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Autore: sallythecountess    14/11/2013    3 recensioni
A qualche anno dal loro "matrimonio-non matrimonio" i due immaturi, irresponsabili e egomaniaci ritornano a far danni. Questa volta, tra bambini, baci saffici, sbronze con ottuagenari e liti familiari, si ritroveranno a fare i conti con un problema ben più serio: diventare adulti.
Ricordo a tutti che questa storia è il sequel di "La ragazza di Tokyo" che potete leggere qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3886156&i=1
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo 59: Beatrice Dubois.

 

Quella notte il nostro caro chef non chiuse occhio e come avrebbe potuto? Gli sembrava tutto un sogno, così strano e bizzarro. Neanche in un milione di anni avrebbe potuto immaginare che Emily salvasse la vita ad Alice e...beh tutto il resto. Era felice, però, e sentiva di avere un enorme debito nei confronti dell'universo. Quella mattina uscì di casa all'alba con un meraviglioso sorriso, non ce la faceva proprio più ad aspettare per vederle. Emily gli aveva confermato telefonicamente che la situazione di Alice era ottimale e questo lo aveva spinto a correre all'ospedale a gambe levate. Così comprò dei fiori e le caramelle per la mamma e un enorme pupazzo per Bibi e scappò in ospedale trascinandosi un Dug piuttosto confuso e pensieroso.

In teoria non avrebbe potuto entrare prima delle otto del mattino, ma Emily fece un'eccezione per lui. Sapeva che non aveva voluto vedere la bambina e aveva deciso di regalare alla famiglia un attimo di quiete prima dell'arrivo del mondo. Così, mentre Dug si chiariva con sua moglie, i nostri due ragazzini conoscevano la loro bambina.

Lor attraversò il lungo corridoio che lo separava da Alice con il cuore a mille. Si chiedeva centinaia di cose e aveva paura di un migliaio di altre cose, ma quando finalmente aprì la porta e la vide ogni paura sparì. Sì era un po' pallida e sembrava aver avuto una bella strapazzata, era ancora collegata ai monitor, ma stava bene.

Alice ebbe un tuffo al cuore nel trovarselo davanti così, a sorpresa, e le vennero le lacrime agli occhi. Lui era stato il suo primo pensiero al risveglio dall'anestesia, ancora prima di realizzare che Bibi era nata, ancora prima di rendersi conto di tutto quello che era successo, nel dormiveglia Alice aveva fatto il suo nome e cercato la sua mano. Le infermiere, poi le avevano raccontato una buffa storia e una donna anziana di nome Linda che la stava medicando quella mattina le aveva detto “ah stacci attenta ad un uomo così, credo che dovresti mettergli l'antifurto. Non che sia cattivo, chiariamoci, ma è veramente bello e si comporta come un personaggio da film. In ospedale non si parla altro dell'uomo che 'voleva donare tutto il suo sangue a sua moglie'.”

Per un attimo, occhi negli occhi, non furono capaci di dirsi nulla. Sopraffatti dall'emozione, si scambiarono uno stupido sorriso. C'era ancora un'infermiera che la stava medicando ed entrambi rimasero in silenzio con le lacrime agli occhi.

“Come stai?” le sussurrò dolcemente dopo qualche minuto, il tempo di far calmare quel groppo che aveva in gola. Avrebbe potuto succedere di tutto, e mille volte si era detto che aveva corso il rischio di non vederla mai più, eppure ora sembrava la solita Ai di sempre.

Era rimasto lontano. Non poteva avvicinarsi per colpa dell'enorme carrello delle medicazioni, non poteva neanche muoversi per non intralciare l'infermiera, ma Ai sorridendo rispose “benissimo, mi sono fatta una favolosa dormita. Probabilmente l'ultima della mia vita. Tu sembri un po' stravolto invece...sembra quasi che abbia partorito tu!”

Lor e l'infermiera si misero a ridere, e questa aggiunse “beh e hanno dovuto portarlo fuori dalla medicheria a forza! Continuava a gridare 'cosa me ne faccio io di questo maledetto sangue se lei non sopravvive?' Credo che definirlo un po' stravolto è il meno.”

Lor aveva completamente dimenticato tutta la sceneggiata fatta e accantonato totalmente l'episodio, ma ora sorrideva imbarazzato. Alice, invece, sembrava fissarlo con uno sguardo molto strano e languido.

“Ed è vero che non hai voluto vederla?” Aggiunse con voce dolce e un po' sofferente, perchè l'infermiera le stava facendo male.

“Volevo farlo con te...come abbiamo sempre immaginato”sussurrò lui dolcemente, facendola sorridere. Avrebbe voluto prenderle la mano e sussurrarle quelle cose all'orecchio, come aveva sempre fatto, ma non poteva. A quel punto l'infermiera capì di essere di troppo e si decise a finire dopo ciò che stava facendo, portò finalmente via il suo grosso carrello e sussurrò “adesso ve la porto, così potrete conoscerla” con aria quasi commossa.

