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Autore: Carlos Olivera    15/11/2013    3 recensioni
In un mondo, Celestis, in cui coesistono scienza e stregoneria, e in una città, Kyrador, in cui tutto poggia su di un delicato equilibrio di prosperità, degrado, omertà e opulenza, due organizzazioni si impegnano a garantire il mantenimento della pace e dell'ordine nel nome dell'umanità.
Da una parte, il Magic Administration Bureau (MAB), una forza di sicurezza intergovernativa il cui scopo è tutelare e garantire il corretto utilizzo della magia, dall'altra il suo braccio armato, il Tactical Magician Division (TMD), incaricato di costrastare quanto di più aberrante ed oscuro la magia stessa sia in grado di generare.
La comparsa di una nuova droga, la Lilith, e il ritorno di un'ombra oscura proveniente dal passato, minacceranno all'improvviso di rompere l'equilibrio; e allora, per la giovane cadetta MAB Carmy O'Neill e per i due agenti TMD Julian Vyce e Jake Aulas, verrà il momento di scoprire i molti segreti e gli intricati meccanismi nascosti negli angoli più oscuri della Città delle Nebbie
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of Celestis'
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21

 

 

Poco lontano dall’appartamento di Carmy c’era un piccolo parco pubblico, risibile rispetto al centralissimo Luminous Park in quanto a dimensioni e impianti sportivi, ma all’interno del quale vi era comunque un piccolo centro di allenamento per i praticanti di stregoneria.

Carmy vi si recava con una certa regolarità, solitamente tutti i martedì e giovedì dopo il lavoro.

I programmi di preparazione in uso nella MAB e nella polizia militare erano troppo avanzati per lei, per non parlare del rischio di rendersi ridicola davanti ai propri colleghi, così preferiva esercitarsi lì, lontano da occhi indiscreto e superiori dal giudizio facile.

La sua specialità erano da sempre le barriere e gli scudi magici, che aveva perfezionato nel corso degli anni e che erano da sempre in cima alla sua personale lista di abilità conseguite durante gli studi accademici.

Generare uno scudo era relativamente facile, perché richiedeva simboli magici molto semplici e facili da tenere a mente, e in molti casi non necessitava neppure di pronunciare una formula.

L’incantesimo noto come Toirelles costituiva la base di partenza per qualsiasi magia protettiva, e Carmy vi aveva apportato delle proprie personali modifiche, ricavandone il Reditum e il Grand Mirage.

Il Reditum funzionava come un muro di gomma, assorbendo metà di un eventuale assalto per poi ritorcerne il restante contro chi lo aveva lanciato; il Grand Mirage invece non era altro che una normale barriera difensiva riadattata a strumento d’attacco, che una volta generata veniva scagliata sul bersaglio con un effetto simile al diretto scagliato da una mano gigante.

Esistevano centinaia di altri incantesimi nei testi di stregoneria che avevano simili effetti, ma ciò che rendeva davvero speciale la magia era la possibilità per gli stregoni di adattarla alle proprie esigenze, ed era anche grazie a questo che l’attività di docenti e studiosi non aveva mai fine.

Il centro era costituito da una decina di campi posti l’uno accanto all’altro, non tanto dissimili da una qualsiasi palestra all’aperto, e fatto salvo l’utilizzo di pallini di cuoio al posto delle proiezioni eteree era molto simile agli impianti in dotazione all’agenzia.

Carmy prese posto al centro della pedana, impostando una difficoltà media per non strafare troppo, e tratto un lungo respiro spinse l’interruttore di accensione. Subito i cinque cannoncini a levitazione posti a trenta metri da lei all’altro capo del campo presero a sparare pallini nella sua direzione, spostandosi di continuo da una parte all’altra per rendere tutto un po’ più difficile.

Il concetto di quell’allenamento era cercare di respingere il maggior numero possibile di pallini con le proprie capacità magiche, ma Carmy cercava in egual misura di schivare e rispondere, anche perché la frequenza ed il numero di pallini che le venivano scagliati contro al suo attuale livello erano troppi per poterli respingere tutti.

In questo modo si affinavano anche i riflessi, che come le era stato insegnato al corso di preparazione erano una componente fondamentale per un aspirante membro di qualunque reparto speciale.

Carmy si difese bene, facendo tesoro della sua capacità di creare e maneggiare scudi difensivi, riuscendo anche ad intercettare e distruggere alcuni bersagli quando questi erano ancora ad una certa distanza da lei, e al termine della prima ondata aveva incassato solo dieci colpi su oltre duecento che le erano stati scagliati contro.

