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Autore: Meramadia94    08/04/2014    1 recensioni
Catherine, detta Kitty, è la sorella minore di Sherlock, appena arrivata da Liverpool per studiare alla London University.
Si ritroverà assieme al fratello e a John a risolvere un caso dove cinque spose muoiono assassinate nel giorno delle nozze.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Lestrade , Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bip....bip.....bip....bip....

Quel suono si era ripetuto ininterrottamente per tutta la notte.

Un intera notte, durante la quale Sherlock Holmes, era stato praticamente seduto tutto il tempo su una scomoda sedia, alzandosi poche volte, giusto per andare in bagno e rinfrescarsi il viso.

Poi era ritornato al capezzale della sorella, mentre la persona che al momento era di turno con lui si era concessa una decina di minuti per riposare.

Kitty giaceva in un lettino con le sbarre ai lati, di certo non molto più comodo della sedia su cui il fratello aveva sostato, con una mascherina che premeva sul viso, un ago in vena collegato ad una flebo, e legata ad un piccolo computer che teneva sotto controllo i valori della ragazza.

Ormai erano le otto del mattino, e Kitty non aveva ancora dato segni di vita.

''Va a riposare.... rimango io con lei.''- fece la voce di John. Gli arrivò alle spalle, non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di non essere solo.

Il medico gli poggiò una mano sulla spalla.

''Si sveglierà presto, ormai posso rimanere fino a quando non apre gli occhi.....''- era conscio della determinazione della sorella nel riuscire in imprese da cui molti credevano non sarebbe uscita viva, ma non era così sicuro che la sua determinazione sarebbe stata sufficiente ad impedirle di riportare danni celebrali.

Se così fosse stato, la sua vita sarebbe cambiata in un secondo, in modo irreversibile... e non era così sicuro di riuscire a perdonarsi di esserne stato il principale artefice, in quel caso.

John sembrò intuire quali fossero i pensieri dell'amico e tentò di confortarlo.

''Sai che non è stata colpa tua. Il fatto che si sia presa una pallottola al posto tuo....''- fece John per tentare di consolarlo.

''..... è stato a causa del fatto di avere abbassato la guardia non appena ho creduto di aver sgominato il nemico.''- concluse Sherlock.

In quel momento, si sentì un lieve mugolio.

Gli occhi dei due amici si puntarono su Kitty, e videro che la giovane stava muovendo, anche se di poco, le dita della mano e che le palpebre stavano tentando di sollevarsi.

''Resta con lei, vado a chiamare Nicholas...''- fece Joh piombando fuori dalla porta della stanza.

Sherlock scattò accanto alla sorella, prendendole il viso tra le mani.

''Kitty..... andiamo, svegliati. Forza..... lo so che ti vuoi svegliare e che quando vuoi una cosa, nessuno ti va cambiare idea....''

A poco a poco, le palpebre della ragazza si sollevarono mostrando due occhi blu come il cielo.

''Lo sai che ore sono?''- chiese Sherlock, sorridendo sollevato, con quella domanda che le porgeva sempre per svegliarla quando doveva andare a scuola.

La ragazza trovò la forza di sorridere, malgrado il vivo dolore che le martellava nel petto.

''Mezzogiorno?''- rise.

In quel momento arrivarono John e Nicholas, nel suo elegante camice bianco. Non si trattenne dal sorridere nel vedere che la sua ''paziente'' era sveglia.

''Vieni, allontaniamoci...''- propose John prendendo l'amico per un braccio, portandolo fuori dalla stanza.

La visita non durò più di dieci minuti.

Ogni tanto si sentivano i colpetti di tosse della giovane e qualche.... risata.

''Ho idea che io e Molly, presto diventeremo parenti alla lontana...''- scherzò Sherlock.

Ormai era palese che la piccola Kitty fosse cotta del dottor Hooper, ed era palese che anche lui provasse qualcosa per la giovane.

Gli stava bene, in fondo... con il lavoro che svolgevano lui e Mycroft, non ci sarebbero stati per sempre a proteggerla e consigliarla, ed era quindi un bene che qualcuno di prendesse cura di lei.... anche se sapeva gia che era abbastanza intelligente e coraggiosa per affrontare la vita senza un uomo grande e forte che si occupasse di lei.

Poco dopo, Nicholas uscì dalla stanza della ragazza.

''Come sta?''- chiese John non meno in pena di Sherlock.

''Il suo cervello, fortunatamente non ha subito danni.... un paio di settimane di completo riposo, le medicine che le ho perscritto e sarà di nuovo com'era prima.''

Sherlock, pur sforzandosi di non darlo a vedere era sollevato da quella notizia.

''Se volete vederla, entrate pure, ma non fermatevi più di cinque minuti ed entrate uno alla volta...''- fece Nicholas allontanandosi. Ora che sapeva che Catherine sarebbe stata bene, poteva tranquillamente tornare al lavoro.

''Io vado a prendere un caffè.... vi lascio da soli...''- fece John dirigendosi nella direzione opposta di Hooper.

