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Autore: Miss One Direction    14/11/2013    10 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MANUELA'S POV.

Per una ragazza che soffre di insonnia, è sempre un'impresa riuscire a prendere sonno. Io ero una di quelle: abituata a svolgere i compiti, al tempo della scuola, alle 2 di notte, il mio sonno si era sempre più affievolito nel tempo. Spiegazione anche del fatto per il quale, specialmente la domenica, non riuscissi ad alzarmi prima delle 11-11 e mezza. Se aggiungiamo anche l'enorme quantità di incubi sempre presenti durante le mie nottate, posso tranquillamente confermare il mio spirito vampiresco.
Fu per tutti questi motivi che mi stupii moltissimo quando, la mattina successiva al nostro arrivo, mi svegliai perfettamente riposata: come quegli esseri mitologici nelle pubblicità dei cornetti e compagnia bella.
Accanto a me le lenzuola erano stropicciate, segno che Harry fosse già sveglio, mentre la stanza regnava in un silenzio quasi tombale. Non mi piaceva stare da sola, mi dava un senso di... solitudine.
La mattina, e sono sicura di non essere l'unica a pensarla così, era il mio momento più tragico: l'idea di dover essere svegliata dal mio sonno sacro mi rendeva estremamente acida, molto più del solito. Per questo motivo mi alzai con un grugnito prima di uscire dalla stanza. Non avevo la minima idea sul mio aspetto, potevo solo immaginare i miei capelli all'aria, ma non mi importava: i ragazzi mi avevano già vista in quello stato, più di una volta, e se Harry fosse rimasto scandalizzato alla mia vista, non avrei provato altro che un immenso piacere.
Scesi le scale con una delicatezza degna di un elefante e sarei anche riuscita ad arrivare alla cucina... prima che un Harry tutto indaffarato a reggere un vassoio pieno di roba, mi si parasse davanti. Stava portando la colazione a qualcuno, mh. In un'altra occasione lo avrei riempito di domande pur di scoprire a chi fosse indirizzato tutto quel ben di Dio ma, quella mattina, non ero proprio dell'umore adatto per "La piccola Investigatrice".

- Che cazzo stai facendo? - gli chiesi a braccia incrociate, prima che si accorgesse della mia presenza.

Gli feci prendere un bel colpo, considerando il mini infarto come reazione. Quanto godevo nel vederlo in difficoltà, mi dava una soddisfazione immensa.

- N-non stavi dormendo? - mi domandò sorpreso, non aspettandosi di trovarmi lì.

Chissà perché tutto quel panico... Mah.

- Ti sembra che io stia dormendo? No. Quindi, per il bene della mia pace interiore, levati di mezzo. - conclusi prima di dirigermi in cucina una volta per tutte.

Ve l'ho detto: io la mattina ero offline per tutti.





 
HARRY'S POV.

Non c'è sensazione peggiore che voler fare qualcosa di carino per una persona e poi essere criticato proprio da quest'ultima. Io, personalmente, non riuscivo a sopportarlo. Un solo gesto carino, uno solo: possibile che fosse finito tutto a rotoli in pochi secondi?
Quella mattina mi ero alzato abbastanza presto, godendomi a pieno i colori che i raggi del sole riflettevano dalla finestra: trasmettevano un senso di calore, nonostante fosse autunno inoltrato. Dalla piccola finestrella della nostra camera si poteva vedere tutto il paesaggio intorno alla villetta: alberi, alberi, alberi, paesino, alberi e cielo. Era tutto quello che ci circondava. Quel giorno il cattivo tempo aveva deciso di lasciarci un po' di tregua, facendosi sostituire da un sole non troppo caldo ma comunque piacevole: sarebbe stata la giornata perfetta per una scampagnata o cose del genere.
Appena sveglio, oltre a ciò che mi circondava, avevo subito notato anche Manuela accanto a me: rannicchiata stile riccio, stringendo le lenzuola come se avesse freddo nonostante le guance rosse. Era una visione troppo dolce, fin troppo per una ragazza come lei.
Non so bene cosa mi avesse spinto a fare le azioni successive, ma avevo iniziato a guardarla per circa 10 minuti senza un apparente motivo: mi andava semplicemente di farlo. Era così bella... Okay, basta. Sto seriamente esagerando.
Dopo essermi alzato una volta per tutte, cercando in tutti i modi di non disturbare il suo sonno, mi ero diretto in cucina per preparare la colazione. All'inizio ero intenzionato a prepararla per tutti, cosa che feci comunque, ma alla fine mi ero ritrovato a pensare di fare qualcosa di speciale per Manuela: in fondo, dovevo ancora farmi perdonare per la spallata che l'aveva fatta finire a terra. Ripeto, non so cosa mi avesse spinto a tutto ciò.
Fatto sta che mi ritrovai con un vassoio pieno di roba sopra, destinato a essere poggiato sul suo comodino. Sarebbe andato tutto per il meglio... se Manuela non mi fosse arrivata davanti, con un aspetto a dir poco spaventoso ma, allo stesso tempo, maledettamente tenero: aveva i capelli arruffati, soggetti più di una volta a una "grattatina" e gli occhi quasi completamente infossati dalle occhiaie. Agli occhi di un estraneo sarebbe sembrata una zitella impazzita, a me ispirava solo una grande tenerezza: come se avesse scritto in fronte "Ho bisogno di coccole".
Dopo essere stato scoperto, ormai afflitto dal piano non riuscito, lasciai il vassoio sul tavolino in salotto: sapevo che Niall lo avrebbe divorato prima o poi.
Salii al piano di sopra per cambiarmi, immaginando che Manuela fosse andata in bagno, e mi vestii con dei jeans stretti, una maglietta bianca e una camicia a quadri rossa sopra; gli stivaletti erano diventati un must. Per tutto il tempo non feci altro che pensare a quanto fossi stato stupido: come avevo potuto, anche per un solo attimo, pensare che le sarebbe piaciuto?
Stupido, stupido, stupido. 




