venuta." La sua voce si intonava con il suo aspetto: dolce, impostata, senza alcun accento.

Il suo sguardo si posò su di me.

"Posso presentarvi la mia amica, la signorina Natsuki Kuga? Natsuki, l’Ispettore Capo Kanzaki ed il Sergente Tate."

"Piacere di conoscervi, signorina Kuga," disse Kanzaki, con un educato cenno del capo.  

"Grazie," risposi, tentando di essere civile. Non c’era alcun motivo per cui dovessi fare una scenata in presenza di un cadavere. Ma Kanzaki era una di quelle persone che mi ispiravano sfiducia a pelle.

"Devo avvertirvi, è una scena decisamente violenta," disse, lui, poi si fece da parte con Tate per permetterci di guardare bene quello che c’era sul pavimento.

Il cervello riesce a fare brutti scherzi quando viene sottoposto ad uno shock improvviso. La prima cosa su cui la mia mente si concentrò quando vidi il corpo, non fu il volto del morto o la ferita che l’aveva ucciso, ma il fatto che sembrava una sgargiante macchia di colore in quella luce fioca e contro le sfumature grigiastre del legno delle casse: il cappotto verde bottiglia e i pantaloni a scacchi risaltavano ancora di più appunto perché il cadavere era disteso ai piedi di una pila di casse. Tuttavia la mia volontà di non guardare il viso del defunto non durò a lungo. Un lato della sua testa era stato sfondato con una furia selvaggia, aprendo letteralmente il cranio. Visto che la testa era girata da un lato il viso del cadavere era orribilmente distorto, in particolare l’occhio destro dato che l’orbita era stata parzialmente aperta dal colpo. I suoi lineamenti erano carnosi ed il naso bulboso.

Mi venne da vomitare, ma riuscii a controllarmi. La morte violenta non era una vista sconosciuta per me. Questa era solo particolarmente spiacevole ed enfatizzata da quello scenario squallido. Vidi che Shizuru mi stava fissando, stava forse giudicando la mia reazione?

"Un colpo solo, estremamente forte, credo," disse lei.

"Penso che il chirurgo della polizia lo verificherà durante l’autopsia. L’assassino è un uomo forte, ed ha usato un bastone con l’anima di piombo, o un piede di porco."

"E probabilmente ha colpito da dietro e l’ha lasciato dov’era caduto, a giudicare dalle macchie di sangue su quelle casse." Guardò il lungo spruzzo di sangue che imbrattava due delle casse, poi aggrottò lievemente la fronte. "Porta la fede. Vi dispiace girare il corpo?"

Kanzaki annuì, poi guardò Tate. Il sergente si inginocchiò e girò il cadavere e Shizuru, senza alcuna esitazione, cominciò a frugare nelle tasche della vittima.

"Ha un orologio d’oro con catena, un portafoglio contenente… due banconote da dieci sterline, un borsellino con tre sterline, due scellini e quattro pence, ed un portasigarette d’argento."

A quanto pareva il movente dell’omicidio non era stato il furto. Shizuru aprì il portadocumenti.

"Wilson Scott Vamberry, Commerciante di vini ed alcolici, abita a Tottenham Court Road, anche se l’avete già menzionato nella vostra lettera."

"È stato il signor MacLeod ad identificarlo. Ha trovato il corpo quando è arrivato al lavoro stamattina."

Ci voltammo tutti verso l’uomo che stava accanto agli agenti.

"Il responsabile del magazzino," spiegò Tate. "Viene sempre ad aprire alle sette di mattina."

Kanzaki fece un cenno a MacLeod, che si avvicinò.

"Shizuru, questo è il signor Robert McLeod."

"E voi avete scoperto il corpo del signor Vamberry?" gli chiese.

Il suo sguardo saettò dall’ispettore a Shizuru e poi di nuovo all’ispettore, come se stesse tentando di decidere quale fosse il ruolo di Shizuru nell’indagine. Visto che ovviamente lei sembrava agire su ordine della polizia, l’uomo si strinse nelle spalle poi rispose.

"Proprio così." Il suo accento era molto marcato, a differenza di quello della nostra padrona di casa. "Vengo sempre qui alle sette di mattina. Ho aperto la porta di lato ed ho chiamato il sorvegliante, ma Fulke non mi ha risposto. Avevo paura che gli fosse successo qualcosa, così ho cominciato a dare un’occhiata in giro, chiamandolo di tanto in tanto. Poi ho trovato questo, così sono uscito e ho chiamato la polizia."

