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Autore: sibley    14/11/2013    1 recensioni
No, non poteva essere. Era sempre stata lei quella a lasciare i fidanzati, ma adesso le cose non erano andate così. Erano passate due settimane dal suo rapimento, e Superman era diventato ufficialmente un ghiacciolo nei suoi confronti. Aveva pianto per due lunghi giorni, aveva pianto tutte le proprie lacrime, e tutto per cosa? Per un ragazzo! Aveva pianto solo nel vedere sua madre trattata male da suo padre... Tanto, tanto tempo fa. E ora, le sue lacrime erano dedicate a Clark Kent. Doveva assolutamente smetterla.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Wonder Woman's Stories'
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Quando il mattino dopo Diana si svegliò, in mente le rimanevano solo pochi strascichi della serata passata. Ricordava il discorso da ubriaca marcia, ricordava il discorso da semi-sobria, e il discorso di Bruce, che la elogiava in tutto e per tutto. Ricordava inoltre, la telefonata di Kara, che si era perpetrata fino all'una di notte. Purtroppo, una volta sveglia, si rese conto di aver davvero bevuto troppo. Il mal di testa era tremendo, le sembrava di avere un porcospino che le si rotolava sulla testa. Si diresse in cucina, e decise di concedersi un piccolo rimedio umano. Si fece una bustina di analgesico, per calmare i dolori. Un quarto d'ora dopo si placò il male alle tempie, e velocemente decise di uscire di casa. Si rese conto solo quando mise un piede fuori dalla porta, che era Giovedì. L'indomani sarebbe dovuta tornare alla base, per trascorrere il Weekend a Smallville, nella fattoria di Clark. Sorrise come una totale inebetita, al pensiero di rivederlo. Chiamò Kara, che rispose al primo squillo, manco fosse stata attaccata al telefono ad aspettare la chiamata. 

"Ehm... Mi serve un consiglio." attaccò Diana, senza nemmeno salutare.

"Spara."

"Ecco, devo uscire con Clark, o per meglio dire, mi ha invitata a trascorrere a Smallville il Weekend. Come ben sai, non sono una Femme Fatale. Però, ciò non toglie che mi occorra velocemente un aiuto per apparire ben più sexy di quanto io non sia mai sembrata in tutta la mia vita. Prima domanda: come mi vesto?"

"Che domanda stupida. Che dilemma stupido. Per quel che mi riguarda, non ho idea di cosa ci sia nel tuo armadio, quindi penso che il tuo solito abbigliamento sia la cosa migliore. Non fargli notare che ti stai tirando tutta solo per lui."

"Già! Non si fanno vedere queste cose..."

"Appunto. Poi, altri consigli?"

"Mh, sì. Secondo te chi potrebbe averlo convinto a lasciarmi?"

"Oh, su questo non ci piove. Qualcuno che proprio ti detesta!"

"Io non so se c'è qualcuno che mi detesta..."

"Allora siamo punto e a capo, cara."

"Credo di sì. Be', vado. Cià."

"Ciao..."

Diana rimise il cellulare in tasca, e proseguì la sua passeggiata. Iniziò a pensare a cos'aveva nel guardaroba. Sicuramente, non era il caso di presentarsi in Jeans e felpa, così come non era il caso di presentarsi con l'abito di sera, alle due del pomeriggio. Ricordò di avere dei leggings marroni, con la gonna a balze cucita sopra. Un effetto elegante, ma allo stesso tempo casual. Rimaneva solo da decidere cosa indossare sopra. Scartò la vasta infinità di felpe e T-Shirt, anche se per un attimo pensò di indossare una maglietta di Superman. Gli umani ne vendevano a pacchi sulle bancarelle, e se ne era procurata una, tanto per piangerci sopra. Scartò inoltre le magliette di Clark, che aveva ancora lei, e scartò pure gli orrendi indumenti ottocenteschi che le regalava sua madre, la Regina delle Amazzoni, Hypolita. Mentre rimuginava su questo, fece la spesa e tornò a casa. Decise di estrarre dall'armadio quello che rimaneva. Le rimasero solo i Top e le camicie, si guardò il seno e decise che un Top era troppo sfrontato, perciò li scartò, rimettendoli nell'armadio. Rimasero le tre camicie. I leggings erano marroni, per niente adatti quindi al verde acqua, e scartò la prima camicia. Rimasero solo la camicia bianca, e quella nera, con i risvolti oro. Scartò la nera, che a suo dire, era troppo trasparente, tenendo fuori solo la camicia bianca. 