In altre circostanze si sarebbe accontentata, ma quel giorno Carmy aveva troppa voglia di mettersi alla prova e riavviò il programma quasi subito, aumentando anche di due punti il livello di difficoltà. Si rese conto troppo tardi di aver forse ecceduto nella spavalderia, ma nonostante tutto la sua continuò ad essere una prestazione discreta, seppur con qualche sbavatura, tanto che mentre si allenava fu notata da un nerboruto ma molto affascinante giovane uomo dai capelli scuri che stava facendo un po’ di jogging lungo il vialetto che costeggiava i campi.

Questi, fermatosi per riprendere fiato, la notò, e colpito dalla determinazione che la ragazza stava mettendo nel respingere quella pioggia di pallini stette ad osservarla fino a che non ebbe finito.

«Una buona prova.» disse quando Carmy tornò verso la panchina doveva aveva lasciato l’asciugamano

«Non ancora perfetta, però.» sospirò la ragazza

«Per la perfezione c’è tempo. Certo il talento non ti manca. Che scuola di magia hai frequentato?»

«L’accademia militare di Darmigan, vicino a Mablith

«L’accademia militare? Sei un soldato?»

«Più o meno» rispose lei porgendo la mano. «Carmy O’Neill. Sono nella polizia militare.»

«Julian Vyce. Istruttore capo.»

«Che unità?»

«TMD».

Nel sentir nominare il TMD, Carmy ebbe un sussulto. Aveva sempre ammirato chi ne faceva parte, a differenza di una larga fetta della popolazione, e trovava il loro un compito utile, anche se ingrato.

«Voglio che sappia che non condivido per nulla quello che dicono su di voi.» si affrettò a puntualizzare «Trovo che siate un grande corpo, che rischia costantemente la vita per affrontare le situazioni più difficili».

Vyce la guardò perplesso.

«Ammetto che sentirmi dire una cosa simile da una ragazza così giovane mi fa un certo che. Giovani e ragazzi sono tra i nostri più agguerriti detrattori di questi tempi» quindi si lasciò scappare una risatina. «Forse è il tuo sangue di sbirro.»

«Salvate vite ogni giorno» replicò Carmy con la massima serietà. «Eppure certa gente non trova niente di meglio da fare che gettarvi fango addosso. Io ammiro ciò che fate e quello che siete, e non nascondo che un domani, semmai ne fossi degna, mi piacerebbe molto entrare a far parte della vostra squadra».

Di nuovo, Vyce rimase basito, e quasi si sentì scaldare il cuore nello scorgere la sincera determinazione che bruciava negli occhi di quella ragazza.

Abbassò la testa.

«Quanti anni hai?»

«Ventidue, signore.» rispose lei come una recluta davanti al suo superiore

«E vorresti davvero entrare nel TMD?»

«Se un giorno sarà possibile, sì.»

«Scordatelo».

Carmy spalancò gli occhi, immobile come una statua.

«Perché, signore?» balbettò a fatica

«L’hai appena detto tu. Il nostro è un lavoro ingrato, oltre che molto rischioso. Ci sono già troppi giovani e promettenti cadetti alle mie dipendenze che scalciano per entrare, e so già fin d’ora che probabilmente vivrò molti più anni rispetto ad alcuni di loro.»

«Gli incidenti possono capitare» tentò di obiettare Carmy. «Che si faccia parte o meno del TMD, il rischio di morire è una componente imprescindibile del nostro lavoro.»

«Sì» rispose Vyce allacciandosi una scarpa. «Ma quando sei nel TMD, quel rischio si moltiplica per cento. Noi dobbiamo affrontare pericoli ai quali tutti gli altri non oserebbero neppure avvicinarsi, e molto spesso dobbiamo pagarne pegno.

Ne ho abbastanza di assistere ai funerali di giovani promettenti e capaci come te, ragazzi che hanno gettato via la propria vita prima di poterla realmente vivere.

Per questo ti dico che forse è il caso che tu ti scelga un’altra strada. Puoi fare molto per questo Paese e per gli altri senza bisogno di giocarti la vita».

Carmy avvertì uno strano freddo, accompagnato da una sensazione come di smarrimento, cosicché quando Vyce si allontanò riprendendo a correre non fu in grado né di salutarlo né di guardarlo, tanto quelle parole così dure l’avevano ferita.

