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Autore: Darkry    16/11/2013    2 recensioni
Karol, una ragazza ricchissima, ha appena compiuto ventuno anni.
Il padre decide di regalare a lei e ad i suoi più cari amici, Tracey e Mark, una crociera di 106 giorni.
Ancora non sa che il destino la chiamerà a pareggiare i conti. Ancora non sa che lì, sulla nave, incontrerà Jake, che le aprirà gli occhi su un mondo da lei dimenticato, su emozioni messe a tacere dopo un brusco incidente.
Lì, sulla nave, Karol riscoprirà se stessa, scoprirà cosa significa amare e soffrire per amore... in un sogno fatto di ghiaccio.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 3


Immagine e Trailer realizzati dalle ragazze di 
Pinoolast's Graphic- Video 
Se avete richieste per la realizzazione di banner e video chiedete a loro, sono bravissime! :)




Mi chiudo la porta alle spalle, sperando che almeno oggi, dopo una settimana da quell’incontro che sfiorava il sovrannaturale, nessuno arrivi a disturbare il mio precario equilibrio mentale con delle avances mascherate e dei giochi a nascondino che mi snervano terribilmente. 
Mi guardo attorno, constatando il lavoro da fare.
Il giorno in cui mi tocca lavorare per mettere in ordine lo odio e lo amo. 
Lo odio perché è terribilmente noioso e passo tutta la parte del tempo praticamente da solo, lo amo, invece, perché a lavoro finito posso farmi un giro sulla pista, completamente in santa pace. 
Oggi non c’è molto da mettere in ordine, per fortuna. 
Mi passo le mani tra i capelli e inizio a raccogliere gli oggetti lasciati in mezzo.
Ho iniziato da appena cinque minuti quando sento un rumore  e mi volto verso l’entrata.
«Ehm… ciao» dice una voce.
Strizzo gli occhi per distinguere la figura all’ingresso, quella chiude la porta e la riconosco.
È Sauron, o meglio è Karol, la ragazza che si nascose qui l’altra volta.
«Ciao. Veramente… non potresti stare qui» dico seccamente. 
Spero che l’amica non spunti da un momento all’altro, perché sennò mi licenzio.
Karol fa qualche passo avanti e scende i gradini verso di me. 
Quando siamo a pochi passi di distanza, si ferma e mi guarda, lievemente in imbarazzo. «Devo chiederti un piccolo favore» si ficca le mani in tasca e inclina il volto di lato, sgranando gli occhi azzurri.
Tossisco leggermente e le faccio segno di proseguire. 
«Fammi rimanere qui».
Mi guardo nervosamente intorno. «Non posso, io…».
«Lo so, lo so che non puoi» interviene lei velocemente. «Ma se tu non lo dici a nessuno, io non lo dico a nessuno e nessuno lo verrà a sapere!».
Ma perché? Perché proprio quando io pulisco? Non potevano venire quando c’era Robert? O Nick? O Fiona?
«E se arriva quella tua amica lì, sai quella un po’…» faccio un cenno rotatorio con il dito in direzione della tempia e Karol scoppia a ridere. 
«La mia amica svitata?». 
Beh, a dir la verità l’avrei meglio definita pazza da ricovero, arrapata e violenta, ma sono contento che la prenda così bene. «Esatto. Se lei arriva e insiste nel cercarti qui, capisci bene che non posso prenderla a calci e buttarla fuori…».
Karol tentenna ed arriccia il labbro, guardandosi attorno.
Quando torna a posare gli occhi su di me, mi si stringe lo stomaco.
Si sporge verso di me con fare cospiratorio e io mi avvicino a lei. «In realtà è proprio da lei che sto scappando… quindi, se mi nascondo da qualche parte qui, tu potresti coprirmi…».
L’idea non mi piace affatto. Oh, no, che non mi piace! «Ma fa judo! Come cavolo faccio a farla allontanare?».
Karol sgrana gli occhi e poi scoppia a ridere, rovesciando il capo all’indietro. 
Che ho detto?
«Ma hai visto come corre? Sembra un bradipo scoordinato, certo che non fa judo! Tutte le sue minacce sono campate in aria, l’unica cosa che può fare è rincoglionirti con la sua parlantina inarrestabile!».
«Non fa judo?» chiedo, per sicurezza.
Karol scuote la testa, con le lacrime agli occhi.
«Karate? Kick-boxing? Qualche strana tecnica di combattimento marziale?» m’informo, diffidente.
Karol scuote la testa e sorride.
«E non ha un taser? Una qualche arma letale con la quale può far finire all’aria le mie chiappe sexy e seducenti?» chiedo ancora, mentre un sorriso m’increspa le labbra.
Karol getta il capo all’indietro e scoppia a ridere, come se le mie chiappe siano argomento da prendere sottogamba. Mi fingo piccato mentre passo lo strofinaccio sul bancone con energia e la sbircio attraverso le ciglia.