 
MANUELA'S POV.

Dopo essere stata in bagno per "aggiustarmi" mi incamminai per il corridoio verso la mia camera e ci sarei anche riuscita... se non avessi incrociato Harry durante il percorso. Aveva un look molto semplice ma, allo stesso tempo, risultava perfetto anche con quella semplice camicia. Purtroppo però mi resi conto solo allora di un "minuscolo" dettaglio: con tutto quel ben di Dio che era, sarebbe stato bene anche con un sacco dell'immondizia addosso.
... E poi c'ero che io che assomigliavo a una patata.
Quando incrociò il mio sguardo dovetti combattere contro me stessa per non arrossire e alla fine, dopo tutti gli sforzi, mi sembrò di esserci riuscita: non volevo fargli venire in mente strane idee, io e lui non eravamo niente.
Non mi degnò di un solo secondo in più e, dopo avermi semplicemente notata, si chiuse in bagno come se non mi avesse mai vista. Meglio così, la situazione era rimasta indifferente.
Nessuno mi aveva ancora detto cosa avremmo fatto quel giorno: non avevo nessun tipo di informazione al riguardo. Per questo motivo, dopo 10 minuti buoni, decisi di mettermi delle cose abbastanza comode: Dr. Martens, short con calze nere velate, felpa, giacca pesante e beanie. Ero un po' più "accessoriata" del solito ma almeno ero andata sul comodo.
Decisi di tornare al piano di sotto, alla ricerca dei ragazzi, quando li ritrovai tutti insieme vicino alla porta. Voglio sottolineare il fatto che fossero tutti belli e pronti per uscire...

- E voi da dove uscite? - chiesi cautamente, scendendo gli scalini lentamente.

Si accorsero tutti della mia presenza e, dopo qualche minuto, Mara mi rispose sarcasticamente: - Secondo te? -. La risposta sarcastica me l'aveva appena servita su un piatto d'argento.

- Sono indecisa se dire: dall'uovo di Pasqua o dal culo di Grande Puffo ma, visto che non voglio offendere nessuno, scelgo dall'uovo di Pasqua - risposi con un sorrisino furbo in volto.

Mi divertivo quando i ragazzi cercavano di tenermi testa, ci provavo più soddisfazione quando alla fine non sapevano che rispondere.

- Sicura? L'accendiamo? - si intromise Zayn provocandomi.
- Sì, sono sicura. - esclamai alzando le braccia in senso di vittoria.

Sembravamo bambini dell'asilo, eppure era uno dei motivi per cui amavo i miei amici: conoscevano ormai fin troppo bene il mio animo infantile, motivo per cui mi aiutavano a essere sempre con la testa tra le nuvole.

- Brava, risposta esatta! Hai vinto £ 1,000,000! - esultò Louis correndo ad abbracciarmi.

L'ennesima cosa che adoravo dei ragazzi? La loro infinita voglia di coccole: volevi un abbraccio? Stai certa che ti avrebbero stretta a loro anche in piena notte. Louis poi... Lo consideravo un po' il fratello che non avevo mai avuto: avevamo una serie infinita di ricordi, esperienze incredibili ed era forse l'unico ad essermi stato davvero d'aiuto nel periodo più buio della mia vita, dove avevo rischiato di toccare il fondo molte volte. Per tutti questi motivi ricambiai la stretta con piacere, lasciandomi quasi cullare da quel bambinone così simile a me.

- Comunque, dove state andando? - chiesi rimanendo sotto il braccio del mio migliore amico.
Se avessero anche solo provato a lasciare me e Harry da soli, li avrei fucilati uno per uno.

- Stiamo andando a valle in un paese qui vicino, per vedere un po' che c'è. - rispose allegra Margaret sistemandosi gli scarponcini.

Il fatto che non mi avessero invitata un po' mi dava fastidio, ma in fondo eravamo lì per divertirci: meglio non pensarci.

- Vengo anch'io. - risposi decisa alzando le spalle.

Una passeggiata non mi avrebbe fatto male, soprattutto alle mie cosce, quindi perché non opprofittarne?

- Va bene, vai a chiamare anche Harry. - mi ordinò Niall infilandosi la giacca.

