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Autore: Felem    14/11/2013    1 recensioni
Londra, 1807 (Preso dal secondo capitolo).
Elizabeth accennò un lieve inchino, mantenendo gli occhi scuri puntati su di lui, in segno di sfida. David le cinse le spalle con il braccio destro e disse fiero al cugino.
- Lei è Liza, ha diciott'anni, ne dimostra appena quindici?
Elizabeth rimase seria, mentre l'ufficiale avanzò sorridendole.
- Suppongo Liza, sia l'abbreviazione di Elizabeth, lo preferisco per intero - disse per poi aggiungere con tono suadente - Ritengo non andiate fiera del fatto che sembriate più giovane. Fidatevi di me, è la cosa che più mi affascina in una donna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Image and video hosting by TinyPic   Capitolo XV "Allegria travolgente"


Finalmente una giornata di sole in quell'estate a dir poco bizzarra.

Elizabeth si era svegliata con un velo di eccitazione mista ad allegria, non riusciva a comprendere il motivo di tanta felicità, se così la si poteva chiamare. La spigliata conversazione avuta il pomeriggio precedente con l'ufficiale l'aveva resa gioiosa e probabilmente più sicura di sè, dal momento che la consapevolezza di essere un minimo desiderabile si era insinuata in lei. La sera precedente era passata a dare da mangiare a Catherine, che quella mattina sembrava già essere rinsavita e Liza ritenne opportuno avvisare gli altri coinquilini della situazione critica, non solo psicologica, della ragazza. Ma il resto della famiglia pareva non curarsene troppo, erano tutto impegnati ad occuparsi dei propri affari.

Così, tra un sorriso e l'altro, quella mattina scrisse sul suo taccuino una parola che poco le si addiceva, ma che quel giorno sembrava esser parte di lei: allegria.

Dal momento che la stanza della povera Catherine era completamente a soqquadro, la giovane aveva dormito in camera sua ed Elizabeth le aveva tenuto compagnia, appisolandosi sulla poltrona di velluto azzurro vicino alla finestra di quella camera troppo affollata.

Liza era uscita a fare la sua solita passeggiata mattutina alla quale, durante l'ultima settimana, aveva dovuto rinunciare per via del clima sfavorevole. Fin da quando era bambina aveva scoperto il piacere del camminare e delle lunghe passeggiate nei luoghi isolati. Amava stare per conto proprio, a differenza delle sue sorelle che sembravano prediligere la vita mondana ed i vezzi. Anne quella mattina soleggiata indossava un delizioso completo color panna con delle bordature azzurre lungo le maniche ed il corpetto, rigorosamente allacciato attorno alla vita della ragazza. Aveva lasciato i capelli di un biondo lucente sciolti, ad accezione di due ciocche le quali dalle tempie giravano attorno al capo, unendosi al centro di quest'ultimo e tenute ferme da un fiocco del medesimo colore delle rifiniture dell'abito. La vezzosa frangia, caratteristica della capigliatura di Anne, le era cresciuta a tal punto da arrivare a coprirle quasi del tutto le sopracciglia sottili. Dopo aver mangiato assieme all'intera famiglia, invece che seguire Liza nella sua passeggiata, Elizabeth ringraziò Dio per questo, optò per adagiarsi su una panchina in giardino con un ventaglio tra le mani e con l'intenzione di prendere il sole invitò Adam a farle compagnia. L'ufficiale, che quella mattina indossava un completo grazioso e pratico, da buon "gentiluomo" quale era, non rifiutò l'invito e si accomodò accanto alla sua esile figura in giardino. Quel dì, inoltre, i signori Lodge sembravano essere parecchio indaffarati con le varie scartoffie riguardanti le pratiche che i due avevano lasciato aperte in città, poichè giravano impazientemente per l'abitazione alla ricerca di fogli sui quali annotare i propri calcoli. David sembrava essere contagiato dalla stessa allegria che aveva invaso l'animo di Elizabeth. Indossava una camicia di flanella ed i pantaloni stirati a dovere, un po' troppo larghi per lui (nonostante fosse di costituzione robusta), e rigorosamente tenuti su da un paio di bretelle con dei ricami verdi e rossi, provenienti da un qualche paese nordico. La moglie di questo, la quale probabilmente doveva avergli dato la lieta notizia della gravidanza, a giudicare dall'allegria, appariva terribilmente emozionata. Per un istante Elizabeth fu tentata di andare a fare gli auguri ad entrambi, ma preferì non rischiare, nel caso in cui Mary ancora non lo avesse informato di nulla. Ed in quel momento pensò anche che forse lei ne era l'unica a conoscenza. Questo le fece spuntare un lieve sorriso sulle labbra. Nell'ultimo periodo la sorella maggiore le era apparsa particolarmente fredda e restia nei confronti dell' "amicizia" creatasi tra lei e l'ufficiale e sapere che le aveva confidato questo amabile segreto la rendeva estremamente lieta. Infine notò che il piccolo e dolce Robert, che era stato allontanato distrattamente dal signor Lodge, sempre più indaffarato con le pratiche, giocava a terra con il suo soldatino di piombo, scavando piccole buche nella terra bagnata dalle precedenti giornate uggiose ed inserendo dentro queste ultime il povero giocattolo, simulando una trincea.