Accennò al cadavere, indicando cosa avesse voluto dire con ‘questo’.

"E non avete visto nessun altro qui nel magazzino?" chiese Kanzaki.

"No, non ho visto niente," disse MacLeod in tono tagliente. Pensai che avesse voluto aggiungere "Non credi che te l’avrei detto se fosse successo, razza di stupido?" alla fine della frase. Mi piacque.

"Il signor Vamberry visitava spesso il magazzino?" chiese Shizuru.

"A volte lo faceva, anche se non ho mai saputo che venisse di notte. In questi ultimi giorni aveva affidato il lavoro a me," disse, orgoglioso, "o mandava suo figlio o il signor Clark. Comunque, sarebbe stato di giorno, non di notte. E poi perché venire qui di notte? Ci si vede poco già così." Il suo accento si fece più pesante mentre cominciava ad agitarsi.

"Suppongo che il magazzino sia chiuso a chiave durante la notte?"

"Aye."

"E chi ha le chiavi?"

"Io, e il signor Vamberry, e il signor Clark."

"Ed il guardiano?" intervenne Kanzaki.

"Fulke? Oh, aye, lui aveva una chiave della porta laterale, ma non del portone che dava sui moli."

"Mancano le chiavi del signor Vamberry," fece notare Shizuru.

"E manca il guardiano."

"Signor MacLeod, avete detto che la porta era aperta quando siete arrivato stamattina. Si trattava solo della porta laterale o anche i cancelli che danno sul molo?"

"Quelli li abbiamo trovati sbarrati e chiusi a chiave," ci informò Tate.

"Oggi non li ho chiusi, anche se lo faccio ogni notte prima di tornare a casa," rispose MacLeod.

"Capisco."

Shizuru premette i palmi delle mani l’uno contro l’altro, in atteggiamento di riflessione o forse di preghiera.

"Avete menzionato un certo signor Clark. Posso sapere chi è?"

"Il signor Clark è il socio di minoranza della ditta."

"Capisco. Vi ringrazio, signor MacLeod. Siete stato di grande aiuto. Ora, un’ultima domanda, cosa sapete dirmi del guardiano?"

MacLeod strinse le labbra.

"Pensate che sia stato Fulke a fare questo?"

"Dobbiamo sapere quanto più possibile riguardo le persone coinvolte. Vi prego di rispondere alla domanda della signorina Viola."

"Lavora per la società da più di vent’anni. Prima era un operaio ma quattro anni fa gli è caduta addosso una pila di casse che gli ha quasi spappolato la gamba. Non puoi spostare pesi con una gamba scassata, anche se sei forte, così gli hanno dato il posto di guardiano notturno."

"Che aspetto ha?"

"Più o meno la mia età. Capelli scuri, ben rasato. Sarebbe alto un metro e ottancinque solo che ha la gamba storta, quindi sta sempre piegato." Ignorando Kanzaki, si rivolse a Shizuru e aggiunse, "Non l’ha fatto lui, signorina. Tante società buttano fuori gli operai feriti che non possono più lavorare, ma il signor Clark l’ha tenuto. Fulke non si sarebbe mai lamentato di Vamberry e Figlio, nemmeno per scherzo, se capisce quello che intendo."

Shizuru annuì.

"Sì, capisco. Anche se troppo spesso le persone finiscono per causare dolore a coloro che amano. Vi ringrazio, signor MacLeod. Potete andare, a meno che l’Ispettore non abbia altre domande, forse?"

Kanzaki scosse la testa.

"No, è tutto. Assicuratevi di annotare il suo indirizzo, sergente, poi accertatevi che il corpo sia portato all’obitorio. Sono sicuro che la ditta vorrà riprendere il lavoro domani."

Tate, MacLeod, e gli agenti si allontanarono per provvedere ai loro incarichi, lasciandoci sole con Kanzaki.

"Bene, Shizuru, di certo avrete capito a cosa mi riferivo nella mia lettera?" 

Lei gli regalò quel suo sorriso placido.

"Oh, sì."

"Se mancassero soldi e gioielli potremmo dire che il guardiano l’ha derubato ed è fuggito. Se non mancasse nulla allora diremmo che ha litigato con Vamberry, o che Vamberry l’ha sorpreso a rubare, quindi Fulke l’ha ucciso ed è fuggito. Ma portar via solo le chiavi e nient’altro? Non ha senso-non in uno scenario così semplice."

Quindi quel bel faccino era capace di pensare.

"Oh, è più complicato di così," fu d’accordo Shizuru. "Anche se, d’altro canto, non lo è."