Salii di sopra con uno sbuffo, cercando di non fare rumore e sbirciai nel corridoio: nessun pericolo, potevo procedere. Mi sentivo molto James Bond...
Prestando molta attenzione allo scorrere dell'acqua in bagno, intuii che Harry si stesse ancora lavando. Approfittando della situazione, sempre cercando di non fare rumore, mi avviai in camera per prendere il cellulare: non so se si sia capito, ma le parole di Niall mi erano entrate da un orecchio e uscite dall'altro. Una volta di nuovo davanti ai ragazzi, tutti mi guardarono attendendo una risposta ma io preferii non dire niente.

- Allora, l'hai chiamato? - mi chiese Daniela, aprendo finalmente la porta.
- Sì, ma ha detto che non ha voglia di farsi un giro, pazienza. - inventai alzando le spalle come se niente fosse.

La vedetta ha un sapore così dolce...
Una volta fuori, chiudemmo la porta dietro di noi e ci avviammo verso il sentiero poco distante da noi. Un unico problema: era una discesa maledettamente ripida... Un passo sbagliato e potevamo rischiare di arrivare a valle rotolando.

- Scusate ma... come andiamo a valle? - mi lesse nel pensiero Liam, continuando a guardare il sentiero con una certa preoccupazione.
- Volando. - mi uscii spontaneo, cercando di rallegrare un po' l'atmosfera.
- Ha ha ha, dobbiamo ridere? - commentarono tutti insieme guardandomi con un sopracciglio alzato.

Mamma mia, che depressione...

- Quanto siete noiosi, possiamo usare i quod. - risposi infilando le mani nelle tasche della mia larga giacca verde muschio.

Quelle meraviglie erano state il mio pensiero fisso per quasi tutta la mattina, non vedevo l'ora di poterne guidare uno: non ci avevo mai provato, ma non sarebbe stato poi così difficile, no?
Le ultime parole famose...
Oh, buongiorno criceto.

- Quali quod? - mi chiesero incuriositi di nuovo tutti insieme.

Fino ad allora ero stata convinta che li avessero visti... che strano. Gli feci segno di seguirmi e mi diressi tutta contenta verso il garage sul retro. Una volta arrivati mi fermai davanti a quei gioiellini e li ammirai come una bambina di fronte a un negozio di caramelle: la vernice verde fluo brillava sotto il sole timido di quel giorno fino a farti chiudere gli occhi, sembravano chiamarci per fargli fare un giro. Oh yeah, baby.
I miei amici rimasero incantati quasi quanto a me a quella vista e non persero un secondo per accaparrarsene uno, il problema era il numero.

- I quod sono 5 quindi dobbiamo metterci a coppie. - osservò Liam, guardandosi intorno.

Il fatto delle coppie non mi preoccupava più di tanto: Harry non c'era = non c'era l'eventualità che fosse messo in coppia con me.

- Allora, facciamo così: io con Manu, Margaret con Mara, Liam con Niall e Louis con Zayn. - propose Daniela, sistemandosi dietro di me.

Tutti annuirono, compresa la sottoscritta, e ci dedicammo tutti all'allacciatura del casco: io mi ero scelta quello nero col teschio perché, con quel look, mi stavo sentendo tanto Avril Lavigne.

- Manu, vai tu per prima: il paesino è proprio in fondo alla valle, non possiamo sbagliare. - mi ordinò Mara, tenendosi alla schiena di Margaret.

Le feci un "Okay" con la mano e subitò partì un rombo di motori incredibile: ero trepidante all'idea di guidare quel quod, mi stavano fremendo le mani dall'emozione. Dopo essermi assicurata che Daniela si fosse aggrappata bene a me, uscii una volta per tutte dal quel garage e, dopo pochi secondi, ci fu impossibile trattenere delle grida di emozione: mi sembrava di avere le ali.
In fondo, chi non desiderebbe provare il senso della libertà?




 
HARRY'S POV.

Avevo appena finito di lavarmi quando iniziai a sentire uno strano silenzio: i miei amici, compreso Manuela, non erano mai stati dei tipi molto silenziosi... Fu questo uno dei motivi per cui decisi di cercarli un po' in giro. Potevano essere anche degli irresponsabili ma se ne sarebbero mai andati senza prima avvertire, ne ero più che certo.
Scesi le scale velocemente e, dopo aver controllato anche in cucina e in salotto, decisi di uscire fuori. Mi stava salendo un cattivo presentimento... In un lampo, l'immagine dei quod visti il giorno prima si fece spazio nella mia mente: per scendere avrebbero dovuto usare per forza quelli.
Corsi verso il garage sul retro ma, come avevo immaginato, ne trovai solo uno. Perché ero così convinto che dietro a tutto ci fosse una certa nanetta isterica?




 
                                                                                                                ******
 



 
MANUELA'S POV.


Il paesino ai piedi della montagna poteva essere ritenuto un classico: case abbastanza antiche, trattorie dall'aspetto molto rustico, una chiesetta di mattoni davvero molto graziosa anche all'interno... un posto semplicissimo abbinato perfettamente a tutto il contesto.
Avevamo passato la giornata camminando, correndo, ridendo a squarcia gola per le stradine, anche le più nascoste, del paese: ero più che sicura che i passanti ci considerassero bambini un po' cresciuti ma non ci importava. Verso l'ora di pranzo Mara, avendo esperienza, ci aveva trascinati in una trattoria davvero fantastica: un semplice piatto di pasta fatta in casa, risate e il tempo aveva letteralmente spiccato il volo.
Avvicinandoci all'inverno, le giornate avevano iniziato ad accorciarsi e le stelle stavano iniziando a fare capolino nel cielo: una cosa che a Londra, purtroppo, non era possibile ammirare... Stavamo camminando per lo stradone principale del paese, ammirando ogni bancarella che ci passasse davanti. Ce n'erano di tutti i tipi: dalla bigiotteria alla gastronomia, dagli accessori agli utensili per la casa.