 

L’estate era il momento dell’anno in cui la fattoria lavorava di più, e Jake, malgrado fosse tornato al suo nido soprattutto per riposarsi, fu ben felice di dare il suo contributo.

La mattina, assieme al padre e allo zio, si recava nei campi, dividendosi tra la cura dei frutteti e quella degli uliveti. All’ora di pranzo tornava a casa per aiutare sua madre e sua sorella a servire i clienti dell’albergo, quindi dopo un momento di riposo all’ombra del porticato davanti all’ingresso veniva il momento di dedicarsi alla mietitura.

Da vecchio scorbutico nemico della tecnologia quale era il suo vecchio non amava circondarsi dei moderni strumenti per facilitarsi il lavoro; tutto quello che aveva era una vecchia mietitrebbia, un paio di autocarri per il trasporto di merci e bestiame e tanto olio di gomito, oltre ad una schiera ben nutrita di infaticabili braccianti provenienti per la maggior parte dagli altri paesi della valle.

Per velocizzare il lavoro, data la vastità dei campi, mentre la mietitrebbia falciava da una parte gli uomini lo facevano da un’altra, più lentamente ma in modo, a detta del vecchio, molto più rispettabile.

La campana in cima alla torretta dell’edificio principale per tradizione scandiva la fine del lavoro, e dopo un’intera giornata spesa a spaccarsi la schiena tutti la salutavano con un generale sospiro di sollievo.

Jake sentì una ondata di commozione nel sentirla suonare dopo tanto tempo, e lasciata cadere la pesante falce che aveva brandito per ore senza mai posarla si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore, che scivolando lungo il torace nudo lo faceva quasi luccicare.

«Niente male» osservò suo zio. «Credevo che la città ti avesse rammollito.»

«La città non rammollisce» rispose il ragazzo, sornione. «Anzi, che tu ci creda o meno, alle volte fortifica.»

«Ho qualche dubbio. Ma nel tuo caso, mi riservo di decidere. Forza, torniamo indietro».

Dopo una molto salutare doccia rinfrescante, che servì a lavare via tanto il puzzo quanto le fatiche, come quando era piccolo Jake si ritrovò seduto alla grande tavola della taverna assieme a tutti i suoi parenti.

Alla sera ci pensavano le inservienti e i camerieri assunti part-time ad occuparsi del ristorante, così l’intera famiglia Aulas aveva modo di consumare la propria cena in tutta tranquillità, e come al solito la signora Aulas non si fece parlare dietro in quanto ad abbondanza.

«Forse dovrei chiedere ai superiori di proporti a responsabile della nostra mensa» scherzò Jake vedendosi riempire il piatto dal cognato Pence «Le porzioni che ci propinano laggiù sono terribilmente risicate.»

«Fossi matta. Non baratterei mai questa bella valle con quella città così caotica. Non sono fatta per posti simili, lo sai.»

«Allora, Jake» intervenne Tobias, seduto come al solito a capotavola. «Parlami ancora di questo capitano Vyce. A quanto pare, lo stimi particolarmente.»

«Il capitano Vyce…» disse Jake con gli occhi che scintillavano come quelli di un bambino «È una persona molto speciale. Un ottimo maestro. Certo, alle volte può sembrare una persona burbera, ma è schietto e risoluto.

Non ha paura di dire quello che pensa. E soprattutto, tiene ai suoi subalterni più di chiunque altro io conosca. Sono certo che morirebbe pur di salvarne anche solo uno.»

«Secondo me tu sei innamorato.» disse Agnes indicandolo con la forchetta «Ne parli come se fosse il tuo amante.»

«Non sei spiritosa.» la ammonì la madre

«Eppure, se non sbaglio non ha ancora raggiunto la quarantina. Come mai non è ancora in servizio sul campo?»

«Questo è una specie di mistero. In verità non è nemmeno nativo di Kyrador. Viene da Eldkin

«Un montanaro.» commentò Pierce alludendo al più classico dei luoghi comuni che distinguevano la terza città del Paese.

«Per quanto ne so fino a cinque o sei anni fa era di servizio laggiù. Poi, nessuno sa perché, ha ottenuto il congedo dal servizio attivo ed è stato trasferito a Kyrador dopo aver ottenuto la promozione a capitano e la qualifica di istruttore tattico.»

«Forse si era stufato della vita in prima linea.» commentò ancora Tobias

«L’impressione è questa» si incupì Jake. «Però, ogni tanto, ho come il sospetto che vi sia anche dell’altro.»

