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Autore: Alex9903    16/11/2013    1 recensioni
la storia inizia dopo la proposta di matrimonio di Darcy a Hunsford. Elizabeth ritorna a Meryton mentre Darcy è costretto a rimanere in Kent
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

Quelli che erano stati testimoni dell’incidente di Elizabeth a Meryton non nutrivano dubbi sul fatto che la sua morte era imminente. Anzi, molti rimasero stupiti che non era morta sul colpo nel luogo dell’incidente. Come tale fu trasportata a Longbourn dalla carrozza del padre, nonostante i pericoli che comportava il trasporto di malati, visto che la sua morte si credeva fosse una conclusione scontata. Comunque, com’era sua abitudine, Elizabeth rifiutò di ubbidire alle convenzioni e continuò a respirare, sebbene inconsapevolmente.

 

Lydia fu l’unica della famiglia a essere testimone dell’incidente. Sempre entusiasta di andare a Meryton, lei e Kitty si erano recate di mattina presto al villaggio per incontrare Elizabeth alla diligenza, con il piano che la carrozza del padre sarebbe arrivata all’orario stabilito per riportarle a casa. Ritrovandosi un po’ di soldi nella borsetta, Lydia e Kitty si erano affrettate dalla modista per vedere se le erano arrivate le stoffe nuove.

 

La diligenza, grazie alla condizione buona del tempo e delle strade, era arrivata prima del previsto. Lydia aveva completato i propri acquisti e uscì per prendere un po’ d’aria mentre Kitty esaminava alcuni nastri per capelli. Una volta uscita vide che la diligenza era arrivata, incitandola a camminare verso di essa per salutare Elizabeth. Mentre avanzava sulla strada, vide Elizabeth; comunque, mentre Lydia stava per aprire la bocca per chiamare la sorella, qualcuno (non seppe mai chi) l’afferrò strettamente, tirandola verso l’edificio con un strattone quasi violento. Qualche attimo più tardi vide il calesse colpire sua sorella – l’adorata sorella maggiore, che cercava sempre di guidarla, di educarla, farla più signorile e si prendeva cura di lei – e guardò come fu travolta.

 

Era troppo per una ragazza giovane e Lydia rimase molti minuti paralizzata da quello che era appena successo. Quando Kitty uscì dalla bottega più tardi e, non vedendo la commozione più avanti, chiese, “che c’hai?” fu scioccata quando Lydia cominciò semplicemente a urlare il nome di Elizabeth.

 

Il farmacista locale era mal equipaggiato per trattare ferite così gravi come quelle. Una volta determinato che la sua sopravvivenza era una possibilità, anche se scarsa, furono fatti venire degli esperti da Londra. Dopo che l’ebbero esaminata, non ebbero nulla da riferire tranne che dovevano solo aspettare – Elizabeth era giovane e il corpo umano era un miracolo. Il signor Bennet pensò che se un’altra persona gli dicesse che poteva solo sperare e pregare, sarebbe divenuto violento.

 

Le giornate e le notti passavano lentamente a Longbourn mentre le sorelle di Elizabeth vegliavano su di lei. Nei primi giorni Jane rifiutava di lasciare Elizabeth e piangeva quasi continuamente, fino a quando Mary, dimostrando per una volta vera saggezza e discernimento, consigliò a Jane di conservare le forze perché il ricovero di Elizabeth sarebbe stato lungo. Da allora fu stabilito un programma per le sorelle, che consisteva nel controllare Elizabeth, fasciare le sue ferite e cercare di farle ingerire del liquido con il cucchiaio. Il signor Bennet si occupava spesso di lei, le parlava, le accarezzava i capelli, leggendo un libro e facendo tutto quello che lui pensava, l’avrebbe aiutata a risvegliarsi e ritornare da loro. La signora Bennet, dopo avere ceduto a una crisi di nervi iniziale e una ritirata nelle proprie camere, aveva sorpreso tutti raccogliendo l’istinto materno e procedendo al fianco di sua figlia dove la curò attentamente, bendando le ferite e prendendosi amorevolmente cura di lei.

 

Lydia era rientrata a casa isterica e, infatti, nessuno sapeva precisamente come era tornata perché era fuggita dalla scena dell’incidente in preda a un attacco di nervi. A Longbourn, la signora Hill le aveva dato del laudano, e aveva dormito per alcune ore solo per agitarsi di nuovo al risveglio quando ricordò l’incidente di Elizabeth. Pertanto ciò divenne uno stato che durò molti giorni durante quale Lydia, fu tenuta più o meno tranquilla con il laudano. Un giorno finalmente si svegliò più calma punteggiata da pianto occasionale per la sorella, e in questo stato rimase per molte settimane, rinchiudendosi nella sua stanza e dormendo e mangiando appena. Mary e Kitty tentarono di confortarla ma Lydia le mandò via, volendo stare da sola.

 

Con il passare dei giorni e delle settimane era difficile dire se c’era un miglioramento in Elizabeth. Le ferite esterne, i lividi e i tagli guarirono come previsto e per fortuna non suppurarono. Tuttavia, senza preavviso e senza causa apparente, otto giorni dopo l’incidente Elizabeth ebbe la febbre alta che la fece lamentare e agitarsi. Il medico che l’aveva in cura, il signor Smythe richiese di parlare in privato con il signor Bennet durante la quale gli spiegò gentilmente che era probabile che Elizabeth non sarebbe sopravvissuta alla febbre e alle ferite riportate, e che quindi la famiglia doveva cominciare a prepararsi per questa eventualità. Comunque, dopo quattro giorni mentre le sorelle Bennet e i loro genitori non dormirono quasi per niente, la febbre iniziò a calare. La famiglia Bennet era tornata a sperare.

 

Durante la febbre di Elizabeth, ai Gardiner fu spedita una lettera tramite corriere espresso e il signor Gardiner, dopo essersi resi conto della gravità della situazione, sentì il bisogno di recarsi a Longbourn. Quello che trovò al suo arrivo era scoraggiante. Elizabeth versava in condizioni gravissime. Il signor Gardiner parlò con il signor Bennet sulle cure mediche che Elizabeth riceveva, chiedendosi se fosse il caso di far venire altri specialisti da Londra o di impiegare un’infermiera, ma alla fine si determinò che non si poteva fare niente che già non era stato fatto e così si rassegnarono ad aspettare.

 

I giorni passavano. Elizabeth continuò a dormire e le sue sorelle continuavano a prendersi cura di lei, congratulandosi per ogni piccolo miglioramento nel colorito o nelle ferite, nella speranza che in qualche modo sentiva quello che dicevano. Piccole cucchiaiate di liquido le venivano somministrate per tenerla in vita e la sua pelle veniva strofinata con delle lozioni per tenerla morbida. Un dottore aveva suggerito che la musica e la lettura potevano aiutarla a riprendere conoscenza. Mary fece la sua parte, suonando il pianoforte dalla stanza di musica più forte che poteva, ma fu subito scoraggiata a continuare perché irritava troppo i nervi della signora Bennet.

 

Tutti speravano che gli sforzi che facevano non fossero vani, sebbene temessero che lo fossero.
  
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