Si cucinò brevemente un pranzo a base di tagliatelle ai funghi, e mangiò con gusto. In effetti, aveva ripreso a mangiare solo la sera prima a cena con Bruce. Non aveva mangiato molto nei giorni addietro. Mentre sparecchiava, e infilava i piatti in lavastoviglie, il campanello suonò ripetutamente e ritmicamente. Riconobbe lo scampanellio, e si domandò distrattamente come diavolo avesse fatto il suo migliore amico ad avere il nuovo indirizzo. Ma, velocemente arrivò alla conclusione che doveva esserci Kara dietro a tutto ciò. Andò ad aprire, prima che quel disgraziato del suo migliore amico decidesse di buttare giù la porta. Non appena aprì la porta, si ritrovò davanti il suo migliore amico, Aquaman, che reggeva in mano uno strano strumento. Da quando la guerra con Atlantide era finita, era cambiato di gran lunga. Era diventato più scherzoso, anche troppo. Aveva iniziato ad essere giocoso, e a fregarsene dei problemi minori, concentrandosi però sempre diligentemente sui pericoli più grandi. Sorrise lei, e sorrise lui. Lei si fece da parte, senza parlare, mentre lui entrava come un tifone. Si accomodarono sul divano cremisi di lei, o meglio, lei si accomodò, lui si stravaccò.

"Allora, com'è che l'indirizzo umano non si da più ai migliori amici?"

"Allora, com'è che tanto il migliore amico l'ha scoperto lo stesso?"

"Con la corruzione!" rise lui.

"La corruzione di?..."

"Bruce Wayne. Lui il tuo indirizzo l'aveva..." disse rattristato.

"Era necessario che lui l'avesse per sbarazzarmi di lui. Insomma, sai cos'è successo alla Base, no? Ecco, ieri sera siamo usciti a cena e..." e non finì la frase, poiché Aquaman saltò su, eccitatissimo all'idea che fosse accaduto qualcosa.

"...e cosa? COSA?"

"...e niente. Gli ho detto che non mi interessa. Certo, poi mi ha fatto un discorso che me l'ha altamente fatto rivalutare... Però, non cambia le cose. Ora, dimmi che cos'è quel coso..."

"E' un bong!"

Diana aveva sentito parlare di quei cosi, ma non immaginava certo che Aquaman avesse iniziato a far uso di quella roba. Quando però lui cercò di fare un tiro dal bong, lei si rese conto che effettivamente non sapeva nemmeno come utilizzarlo, dal momento che non lo accese. Però, le parole sconnesse che disse qualche secondo dopo, le fecero capire che non era fatto, neanche un po', ma che semplicemente faceva finta. Gli strappò il bong di mano, e si alzò per gettarlo nella spazzatura.

"Dobbiamo parlare." esordì lei.

"Dimmi, tesoro."

"Devi smetterla con questo atteggiamento da impedito mentale."

"Solo perché faccio qualche..."

"NO! Tu non fai niente, fai solo finta. E perché poi? Per sembrare simpatico? No, perché non ti sopporto più! Ti rendi conto che potresti compromettere seriamente la tua vita con queste cose, se tu riuscissi ad utilizzarle correttamente?!"

"Ma a te cosa importa? Non mi hai nemmeno detto dove andavi... Sono stato in pensiero..."

"Lo so, scusami... Ma non mi sembra un buon motivo per mandare in merda la propria vita."

Lui sospirò, e si strinse a lei, che si era riseduta sul divano. Lei, con fare materno lo abbracciò, sancendo la pace. Lentamente, i due scivolarono distesi sul divano, e si addormentarono profondamente. Prima di addormentarsi, Diana pensò che non aveva mai abbracciato così tanti uomini nella sua vita come in quella settimana. Improvvisamente si sentiva desiderata davvero da tutti, e la cotta che aveva avuto in passato per Aquaman era solo un lontano ricordo, ma non le sarebbe dispiaciuto rimanere così, in quella posizione, per sempre.
  
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