Chissà dove si trovava in quel momento Jon.

Fu dopo aver osservato i propri coinquilini che Elizabeth si decise ad incamminarsi per la propria passeggiata, aveva bisogno di riflettere. Indossava lo stesso abito azzurrino del pomeriggio precedente. I capelli questa volta, le fluivano delicatamente sulla schiena in una moltitudine di boccoli castani. Camminò per circa mezz'ora, inoltrandosi in una stradina sterrata di campagna, decise che sarebbe rientrata nel primo pomeriggio e che si sarebbe fermata a mangiare qualcosa per strada. Infatti, in un fagotto portatosi dietro, aveva infilato un tocco di pane ed un po' di frutta, giusto per placarsi lo stomaco, inoltre aveva con sè una borraccia piena d'acqua fresca.
Il grano immaturo assumeva una meravigliosa colorazione verde-oro, che inondava le campagne come un mare in tempesta. Elizabeth decise che si sarebbe fermata a riposare lungo la stradina sterrata, così si appoggiò su una pietra grande abbastanza per potercisi sedere.

Respirò a fondo e si arrotolò le maniche dell'abito, chiudendo gli occhi e rivolgendo il volto al cielo, sperando di acquisire un po' di colorito.

Ripensò alla sua vacanza, quella villeggiatura che si era rivelata ancor più bizzarra del previsto. Ripercorse col pensiero l'ultima settimana ed immediatamente le tornò in mente Catherine, che pareva essere abbandonata da tutti. Si domandò se suo fratello Jonathan, quel mascalzone, provasse gli stessi sentimenti che la giovane nutriva nei suoi confronti. E si augurò che fosse così, non avrebbe potuto immaginare un'eventuale reazione della povera Cat nel caso in cui il suo folle amore per Jon non fosse stato corrisposto. Per un istante immaginò i due intenti a conversare e riuscì persino a vedere nella sua mente i due baciarsi con foga ed altre scene scabrose che ritenne opportuno cancellare dai suoi pensieri. Immaginò i due tenersi per mano e desiderarsi come non mai, trascinati in un vortice di passione, che per un istante travolse anche lei, quando scambiò il volto di suo fratello con quello dell'ufficiale e quello di Catherine, ahimè, col suo.

Aprì gli occhi di scatto, rovistando impazientemente nel fagotto e tirando fuori la borraccia, bevve a piccoli sorsi l'acqua contenuta al suo interno, con la quale poi si bagnò le mani ed il volto. Le si era chiuso lo stomaco e sentì di non avere più fame.

La conversazione avuta la sera prima con Adam le aveva come smosso qualcosa dentro. Non sapeva come spiegare quella sensazione, ma sentiva di ammirare profondamente la schiettezza di quell'uomo. Era impeccabile. Perfino nel vederlo impazzire di disperazione per la propria sorella, Elizabeth aveva notato una grazia ed una compostezza nei suoi movimenti terribilmente perfetta, innaturale.

