Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: boobsrauhl    14/11/2013    0 recensioni
"Lo odiavo, lo odiavo terribilmente. Continuavo a chiedermi perché fosse così terribilmente bello.''
\"Mi aspetterai per davvero?'' "Per davvero, Justin.''
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Scrollai le spalle, quasi come se fossi innervosito della presenza di Ryan in quel momento. In realtà lo ero sempre stato. Ryan era quel tipo di persona presente nei momenti meno opportuni, da prendere a cazzotti in testa fino allo sfinimento, da ammazzarlo di botte solo per divertimento. Era così, almeno, per me.
Cathy era lì ed io ancora stentavo a crederci. Cathy Adams la sfigata con quelle lenti orribili era davvero diventata una puttanella da jeans attillati? E provava davvero qualcosa con quello sgorbio patentato di Ryan?
“Vedo che la giustizia ormai non è più come una volta.” Quelle parole furono come lamine di ferro ardenti conficcate dentro al petto. Ryan. La persona con cui avevo passato mezza infanzia, la persona che è diventato questo solo grazie a me.
“Ryan, sei proprio un coglione.” A sorpresa di tutti, soprattutto di me, a parlare fu Cathy. Raccolse i suoi capelli in una crocca disordinata, riprese il suo zaino e mi fece segno di seguirlo. Cazzo, non ero un cagnolino. Ryan scoppiò in una rumorosa risata, seguita da piccoli colpi di tosse dei suoi compagni. Una rissa il primo giorno di scuola? No, non era da me. Davanti alla sfigata Cathy Adams? Sarei caduto troppo in basso.
“Buona giornata.” Mi limitai a dire e non so se ad essere sorpreso più di tutti furono loro o io che, in tutta la mia vita, non avevo mai lasciato un conto in sospeso.
Il tragitto a piedi verso casa Adams fu silenzioso e monotono. Lei passò tutto il tempo con il cellulare in mano e con un ciondolo portafortuna nell’altra e senza neppure volerlo mi ritrovai a fissarle la crocca che lasciava libere parecchie ciocche di capelli che ricadevano morbide sul suo profilo, le sue lentiggini segnate dalla stanchezza in un volto asciutto e sottile, i zigomi rialzati e le sue minuscole fossette che apparivano sul suo volto ogni volta che cercava di inghiottire i singhiozzi. Era bella. Forse più di quanto volevo ammetterlo.
“Per quanto tempo rimarrai da noi?” Aggiunse d’un tratto, rompendo la mia attenzione sui suoi passi lenti e decisi.
“Non lo so.” Risposi francamente, anche se avevo in mente risposte con l’aggiunta di un pizzico di vero e proprio sarcasmo.
“Stai davvero con quel coglione?”
“Ah?” Questa domanda parve che l’interessò così tanto da costringerla a riporre il cellulare nella tasca interiore del suo zaino e a fissare i miei occhi. “Che cazzo ne sai, tu?”
“Mi risulta facile capire certe situazioni.” Ammisi semplicemente.
“Non vedo perché dovrei parlare della mia vita quando il massimo che hai fatto è stato distruggerla.”
“Ah, la povera Cathy Adams. Ricordo che mi piacevi con la frangia, in primo superiore. Cioè, non piacere in quel senso, ti preferivo, ecco.” Tolsi delicatamente il beanie e lasciai libero il mio ciuffo che continuava a ricadere in avanti, era diventato davvero lungo. E ormai avevano perso il loro colore naturale, adesso erano di un biondo consumato e schiarito dal tempo.
Lei non disse nulla. Ma io la vidi sorridere. Stava sorridendo davvero o provava un sarcasmo divertimento?
Passò solo un misero minuto dall’ultima volta che qualcuno di noi due provò ad aprir bocca, poi fu inevitabile la sua domanda: “Ma dove vai?”
Ero indeciso, sin troppo, della risposta giusta da darle. Quella strada che continuava a tentarmi portava verso la mia vera casa. Volevo riandarci. Volevo vedere cosa ne era rimasto.
