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Autore: Cassandra Erin Dorian    14/11/2013    2 recensioni
Vogliate seguire, signore e signori, il Narratore e non vi spaventate se si palesa come una voce nella vostra testa. Guardate la miseria dell'autore, ubriaco, scrutate nel suo sudicio palazzo mentale e attenti a non appiccicarvi a storie smielate. Cercate nella nebbia di un universo creato apposta per voi, lettori, e troverete che l'amore non ha limiti. Firmate il Patto Narrativo, poco importa se dovrete vendervi l'anima.
E, soprattutto, non abbiate la presunzione di essere divinità assolute. Non lo siete.
Neanche nella vostra storia.
"Il giorno che la vita di Maeve Doherty cambiò c’era nebbia.
Come ogni altro giorno della sua vita."
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
L’insegna all’esterno del piccolo bar brillava assonnata e molto poco convinta.
L’interno era anonimo quanto l’esterno prometteva. Le quattro pareti erano spalmate di arancione, colore che strideva con la luce fredda e verdastra delle lampade al neon. Il pavimento, di gomma nera a pallini, era più facile da pulire che esteticamente efficace.
Sette tavoli di formica verde, due rettangolari, due quadrati e tre tondi, ciascuno circondato da tre sedie, provenivano direttamente dagli anni ’70, quando il padre dell’attuale barista aveva aperto il locale.
Al muro, appese, quattro fotografie di una squadra di calcio rionale, due delle quali in bianco e nero, una simil-litografia ottocentesca che alludeva ai piaceri del vino, un ritaglio di giornale sulla vittoria della sopraddetta squadra rionale e una foto autografata di una quasi diva della televisione passata di lì.
Sulla parete di fondo, un bancone spropositato e ripieno di alcolici che gli avventori, pochi e occasionali, avrebbero finito di bere qualche lustro dopo.
Dietro al bancone un uomo (il proprietario), una donna pesantemente truccata (sua moglie nonché banconista) e un coniglio di peluche azzurro, enorme, anch’esso retaggio degli anni ’70.
Ai tavoli, tre studentelli che ridevano trangugiando cappuccini, un uomo visibilmente d’affari e visibilmente molto impegnato che brandiva visibilmente un quotidiano di economia rimestando un espresso ormai freddo e, quasi nascosti da un attaccapanni, un uomo e una donna che non avevano ordinato niente.
 
***
 
Il primo mistero di quella mattina era, ovviamente, il biglietto.
Maeve l’aveva trovato nella borsa mentre tornava dall’Università. Si stupì molto di trovare un pezzo di carta fuori dal suo impeccabile portadocumenti e volle pensare a un ammiratore segreto.
Il secondo era il messaggio. Il testo, battuto a macchina, era: “Maeve, aperto il biglietto, lo lesse rapidamente. Metanarrativa pura. Le venne quasi da ridere.
Il testo raccontava di lei che si sarebbe presentata al bar dove faceva colazione alle sette e mezza del giorno dopo e, come per obbedire a un ordine superiore, decise che l’avrebbe fatto senza porsi troppe domande.”
Il terzo mistero era che lei, come per obbedire a un ordine superiore, lo aveva fatto senza porsi troppe domande.
 