- Allora, vi piace questo posto? - ci chiese Mara al mio fianco, con la mano perfettamente incrociata a quella di Zayn.

Non avrei mai ringraziato abbastanza la mia amica per aver organizzato tutto: per quanto amassi Londra, quel fine settimana all'aria aperta mi avrebbe rigenerata, ne ero più che sicura.

- Piacere? Io lo amo! - esclamai alzando lo sguardo verso il cielo.

Alla mia esclamazione si girarono parecchi passanti nella nostra direzione ma non mi importava: perché nascondere tutta quella sensazione di libertà? I ragazzi sorrisero divertiti a quella scena ma non dissero nulla, preferirono continuare a camminare in compagnia di quella leggera brezza serale alzatasi poco prima.
Tra le varie bancarelle, nonostante fossero tantissime, non ci fu niente che attirò completamente la mia attezione... finché non mi girai e mi trovai davanti a un intero tavolo pieno di braccialetti intrecciati. Nonostante Avril Lavigne fosse la mia idola, e avessi anche una sorta di spirito rockettaro, lo stile hippie riusciva a farmi impazzire: rappresenta quella libertà che a me non era mai stata concessa. I braccialetti, gli scaccia-sogni, le bandane, il segno della pace... tutti simboli assolutamente meravigliosi davanti ai quali la sottoscritta impazziva.
Per questo motivo decisi di correre a dare un'occhiata, allontanandomi dal gruppo. Sul piano, coperto da una sorta di coperta verde, braccialetti di tutti i tipi attiravano subito l'attenzione: da quelli più tendenti al giamaicano a quelli dell'amicizia, da quelli con qualche particolare in metallo a quelli fatti con una sorta di scooby-doo; ce n'erano davvero di tutti i tipi.

- Vuole comprare, signorina? - attirò la mia attenzione un uomo di colore, dall'altra parte del tavolo.
- Eh? Bhe.. sì, mi piace questo. - risposi, afferrando un bracciale azzurro con de rondini al centro.

Se le rondini non rappresentano la libertà, allora cosa poteva farlo?

- £ 10. - esclamò preparando già il sacchetto, non lasciandomi nemmeno il tempo per riflettere.

£ 10? Stava scherzando, vero?

- Cosa? Per un bracciale, £ 10? - chiesi sconvolta per la cifra decisamente troppo alta per un accessorio del genere.

Va bene la crisi, ma così mi sembra un po' esagerato.

- è argento puro. - cercò di convincermi, raggiungendomi.
- Sì, certo. E io sono il fantasma di Marilyn Monroe. - commentai sarcastica, rimettendo il bracciale dove lo avevo trovato.

Era bellissimo, non posso negarlo, ma non valeva la pena spendere £ 10 per una cosa del genere: non che fossi tirchia, ma avevo comunque imparato il valore del denaro. Stavo per tornare sui miei passi quando all'improvviso una mano mi afferrò i polsi con violenza; mi girai all'istante, rendendomi conto di avere quell'uomo di colore davanti, e il respiro iniziò a mancarmi.

- Senti. - pronunciò con durezza, guardandomi storto e continuando a stringermi sempre più forte i polsi. - Io bisogno di soldi quindi sgancia. -
- Metti giù le mani, idiota. Lasciami, mi stai facendo male! - esclamai più arrabbiata che impaurita.

Avevo subito un'esperienza del genere da piccola, fortunatamente all'epoca c'era stata mia madre affianco a me, e avrei saputo tranquillamente difendermi: l'unico problema erano i polsi, ormai doloranti, che non riuscivano a uscire da quella specie di morsa.

- Tu davvero carina... - affermò all'improvviso, iniziando a squadrarmi da capo a piedi più e più volte.

Ecco, in quel momento iniziai ad avere seriamente paura: si stava facendo sempre più vicino, sempre più pericolosamente alla mia faccia, mentre il mio viso diventava sempre più bianco dalla paura. Non avevo idea di cosa fare: avrei potuto urlare, esattamente come avrei potuto peggiorare la situazione. I ragazzi, purtroppo, ormai non riuscivo nemmeno più a vederli per quanto si erano allontanati. Mi sembrava di essere da sola con quel tizio, nonostante le poche persone lungo lo stradone: mi sentivo in trappola e, anche se stavo cercando con tutta me stessa di non farlo, una parte del mio cervello stava già iniziando ad elaborare le immagini di quello che sarebbe potuto succedere da lì a poco. E vi assicuro che non avrei mai potuto immaginare di peggio.