Sherlock rientrò nella camera della sorella.

Era ancora molto pallida e con un colorito pallido e molto vicino al cinereo, ma perlomeno non aveva bisogno di macchine e tubi per respirare.

Lo salutò con un debole cenno della mano.

''Come ti senti?''- chiese Sherlock sedendosi sulla sedia vicino al letto.

''Com'è che dicono? Quando uno subisce un trauma o è sotto shock perde la memoria?''- rispose lei-:'' Sciocchezze. Mi ricordo tutto....''

Ricordava troppo bene cos'era successo, mai i rumori le erano sembrati tanto vicini... Valery che si dimeneva, il rumore della sicura che veniva tolta, la sua folle corsa per salvare il fratello, il dolore al petto....e poi il buio.

''Stai bene, è ufficiale....''- sospirò Sherlock. Poi divenne serio-:'' Allora, sei ancora sicura di volerlo fare?''

''Che cosa?''

''Il criminologo, non fingere di non capire. Quello di ieri sera, non era niente se lo paragoni a cosa potrebbe succedere se vuoi davvero fare questo lavoro. E non te lo dico perchè penso che tu sia una donna debole ed indifesa, per scoraggiarti o perchè penso che tu non ne sia capace.... te lo dico perchè i pericoli li ho vissuti sulla mia pelle.''

La ragazza lo guardò per un lungo minuto senza dire niente.

Poi finalmente...

''Ce la posso fare, Sherlock. Sento che è l'unica cosa per cui mi senta portata.''

Sherlock sorrise.

Notava con piacere che non era cambiata di una virgola. Sapeva cosa voleva dalla vita, e niente le impediva di raggiungere il suo scopo.

''Posso fare qualcosa per aiutarti?''

''A dire il vero si...''- disse ad un certo punto la giovane-:'' mi porteresti il mio PC appena ti è possibile?''

Sherlock la guardò di sottecchi.

''Fammi capire....''- iniziò lui-:'' sei scampata alla morte per puro miracolo, e la tua massima priorità è quella di finire i compiti?''

Kitty, per tutta risposta, alzò le spallucce.

''Tu non sei normale....''- scherzò Sherlock.

I giorni passavano velocemente. John e Sherlock passavano il loro tempo divisi tra la centrale e l'ospedale, nel primo posto per sistemare le ultime cose per il processo della killer dell'abito bianco, nel secondo per tenere compagnia a Catherine ed assisterla durante la riabilitazione.

Mycroft veniva assai meno spesso ma non tardava mai di chiedere sue notizie e di chiamarla per sapere direttamente da lei il suo stato di salute.

Al loro fianco c'era sempre Nicholas Hooper, che si era auto dichiarato medico curante della giovane Holmes, e sua sorella non perdeva occasione per raccontarle storie ed anneddoti divertenti. La ragazza iniziava a capire come mai il fratello considerasse Molly un amica così preziosa, anche se non l'avrebbe mai ammesso: era davvero una persona unica.

Quando il dolore e la riabilitazione la lasciavano in pace, scriveva sul suo PC per ultimare la sua tesina per poter finalmente accedere alla facoltà che desiderava nella scuola che aveva sempre sognato.

Questo pensiero e la vicinanza di tutte le persone, oltre ai fratelli, che aveva conosciuto in quel breve soggiorno a Londra, e che aveva imparato ad amare e stimare, la distraevano dalla malinconia del dover rinunciare ad uscire fuori al sole ed all'aria aperta.

Quel giorno il sole splendeva nel cielo, e non c'era un soffio di vento.

Kitty era appena tornata in stanza dopo la sessione di riabilitazione e così il fratello e John decisero di uscire dalla sua camera al fine di lasciarla riposare e fare quattro passi.

John, dopo molte insistenze, convinse l'amico a farsi seguire al bar dell'ospedale per prendere un caffè o per mettere qualcosa sotto i denti.

Lungo il tragitto incontrarono l'ispettore Gregory Lestrade.

''Salve ragazzi...''- li salutò amichevolemte il DI.

''Ehy Greg...''- rispose John gentilmente. Lo sguardo del medico cadde sul mazzo di fiori, confezionato, che l'ispettore capo della omicidi teneva in mano-:'' Sono per Catherine?''

La risposta fu immediata ed affermativa.

''Da parte di tutto il distretto..... inclusi Anderson e Donovan. A proposito, come sta?''- chiese per educazione.

Stavolta fu Sherlock a rispondere-:'' Direi bene. E' pimpante e chiacchierona, e il suo primo pensiero è stato quello di finire una tesi per l'università.

Probabilmente la troverai a lavorarci sopra...''

Greg si allontanò dai due amici con un sorriso-:'' Mi farebbe comodo un archivista così zelante...''

 

Venti minuti dopo, Sherlock e John erano seduti ad un tavolo del bar dell'ospedale davanti a due tazze di caffelatte e un paio di cornetti al cioccolato, a parlare del più e del meno quando...

''Lestrade, che succede?''- chiese Sherlock vedendo l'ispettore correre trafelato verso di loro e senza i fiori.