Entrando nel bar, alle sette e ventinove precise di quel mattino nebbioso, non era riuscita a trattenere un moto di stupore nel vedere colui che la aveva convocata con tanto mistero.
- Lei è…
Lui alzò la testa, quasi infastidito.
- No, mi spiace infrangere i suoi sogni, miss Doherty, ma non sono Benedict Cumberbatch*. Prego, si sieda.
- Ah. Scusi.
- Niente, non è la prima volta che capita. Prende qualcosa da bere?
- No, grazie.
- Mia cara, la trovo laconica. Dovrebbe almeno mostrare un po’di curiosità.
- Mi spiace, ma stamattina sono un po’ OOC. Potrebbe iniziare lei a spiegarmi perché mi ha convocata?
- Ma certo. Dopotutto lei è così, precisa, ordinata, diretta… ma sto divagando. Lei legge il giornale, miss Doherty?
- Visto che mi conosce così bene, mi chiami pure Maeve. Comunque sì, signor…?
- Ogni cosa a suo tempo, Maeve. Leggendo i giornali avrà una vaga idea della realtà in cui vive. Mi racconti cosa è successo di interessante l’ultima settimana.
La ragazza tirò un lungo sospiro.
- Bene. Allora, lunedì quindici Nikolaj sono esplosi in altrettante grandi città del mondo. Martedì è morto un ultracentenario ed è scoppiato il terrore. Mercoledì si è scoperto che era un falso allarme. Giovedì suicidio di massa in Giappone, settantatré studentesse si sono avvelenate lasciando tutte lo stesso messaggio: “Il Libro è uno shoujo manga”. Seguono a ruota, il giorno dopo, ottantaquattro ragazzini che hanno fatto seppuku lasciando il messaggio: “Vi sbagliate, è uno shonen”. Oggi è sabato, ma non ho ancora  letto niente.
Il suo interlocutore non doveva porle quella domanda. Era illogico chiederle dei casi di cronaca e Maeve detestava ciò che non riusciva a spiegare.
Le pareva di essere tornata alle elementari, con tanto di banchi di formica verde.
 
“Doherty, dimmi qual è la Trinità!”
“Autore, Protagonista e Narratore, miss O’Neill.”
“Doherty, di che genere è il Libro?”
“Nessuno sa di che genere sia, anche se sicuramente è un romanzo.”
“Era una domanda a trabocchetto, brava. Parlami dei Nikolaj.”
“I Nikolaj sono un gruppo terroristico che punta all’uccisione del maggior numero di persone possibile allo scopo di eliminare il Protagonista. Il loro nome deriva dal patronimico di Tolstoj. ”
“Doherty, perché ogni vita umana è importante?”
“Perché ognuno di noi potrebbe essere il Protagonista e morto il Protagonista il mondo dura lo spazio di un epilogo, miss O’Neill”
“E cos’è lo spazio di un epilogo?”
“Il tempo di una frazione di secondo più il tempo di lettura, miss O’Neill.”
“Doherty, cosa succederà alla fine del Libro?”
“Verremo tutti giudicati dai Lettori, miss O’Neill. E verremo divisi tra buoni personaggi e Mary Sue e Gary Stu.”
“Bene, Doherty. Hai studiato.”
 