“Abbracciami” aggiunse Alice, quasi a bruciapelo e Lor morì. L'infermiera stava ancora uscendo e Lor cercava di capire come fare a passare senza essere travolto dal carrello, ma Ai non aveva più voglia di aspettare. Finalmente poteva stringerla e lei sembrava voler solo le sue braccia.

“Hai avuto paura, mon coeur? Ti hanno fatto male?” Sussurrò dolcemente, accarezzandola con dolcezza e Ai gli fece una dolce confessione “sì ho avuto un po' paura, volevo te ogni secondo e...quando mi sono svegliata dall'anestesia da sola, in quella stanza così strana, ho creduto che fosse andata male, ho creduto che...”

Alice non riuscì a continuare, ma Lor non glielo permise “C'est bien mon coeur, lei sta benissimo e tu starai benissimo e saremo una grande famiglia felice...”

Lor la stringeva, ma allo stesso tempo tremava come una foglia e questo la commosse. Dopo qualche secondo, finalmente Ai ebbe il coraggio di confessargli una cosa “...io l'ho già conosciuta stanotte. Me l'hanno portata appena ho aperto gli occhi, per calmarmi probabilmente. L'ho vista, baciata e tenuta tra le braccia.”

Lor le sorrise soltanto, non era certo colpa sua se le cose erano andate in quel modo, ma Ai aggiunse “cazzo Lo, è stupenda. E' incredibile!” Alice non potè finire il discorso, perchè finalmente la piccola Guest star fece il suo ingresso e Laurent Dubois potè conoscere sua figlia.

Beatrice era una piccola creatura perfetta di circa tre chili. Capelli rossi, ma ricci, carnagione chiara, efelidi ovunque e...due occhi di un blu profondo, che col tempo sarebbero diventati verdi.

“E' la nostra bambina dagli occhi verdi...”sussurrò Lor prendendola in braccio senza fiato e Alice dovette trattenere qualche lacrima. Alla fine i due idioti, irresponsabili e immaturi, finirono col prendersi in giro a vicenda per quelle inevitabili lacrime che gli rigavano il viso. Rimasero soli per circa mezz'ora, stesi l'uno accanto all'altro a coccolare quella bambina tanto desiderata reprimendo le lacrime. Era il loro attimo perfetto di pace ed equilibrio e nessuno dei due avrebbe mai voluto affrontare il mondo esterno.

Vedete, presto si fecero le otto e una lunga fila di parenti e amici preoccupati e ansiosi di vedere la mamma e Bibi, si accalcò fuori alla cameretta privata numero 11. Dug era scomparso chissà dove, così furono Paul e gli altri due amici ad occuparsi della privacy dei due neogenitori. Era giusto che nessuno li interrompesse, specialmente ora che erano in una strana posa: Lor era steso accanto ad Alice che teneva Bibi tra le braccia, e accarezzava la bambina mentre baciava il collo, le spalle e le braccia della madre. Erano entrambi commossi, come tutti i neogenitori, e meritavano di restare un po' da soli. Così Paul, Roy e Mike montarono di guardia fuori a quella cameretta per evitare che qualcuno desse fastidio. Lo scopo dei tre era, ovviamente, impedire l'accesso a Mr Neil, che ora ribolliva al pensiero del francese con sua figlia. Eppure quel francese fu capace di strappare un sorriso a suo suocero. Lor non voleva più guerre, ora che la sua vita era in pace, voleva che tutti fossero in pace, così dopo aver chiesto il permesso ad Alice, portò fuori Beatrice e la porse a suo nonno. Nessuno fino a quel momento aveva potuto toccarla: l'avevano tutti vista attraverso i vetri della nursery, ed ora Lor e Ai avevano deciso di comune accordo che fosse il nonno il primo a conoscerla.

“Quando diventerà grande, temo che mi servirà qualche tuo consiglio su come proteggerla...”farfugliò Lor contrito e in quell'istante Mr Neil avrebbe voluto dargli un altro cazzotto, ma non lo fece. Raccolse Bibi dalle braccia di suo padre e sorridendo le accarezzò dolcemente le guance.

“Sei stato forte...” sussurrò Dug sbucando dal nulla e Lor sorrise scuotendo la testa.

“Io comunque ci tengo a far notare che non ho mai pianto quando sono nati i miei bambini, non sono mai stato così effeminato...ma non si sa mai, potrei iniziare con il prossimo...”

Lor lo fissò di colpo e immediatamente capì dal suo sguardo che aveva rimesso insieme i pezzi della sua vita e gli disse solo “oh...meglio così!Non sei così coglione come sembri, allora.”

Tutto andò a gonfie vele, Bibi stava bene e uscì dall'ospedale prima della mamma. Papà Lor faceva la spola tra la casa, dove si occupava di Bibi insieme alla nonna Diane e a zia Ava, e l'ospedale dove c'era Alice. Non poteva allattare la bambina a causa dei farmaci che aveva assunto, ma tutti le dissero che non era un problema.