''Kitty è scomparsa.''- fu la risposta ansimata del DI.

''COSA?!?''- urlò John alzandosi di scatto seguito a ruota da Sherlock-:'' hai controllato nel bagno della sua stanza...?''

Gregory annuì.

''Ho cercato dappertutto, la porta era aperta, il letto era disfatto ma nella sua stanza non c'era nessuno...''

Poco dopo si fiondarono verso la camera di Kitty.

Era esattamente come aveva detto Greg: la camera non presentava segni di lotta, non mancava niente, e tutto faceva pensare che qualcuno avesse portato via Kitty, magari mentre era addormentata, facendosi passare per un medico o per un infermiere che era venuto a prenderla per accompagnarla a fare esami o accertamenti.

''Si.... bloccate tutte le entrate e le uscite intorno all'area dell'ospedale, e fate girare la foto di Catherine Aretha Holmes....''- fece Lestrade, abbastanza preoccupato, al telefono con una pattuglia gia in zona.

John sembrava un'anima in pena, mentre Sherlock esaminava con cura meticolosa, quasi maniacale, il PC della sorella, sperando che quella sparizione fosse solo una bravata delle sue e che magari le avesse lasciato qualche indizio.

''Maledizione...''- pensò poco dopo-:'' Ma dove sei, Kitty?''

Fu allora che notò che una cosa, che fino a pochi giorni prima era sempre stata in quella stanza, costantemente presente era scomparsa....

''Richiama l'ordine, ispettore...''- fece Sherlock con ritrovata calma-:'' non serve cercarla.''

John lo guardò con occhi sgranati dalla sorpresa e poi chiese-:''Sherlock ma che dici? Parliamo di una ragazza che ha subito un intervento per una colpo d'arma da fuoco al petto, che non si è ancora rimessa del tutto e che è scomparsa!''

ED OLTRETUTTO E' TUA SORELLA!!! avrebbe voluto aggiungere, ma qualcosa lo trattenne, ormai sapeva per certo che dietro a tutto quello che un Holmes diceva, pensava o faceva c'era un motivo più che logico.

''Non c'è da preoccuparsi...''- fece Sherlock-:'' vedrete che presto sarà qui....''

''Ehy, c'è una festa nella mia stanza e nessuno mi ha avvertito?''- come volevasi dimostrare, come la giovane Holmes era scomparsa, aveva fatto ritorno.

E non era sola.

Nicholas, abbigliato con un completo molto elegante composto da una camicia blu, giacca, scarpe e pantaloni neri, teneva in braccio la ragazza in stile sposa, mentre quest'ultima si teneva a lui mettendogli un braccio dietro il collo.

Kitty, perfettamente truccata e pettinata, indossava un sottogiacca bianco, una giacca rosa confetto, jeans lunghi chiari e delle scarpe con il tacco intonate con la giacca.

I capelli di entrambi erano leggermente schiacciati.

''Dove vi eravate cacciati?''- chiese Lestrade, stupito, ma molto sollevato.

''Kitty ha iniziato a dire che oggi doveva ASSOLUTAMENTE consegnare la tesina per l'esame integrativo, così l'ho accompagnata io in moto... non potevo lasciarla andare da sola.''- spiegò Nicholas.

''Ma prima avete fatto un salto alla cartoleria qui vicino per stampare il contenuto della USB che è sparita da questa stanza.''- aggiunse Sherlock.

John lo guardò stupito.

Ecco perchè di punto in bianco non sembrava minimamente preoccupato...

La ragazza annuì.

''E poi ho pensato che forse, non poteva danneggiarla più di tanto un giro in moto e una boccata d'aria....''- fece Nicholas adagiandola sul divanetto presente nella stanza.

''Dottore, come sta questa testa dura?''- fece Sherlock suscitando le risate sommesse dei tre uomini, beccandosi un'occhiataccia dalla ragazza.

Nicholas ci pensò su per un attimo per poi dire-:''Ancora due o tre giorni per medicazioni e controlli vari e poi potrà tornarsene a casa. Sarà un peccato non vedere più questo bel visino, ma sapere che se ne va è una buona notizia...''- fece il giovane medico sorridendo all'indirizzo di Kitty, la quale arrossendo, tentò di coprirsi il viso con una ciocca di capelli.

Una volta rimasti soli con John e Greg, Sherlock non potè astenersi dal rimproverarla bonariamente-:'' E tu avresti coinvolto un medico nella tua fuga dall'ospedale, ancora convalescente, solo per consegnare i compiti?''

''E questo lo dice uno che...''- fece rivolgendosi ai due amici-:'' un giorno scappò di casa, con la febbre a trentotto, per non dare ad un suo compagno del corso di matematica la soddisfazione di vedere che Sherlock Holmes approfittava di una banale febbre per saltare un test di calcolo avanzato.''

Sherlock scosse la testa, rassegnato: mai dare armi così pericolose come dei fatti personali al nemico.... specie se quel pericolo era un suo consanguineo.

  
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