«Tutti hanno dei piccoli segreti. E non è cosa educata volerci ficcare il naso. Se davvero non vuole che si sappia il vero motivo per il quale ha scelto di ritirarsi, non c’è ragione per cercare ad ogni costo di scoprirlo.»

«Tu prendi sempre le cose troppo alla leggera, papà.»

«E tu troppo seriamente. Magari come detto era semplicemente stufo di rischiare la vita tutti i santi giorni per quei quattro soldi che vi passano.»

«Quattro soldi? È il ramo dell’agenzia che paga meglio. Vai a chiedere ai dipendenti del tribunale o della procura distrettuale. Là sì che si può parlare di stipendio da fame.»

«Personalmente non baratterei mai il più ricco degli stipendi con la mia vecchia pellaccia. Ma d’altra parte, se tu sei felice così, io come detto non ho il diritto di metterci il naso. Tanto più che mi sembri convinto oggi come allora.»

«Adesso però basta parlare di lavoro» intervenne la signora Aulas. «Jake non è tornato a casa perché tu possa stressarlo con la tua filosofia da maestro di vita».

Tutti sorrisero all’ammonimento della sola e unica padrona di casa, e ben presto l’argomento Vyce scomparve dalla discussione, per fare posto ad altri molto più ameni ed innocui. In fin dei conti, si disse Jake, sua madre aveva ragione: se lui era lì, era solo per riposarsi, e questo voleva fare.

 

Nella villa di campagna, residenza estiva del Direttore Generale Van Adler, era in corso il più grande ricevimento che la città ed i suoi più alti rappresentanti avessero mai visto, tanto che i giornali lo avevano già da tempo indicato come l’evento mondano dell’anno.

Il padrone di casa festeggiava due ricorrenze molto importanti in quello stesso giorno, e non si era badato a spese per renderlo speciale. Da una parte vi erano i lodevoli settantacinque anni di vita lascatisi alle spalle, dall’altra, ugualmente importante, il terzo anniversario dalla sua nomina a guida suprema dell’Agenzia, che a detta di molti ne faceva l’uomo più potente del mondo.

Neanche lo storico ricevimento per l’insediamento del nuovo presidente di qualche tempo prima sembrava reggere il confronto, con la sterminata sala da ballo di Villa Van Adler che pullulava letteralmente di stemmi, titoli nobiliari e teste coronate.

Era un trionfo di gioielli, decorazioni e abiti sfarzosi; molti erano persino arrivati in carrozza, un mezzo di trasporto non nuovo alla ricca e raffinata nobiltà di Kyrador, testimone un gusto per l’eleganza che faceva scuola nel resto del mondo.

Come era logico che fosse, non vi era responsabile, comandante o alto esponente di qualsivoglia ufficio della MAB che non fosse presente, e tra le uniformi bianche dell’aeronautica, quelle blu delle forze di sicurezza, e quelle nere della polizia militare, sembrava di trovarsi ad una riunione generale degli alti comandi piuttosto che ad una festa di compleanno.

Il direttore generale faceva gli onori di casa, affiancato dalla sua affascinante consorte, la granduchessa Sephira de Bois, figlia del fu presidente Duvalier, e sorella dell’attuale ministro degli esteri del governo Fujitaka, che nonostante l’età appariva elegante e rispettabile come ai tempi della sua più antica gioventù.

Anche le molte giovincelle e giovani donne presenti alla festa però non sfiguravano, anzi, pareva quasi che facessero a gara per farsi ammirare, tanto sfavillanti e lussuosi erano gli abiti che portavano e le pietre preziose che sfoggiavano.

All’arrivo della torta, una torre a sei strati che solo a guardarla faceva venire il diabete, il capo della Polizia Militare Bargas prese la parola.

«E ora, signori» disse al microfono del palchetto dove si esibiva l’orchestra. «Propongo un brindisi al più capace, caparbio, e cocciuto comandante in capo che la nostra agenzia abbia mai avuto.

Che abbia cento di questi giorni. Dopotutto, nessuno qui ha davvero voglia di prendere il suo posto, ho ragione?».

Tutti risero, soprattutto quelli che potevano aspirare davvero alla carica. Essere il capo supremo della MAB portava potere ed influenza, ma le grane che spesso si che si era chiamati ad affrontare superavano di gran lunga i vantaggi, per non parlare del circo mediatico che si scatenava ad ogni più piccolo problema.

«Quindi, cari amici, ad Archibald Van Adler!»