- Senti: se proprio tu non vuoi pagare, io dare a te bracciale gratis ma solo se tu fai brava. - continuò, avvicinandosi sempre di più mentre sul suo viso iniziò a comparire una sorta di ghigno a dir poco agghiacciante.
- Porca puttana, mi stai facendo male! - alzai la voce cercando in tutti i modi di scollarmelo di dosso.

Sentivo il suo respiro sempre più vicino e a ogni movimento in più da parte sua, una parte di me diventava paralizzata all'improvviso.

- Hai sentito che ha detto? Lasciala, testa di cazzo. - aggiunse una voce molto profonda, alle mie spalle.

Nonostante la paura che stavo provando in quel momento, riuscii a riconoscere quella voce chiaramente.

- Cosa vuoi tu? Non sono fatti tuoi, non stare facendo niente noi. - si giustificò l'uomo davanti a me, all'improvviso spaventato.

- Forse non ci stiamo capiti. - lo minacciò Harry, puntandogli un dito contro. - ti ho detto: lascia. In. Pace. La. Ragazza. -

Il tono con cui scandì quelle parole mi lasciò a dir poco senza fiato: non avrei mai pensato che sarebbe venuto proprio lui a salvarmi. Devo ammettere però che, per quando da un lato fosse strano, in un certo senso mi stavo sentendo importante: Harry, per quanto non andassimo d'accordo, rimaneva comunque uno splendido ragazzo e chi, tra noi donne, non vorrebbe essere salvata da uno così?

- Non vuole pagare. - continuò a giustificarsi il tizio di fronte a me, mollando leggermente la presa.

Se ne avessi avuto la possibilità gli avrei volentieri tirato uno schiaffo, come minimo, ma stavo iniziando a sentire le braccia sempre più deboli, piegate dal dolore causato dalla stretta.

- Cosa devi comprare? - mi chiese Harry, riacquistando per un attimo una certa tranquillità.

Se un secondo prima si era dimostrato addirittura pericoloso, il tono che stava usando nei miei confronti era quasi fraterno: come se non volesse spaventarmi ulteriormente. Meglio così: se mi avesse iniziato a urlare contro, gli avrei fato fare coccia a coccia con quel mezzo stupratore.

- Un braccialetto con gli uccelli di acciaio. - risposi alla domanda, cercando in tutti i modi di calmarmi.

In quello stesso momento, l'uomo davanti a me mi liberò finalmente i polsi e rabbrividii alla vista di un grande segno violaceo su uno di essi: non mi era mai successa una cosa così, mai.
Mi massaggiai lentamente il polso dolorante, senza farmi notare da Harry, per poi passargli il braccialetto incriminato: dopo tutto quello che era appena successo mi stava iniziando a non piacere più.

- Quanto vuoi? - si rivolse di nuovo al venditore, con un tono anche più brusco di prima.

Era incredibile quanto sapesse cambiare atteggiamento in così poco tempo: non era una cosa da tutti i giorni avere questo pregio. In più, non riuscivo ancora a capire il motivo per cui mi stesse difendendo con così tanta insistenza: in fondo, io e lui non eravamo nemmeno veri e propri amici.

- Ho chiesto £ 10 ma non vuole pagarmi. -
- Te ne do 5, vedi di fartele bastare. E ti avverto. - continuò a minacciarlo, afferrandogli il colletto del maglione. - Se ti azzardi a sfiorarla anche solo un'altra mezza volta, al posto dei bracciali ci sarà qualcos'altro, chiaro? -

Lì non potei fare a meno di guardarlo completamente scioccata: non riuscivo davvero a credere a cosa stesse succedendo. Continuai a guardare Harry con insistenza, aspettandomi forse che le risposte alle mie domande gli comparissero sul volto, fino a quando non lasciò le £ 5 nella mano del tizio, mollò la presa e mi strinse per un fianco aggiungendo un duro: - Andiamocene. -
Annuii ancora leggermente scossa e, una volta esserci allontanati, iniziai ad armeggiare con il bracciale per temporeggiare: si stava creando un silenzio fin troppo imbarazzante e, di guardarlo negli occhi, non ne avevo proprio l'intenzione. Sapevo però che, per quanto in quel momento non volessi, avrei dovuto ringraziarlo prima o poi: in fondo, mi aveva appena salvato da un possibile (quasi certo) stupro e questo gesto era molto più importante di qualsiasi tipo di rivalità presente tra noi, poco ma sicuro.
Camminammo uno accanto all'altro, in silenzio religioso, lungo lo stesso tragitto percorso dai ragazzi poco tempo prima.

- Che ti ha fatto? - chiese all'improvviso fermandosi davanti a me.
- Niente... - risposi con un po' insicurezza, coprendomi entrambi i polsi con la manica lunga della giacca.

Non volevo né la sua pena né altre preoccupazioni: mi aveva salvata, doveva bastargli.

- So che ti fa male, fammi vedere. - aggiunse con un tono di voce più tenero, forse per tranquillizzarmi di nuovo, prima di afferrarmi il braccio.