"Vi piace essere enigmatica."

"E a voi no, Reito? Ma vi darò un suggerimento. La prova sulla terza cassa è quella decisiva." Indicò la cassa di cui parlava, quella accanto alle due macchiate di sangue.

"La terza cassa? Ma non vi abbiamo trovato nulla di strano.”

"Sì, è quello che pensavo." Gli sorrise. "Vogliamo andare, Natsuki?"

Lasciammo Kanzaki a fissare pensosamente la cassa, con la fronte aggrottata. Sarei stata più felice del fatto che Shizuru lo avesse messo in difficoltà se avessi avuto idea di cosa stesse parlando. Odio davvero sentirmi la più stupida del gruppo.

"Allora, cosa c’entrava l’ultima cosa che avete detto?"

"Ara, Natsuki è davvero curiosa oggi."

"Io-" Maledizione. "Beh, se finite col discutere di questo affare davanti a me è più che naturale che finisca per ascoltare."

"Visto che a Natsuki piacciono le storie di detective, forse dovrei evitare di spiegare le cose fino alla fine?"

Presi un appunto mentale per ricordarmi di non lasciare mai più le mie riviste dove Shizuru potesse vederle.

"Lo avete suggerito ad Alto, Bruno, ed Irritante."

"Natsuki ha avuto lo stesso suggerimento che ho dato a Reito."

"Sì, ma lui può guardare le casse per capire che cosa intendevate." Tacqui per un secondo. "Un attimo...Shizuru, non vi siete mai avvicinata alle casse. Come avete fatto a vedere quello che c’era da vedere?"

Scosse la testa.

"No, come ho detto anche a lui, non c’era nulla da vedere. Potevo constatarlo dal punto in cui stavo."

"Non ha senso."

"Natsuki, non era necessaria un’ispezione accurata per vedere che non c’era niente."

Gemetti.

"Va bene, questo è vero."

Uscimmo dal magazzino, oltrepassando l’agente di guardia.

"Mi chiedo se riusciremo a trovare una carrozza qui intorno."

"Prima però dobbiamo parlare con l’amico di Natsuki."

"Con chi?" chiesi, ma lei si era già avviata, attraversando la strada per raggiungere il punto in cui ci aveva lasciate la carrozza, incedendo con grazia come se lo sporco e la polvere della strada non potessero toccarla. Mi affrettai a seguirla, sentendomi un po’ ridicola, e mi accorsi che stava puntando proprio verso l’angolo in cui era seduto il mendicante. L’uomo era ancora lì.

"Perdonatemi," disse Shizuru, "ma posso farvi una domanda?"

Lui alzò lo sguardo su di lei, i suoi occhi arrossati esprimevano un'evidente confusione. Di solito avvicinava le signore ben vestite nella speranza che si sentissero caritatevoli nel confronti di una povera anima. Non erano loro ad avvicinarsi spontanemante a lui. Potei quasi vedere i suoi pensieri mentre cercava di capire perché Shizuru lo avesse chiamato.

"Chissei, ‘na specie di missionaria?" sputacchiò attraverso i denti rotti. Non potevo dargli torto. Il genere di beneficienza che derivava dalla pia certezza di essere migliore di chi riceveva l’aiuto avrebbe irritato anche me. Troppe ‘opere di bene’ erano fatte più per l’orgoglio dei ricchi che per il bene dei poveri.

"Spero proprio di no," gli disse Shizuru. "Eravate qui l’altra notte?"

"Chett’importa?"

"Per voi potrebbe significare mezza sovrana.” Gli mostrò il denaro, tirando fuori la moneta dalla borsetta. Gli occhi di lui si illuminarono come se fosse entrato nella caverna in cui il drago aveva nascosto il suo tesoro. Il che probabilmente era vero, la mezza sovrana probabilmente era più denaro di quanto guadagnasse in una settimana.

"Ero qui." Tese la mano per prendere la moneta, ma Shizuru la allontanò.

"Prima ditemi cos’avete visto davanti a Vamberry e Figlio."

Lui sospirò.

"Vabbè, dormivo qui in strada, quando una carrozza mi sveglia, no? Non ne passano tante di notte. Così do un'occhiata. Esce un tizio e va alla porta sul retro. Penso, embè, e torno a dormire. Dopo però arriva un carro, una roba grossa e che fa un sacco di rumore, e poi si apre il portone e cominciano a caricare roba, vero come il Vangelo."

"Sapete che ora era?"

"Ti sembro uno che ha un orologio?" scoppiò in una risata ansimante.