Tra i fili verdi e dorati delle campagne intravide un ragazzo correre all'impazzata, con un pacco sotto le braccia esili. Correva da dove lei era venuta e quella strada portava da una sola parte: dagli Evans.

- Ragazzo, fermo! Fermati! Vieni qui!- Urlò Liza a squarcia gola, agitando le braccia per segnalare la sua posizione.

Il ragazzino, che pareva averla notata, deviò la sua corsa, avvicinandosi sempre di più alla sua figura accaldata.

- Signorina, cosa vi serve? Devo consegnare la posta.- Le disse col fiatone il giovane.

Indossava un completo lercio, rattoppato qua e là e portava sul capo un cappellino grigio. Il volto era bruciato dal sole ed entrava in pieno contrasto con i capelli rossi, tipicamente inglesi.

- Sei diretto a quella villa là giù, sbaglio?- Domandò Elizabeth indicandogli con il braccio teso la direzione verso la quale il ragazzo stava correndo.

- Non sbagliate, signorina. Consegno la posta!- Si giustificò il ragazzino mostrandogli le lettere che portava sottobraccio, tenute insieme da un nastro rosso.

Elizabeth fu colta dalla curiosità. Erano giorni che attendeva disperatamente notizie di suo fratello e si domandò come procedesse la vita militare.

- Sono Elizabeth Lodge, c'è una qualche lettera indirizzata a me?

Il giovane dai capelli rossi si accovacciò per terra, sbuffando ed asciugandosi la fronte madida di sudore con la manica. Sciolse il nastrino rosso ed iniziò a rovistare tra le varie lettere.

- Non so leggere, sto imparando. Solo qualche parola. Come si scrive Elizabeth?- Chiese gentilmente ed evidentemente in imbarazzo.

- Lascia fare a me.

Liza si chinò sulla sua figura, scorrendo con le dita tra le lettere. Si chiese cosa le avesse scritto Jonathan. Trovò una sola lettera scritta dal ragazzo e tirò un sospiro di sollievo, fin quando non lesse il nome del destinatario: Catherine Evans.

"Diamine!" Pensò Elizabeth "Possibile che il mio stesso fratello preferisca dare notizie alla sua amata, piuttosto che alla sua famiglia?"

Cercò ancora tra i pezzi di carta e quando finalmente lesse il proprio nome rimase perplessa nel sapere che ad inviare quella lettera era stato chi, in quel momento, meno desiderasse.

- Trovata!- Si finse entusiasta la ragazza.

Aiutò a risistemare le lettere e poi lo congedò, ringraziandolo per il suo servizio. Nel giro di pochi minuti, la figura del ragazzo dai capelli rossi, scomparve all'orizzonte.

Elizabeth si affrettò a strappare la busta e non perse tempo a leggere la lettera.