La prima cosa che notai fu la delicatezza con cui fece il tutto: nessun tipo di pressione, solo una stretta delicata e dolce, peggio del tocco di un bambino. Socchiusi le labbra non appena mi accorsi della sua sincera preoccupazione per l'accaduto e non potei fare a meno di fissarlo in ogni suo movimento: aveva azzeccato il polso dolorante alla prima botta... come diavolo aveva fatto?
Le guance mi si colorarono di un rosso acceso, senza nemmeno rendermene conto, mentre col pollice continuava a massaggiarmi il segno violaceo: sembra strano da dire... ma, nonostante lo stesse toccando, non stavo provando nessun tipo di dolore o fastidio. Mi aveva fatto male fino a poco prima, quel dolore non poteva essere passato in così pochi istanti... per questo motivo non riuscii bene a capire l'intera situazione, era tutto troppo strano: a partire dall'incredibile preoccupazione di Harry nei miei confronti fino a quella "guarigione" così instantanea dopo il suo tocco.

- Figlio di puttana. - sussurrò, continuando a passare le dita sulla mia pelle. - Vieni. -

Mi condusse davanti a una fontanella, prima di prendere un fazzoletto dalla tasca: sembrava tanto un fratello maggiore nei confronti della sorellina più piccola... Non avevo mai pensato al suo possibile "altro lato della medaglia", per questo ero rimasta, ed ero ancora, di stucco: era una sopresa bella però, un senso di segreto svelato stranamente piacevole...
Faceva così strano vederlo preoccupato per una come me.

- Con questo dovrebbe passare più in fretta il livido. - esclamò dopo aver tamponato leggermente il fazzoletto bagnato sulla macchia violacea. - Ti ha toccato da qualche altra parte? -
- N-no. - sussurrai ancora scossa dall'intera situazione.

Lo ammetto: ero molto più scossa per la preoccupazione di Harry, che della faccenda di per sé.

- Sicura? -
- Si, tutto okay. -

No, non è tutto okay: non se mi guardi con quell'espressione preoccupata, non se inchiodi quei fottuti occhi nei miei. Non è affatto "tutto okay".

- Uff... meno male. - rispose sorridendomi, visibilmente più tranquillo.

Non sorridere, coglione: Non. Sorridere.

- I ragazzi ci stanno aspettando. - affermai, incrociando le braccia in un momento di puro nervosismo.

Non avevo idea su come reagire alle sue possibili risposte o ai suoi possibili gesti: avevo la mente completamente annebbiata.

- Staranno aspettando te. Loro non sanno nemmeno che sono qui, colpa di una certa nanetta isterica che non ha voluto avvertirmi. - esclamò con le mani in tasca, iniziando a camminare.

Gli corsi dietro, cercando di mantenere il suo passo, mentre le mie guance stavano assumendo una tonalità di rosso pazzesco: non avevo idea di come fosse riuscito a capire tutto, facevo ancora fatica a crederci, ma non importò. In tutto il contesto stavo solo cercando di trovare il coraggio necessario per rivolgergli la domanda che mi avrebbe aiutata a togliermi ogni dubbio.

- Perché mi hai aiutata? - chiesi all'improvviso, senza riuscire a frenare la lingua.

Alla faccia che stavi cercando di trovare il coraggio!

Criceto, non è mica colpa mia.
Quella domanda lo lasciò un atttimo spiazzato: lo capii dalle sue sopracciglia sollevate. In effetti ero passata da un argomento all'altro in meno di un secondo, ma quella domanda non aveva fatto altro che torturarmi il cervello da quando era comparso: perché diavolo l'aveva fatto? Perché con così tanta insistenza?

- Sai com'è: non sarebbe stato bello assistere a uno stupro per strada. - la buttò lì, alzando le spalle, ma non degnandomi nemmeno di uno sguardo.

Oh, avrei dovuto aspettarmelo... avrebbe reagito così con chiunque: ero stata una stupida a pensare altro. Scossi la testa più volte, cercando di scacciare tutte quelle mini illusioni: perché, per quanto avessi cercato in tutti i modi di non farlo, qualche piccola illusione mi era venuta. Illusioni del tutto inutili.
Camminammo l'uno affianco all'altro in silenzio, senza nemmeno guardarci in faccia, fino a quando non raggiungemmo il parcheggio dei quod e, di conseguenza, i ragazzi.

- Finalmente sei arrivata, eh? - esclamò Daniela, venendomi incontro seguita da tutti gli altri. - Ci siamo preoccupati da morire, il cellulare è diventato un optional, vero? -

Farfugliai uno "Scusate" abbastanza credibile fino a quando l'attenzione non fu catturata da Harry, prima che Margaret chiedesse: - Harry, che ci fai tu qui? -. Non avevo ancora pensato a una possibile scusa, tanto meno parlato con Harry, e fu in quel momento che fui del tutto impreparata, ero convinta solo di una cosa: i ragazzi non dovevano sapere niente dell'accaduto, nemmeno una parola. Sinceramente, avevo bisogno di tutto tranne che di ulteriori pressioni.

- Mi sono fatto un giro per conto mio e sono andato a finire contro Manuela, prima di ricevere parole decisamente poco carine. - rispose ridacchiando, entrando perfettamente nella parte.

