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Autore: Meramadia94    15/11/2013    2 recensioni
Catherine, detta Kitty, è la sorella minore di Sherlock, appena arrivata da Liverpool per studiare alla London University.
Si ritroverà assieme al fratello e a John a risolvere un caso dove cinque spose muoiono assassinate nel giorno delle nozze.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Lestrade , Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le porte del pronto soccorso si spalancarono.

Erano arrivati in meno di un quarto d'ora ed anche durante la corsa verso la sala operatoria, John non smise di dare soccorso alla ragazza ormai svenuta.

Avrebbe voluto operarla lui stesso, ma non sapeva se sarebbe stato in grado di operare proprio lei, la sorella di Sherlock...

Gia, Sherlock.

Aveva bisogno di una spalla amica a cui appoggiarsi e non poteva lasciarlo solo.

Lasciò quindi la lettiga in mano ad un paio di infermieri ed osservò le porte della sala operatoria chiudersi con Kitty dentro.

 

Quella sera, di turno in ospedale, c'era proprio Nicholas Hooper.

Appena aveva saputo che una ragazza sulla ventina era stata portata d'urgenza per una ferita d'arma da fuoco si precipitò per darle assistenza.

''Cos'abbiamo?''- chiese il chirurgo mettendosi i guanti di plastica.

''Donna, ventuno anni, ferita da arma da fuoco al torace.''- rispose l'infermiere che aveva portato la barella.

L'altro infermiere smise di praticare il massaggio cardiaco e tolse la mascherina per l'ossigeno alla ragazza.

''Catherine....''- Nicholas sbiancò quasi quando riconobbe nella donna stesa sulla barellla, con il torace insanguinato e pallida come un lenzuolo appena lavato, la ragazza che aveva conosciuto due giorni prima nei corridoi di quello stesso ospedale che successivamente aveva aiutato a fare ricerche nell'archivio e che aveva invitato a prendere un caffè, parlando con lei.

Non era certo una cosa di cui vantarsi o essere felici, dover operare qualcuno che si cnosce con la consapevolezza di poterlo uccidere in caso di errore.

''Mettiamola sul tavolo....1...2...3.''- fece Nicholas spostandola dalla barella al tavolo operatorio con l'aiuto dei paramedici che l'avevano portata lì-:'' Come sono i suoi valori?''

''Respirazione a 20. Pressione sanguigna pari a 86 su 60.''

Il chirurgo divenne pallido.

''Ok, preparatevi ad intubarla.''

 

Nel frattempo, nella sala d'attesa Sherlock era in piedi, immobile davanti alla sala operatoria, ancora sporco di lacrime, sangue e sudore.

Aspettava di sentirsi dire che Kitty non era morta, che ce l'aveva fatta e che sarebbe uscita dall'ospedale sulle sue gambe.

John gli si avvicinò con un bicchiere di caffè.

''Nero, bollente, con due zollette.... come piace a te.''- gli disse il medico cercando di sorridere per rassicurarlo.

''Non l'hai vista negli occhi.... sembrava così impaurita... proprio come quando era piccola e sognava un paio di mostri e correva da me.''- John gli strinse una mano per confortarla.

''Ma ho visto lei. E' forte, determinata, volitiva..... ce la farà, e tornerà a farti impazzire nemmeno tra una settimana.''

Sherlock era sicuro di una cosa.

La preferiva tra i piedi, sentire la sua voce petulante insistere di ammetterla in qualche caso, rimproverarla per la troppa cera che metteva sul pavimento, dirle che era troppo appiccicosa, prenderla in giro per la sua mania per l'ordine e rimproverarle il suo essere Testa Calda che saperla chiusa in una stanza legata a tubi e macchine, con degli sconosciuti con le mani nel suo torace.

In quel momento vennero raggiunti da Lestrade, Moly e la Signora Hudson.

''Che è successo?''- chiese la seconda con una faccia molto preoccupata.

''La colpevole degli omicidi seriali ha cercato di spararmi, ma Kitty se n'è accorta e mi ha protetto con il suo corpo.''- spiegò Sherlock tenendo gli occhi bassi.

La signora sussultò.

''E adesso come sta?''- domandò Lestrade non meno preoccupato di tutti loro.

Si sentiva responsabile per il ferimento della ragazza.

Avrebbe dovuto fare in modo che tenesse il giubbotto anti-proiettile almeno fino a quando Valery Morgan non avesse più rappresentato una minaccia.

Invece aveva abbassato la guardia appena si era convinto che il pericolo fosse stato sgominato.

''E' ancora in sala operatoria, ma per il momento non ci sono notizie.''- rispose John.

Molly sospirò e poi mise una mano sulla spalla di Sherlock per consolarlo.

''Starà bene, fidati di me... c'è Nick con lei.''

Sherlock si limitò a non dire nulla e voltare la testa.

Non aveva bisogno di qualcuno che lo consolasse, voleva solo essere lasciato in pace con i suoi pensieri.

 

Nel frattempo, Nicholas assistito da una ferrista e due assistenti, continuava ad assistere la ragazza.

Aveva inciso vicino alla ferita per procedere con un drenaggio toracico.

''Perde sangue. Tampona.''- la ferrista si affrettò ad obbedire.

Quando il foro d'entrata fu abbastanza sgombro afferrò il divaricatore ed il bisturi ed iniziò a cercare i proiettile.

''Andiamo.... dove ti nascondi?''

 

Era gia passata un'ora e mezza e nessuno sembrava voler uscire da quella maledetta stanza per dare loro notizie concrete sullo stato di Kitty Holmes.

In quel momento arrivò anche Mycroft Holmes.

Aveva saputo della sparatoria, così aveva chiuso in fretta una riunione di lavoro ed era subito venuto al St Barth.

