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Autore: Scation_98    15/11/2013    1 recensioni
Ciao, mi chiamo Sam e ho 15. La mia vita è strana molto strana , questa volta vi racconto la mia storia, quella vera. Qualcosa ha mandato tutti i miei sogni in frantumi, li ha resi assurdi e irrealizzabili e così, a causa di tutto questo , sono caduta in un baratro dal quale non riesco ad uscire e la luce dell’uscita si allontana sempre di più. Ho molto amici al mio fianco: Masia, Andie , Fred e Marc. Loro sono gli unici che non se ne sono mai andati e spero che non lo faccino mai! Tutti i nomi, compreso il mio, sono un modo per nascondere il mio vero nome ma tutto quello che racconto è successo davvero a me , Sam, nonché l’autrice di questa autobiografia. Spero che vi piaccia, buona lettura ;)
-Sam
Genere: Commedia, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Entrai in casa mentre stavo ancora riponendo le cuffie nello zaino e mettendo il silenzioso al telefono. Gli occhi id Chad continuarono ad annebbiarmi la mente finchè a schiarire non arrivò mia mamma.

“Sam, cara, allora come stai?” mi chiese accarezzandomi i capelli

Non le risposi, mi allontanai dalle sue carezze e mi  diressi nella mia camera. Mi spogliai lentamente per poi andare a tavola. Odiavo quando i miei facevano finta di essere una famiglia felice perché non era così e mi spiegate che senso ha prendere in giro se stessi?

Mangiai senza dire una parola , nella mia mente c’era solo Chad!

Ricordavo benissimo come era vestito, la sua espressione e tutti i suoi sorrisi di quel giorno, quell’unico giorno dal quale le nostre vite si incontrarono  e non si separarono più.

*Occhi azzurri , capelli neri leggermente spettinati, labbra carnose, naso piccolo e perfetto, guance rosee. Aveva in dosso una camicia scozzese sul rosso con sotto una maglia a mezze maniche sul blu, dei jeans stretti neri e della vans a scacchi nere e grigie. Sulle spalle aveva un eastpack nero. Quel sorriso mi sciolse , non riuscii a proferire una sola parola. Quel ragazzo nascondeva qualcosa, c’era un motivo per cui era venuto qui, il destino aveva qualcosa in serbo per noi…*

“Sam, ma cos’hai?” la voce di mia mamma risuonò nel mio cervello come una brutta nota stonata in una bella melodia, come un fa# non eseguito in un scala di La maggiore. Suonava male. Aveva interrotto i miei pensieri!

“Nulla….”

“Pensi troppo cara, perché non esci a fare una passeggiata, guarda che bel sole!” disse spostando le tende dalla finestra

“Non mi piace il sole… preferisco le giornate fredde e piovose.”

Mi fissò per un po’ con gli occhi sgranati e se ne andò senza commentare la mia affermazione.
Ormai non riuscii più a recuperare il filo dei miei pensieri e allora decisi saggiamente di mettermi a studiare.
Sembrava non finire mai la storia della nascita dell’Unione Europea. Mi addormentai nel letto con in mano ancora il libro di geografia e così mi svegliai la mattina dopo. Nessuno era venuto a controllarmi, se ne fregano tutti di me. Il pensiero di Chad però non mi aveva abbandonato neanche per un attimo in tutta la notte.

Come ogni mattina arrivò Fred e andammo alla fermata, Chad era lì.

“Buongiorno!” ci sorrise appena ci eravamo avvicinati

“Giorno!” Risposi cortesemente io

Non so se è stata la mia impressione, ipotesi molto plausibile, ma mi sembrò di vedere quel ragazzo bruno con gli occhi color cielo farmi un occhiolino nascondendo per un attimo quell’iride paragonabile ad una tavolozza di un pittore intento a riprodurre un paesaggio marino.
Il pullman arrivò in fretta quella mattina, meglio così mi sarei risparmiata la corsa per arrivare puntuale a scuola. Stavolta Fred salì prima di Chad e così fu lui ad occupare il posto affianco a me ma non nascondo che avrei davvero voluto che fosse Chad quello affianco a me. Avevo la sensazione che Fred stesse impedendo al nuovo arrivato di stringere amicizia con me , come se nascondesse un sentimento di gelosia.

Arrivati alla fermata dove sarei dovuta scendere vidi Andie aspettarmi con lo scooter , le corsi in contro e sfrecciammo via al vento. I miei capelli ondeggiavano indietro dai bordi del casco , non mi resi conto che eravamo già davanti al cancello di scuola. Masia ci stava aspettando.

“Buongiorno” ci disse lei venendoci incontro con un gran sorriso

Nessuno di noi due rispose ma ricambiammo il sorriso. Entrammo in classe e ci accomodammo ognuna al proprio posto. Alla prima ora avevamo la mitica prof di italiano che amava così tanto torturarmi.

“Buongiorno ragazze, abbiamo un nuovo arrivato! Non sarete più tutte femmine, ma avrete un compagno: Chad Jones. “

Alzai lo sguardo quando sentii quel nome e vidi gli stessi occhi blu oceano fissi nei miei.

“Conosci qualcuna qui, Chad?”

*Ti prego, fa che non dica Sam. Fa che non dica Sam. Ti prego*

“Sam, prende il mio stesso pullman la mattina!” disse lui sorridendo

*merda*

La prof ebbe la brillante idea di metterlo seduto vicino a me in modo di farlo sentire a suo agio ma causandomi un tachicardia per tutta la durata delle lezioni.
Suonò la campanella ed io non esitai neanche un secondo ad infilarmi le cuffie e a correre via ma…

“Non così in fretta Sam, aspetta.” Mi disse la professoressa di geografia

Rimasi immobile davanti la cattedra.

“Perché ti fai del male?”

Sapevo benissimo a cosa stava puntando, a quanto pare la prof di italiano aveva diffuso la notizia. Non le risposi, mi infilai le cuffie e uscii da quella gabbia di matti.
Sentivo gli occhi bruciare a causa della produzione di lacrime che pian piano non rimasero più custodite nei miei occhi ma iniziarono a colare sul mio viso. Iniziai a correre e mi nascosi dietro un condominio vicino al terminal degli autobus.

Rimasi lì a riprendere fiato, a piangere. Presi la lametta che portavo sempre con me dalla tasca posteriore dei miei jeans, abbassai la manica della mia felpa sul braccio sinistro. Numerosissimi tagli comparirono su di esso, numerose gocce di sangue lo macchiarono e caddero sull’asfalto.

Mi abbassai in fretta la manica della felpa non notando che si era subito macchiato di un acceso rosso sangue.

Salii sul pullman in tempo per la partenza e mi sedetti da sola , vicino il finestrino. Il sangue continuava ad inondare il mio braccio e a macchiare la mia felpa.

“Sam, cos’hai al braccio?”

Chad era seduto affianco a me e fissava il sangue sulla mia felpa, io rimasi immobile, lui mi guardò ancora per qualche secondo , prese il mio polso tra le sue mani e tirò giù la felpa.

“C-cosa…..”

Riabbassai prontamente la manica con sguardo spaventato, lui rimase a guardarmi.

Nessuno dei due parlò.
  
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