- Maeve, il suo flashback è indubbiamente interessante, ma ora devo spiegarle perché l’ho convocata.
- Come fa a sapere che ho avuto un flashback?
- Sono il Narratore.
- Lo dimostri. Non è il primo ad affermarlo.
- Il ragazzino dai boccoli castani seduto lì vicino si alzò in piedi e declamò appassionatamente il sonetto 92 di Shakespeare dedicandolo all’amico biondo seduto lì vicino…
- Potrebbe essersi messo d’accordo con loro. Guardi com’è rosso!
- Vuole un’altra prova? Il biglietto che le ho mandato ne era un valido esempio. Io ho raccontato lei che accettava l’invito e lei ha ubbidito.
Altro esempio? L’Autore mi ha immaginato come Benedict Cumberbatch, ma per Jane Austen ero una fanciulla di buona famiglia piuttosto ironica e pettegola, per un libro di ricette sono una nonna giunonica, per un libro di fiabe una mamma sorridente…
- Va bene, la mia razionalità si sta arrendendo. Signor Narratore, cosa l’ha spinta a chiedermi un colloquio? E perché finora le domande le ha fatte solo lei?
Il Narratore si rabbuiò.
- Facevo conto che ci arrivasse da sola. Maeve, la vita nel suo mondo ruota tutta attorno al Protagonista e alla sua attesa. E, soprattutto, alla sua possibile morte. Ma non esiste solo questo.
L’Autore ha in mente una storia. È già tutta pronta. Solo che, non essendo l’Autore un dio infallibile, a volte gli può capitare di inserire qualcosa di troppo…
- Lei mi sta parlando dell’Editing.
- Non proprio. Vede, un libro è come un’azienda; so che pare un paragone poco felice, ma è la verità. A volte qualcuno va promosso, a volte va degradato, altre è semplicemente in… esubero.
- Dove vuole arrivare? Vuole licenziarmi?
- Assolutamente no, gioia.
- E allora…
Il Narratore si accese una sigaretta, noncurante del divieto di fumo. I ragazzini dietro di lui erano troppo occupati a girarsi amore eterno per protestare e il brillante uomo d’affari si era addormentato.
- Maeve, da quanto dura la sua relazione con Robert Jenkins?
- Due mesi.
Il Narratore aspirò e sbuffò un fumo inodore con aria da dandy.
- E lo ama.
- Molto.
Il Narratore assunse un’espressione disgustata.
- Che nomi orrendi che avete. Quante volte devo ripetere agli esordienti che devono ambientare le storie nel giardino di casa loro?! Non è, non dico inglese, ma neanche anglofono!
Evidentemente parlava dell’Autore. Parve ricordarsi di Maeve.
- Oh, scusi. Tenterò di dirle la verità nel modo meno brusco possibile. Robert è il Protagonista. Elizabeth Jones è la Deuteragonista. Albert Upton è l’Antagonista. Lei, mia cara Maeve, è solo una comparsa.
Alla fanciulla tremò la voce.
- E quindi?
- E quindi lei, in quanto comparsa, deve solo comparire. Non può essere l’amore della vita del protagonista in due pagine mentre nelle altre 203 lo è Elizabeth.  Cerchi di capire!
- Ma ormai sono nella storia.
- Questo è il punto. Lei, dolcezza, esiste per un errore dell’Autore. Per di più Lui le è affezionato, quindi non potrei neanche eliminarla all’improvviso. Allora l’unico modo di far andare avanti la storia è che lei sparisca con discrezione. Quando lei uscirà di qui andrà dal suo ragazzo, gli dirà addio possibilmente spezzandogli il cuore e io semplicemente taglierò la parte in cui lei ha a che fare con Robert.
Ah, un’altra cosa: ora che lei sa di essere una comparsa e conosce i ruoli principali, evaporerà non appena svolta la sua funzione, più o meno tra un paio di mesi. Per questa storia sto infrangendo un sacco di regole. Ho bisogno di una vacanza.
Comunque, non dica niente ai personaggi principali, altrimenti…
- La storia potrebbe implodere e collassare.
- Lei è molto intelligente, Maeve. Bene, è stato un piacere parlare con lei.
- Quanta empatia. Le ricordo che sto per evaporare.
- Mi spiace, ma devo essere super partes. La commozione non è nelle mie corde.
- Aspetti… cosa c’è dopo l’evaporazione?
- L’eternità, cara. L’eternità cartacea.
 
Maeve non fece in tempo a rispondere perché del narratore restò soltanto una cicca si sigaretta e un fumo particolarmente denso.

*ho già detto che amo Benedict Cumberbatch? Davvero? E che comparirà direttamente o indirettamente in tutte le mie storie? Tra noi deve esserci più comunicazione, lettore...


Angolino piccino piccino picciò:
Zalve, terrestri. 
Scusate, ma tra una cosa e l'altra (blocchi creativi, ingorghi ormonali da terza stagione, greco, peperonata...) non sono riuscita a pubblicare prima. Tanto lo so che i miei lettori sono cinque, quattro dei quali sono miei amici anche in 3D. Ah, a proposito: scrivo con la mia amica Maya98 con l'account a quattro mani ApocalypseGirls, se volete date un'occhiata. Come sempre, le recensioni di qualunque tipo sono più che gradite. 
Arrivederci e grazie per averci scelto! (e abbiate fede: imparerò a usare l'html, prima o poi.) 
 
 
 
 
 
  
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