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Autore: Erica_2447    15/11/2013    0 recensioni
Fin da giovane pensavo a come sarei morta: mi sarebbe piaciuto andarmene in un modo un po’ tragico, come se fossi la protagonista di un film, o nel modo meno doloroso possibile. Tuttavia i miei monologhi mentali si concludevano sempre con frasi come “Ma chi prendo in giro, morirò distesa su un letto dell’ospedale, vecchia e con flebo e catetere attaccato”.
In cuor mio sapevo però che la morte migliore che avrei potuto fare sarebbe stata vicino a un cavallo. Non immaginavo che per una volta il mondo volesse realizzare i miei progetti. Ma quello stronzo deve sempre metterci del suo!?
Genere: Generale, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fin da giovane pensavo a come sarei morta: mi sarebbe piaciuto andarmene in un modo un po’ tragico, come se fossi la protagonista di un film, o nel modo meno doloroso possibile.  Tuttavia i miei monologhi mentali si concludevano sempre con frasi come “Ma chi prendo in giro, morirò distesa su un letto dell’ospedale, vecchia e con flebo e catetere attaccato”.
In  cuor mio sapevo però che la morte migliore che avrei potuto fare sarebbe stata vicino a un cavallo, poco importa se a causa di una caduta o per un infarto in sella. Ho sempre ritenuto che siccome tutti dobbiamo morire, il modo più bello sia immerso nella passione.
E’ strano, che adesso io mi ritrovi qui, con la faccia infangata e il sangue che mi sgorga dalla tempia e mi offusca la vista. Non immaginavo che per una volta il mondo volesse realizzare i miei progetti. Ma quello stronzo deve sempre metterci del suo!?
Fa freddo e l’acqua del ruscello mi sta congelando. Maledetto ruscello!
L’avevamo sempre guadato, che fosse in primavera, quando scorre accarezzando dolcemente le pietre, che con la neve. A volte lo abbiamo saltato, altre volte ci abbiamo passeggiato dentro fino ad arrivare alla vallata d’erba verde oltre l bosco.
Ma questa volta non avrei dovuto scegliere di passare. So che non è colpa mia, ma non posso far altro che ripetermi il contrario.
Giro la testa verso il mio adorato baio. Rimane vicino a me. Le redini si sono capovolte durante la mia caduta e lui rischia di calpestarle e di farsi male. Allungo una mano per prenderle ma mi accorgo che anche quel piccolo e semplice gesto mi provoca lancinanti dolori
Joe mi annusa e il suo caldo respiro sul collo mi fa venire la pelle d’oca mentre ricordo i momenti passati assieme: il giorno in cui ci siamo visti la prima volta,  i primi concorsi, le galoppate a pelo, le difficoltà superate..
Sospiro e piango quei giorni. Forse piango anche perché il ramo rotto che mi ha trafitto il fianco, e probabilmente danneggiato anche gli organi interni, mi sta togliendo il fiato.
Quando Joe è scivolato sui sassi e si è inginocchiato il cellulare mi è caduto in acqua e ora non funziona. Nessuno sa ancora cos’è successo. Dovrò aspettare che faccia sera, quando i miei genitori si accorgeranno che tardo a tornare, o che qualcuno passi di qua.
L’acqua si tinge  di rosso. Alla faccia della morte poco dolorosa!
La settimana dopo saremmo andati a galoppare sulla spiaggia: il sogno di una vita… e invece probabilmente questo non accadrà mai.
Mi sento le palpebre pesanti e respirare ormai è la cosa meno naturale che io possa fare. Tossisco e un urlo soffocato muove le mie corde vocali.
Ho freddo e tremo.
Joe.
Mi mancano le forze.
Non è poi così brutta come fine: è come la volevo.
Joe strofina il muso sul mio viso incitandomi ad alzarmi.
Ciao Ragazzone.
Un'ultima lacrima rotola sulla mia guancia.
  
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