3 Luglio, 1807 (Madrid)

Cara Elizabeth, come state? Spero con tutto me stesso che la vita proceda bene. Dopo circa dieci giorni, mi hanno finalmente permesso di inviarvi una lettera. Sapete, vi ho pensata subito. La vita da soldato è estremamente dura e di certo meno agiata che la spensierata vita da medico.
La penisola Iberica è in subbuglio e la situazione non è per nulla stabile. Le truppe francesi di quel Napoleone di cui si parla tanto, si sono imposte al governo spagnolo e noi siamo qui per delle alleanze strette in precedenza.  Non allarmatevi per questo, mia cara.
Nonostante vostro fratello abbia rifiutato le cortesie del nostro superiore Arthur Wellesley, egli è pur sempre una sicurezza in più. Jonathan sta bene e non fa altro che pensare alla sua dolce Catherine e a voi, ovviamente. Vi ho scritto per chiarire delle situazioni rimaste in sospeso. Vi ho conosciuto non molto tempo fa, l'estate era appena iniziata, ed ora che il mese di Luglio è giunto, sta per finire. Speravo che avrei potuto passare un ulteriore mese in vostra compagnia ed in questo modo approfondire la nostra amicizia, se di amicizia si tratta. Ed è appunto questo il dubbio che mi affligge e che continua ad affollare la mia mente: Elizabeth, cosa provate per me? 
Lo confesso, sono immensamente attratto da voi, dalla vostra persona e dai vostri modi aggraziati ed estremamente eleganti. E mi scuso se quella notte sono stato così audace da spingermi oltre alla semplice conversazione. Forse per questo vi ho turbata e vi domando ancora scusa.
Credo che Adam Evans non nutra profonda stima nei miei confronti, come biasimarlo, è palesemente chiaro che egli è follemente pazzo di voi. Questo non lo nego. Ma ora, ora che non so se farò ritorno a casa, credo sia arrivato il momento di chiedervi oltre a cosa voi proviate per me, cosa voi proviate per lui. Mi disgusta dover essere così diretto, ma non ho altra scelta. Ho bisogno di sapere. Non potrò mai morire con l'incognita che voi abbiate provato per me anche per un solo secondo lo stesso affetto che io nutro nei vostri confronti.
Vi ricordate quel giorno nel bosco? Eravate così preoccupata per l'ufficiale e devo dire che siete stata molto coraggiosa ad assistere interamente alla mia operazione.
Nonostante io vi abbia porto fin troppe domande, credo di conoscere già la risposta.
Ed è per questo, dal momento che dubito potrò mai avere il vostro amore, che vi chiedo umilmente la vostra amicizia. Vogliate voi essere una mia gradevole conoscenza e, in caso lo voleste, sareste disposta a cancellare ciò che è avvenuto quella sera? Vi supplico, ditemi che potete ed io potrò dormire sereno.
Perdonatemi se questa lettera è così breve, ma il tempo a disposizione è poco ed i quesiti sono troppi.
Passate una meravigliosa estate, Elizabeth, e scrivetemi se ne avete tempo. Come ultimo favore vi chiedo di pensare a me qualche volta e di pregare per il sottoscritto.

                                                                                                                                      Vostro amico, Matthew



Matthew.
Lesse quelle parole più volte, cercando di fare ordine nella sua testa e tentando invano di rispondere a quelle domande che la stavano immensamente turbando. Si accasciò sul manto pungente di spighe e chiuse gli occhi per qualche istante. Nonostante le domande fossero davvero troppe ed Elizabeth non riuscisse a rispondere a nessuna di esse, una sola affermazione continuava ad aleggiare nei meandri del suo cuore.



"Credo che Adam Evans non nutra profonda stima nei miei confronti, come biasimarlo, è palesemente chiaro che egli è follemente pazzo di voi."




                                                                                         **********



Mary quel giorno era estremamente emozionata. Avrebbe finalmente annunciato al suo amato sposo la lieta notizia.

Era seduta in giardino ed Elizabeth ormai si era allontanata da tempo. Più volte aveva intravisto l'ufficiale scrutare l'orizzonte alla ricerca di Liza. Ciò non le piacque. Quell'uomo non le piaceva, non le era mai piaciuto. Si ripetè più volte quanto fosse stata stupida a ripetere a sua sorella che Adam era un bravo ragazzo. Non avrebbe mai pensato che i due si sarebbero stuzzicati in quel modo. Lei lo sapeva bene, i litigi alla fine portano alla pace e, nel loro caso, Mary sapeva benissimo in cosa sarebbe consistita la "pace".

Si ricordò della prima volta in cui lo vide. Elegante ed estremamente affascinante, come sempre. In quel periodo aveva appena conosciuto il suo attuale marito ed egli le aveva presentato l'intera famiglia, cugino compreso. Quel suo fare così maledettamente sicuro sulle prime aveva fatto invaghire anche lei, ma la ragione l'aveva riportata con i piedi per terra. Le sue erano solo illusioni. Il fatto che l'ufficiale fosse così gentile non era dovuto ad un interesse nei suoi confronti, bensì ad un semplice modo di essere. In verità, non riusciva a spiegarsi per quale motivo quell'uomo si comportasse così con Elizabeth. Nonostante il civettare con le donne facesse parte di lui, con Liza era totalmente diverso. Oltre all'attrazione fisica pareva esserci un interesse di fondo che si spingeva ben oltre l'aspetto fisico. Questo la turbava. Avrebbe preferito che Adam nutrisse delle attenzioni nei confronti della sua più spensierata sorella Anne. In effetti i due parevano piacersi. O meglio: Anne era totalmente presa dall'uomo in divisa.
La sorella glielo aveva confidato e lei l'aveva spinta a farsi avanti. Anne aveva preso alla lettera quelle sue parole ed il giorno dopo le aveva confidato di aver baciato l'ufficiale.

