UNA PROVA
 
Continuo a guardare quei due occhi rossi, che sembrano deridermi. Non mi ero mai soffermata sulla frase “sono troppo giovane per morire” eppure adesso mi rendo pienamente conto del suo significato: a soli 16 anni devo ancora capire cosa significhi vivere, lavorare, avere una famiglia…. Ho paura.
Sposto gli occhi dal ragazzo per guardare i miei compagni, tutti con le bocche splancate. Kagome si tiene una mano davanti alla bocca, come per trattenere un grido, Sango ha gli occhi sgranati, Miroku si morde un labbro, Inuyasha mi guarda con uno sguardo triste e sconvolto. Sesshomaru, invece, non si è scomposto, continua a tenere lo sguardo fisso sul ragazzo dagli occhi rossi.
-Io…- comincio, ma vengo interrotta da un boato che si estende per tutta la sala. Sento il terreno sotto i miei piedi tremare, mi giro verso i miei amici e vedo che anche loro sono confusi. Poi dal terreno si alzano quattro lastre di vetro. Una si trova a qualche centimetro dal mio viso, mi volto per vederne un’altra a due metri da me, mi giro ancora e ancora; sono bloccata in una gabbia di vetro.
 Mi guardo un’attimo intorno e trovo la figura di Sesshomaru, dietro di lui vedo anche gli altri. Senza pensarci troppo corro verso di loro, finche non raggiungo il vetro e ci sbatto contro i pugni delle mani, sperando di romperli in qualche modo, ma è inutile.
Mi sento male, voglio piangere ma cerco di farmi forza e comincio a respirare profondamente. Sento dei passi alle mie spalle e mi volto, il tizio con gli occhi rossi, non so come, è appena entrato dentro la mia gabbia fatta su misura e si dirige verso di me.
Solo ora mi rendo conto che i suoi capelli sono incredibilmente lunghi e gli arrivano quasi alle caviglie e li porta legati in una treccia. Poi noto accanto a lui una figura gobba, ma mi rendo subito conto che si tratta di una bambina, che continua a gridare a dimenarsi. Deve avere si e no 8 anni, ha i capelli castani lisci, lunghi fino alle spalle, i suoi occhi marroni e grandi sono terrorizzati e non nascono affatto le lacrime. La guardo confusa mentre lui mi si avvicina sempre di più.
-Vediamo un po’, fino a che punto arrivi- dice con voce calma. Afferra con una mano la testa della bambina e le espone il collo candido, lo fisso per qualche istante. Sposto gli occhi in quelli rossi dell’uomo e cerco di trasmettergli tutto l’odio che sto provando in questo momento.
Ma poi noto che non si aspetta che io morda il collo della bambina. Infatti spalanca la bocca e mostra i suoi denti, e prima che io posso bloccarlo morde con forza la bambina, che lancia un grido acuto, poi stringe gli occhi e comincia a singhiozzare, portandosi le mani vicino al collo, dove ancora è attaccato l’uomo.
Un po’ di sangue cola lungo il collo, e sento gli occhi rossi indagatori addosso a me. Stringo i pugni e mi costringo a rimanere impassibile. Dopo un po’ lui si stacca e si pulisce la bocca con il dorso della mano. Prende per la giacca la bambina e l’avvicina a me. Sento che sta ancora piangendo.
Una fitta forte in tutto il corpo mi costringe ad accasciarmi a terra. Mi porto una mano davanti alla bocca e l’altra stringe la pancia, sono un preda ad un attacco di nausea. Le gambe sembrano non rispondermi più, ho freddo e la vista mi si annebbia. Vedo chiaramente solo il filo scarlatto del sangue che cola. Le zanne scendono senza che io posso fare niente, ferendomi leggermente il labbro. Adesso i singhiozzi della bambina si sono fatti più forti e rimbombano nella mia testa.
-B-basta…- riesco a malapena a parlare,adesso i singhiozzi sono diventati insopportabili, e un odore strano comincia a farsi sempre più intenso. I miei occhi non riescono più a vedere normalmente, ma vedo perfettamente le vene del corpicino della bambina, il sangue che scorre al loro interno, sento i suoi battiti cardiaci che sono accelerati dallo spavento.
Mi porto le mani alla testa, stringendole, appena capisco che l’odore che sento è quello del sangue. I miei respiri si fanno più affannosi e irregolari.
-Ti prego, basta!- grido, in preda alla disperazione. Comincio a piangere. L’uomo rimane fermo ancora per qualche secondo, prima di prendere in braccio la bambina e portarla via. I vetri si infrangono e cominciano a cadere, ma non mi colpiscono: appena entrano in contatto con qualcosa svaniscono nel nulla. Non mi muovo, Sesshomaru arriva di corsa verso di me e mi attira  a se. Io continuo a piangere. –Tranquilla, è tutto finito- mi sussurra, mentre mi prende in braccio, io nascondo la testa nell’incavo del suo collo, ma mi ritraggo subito: adesso vedo perfettamente ogni singola vena del suo corpo e l’odore del sangue è diventato insopportabile.
-Basta…. Ti prego fallo smettere…- mi agrappo alla sua camicia bianca, sperando che questa sensazione finisca.
Sesshomaru mi passa una mano sulla testa e poi si rivolge all’uomo. –quindi? Ora sei soddisfatto?-
-Abbastanza, ma non abbiamo ancora finito…. Potrete rimanere nella città per riposarvi, continueremo domani.- e con questo li vedo uscire dalla sala, sia lui che la donna.
 
 
 
 
BUONA SERAAAAAA!!!!!!!
Sono tornata!!!! Scusate per il capitolo veramente piccolo, ma non sapevo più che scrivere T.T ho intenzione di aggiornare abbastanza presto, quindi prendetelo come un assaggino prima della cena!
Cosa ne pensate? Fatemi sapere! E come sempre ringrazio tutti coloro che recensiscono e che leggono la mia storiella!!!!!
Alla prossima,
Kitsuneyoukaifan