"Bene, allora, potete descrivere il carro?"

"Manco per niente. Niente lanterne, se capisci quello che dico, così ho fatto il bravo e sono tornato nel vicolo così non mi vedevano.

"Capisco. Vi ringrazio molto." Gli diede la moneta e lui si illuminò. Ritornò nel suo vicolo e noi ritornammo in strada in cerca, presumibilmente, di una carrozza.

"Furto?" chiesi. "O forse contrabbando, merce illegale nascosta tra quella di Vamberry? Ma voi lo sapevate, ve l’aspettavate. Per questo avete parlato a quell’uomo."

"Sì, proprio così."

"Ma come? È stato per via della cassa? È stato quello a mettervi sulla strada giusta?"

Shizuru mi sorrise.

"Ora Natsuki sta cominciando a capire."

"L’unica cosa che sto cominciando a capire è perché riusciate a guadagnare denaro facendo questo lavoro." Chiaramente riusciva a vedere delle cose che io non notavo e questo era un talento che valeva la pena di essere pagato.

Inclinò la testa da un lato come cercando di vedere la cosa da una nuova angolazione.

"Davvero? Ma non è ovvio?"

Arrossii, imbarazzata. Doveva proprio farmi sentire una completa idiota?

"Ho capito che la cassa aveva qualcosa che non andava, il che vi ha rivelato che hanno spostato la roba all’interno del magazzino. Fin lì ci arrivo. Ma quello che non capisco è che cosa c’era esattamente di strano."

"Era la macchia di sangue. Quando l’assassino ha ucciso Vamberry il colpo ha causato uno spruzzo di sangue che ha macchiato le casse. Ma la terza cassa non era sporca nonostante la traccia sulla seconda, dalla lunghezza e dall’angolazione, avrebbe dovuto continuare anche sulla terza. Questo mi ha rivelato che la terza cassa non era stata lì al momento dell’omicidio. O è stata messa lì più tardi o, più probabilmente, è stata messa lì al posto di un’altra."

"E perché questa sarebbe più probabile?"

 "Bè, dubito che là dentro si siano svolte attività lecite dopo l’assassinio del proprietario. Dei criminali non avrebbero alcuna ragione di mettere una cassa in uno spazio vuoto, ma potrebbero sempre rubarne una e metterne un’altra al suo posto, in modo da nascondere l’importanza di quella mancante. Ed anche se all’interno del magazzino si notasse uno spazio vuoto, questo sarebbe nel punto in cui si trovava la cassa nuova, confondendo le idee su cosa sia stato effettivamente rubato."

"Ci sono! Se si fosse trattato di contrabbando, la polizia avrebbe pensato, per esempio, che la merce fosse nascosta in una spedizione danese per John Doe invece che in una spedizione francese per Richard Roe, e avrebbe sprecato tempo facendo indagini su una persona innocente. Ed hanno portato via la cassa perché sapevano che l’omicidio avrebbe dato inizio ad una perquisizione che avrebbe portato alla scoperta di qualcosa di importante."

"Ora Natsuki sta cominciando a capire," disse Shizuru, sorridendo di nuovo.

"Per questo si sono presi le chiavi di Vamberry! Dovevano aprire il portone che dava sui moli perché la cassa non sarebbe passata dalla porta secondaria, poi hanno richiuso tutto per lo stesso motivo che avete detto, per nascondere il fatto che qualcosa era stato spostato," continuai, trasportata dal concatenarsi delle idee. Accidenti, questa faccenda era davvero interessante. L’avrei quasi definita divertente, se non fosse stato per il tizio che in quel momento giaceva nel magazzino col cranio fracassato.

"Fulke! Lui era la talpa per quelli del carro, così avrebbe potuto aprire la porta permettendo ad altri ladri o contrabbandieri di entrare nel magazzino."

“Bè… questo lo vedremo."

"No?" dissi, pentendomi immediatamente di non aver saputo trattenere la delusione nella mia voce.

"Potrebbe essere, ma stiamo correndo troppo. Forse ci faremo un’idea più precisa quando incontreremo gli altri attori del nostro dramma."

Vide una carrozza e sollevò il braccio; la vettura si fermò quasi all’istante. In un quartiere come quello, anch’io mi sarei fermata per far salire una signora vestita come lei. L’indirizzo che diede al vetturino ci avrebbe portate di nuovo verso casa, ma non a Baker Street. Invece, eravamo dirette verso Tottenham Court Road, agli uffici di Vamberry e Figlio.

  
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