«Ad Archibald Van Adler!» risposero tutti in coro alzando i calici.

Il festeggiato rispose con un sorriso di circostanza ed un cenno della mano, poco abituato com’era a quel genere di celebrazioni.

L’orchestra riprese a suonare, e la maggior parte degli invitati, dopo il rituale del taglio della torta, si rigettò in pista tra le note soavi di un valzer.

«Qualcosa non và, Colonnello Graham?» domandò il Direttore Harlow notando lo sguardo assente della collega. «Non si sta divertendo?»

«Alla fine, non è venuto.» rispose lei come se non lo avesse sentito.

Non serviva un genio per capire a chi il capo della Polizia Militare di Caldesia si stesse riferendo.

Come tutti si aspettavano, tra le varie personalità politiche e diplomatiche di vari Paesi presenti alla festa non vi era nessuno proveniente da Amara.

L’ambasciatore Dragos era sempre stato un fedelissimo del partito di Borte, e dopo il colpo di stato si era di fatto trasformato in un rifugiato politico, svuotato tanto di qualsiasi autorità quanto del suo stesso ruolo.

Correva voce che fosse stato espressamente invitato, se non altro per ribadire ancora una volta come la MAB continuasse a riconoscere il governo deposto dai militari come unica e sola autorità politica di Amara, ma era molto probabile che la sua mancata partecipazione fosse stata espressamente voluta.

«Non sarebbe stato saggio tirare eccessivamente la corda» commentò Gillian leggendole nel pensiero. «Anche se né l’Agenzia né Caldesia hanno ancora riconosciuto il governo golpista, né intendono farlo, la presenza dell’ambasciatore a questa festa a così pochi giorni dalla caduta del governo avrebbe potuto indispettire i sostenitori dei militari».

Zari aveva ben ragione di essere preoccupata.

Anche se la sua famiglia era emigrata da quella terra isolata e senza prospettive quando lei era ancora piccola alcuni suoi consanguinei abitavano ancora nella capitale, e anche se aveva ricevuto rassicurazioni del fatto che fossero tutti in buona salute non riusciva a stare tranquilla.

«Sono passate quasi due settimane da quando i militari hanno preso il potere, e ancora non è stato fatto nulla.» puntualizzò Zari con una certa insoddisfazione

«L’Agenzia e il governo di Caldesia stanno cercando di mediare una soluzione senza coinvolgere le Nazioni Unite, ma fino ad ora non sono stati avviati veri e propri contatti.»

«Ovviamente. Parlando con loro sarebbe come legittimare il loro colpo di stato. A quanto ho avuto modo di studiare, sulle Terra questioni di questo genere venivano risolte in tutt’altro modo.»

«Qui non siamo sulla Terra, Colonnello. E comunque, la situazione è molto più complicata di quanto lei potrebbe immaginarsi.

Non serve che le ricordi come Amara sia una nazione strategicamente molto importante tanto per noi quanto per la fazione occidentale che Caldesia comanda. Perdere il controllo su quel territorio significherebbe perdere tutta la Nuova Carolina. Ma in ogni caso, non possiamo in alcun modo venire meno ai principi che sono alla base del nostro codice internazionale».

Zari lanciò e Graham una strana ed oscura occhiata obliqua, quindi tornò a fissare quella massa indistinta e indistinguibile di potenti che seguitava a godersi la serata tra balli, banchetti e bella musica.

«Fa ribrezzo vedere quello che siamo diventati. È davvero questo ciò che si erano immaginati i nostri antenati venendo qui?».

Graham abbassò gli occhi, non sapendo cosa o come rispondere.

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua!^_^

Mi ci è voluto un pochino, ma finalmente sono ritornato.

E così, alla fine, le strade di due dei personaggi chiave della storia si sono incrociate. Non è stato un incontro molto felice, ma certamente non sarà l’unico, e presto anche il sentiero di Jake andrà ad incrociarsi con quello di Carmy.

A parte ciò, possiamo considerare questo come un capitolo di transizione, che segna il passaggio da una situazione tutto sommato tranquilla ad un susseguirsi di emozioni forti e momenti frenetici che stanno per venire.

Grazie come sempre a tutti quelli che leggono e recensiscono, ma anche a coloro che hanno inserito questa storia tra le seguite o le ricordate.

Grazie a tutti!^_^

A presto!^_^

 

PS. E per finire, permettevi di mostrarsi questa bellissima locandina, realizzata da una mia affezionata lettrice. È o non è una bellezza?

 

  
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