Ben presto, però, nacque in Alice un'esigenza nuova, che non aveva mai provato. La mattina in cui avrebbero dovuto dimetterla, infatti, decise di uscire da sola per fare chiarezza nella sua testa.

Lor e tutto il resto del mondo l'aspettavano a casa, lui le aveva persino preparato una piccola festa, ma quando andò in ospedale a prenderla e scoprì che lei non c'era, letteralmente morì. Alice scomparve dalla faccia della terra per tre ore: troppo poche per chiamare la polizia, ma troppe per una famiglia in ansia. Vedete, ora che era nata Bibi, di colpo tutti si aspettavano che tornasse a casa, lo davano tutti per scontato. Ora avevano ricominciato ad assillarla, ma per un motivo differente e Alice non aveva mai un secondo di tregua per pensare. Non era sicura di poterlo fare, non era neanche certa di sentirsi pronta e voleva un attimo di tempo per capirsi. Non voleva tornare a casa solo per Bibi, voleva farlo per amore, ma non era sicura di sentirsi pronta.

E così mentre Lor disperato la cercava dappertutto, mettendo in allerta chiunque, lei era semplicemente nel luogo in cui era iniziato tutto: all'aeroporto. Sapeva che nessuno si sarebbe aspettato di trovarla lì e così decise di prendersi un caffè fissando gli aerei che partivano. Il discorso che doveva fare con se stessa era molto semplice: doveva credere a quell'uomo che l'aveva amata per tanto tempo, o no? Era semplice e c'era poco da discutere: poteva credere al suo cuore o meno. Alice ci pensò per un po', ma conosceva la risposta. L'aveva sempre conosciuta, ma si rifiutava di accettare ingerenze esterne. Per questo era scappata, per questo aveva voltato le spalle al mondo, ma ora aveva una risposta. Un sorriso le si dipinse in volto e decise di andarsene da quel posto pieno di ricordi.

Mezz'ora dopo Alice era alla porta di casa sua, con sommo stupore di tutto il mondo. Alcuni la rimproverarono, altri la sgridarono, ma Lor la guardò solamente e questo le bastò. Alice senza dire una parola lo prese per mano e lo condusse in una stanza, chiudendo tutto il resto del mondo fuori.

“Che cos'hai?” Le chiese stravolto, ma lei con una determinazione molto forte chiese “Raccontami tutto quello che è successo con Grace, ogni più piccolo dettaglio”

“Ancora Ali? Io credevo...”sussurrò lui smarrito, ma lei con molta freddezza rispose “Sì, ancora. Ancora perchè io non ho capito cosa è successo.” Poi, prendendogli dolcemente le mani aggiunse con tenerezza “io voglio fidarmi di te, voglio crederti, ma non posso farlo se non capisco. Non voglio tornare con te perchè devo, voglio farlo per amore. Non ho smesso di amarti, ma voglio che mi dici che non sono un'idiota totale a sperare di potermi fidare di te ancora una volta.”

E fu così che Lor le parlò di tutto, del marito di Grace, della famiglia seduta accanto a loro al ristorante, della paura di far male a Bibi raccontandole la verità e di tutto il resto.Per la prima volta le mostrò tutte le sue insicurezze e la sua dolcezza e Alice ascoltò tutto con molta calma, ma quando lui finì sorrise e rispose “Va bene, io ti credo amore mio,chiudiamo questa storia e andiamo avanti, ma non fare mai più una cosa simile.”

“Neanche tu Ali, però. Non sparire così...” le sussurrò stringendola forte al petto. In quell'istante, però, qualcosa li interruppe; la loro piccola iniziò ad emettere piccoli versetti e Alice si divincolò dalle braccia del padre. Con la stessa decisione di una mamma leonessa aprì la porta, prese Bibi e richiuse di nuovo la porta alle sue spalle lasciando tutti perplessi.

Quel gesto non fu soltanto reale, ma anche metaforico. Alice con quel gesto sancì la nascita di una nuova famiglia, libera dai giudizi e dalle incursioni altrui. Da quel momento Alice e Lor formarono un nucleo familiare a parte e non permisero mai più a nessuno di mettere becco nelle loro scelte e nella loro vita. Non vissero sempre felici e contenti, ma incasinati, pieni di bambini e di torte, ma...vedrete.

Nota:
Eccomi qua, purtroppo quasi alla fine. Voglio solo dirvi che io ho versato un sacco di lacrime scrivendo questo capitolo, ma sono molto fiera dei miei personaggi. Ovviamente ce n'è un altro, ve lo avevo promesso ed è un piccolo omaggio per ringraziare tutte quelle che hanno amato i miei ragazzi e li hanno seguiti fino a questo punto. A presto, con l'ultimo, tenerissimo, capitolo.
   
 
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