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Autore: JapanAddicted    15/11/2013    0 recensioni
Una colonia estiva, un ragazzo e una ragazza alle prese con la prima cotta.
Si parleranno la prima sera ma si conosceranno meglio solo durante il volo di ritorno.
"Quando vuoi veramente qualcosa riesci a battere anche la più forte delle timidezze"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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2. Un abbraccio
 
Siamo arrivati a Roma più o meno all’una e mezza del pomeriggio, ma l’aereo per Torino sarebbe partito verso la mezzanotte e quello per Treviso poco prima, quindi c’era ancora la possibilità di rivederlo.
Siccome parlando sull’aereo mi aveva detto che lui non aveva Facebook e non sapendo i nostri rispettivi numeri di telefono, mi ero rassegnata a non vederlo più, e un paio di ore dopo l’atterraggio cercavo di rimuovere ogni ricordo dalla mia mente.
Giorgia, una delle due mie amiche, era di Torino ma si era fermata a Roma perché avrebbe trascorso il resto delle sue vacanze lì, quindi io ero rimasta con Claudia, quella che mi stava antipatica.
Sebbene non riuscissi proprio a vederla e a parlarle insieme, la sera siamo andate a mangiare una fetta di pizza ad un fast-food all’interno dell’aeroporto.
Finito di mangiare ci siamo ricongiunte al gruppo di Torino, che si stava avviando verso il punto di imbarco.
Durante il tragitto, ho visto il ragazzo dell’aereo insieme al suo gruppo che mi guardava e che aveva allungato le braccia chiedendomi un abbraccio.
Avevo l’impressione che avesse occhi solo per me e la cosa mi ha fatta emozionare tanto che mi sono messa a tremare.
In quel momento ho notato quanto fosse alto e mi sono sentita un nano, la mia testa gli arrivava al petto. Ma non mi interessava, a lui andavo bene così com’ero, gli andava bene anche il fatto che fossi bassa.
Ho sentito il cuore scoppiare a quella vista, e mi sono tuffata fra le sue braccia senza badare al fatto che se il mio gruppo non fosse arrivato in tempo avremmo perso l’aereo.
Morivo dalla voglia di buttargli le braccia intorno al collo e baciarlo; sarebbe stato il mio primo bacio e volevo sapere com’era baciare qualcuno, ma ho deciso di non correre troppo.
Gli ho messo le braccia intorno al petto e l’ho stretto più forte che potevo, facendomi cullare dal suo profumo.
Ero fermamente decisa a non mollarlo se non l’avesse fatto prima lui.
Ma visto che nemmeno lui si decideva a staccarsi, l’animatore del mio gruppo ha tossito e mi ha fatto intendere che avrei dovuto sbrigarmi; così mi sono staccata e ho salutato Francesco colma di un miscuglio di sentimenti contrastanti nei quali la felicità era in rilievo e mi sono avviata dietro agli altri.
Seguivo i miei compagni di gruppo come una pecora, senza essere completamente consapevole di cosa stavo facendo e di dove stavo andando, ma con la testa bassa per l’imbarazzo.
In circostanze normali non avrei abbracciato nessuno con tanta naturalezza, la mia timidezza avrebbe preso il sopravvento.
Ma in quel momento l’unica cosa che contava era salvare ogni singolo momento che potevamo passare insieme.
Continuavo a pensare a lui, un ragazzo spuntato dal nulla che in un’ora è riuscito a farmi innamorare, che mi ha fatta sentire amata per la prima volta e che me l’ha dimostrato, che non ha temuto di mostrarsi ridicolo davanti agli altri ragazzi abbracciandomi nel pieno centro di un aeroporto.
Quindi era così l’amore, quel sentimento tanto potente che non avevo mai provato prima.
Mi sembrava la cosa più bella del mondo: sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa, ma finché io avevo lui e lui aveva me tutto andava bene. Nient’altro era importante.
Solo più tardi avrei scoperto anche i suoi aspetti negativi.
A un certo punto vedo i miei compagni che girano dall’altra parte e sento vagamente qualcuno dire che stavamo andando nella direzione sbagliata.
A quel pensiero ho esultato, se fossimo tornati indietro l’avrei di nuovo rivisto… E se invece fosse già partito…?
No, lui e i suoi compagni erano ancora nello stesso punto di prima e la scena si è ripetuta: lui mi ha vista e ha allungato le braccia.
Quella volta però, sapendo che se l’avessi abbracciato non sarei più stata capace di scollarmi e convinta che dopo quello che volevo fare ci sarebbero state altre occasioni di provare quella meravigliosa sensazione di farfalle nello stomaco, ho ignorato il suo invito e, raccogliendo tutto il mio coraggio, gli ho chiesto il suo numero di telefono.
Ho sentito la mia faccia avvampare, devo essere diventata fucsia, ma lui non ci ha fatto caso o ha fatto finta di non notarlo e me l’ha dettato, così come ho fatto io dopo di lui.
In quel momento ho capito che quando vuoi veramente qualcosa riesci a battere anche la più forte delle timidezze.
Il mio animatore mi ha richiamata di nuovo, e io l’ho seguito sol sorriso stampato in faccia.
Stavolta niente abbraccio, ma avevo un metodo per contattarlo, quindi le cose sarebbero potute andare avanti!
  
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