È carina. E ha una bellissima risata.
Mi guarda, gli occhi che brillano ridenti. «Posso restare?» la sua voce è leggera, tranquilla.
Le direi di no, anzi, lei non può proprio stare qui, però non ci riesco.
Annuisco stancamente e le indico un posto in prima fila, dal quale posso tenerla d’occhio nel caso fosse una pazza psicopatica e decidesse di assassinarmi o combinare qualche atto vandalico.
«Come mai, scappi?» chiedo, non sopportando il silenzio ed una persona che mi osserva senza fare altro.
Karol si stringe nelle spalle mentre metto a posto i pattini e i caschi. «Sai com’è…» mormora, portandosi un dito alla tempia e ruotandolo come avevo fatto io poco prima.
Stavolta tocca a me ridere e lei mi segue ben presto.
Forse non è del tutto pazza.
Di sicuro non è pazza quanto l’amica ed ha un bel sorriso.
Dei begli occhi.
Un bel viso.
Distolgo lo sguardo, perché la sto fissando da troppo tempo.
«Scappavi anche l’altra volta?» chiedo, cercando di fingermi non troppo interessato ma impegnato a studiare una strana macchia di indefinita provenienza sul banco.
«Sì, scappavo sempre da Tracey e dal suo dispotismo maniacale. Sa essere esasperante a volte…» confessa, facendosi pensierosa.
«In realtà ho pensato che se stavolta non ti avessi avvertito e Tracey mi avesse trovato qui come l’altra volta mi avresti sicuramente odiata…».
Sollevo lo sguardo su di lei, mentre afferro il mio paio di pattini personale. 
«Beh, in effetti avrei pensato di circondarmi da bodyguard» dico, guardandola sottecchi.
Karol sorride e arriccia il naso.
In quel momento il colore dei suoi occhi mi ricorda tanto quello di alcuni fiori che mio padre comprava a mia madre quand’ero piccolo. 
Sorrido a quel ricordo, o forse sto sorridendo a lei, non lo so con precisione, ma lei ricambia e la pista da vuota e cupa, mi sembra improvvisamente il luogo più accogliente della faccia della terra. 
Mi infilo i pattini e cammino sul pavimento di gomma sino all’entrata della pista. «Vuoi fare un giro?».
Sgrana gli occhi e di nuovo rimango abbagliato dal loro colore.
«No, io…» sembra imbarazzata. O terrorizzata.
Le sorrido comprensivo, entro nella pista e mi avvicino alla ringhiera, proprio dove lei è appoggiata. 
La guardo, senza staccare gli occhi dai suoi. 
«La prima volta è difficile per tutti. Ma poi è fantastico. Dovresti davvero provare».
Mi guarda senza sapere cosa dire e alla fine sorride, ma il sorriso è triste e non felice come l’ho visto poco fa.
Guarda la pista e mi sembra di leggere nel suo sguardo un profondo e bruciante desiderio, qualcosa che ho visto solo in pochissime persone che amavano pattinare più della loro stessa vita. 
«Dovresti provare…» le sussurro, sporgendomi verso di lei. «Secondo me sei portata».
«E da cosa lo deduci?» la sua voce è un sussurro lieve e il suo profumo mi investe leggero e frizzante mentre si avvicina al mio viso.
Ha cambiato di nuovo espressione, adesso sembra ironica, ma nel suo sguardo vedo ancora il desiderio per il ghiaccio. Non insisto e mi allontano di poco dalla ringhiera, scivolando all’indietro, senza perdere il sorriso. 
«Dal tuo sguardo. Guardi la pista come se non ci fosse nulla di più bello al mondo».
Il sorriso si spegne e mi guarda tristemente. «È vero. Credo che sia la cosa più bella del mondo» dice sovrappensiero. 
«Ma non vuoi provare…» concludo.
Torna a guardarmi e scuote di poco la testa, arrampicandosi sulla ringhiera e sedendosi sopra, con le gambe penzoloni sulla pista. «Voglio vedere come te la cavi».
Adesso sorride apertamente, come prima, e mi stupisco nel pensare che vorrei tanto capire cosa trattiene e spinge questa ragazza verso il ghiaccio.
Voglio risolvere il suo mistero.
«Preparati a rimanere sorpresa» dico, iniziando a correre velocemente sulla  pista, isolandomi dal resto del mondo.



 
*WAWAIEAH!
Occhey, occhey, occhey...
Questo capitolo è un vero disastro ed è anche piuttosto breve D: 
Cercherò di impegnarmi con i prossimi ma credetemi se vi dico che è un'impresa titanica visto che sto riscrivendo tutta la storia e ho un sacco di impegni... D':
In poche parole, tempo dedicato alla scrittura uguale a zero.. :/
Spero che, nonostante tutto, continuiate a seguire questa storia.. (:
Un bacio a tutti,
Kry <3

ORDER OF THE PHOENIX*

 
  
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