Schiusi le labbra, più sbalordita di prima davanti a quella sceneggiata, non riuscivo a crederci: mi aveva aiutata ben 2 volte di seguito, senza nemmeno pensarci. Quel ragazzo mi stava facendo fulminare il cervello, con ogni cosa che faceva.
Fu in quel momento che si girò nella mia direzione per guardarmi, come a volermi dire:"Tienimi il gioco." Avrei potuto aggiungere una frase al discorso, per confermare la sua tesi, ma non lo feci: rimasi impassibile.

- Direi che possiamo andare, ci siamo tutti ora. - affermò Zayn afferrando un casco rosso poggiato su un quod.

In pochi minuti tutti iniziarono a sistemarsi sui vari veicoli mentre io, sfortunatamente, ricomincai a sentire un leggero dolore al polso sinistro: non sarei riuscita a guidare, non in quelle condizioni. Però, allo stesso tempo, non potevo nemmeno dire la verità né a Daniela né agli altri: tutti gli sforzi di Harry per coprirmi sarebbero andati in fumo.

- Ti fa male, vero? - sentii una voce alle mie spalle, in un sussurro da far salire i brividi lungo la schiena.

Cercai, con tutti i miei sforzi, di mantenere i nervi saldi: per questo motivo non riuscii a spiegarmi subito il mio successivo: - Un po'... -. Non mi lamentavo mai per dolori fisici o morali: mi facevo sempre i fatti miei. Per quale assurdo motivo mi erano appena uscite quelle parole di bocca?
Cercai in tutti i modi di rimediare all'errore appena commesso, aggiungendo un: - Però credo di poter guidare. - ancora un po' incerto. La situazione mi stava sfuggendo di mano, non riuscivo più a controllare nessuna parte del mio corpo e la cosa mi stava spaventando parecchio.

- Non ci pensare nemmeno. - concluse il ragazzo accanto a me, raggiungendo la mia "passeggera". - Dada, ti va di guidare? -

Sperai con tutta me stessa che non iniziasse a fare troppe domande ma, al suo: - Sì, va bene. - in risposta, mi rincuorai. Raggiunsi il quod a piccoli passi, cercando di non incontrare lo sguardo di nessuno dei presenti, e successivamente mi sistemai alle spalle di Daniela, pronta a partire.
I rombi degli altri quod mi riempirono le orecchie, subito dopo Margaret e Mara aprirono la strada agli altri.
Rivolsi uno sguardo a Harry di sfuggita, grande cazzata.
Me ne pentii solo quando mi guardò intensamente di rimando: i suoi occhi non sembravano celare nessun messaggio... eppure avevano un qualcosa di estremamente attraente, peggio di una calamita. Non avevo mai visto occhi così, in 19 anni della mia vita.

- Sistah, mettiti il casco. - mi raccomandò Daniela, girandosi leggermente nella mia direzione.

Scossi la testa un paio di volte, ancora leggermente frastornata, e fui costretta a sbattere anche le palpebre più velocemente: nel mio capo visivo ormai c'era solo quel verde.
Non va bene, non va assolutamente bene...
Nei minuti successivi mi ritrovai aggrappata alla vita della mia amica lungo quella salita così ripida, con il pensiero di Harry ancora inciso nel cervello e quel verde ancora davanti agli occhi.
Il risentimento per non averlo nemmeno ringraziato aveva preso il sopravvento, tanto da farmi girarmi per un nano secondo non appena partite: se ne stava lì, a fissarmi intensamente, in un espressione ben studiata a non lasciar trasparire nessun tipo di emozione. Furono proprio quei lineamenti così duramente studiati a farmi girare di nuovo verso la schiena di Daniela: non sapevo cosa fare, nel vero senso della frase. 




 
HARRY'S POV.

In quell'intero pomeriggio riuscii a rendermi conto della probabile esistenza del destino: la colazione non era andata bene e, anche se all'inizio non ci avevo fatto caso, successivamente mi resi conto che forse doveva andare proprio così.
Se Manuela non mi avesse escluso dall'uscita, forse non sarei mai riuscito a evitare l'inevitabile.
Chiunque al mio posto avrebbe cercato di aiutarla da quella mezza specie di maniaco, chiunque sarebbe intervenuto: eppure perché questa mi sembra così tanto, sempre di più, una fottutissima scusa?
Non appena l'avevo notata in mezzo a quelle poche persone, bloccata dalla presa di quel tizio di colore, non ci avevo davvero visto più: mi ero sentito come se mi fosse appena esplosa una bomba nel cervello, in modo da farmi saltare ogni nervo presente nel mio intero corpo. Il resto era venuto da sé: le minacce, il dito puntato, gli sguardi omicidi più duri che avessi mai lanciato a qualcuno....
Ripensando a tutte quelle cose, mi venne quasi da ridere: sarebbero state azioni giustificate se Manuela fosse stata la mia ragazza, ma non in quel caso. Non ero ancora perfettamente a conoscenza del rapporto tra me e quella nanetta isterica: era troppo difficile da spiegare a parole.
Fatto sta che mi ritrovai a pensare, per forse troppo tempo, all'intero accaduto: al fastidio provato non appena avevo visto altre mani posarsi sul suo corpo, alla preoccupazione dovuta ai suoi occhi così spaesati e confusi.... Tutti atteggiamenti che non riuscivo ancora a spiegarmi, sembravano non avere una possibile soluzione.
Per quale motivo non ero intenzionato a girarmi durante la nostra camminata verso il parcheggio? Semplice: guardandola negli occhi, avrei rischiato di sicuro di rimanerci fregato. Non volevo di certo ripetere l'accaduto del giorno prima, mica ero scemo.
Avevo subito intuito che le proccupazioni dei ragazzi sarebbero state solo di'intralcio, considerando la sua espressione ancora leggermente sconvolta, e per questo motivo avevo deciso di fare un passo avanti. Non confidavo molto nella possibilità di ringraziamenti da parte sua, motivo per cui mi irrigidii quando la vedi girarsi verso di me con un'espressione quasi colpevole.
Avevo imparato a nascondere tutto dentro di me, a coprire tutto con una sorte di espressione dura usata semplicemente per trattenere tutto: per non far fuori uscire emozioni ancora troppo deboli per poter combattere con il mondo esterno e con altre persone. 