“A casa mia.”
“Oddio, sei un pazzo suicida?” Non capivo ancora il motivo per cui le avevo detto la mia vera intenzione e neppure perché mi aveva difesa con Ryan e perché adesso continuava a parlarmi come se nulla fosse successo, dopo tutto quello che le avevo fatto, dopo il suo discorso umanitario in classe. Era…strano.
“Vengo con te.” Si affrettò a dire, correndo per raggiungermi.
“Sei idiota? Ritornerò a casa tua, non voglio rischiare di perdere la fiducia di tuo padre. Mi ha davvero salvato il culo.”
“Lo so che ritornerai. Voglio solo venire con te. E non perché mi ispiri simpatia, sia ben chiaro. Voglio venire e basta.”
Sbuffai prima di darle una mano per non inciampare sui sassi che spuntavano come funghi ovunque in quella stradina. Era la prima volta che la toccavo, aveva una pelle morbida e delle mani piccole ed erano legate con una forza straordinaria alle mie.
“Grazie…” Disse, poi, rimettendosi di pari passo con me.
Ogni albero, ogni fronda, ogni minima cosa mi era familiare.
“Casa dolce casa!” Dissi poi, quando per la prima volta dopo due anni rividi la sua sagoma da lontano.
 
“Zitta!” Avvertii Cathy prima ancora di aprire la porta rivestita di carta ambulante e tanto altro…era quasi irriconoscibile per l’eccesso di polvere. La porta si aprì senza difficoltà e questo mi fu davvero sospetto. Quale porta arrugginita si sarebbe aperta con una tale facilità? Non appena mossi il primo piede verso il parquet, lo sentii lentamente scricchiolare ai miei piedi. Cathy non procurava alcun rumore. Era piccola ed aveva passi dolci e poco rumorosi. Adesso la sua crocca era sciolta e aveva dato posto a dei lunghissimi capelli morbidi sulle spalle.
“Lo senti anche tu questo rumore?” Mi irrigidii d’un tratto, come se tutto in quel momento fosse sbagliato. Rientrare in questa casa, portarci la sfigata, dirigersi verso la cucina…No. Era tutto troppo sbagliato.
“Andiamo.” Dissi poi.
“No…aspetta. Sono uomini con delle pistole quelle?” Cathy indicò immediatamente tre sagome indistinte e dai volti coperti che si avviavano dentro casa. In quel momento non pensai più a nulla, come se la protezione di Cathy fosse la mia unica priorità. Non potevo distruggere tutto ciò che toccavo, non potevo permettermi di metterla in un pasticcio tanto grande.
“J…ustin?” La presi immediatamente per un braccio e la trascinai dolcemente nel sottoscala. Il mio nascondiglio preferito di sempre.
“Che sta succedendo?” Mi sussurrò poi e notai che la sua era una posizione piuttosto scomoda. Feci spazio fra le mie gambe. “Vieni qui, ti scopriranno.” E prima ancora di spiccicare ancora parola, la porta venne sbattuta e gli uomini continuavano a camminare per casa con dei grossi anfibi, alzando nuvole di polvere. Lei stava lì per lì allo starnutire e le portai immediatamente la mia mano sulla sua bocca. Il mio polso odorava di frutti di bosco, il mio bagnoschiuma preferito. Quel profumo supponevo che l’avrebbe fatta star meglio, e vidi le sue piccole mani attorcigliarsi alle mie come segno di gratitudine. Da quando ero diventato così idiota? Questa ragazza stava distruggendo il mio odio e la mia acidità. E non c’era cosa che odiavo di più.


Spazio d'autrice.
Scrivo adesso con le mani tremolanti e un sorriso a trentadue denti. Sono ritornata, spero meglio di prima e con più energia.
Che ne dite di questo nuovo capitolo? Sono cambiate parecchie cose dall'ultima volta che ho aggiornato e spero vivamente che vi piaccia!
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: boobsrauhl