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Autore: phoenix99    16/11/2013    1 recensioni
In quell’istante il lago sotto di loro diventò d’argento e sopra i due piccoli si formò un arcobaleno. “Hai visto?! La leggenda è vera!!!” Disse la piccola contenta. Poi si girò verso l’amico. “Noi staremo sempre insieme, vero?” “Certo!!” Rispose lui con un enorme sorriso.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Astral era arrivato a casa insieme a sua madre… casa, se così possiamo chiamarla. Era un’enorme villa a tre piani, con le facciate bianche visibilmente appena verniciate. La porta era fatta d’oro massiccio, e le finestre erano decorate con ornamenti d’oro o d’argento. La donna e il figlio entrarono in casa. 
“Tesoro, vai a lavarti. Tra poco ci sarà la cena e verranno degli ospiti. Non voglio che tu venga conciato così. Non vorrai fare brutta figura davanti a Clarisse.” Le disse in tono dolce, ma allo stesso tempo severo. 
“Ma, mamma…” Fece lui per obiettare, ma la donna lo fermò. 
“Stare con quel mostriciattolo ti ha reso un monello.” 
“Martina non è un mostro!” Le disse lui arrabbiato. 
“Si che è un mostro!! Ha i capelli rosso sangue, segno che quella mocciosa è un demone!!!! Ora vai a lavarti.” Il piccolo non poté far altro che ubbidire e andò in camera. 
Era molto grande, le pareti erano di un bel azzurro cielo e il soffitto era decorato da delle decorazioni floreali. Da quest’ultimo pendeva un lampadario fatto d’argento e da pietre preziose. Un bellissimo tappeto fatto di lana dai colori vivaci e allegri stava al centro della stanza e, vicino alla finestra, si trovava il letto del piccolo. A lato si trovava un enorme libreria con libri di ogni genere, alcuni pieni di polvere e con pagine gialle, altri nuovi di zecca. Al lato opposto si trovava una cassa dove si trovavano i giochi di Astral e di fianco c’era una porta che portava al bagno personale. Astral si fece una doccia e si mise i vestiti per scendere giù a cenare. Indossò una camicia bianca e sopra uno smoking blu scuro e dei pantaloni dello stesso colore. Si sistemò i capelli e scese giù in sala. Era una sala enorme, con le pareti verniciate di un bel bianco perla e dal soffitto pendeva un gigantesco lampadario fatto d’oro. Gli ospiti erano già arrivati. 
Appena scese giù una bambina lo fermò. “Ciao Astral.” Lo salutò. 
“Ciao Clarisse.” Ricambiò il saluto. 
Clarisse era una graziosa bambina con i capelli biondi e boccolosi e gli occhi blu come l’oceano screziati di verde. Indossava un grazioso vestito azzurro decorato con alcune pietre preziose e al collo portava una stupenda collana d’oro. 
“Dai vieni Astral. Tra poco si mangia.” La piccola prese per mano Astral e lo spinse verso la tavola per cenare. 
Dopo aver mangiato un primo, un secondo e il dessert la madre di Astral prese parola. “Volevo avvisare tutti che domani ci sarà una festa dove celebreremo il futuro matrimonio tra Astral e Clarisse e l’ultimo giorno che staremo qui. Infatti dopodomani ci trasferiremo.” Disse lasciando stupito il piccolo. “Sarà una festa in maschera, dovete venire tutti!!” Detto questo la cena continuò. 
Astral si alzò. “Scusate, ma sono molto stanco. Vado a dormire.” Dicendo così andò in camera. Dopo qualche ora lo raggiunse la madre. 
“Come mai te ne sei andato così?” Gli chiese. 
“Perché non me lo hai detto?! Perché me l’hai tenuto nascosto!?” Disse con le lacrime agli occhi. 
“Pensavo sapessi del tuo matrimonio con Clarisse.” 
“A me non piace Clarisse, ma non è quello il problema. Perché non mi hai detto che ci trasferiamo!? Io voglio restare qui!!!” 
“Noi partiamo dopodomani e domani non puoi uscire, devi darmi una mano a preparare le cose per la festa.” 
“Cosa?! Ma io devo avvisare Martina!!!” 
“Togliti dalla testa quel mostriciattolo. Ora dormi.” Detto questo spense la luce e se ne andò. 
Astral non ce la fece più e si mise a piangere. 
“Asciugati quelle lacrime.” In quel momento le parole di Martina gli ritornarono in testa. “Non mi piaci quando piangi. Dovresti sempre sorridere, perché così anche la vita ti sorride.” Gli disse quella volta. “È una frase che mi porto nel cuore da quando sono nata. Promettimi che farai di tutto per non piangere e che sorriderai alla vita.” Astral si asciugò gli occhi, aveva promesso a Martina di cercare di non piangere. Si girò e si addormentò.