Mary sperava in un matrimonio. Liza non era fatta per un uomo come lui, assolutamente no.

Si accarezzò i boccoli biondi, molto simili a quelli della sorella minore Anne, e sistemandosi le pieghe del vestito che indossava quel giorno. Si girò delicatamente verso il marito e rimase ad osservare per qualche istante il suo profilo. Il naso importante di questo spiccava sul viso gioviale, le labbra sottili erano parzialmente coperte da un bel paio di baffi ramati, che gli conferivano un'aria elegante. La cosa che più Mary amava di quell'uomo erano i suoi occhi, di un celeste cristallino. Essi messi a confronto con quelli dell'ufficiale, però, risultavano molto più "acquosi".
Gli posò una mano sul braccio e David si voltò nella sua direzione.

- Sì, cara? Qualcosa ti turba?- Le domandò lui, mantenendo il suo solito fare allegro.

- Nulla potrebbe turbarmi in questo momento, mi seguiresti dentro?- Gli rispose lei, sbattendo le ciglia chiare, del medesimo colore dei capelli.

- Oh, Mary, e lasciare soli tua sorella, Adam e il piccolo?- con un vago gesto della mano indicò Robert - E' urgente ciò che hai da comunicarmi, cara?

- Estremamente urgente, tesoro.- Affermò infine Mary, ridacchiando e sfoggiando un sorriso meraviglioso.

Prese il marito sottobraccio e diede un ultimo sguardo all'ufficiale, che pareva asfissiato dalla presenza ingombrante di Anne, che lo guardava estasiata.

"Dovrò dirle di essere meno affettuosa" Pensò Mary portandosi una mano sotto il mento "Adam non è il tipo d'uomo che apprezza troppo romanticismo."

Tra questi pensieri nel giro di pochi istanti si ritrovò dentro casa, nella propria camera da letto. Fece sedere David su quest'ultimo.

- Cara, non comprendo questa tua agitazione. Che sarà mai successo di così grave? E' per caso venuto a meno qualcuno?- Domandò lui, senza perdere il suo tono gioviale.

Mary camminava avanti ed indietro per la stanza, cercando le parole adatte per annunciare la lieta notizia.

- Non si tratta di morte, - Fece una breve pausa - ma di vita.- Concluse accennando un timido sorriso.

- Continuo a non capirti Mary, parla per carità!- David si alzò di scatto avvicinandosi alla moglie.

- Noi....David, io....oh, caro, non so come dirlo.- Si lamentò lei portandosi un mano alla fronte.

Il caro marito le si avvicinò ulteriormente, portandole una mano sotto il mento.

- Qualsiasi cosa avrai da dirmi, potrà solo rendermi ancor più lieto.

David, dopo questa frase, che quasi commosse Mary, che posò entrambe le mani sui fianchi. E quando questa fu sul punto di proferire parola, lui le baciò la punta del naso, poi scese e ripose un altro casto bacio sulle labbra della donna. Mary non potè far altro che ricambiare il bacio e ben presto si ritrovarono ad "approfondire" ciò che candidamente avevano incominciato. Quel casto bacio era divenuto ben presto un susseguirsi di carezze e di toccate sfuggenti, mentre le lingue dei due erano intente a farsi spazio l'una nella bocca dell'altro.

"Diglielo!" Urlò una voce nella mente di Mary.

Mentre il marito le faceva scendere le mani al di sotto dei fianchi, fino a posarsi sui glutei di lei, che iniziò a sbottonargli la camicia e a calare le bretelle che in quel momento indossava.

- Da quando la tua famiglia è venuta a trovarci non ho potuto toccarti...- Sussurrò David tra un bacio e l'altro.