 
                                                                                                                  ******
 



 
- Harry... -

Per poco non mi cadde un bicchiere di mano. Quella fottuta voce...

- Infortunata! Come va? - la buttai sul sarcastico, cercando in tutti i modi di nascondere un sorriso da ebete.

Sarà stato per quel tono così stranamente dolce, o per circostanze a me sconosciute, ma non potei fare a meno di trattenere un sorriso sincero.

- Ecco, io... - iniziò titubante, staccandosi dallo stipite della porta. - Volevo... ringraziarti. -

Avevo capito da subito quanto fosse orgogliosa, lo si poteva capire dalla prima occhiata. Per questo motivo per poco non sgranai gli occhi quando sentii quelle parole: stava davvero dicendo quelle cose a me? A me? Sul serio?

- E.... Di cosa? - risposi sistemando il bicchiere nella mensola.

Mi stavano tremando le mani dalla curiosità: veder cadere quella maschera di orgoglio, anche se solo per un secondo, sarebbe rimasta una conquista impagabile.

- Per tutto quello che hai fatto oggi: per avermi salvata da quel tizio, per avermi messo il tuo fazzoletto sul polso, per avermi coperta con i ragazzi... - continuò, lasciandosi impossessare dall'imbarazzo.

Ci stavo provando un gusto enorme, mi sentivo Dio sceso in Terra.

- Tranquilla, avrei risparmiato a comunque un tale stupro per strada: troppo disgustoso. - ironizzai piegando la tovaglia, cercando in tutti i modi di sembrare credibile.

La verità? Quelle parole erano sembrate, perfino per il sottoscritto, un'enorme cazzata: non potevo essere tranquillo, tanto meno credibile. Non davanti a lei, non davanti a quelle sfere nere che le erano state donate al posto degli occhi.

- Manu, io... - pronunciai, prima di girarmi e ritrovarmi completamente solo nella stanza.

Mi diressi a passi lenti verso il salotto, sbuffando leggermente per tutte quelle emozioni strane, finché non mi trovai davanti a una scena dolce e comica allo stesso tempo: Niall e Daniela erano sotto un plaid e dormivano abbracciati, Mara e Zayn erano seduti ai piedi del divano e Mara dormiva con la testa sulla spalla di Zayn, Margaret e Liam erano completamente sdraiati sull'altro divano e si tenevano per mano e poi c'era Louis, che rovinava tutto dormendo a testa giù e con la bocca aperta.
Augurai a tutti un "Buonanotte" sussurrato prima di spegnere la luce e salire al piano superiore: non avevo idea di cosa avrei potuto dire a Manuela, non ero più sicuro di niente. il mio corpo e la mente si erano coalizzati per farmi diventare completamente impotente.
Una volta entrato nella stanza decisi di non accendere la luce: la cosiddetta "nanetta" era girata verso la finestra, impegnata forse a dormire. Decisi di non volerla disturbare e, dopo essermi messo il pigiama, mi sistemai al suo fianco.
Cercai in tutti i modi di prendere sonno... ma se la tua mente è troppo piena di pensieri contrastanti, come potrà mai venirti un briciolo di sonno?



            
          

                                                                 Are you ok?! 



Spazio Autrice: HI belle bimbe! Allora iniziamo subito: prima di tutto volevo scusarmi con voi per averci messo anni a scrivere questo capitolo. Mi giustifico dicendo che non avevo ispirazione e ho buttato ben 3 fogli con idee che prima mi sembravano carine ma poi si sono rivelate un po'... schifose. Come potete notare c'è un banner! Alleluia, eh? Questa meraviglia è stata creata da una ragazza simpaticissima e bravissima a disegnare di nome Sara, che mi è stata molto utile sia per questo banner sia per quello de "Il coraggio di sognare".
Domande del giorno: (a parte cosa ne pensate del capitolo) qual è il momento più bello secondo voi? Quale completo ve gusta di più? :) a me questo capitolo piace molto *-* e mi piacerebbe sapere che ne pensate tramite una recensione più lunga di 10 parole <3 grazie dell'ascolto. Mamma mia mi sento come una giornalista del Tg5... alla prossima ;)
Peace and Love <3
Xx Manuela





Il completo di Manuela:






Il completo di Daniela:






Il completo di Margaret:






Il completo di Mara:



 
   
 
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