''Come sta Catherine?''- chiese il Governo Britannico.

''Non ci sono ancora notizie, dobbiamo aspettare ancora.

Mycroft annuì restando impassibile.

John non poteva credere come fosse possibile rimanere così calmi e tranquilli con un proprio consanguineo sotto i ferri.

Cos'avrebbe fatto se fosse successo ad Harry?

Non poteva neppure pensarci.

Certo litigavano spesso a causa della diversa personalità e delle scelte che l'una faceva e che non sempre soddisfacevano l'altro, ma erano molto legati, nonostante tutto.

E poi ormai lo aveva capito.

Gli Holmes potevano avere a cuore la persona più impensabile e dare l'impressione di esserne completamente disenteressati.

''Il chirurgo che la sta operando... quanto è affidabile?''- chiese con una freddenza inappuntabile il maggiore dei fratelli Holmes.

Fu Molly a rispondere.

''Se la caverà, ne sono certa.''

 

''Ho trovato il proiettile....''- Nicholas tese una mano e la ferrista gli passò le pinze. Oramai aveva un'idea più che chiara dove il proiettile si fosse collocato e con le pinze cercò di tirarlo fuori.

''La pressione sta scendendo rapidamente...''- sentì dire da un infermiere.

Nicholas alzò gli occhi e fissò il monitor.

Troppo rapidamente.

Doveva essere più veloce.

Non voleva avere proprio Kitty Holmes come prima paziente deceduta.

Infilò piano piano le pinze nella ferita.

''Andiamo bimba, ce l'abbiamo quasi fatta...''- fece Nicholas concentrato al massimo-:'' facciamo così... se ce la facciamo ti porto fuori a cena.''

Il bip dei macchinari si stava facendo sempre più insistente.

Più fastidioso.

E più snervante.

''E' molto tachicardica, rischia l'arresto cardiaco.''- fece uno degli assistenti preoccupato.

In quel momento Nicholas tirò fuori la pallottola e la depose in una ciotola sul tavolino lì accanto.

Il proiettile si era fermato ad un centimetro dal cuore, e lo aveva leggermente intaccato.

''Perde sangue dall'interno, ago e filo da sutura per favore.''

La ferrista si affrettò ad obbedire malgrado i valori vitali della ragazza stessero per toccare il limite critico.

Erano tutti abbastanza incerti della possibilità di salvare la vita di quella ragazza.

''La perdiamo dottore...''

''Non finchè è viva.''- fece Nicholas ultimando la sutura.

Vide i valori di Kitty.

Troppo bassi.

E il rischio di arresto cardiaco incredibilmente alto.

Iniziò a praticarle il massaggio cardiaco, non si sarebbe arreso finchè quel cuore avesse battuto.

Ma poi..... BIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPPP.

Una linea retta e precisa.

Calma piatta.

 

''Avete sentito anche voi...?''- fece Lestrade bianco come un lenzuolo.

La signora Hudson si portò le mani alla bocca cercando di reprimere un pianto isterico, sconvolta.

I frateli Holmes sembravano gia essersi fatti una ragione, ma non davano a vedere ne sgomento ne disperazione.

''Kitty, devi farcela...''- pensò John-:'' per le persone che ti vogliono bene e che sono qui per te.''

 

''DEFIBRILLATORE, E PREPARATE UNA SCARICA DA 300 VOLT, PRESTO!!!''- ordinò Nicholas senza smettere di praticarle il massaggio cardiaco, con i guanti di lattice insanguinati.

''Nicholas, non c'è niente da fare, è morta...''- tentò uno degli assistenti.

Nicholas lo fulminò con uno sguardo così feroce da non sembrare nemmeno un Hooper.

''C'è ancora attività elettrica celebrale, finchè c'è quella, è viva, quindi fate come ho detto!!!!''- urlò quasi.

I medici fecero come aveva detto loro.

Le piastre dell'apparechio vennero appoggiate sul petto della ragazza.

Cinque scosse.

Kitty ricadde sul lettino cinque volte.

''Catherine.... coraggio...''

 

L'operazione durò complessivamente cinque ore precise.

Ma per tutti fu come attendere cinque secoli.

Poi finalmente...

''Nicholas!!!!''- gridò Molly correndo dal fratello.

Il resto del gruppo li raggiunse.

''Come sta nostra sorella?''- chiese Mycroft.

''E' stato un intervento molto difficile. Il muscolo cardiaco era stato intaccato e ha avuto un emorragia interna ed un arresto cardiaco. Ma siamo riusciti a farle ripartire il cuore.''- stavano per tirare un sospiro di sollievo quando Nicholas aggiunse-:'' purtroppo il cuore è rimasto fermo per un paio di minuti, non posso dirvicon certezza che il suo cervello non abbia riportato danni. Aspettiamo domattina per dichiarare il passato pericolo.''

Non era molto rassicurante ma almeno il peggio era passato e questo era tutto quello che contava per il momento.

Molly abbracciò i fratello e poi Lestrade, John e Mrs Hudson.

Mycroft decise di portare il gruppo al bar dell'ospedale per offrire loro un caffè, visto che avevano deciso di fare i turni per stare accanto a Kitty quella notte.

Nicholas però si dissociò dicendo che era stanco e voleva fare una doccia per tornare a casa.

Sherlock lo bloccò.

''Dottor Hooper..... grazie.''

Nicholas sorrise.

''Ho fatto solo il mio dovere.''

 

 

 

 

Che dire..... se non, non prendetemi in parola per la parte medica, in quanto è solo licenza poetica?

Ah gia.... grazie infinite alla mia '' famiglia'' del GDR, senza la quale questa fic sarebbe completamente finita nel dimenticatoio.

Vi voglio bene.

  
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