Le slacciò il corpetto con degli abili movimenti delle mani e quando finalmente ebbe libero accesso al seno sudo, Mary represse a stento un gemito di piacere.

"Mary diglielo!" Le urlò nuovamente quell'irritante voce nella sua testa. Quella voce che iniziava ad assumere sfumature famigliari.

David le torturava il seno destro, mentre con la mano libera si faceva spazio tra i pizzi ed i merletti della biancheria intima, cercando disperatamente di raggiungere il centro della passione di lei. E quando ci riuscì, perse ogni controllo.
David si sfilò velocemente i pantaloni e lei non perse del tempo prezioso a spogliarsi completamente, così si privò unicamente della biancheria e del corpetto, rimanendo con la lunga gonna di stoffa.

Si era ormai dimenticata quanto effettivamente desiderasse il corpo del suo nuovo sposo. Era da quasi un mese che non avevano alcun tipo di rapporto. Ciò glielo aveva imposto Mary, quando la sua famiglia era giunta, per paura che in qualche modo i propri parenti li avessero potuti sorprendere nella loro stanza. Non ci sarebbe stato nulla di male, era una donna sposata, ma Mary era sempre stata eccessivamente pudica, se non con David, con la propria famiglia.

Quando David la prese in braccio e la depose sul letto con estrema facilità, Mary non trattenne una risata, che ben presto si tramutò in un sussulto quando lui posò il proprio corpo sopra il suo e si fece strada dentro di lei, muovendo avanti ed indietro il bacino senza mantenere un ritmo regolare, ma iniziando a penetrarla con colpi decisi e del tutto fuori controllo.

Mary ne fu totalmente compiaciuta ed iniziò a gemere, mentre lui, durante la penetrazione lottava con le stoffe della gonna di lei. Le era mancato sentirlo dentro di sè e, a giudicare dalla foga dell'atto che si stava svolgendo, anche a lui doveva essere mancata.

"Mary, diglielo, ora!" Le impose un'ultima volta quella voce, che ora le pareva essere quella della sorella Elizabeth.

- Da...David...oh, Dave..oooh!- Continuò a gemere lei, non riuscendo a completare la frase, travolta da quel vortice di passione.

"Sono incinta"

Si aggrappò alle spalle di lui, mentre David, eccitato dal sentire pronunciare il suo nome a quel modo, appoggiò la testa sulla spalla di lei, accarezzandole con i baffi ramati l'incavo del collo. Quel lieve solletico, procurò a Mary una lunga scarica di brividi lungo la schiena diafana. Sentì il calore farsi spazio nel proprio ventre, assieme al membro di David.

"Sono incinta"

- De....devo dirti...u..una co..ooh..- Riuscì a stento a dire lei, mentre il calore che avvertiva crescere a dismisura si espandeva nella propria intimità.

Quei movimenti strazianti continuavano ed i loro corpi strofinavano l'uno contro l'altro incessantemente. Finchè non raggiunsero entrambi l'apice del piacere, sfociato in un ultimo lamento. E mentre David era ancora dentro di lei e le respirava pesantemente sul collo umido, Mary gli accarezzò i capelli e col fiatone ed il sorriso sulle labbra riuscì a dire ciò che necessitava di esser detto.

- Sono incinta, Dave.

Il marito rotolò su un fianco, stendendosi col petto rivolto al soffitto, mentre il seme di lui le colava lungo la coscia, Mary ne fu compiaciuta e chiuse gli occhi allegra.

Poi gli rivolse uno sguardo attento e David le sorrise. Malgrado ciò, Mary non poté fare a meno di notare una certa malinconia nel suo sguardo.







Dalla scrittrice ai lettori: 
Cari lettori, ho cercato di pubblicare il prima possibile! Sono felicissima del notevole aumento delle recensioni, siete davvero spettacolari! Grazie mille ad ognuno di voi, dal semplice (non per questo meno importante) lettore all'accanito recensore. 
In particolare pongo un ringraziamento speciale a Diesis_Girl che ha recensito ogni singolo capitolo! 
Baci, Felem ♥
  
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