Martina si diresse verso la sua casa. Era una casa piccola, fatta dal nonno anni prima con legno di una quercia che aveva abbattuto nella foresta. Entrò. 
L’interno era piccolo, c’era uno spazio per la cucina e un altro un pelino più grande dove c’era la camera-sala. La piccola si fermò sulla porta ad osservare le persone che c’erano in casa.
C’era la madre, una donna visibilmente avanti con l’età, con corti capelli bianchi sporchi e occhi castano chiaro che dimostravano una bellezza interiore impressionante. Indossava un vestito fatto di stracci il cui colore dominante era l’azzurro. Il viso era pieno di rughe e piaghe ed era visibilmente stanco e addolorato. Di fianco a lei c’era un bambino, all’incirca di 6 anni, con corti capelli neri come la pece e occhi verde smeraldo, come la sorella maggiore, che dimostravano tristezza e stanchezza. Indossava una maglia rossa apparentemente nuova e un paio di pantaloni fatti di stracci. Il suo viso era impegnato a fare un enorme sorriso finto alla sorellina minore di fianco a lui. La piccola aveva si e no 4 anni e aveva i capelli castano scuro, simile al nero, e occhi castano chiaro. Indossava un vestito nuovo di zecca rosa che le calzava a pennello. Poi c’erano dietro di loro i due gemellini di 2 anni che cercavano di camminare. Erano praticamente identici, avevano capelli neri e occhi verde smeraldo, e indossavano tutti e due dei pantaloncini fatti di stracci e stavano a torso nudo. 
“Sono tornata.” Disse la piccola attirando su di se tutta l’attenzione. 
“Finalmente sei tornata, ti stavamo aspettando.” Disse la donna anziana alla piccola in modo dolce e gentile. 
“Scusate il ritardo. Vado a preparare la cena.” Disse andando in cucina. 
“Tiziano sarà qui tra poco, è meglio se ti sbrighi.” 
“Lo so. Non devo far aspettare papà.” La piccola iniziò a cucinare facendo una cena modesta che consisteva in una zuppa.
Appena finì, fece per uscire, ma un uomo entrò in casa. Aveva capelli neri ordinati e indossava una maglia nera e dei pantaloni azzurri entrambi nuovi. “Sono tornato.” Disse. Poi guardò la figlia. 
“Tu cosa ci fai qui mostriciattolo? Non ti voglio in casa.” 
“Me ne stavo giusto andando.” Disse. 
L’uomo la fermò e la picchiò. “Non devi rispondere così a tuo padre.”
 “Tu non sei mio padre.” Disse la piccola scappando dalla presa del padre e correndo verso la foresta. 
Quando fu abbastanza lontana si accovacciò sotto un albero e iniziò a piangere. “Perché sono nata con i capelli rossi, perché?!” Si chiese continuando a piangere. “Se non avessi i capelli rossi, mio padre mi vorrebbe bene e la madre di Astral gli permetterebbe di giocare con me, ma io sono un demone per colpa di questi dannati capelli rossi.” Disse molto arrabbiata. 
Prese un coltello che portava sempre dietro nascosto in una tasca della maglietta rossa e si preparò a tagliare i capelli. 
“I tuoi capelli rossi sono bellissimi, sai?” In quel momento le parole di Astral le ritornarono in mente. Gliele aveva dette la prima volta che si erano incontrati. “Mi prometti che non li taglierai mai?” Le aveva chiesto quella volta. Decise allora di posare il coltello, aveva promesso ad Astral che non li avrebbe mai tagliati. 
Si asciugò le lacrime con la gonna. “Dormirò qui e domani tornerò a giocare con Astral.” Disse con un sorriso pensando all'amico. Si distese e si addormentò.

Angolo Autrice: 
Salve a tutti!
Sono tornata con il secondo capitolo! Ringrazio tutti quelli che hanno recensito la storia o anche solo letta.
Ora vi lascio. Alla prossima.
Phoenix99
  
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