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Autore: Tomoko_chan    16/11/2013    9 recensioni
Dopoguerra.
Hinata si sente disorientata e terribilmente sola. Ha perso Neji, ha visto la speranza di un Naruto tutto per sé sciogliersi come neve al sole. Finalmente vede tutto con chiarezza: il dolore provato fin dall'infanzia, la mancanza di amore, di qualcuno che avesse cura di lei. Si arrende alla sofferenza e cambia, diventando più cupa.
E se incontrasse un'anima altrettanto solitaria e cupa come lei?
Tratto dal testo:
-Spiegati meglio, poetessa. - disse lui, con quella solita aria strafottente.
-Credo che tu, fondamentalmente, sia una persona buona e pura. Ma… quello che ti è successo e il dolore che hai provato ti hanno reso una persona molto cupa.
-Allora anche tu sei una rosa blu.
Il modo in cui aveva affermato, in poche parole, che erano simili, le fece perdere un battito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke, Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Non innamorarti di me.
 
Capitolo 2, Una giornata come tante altre.
 
“L’essere amata è per la donna
un bisogno superiore a quello di amare.”
  -Sigmund Freud
 
Come si fa ad odiare tanto la persona per lungo amata?
Non sembra possibile, eppure, quando ogni speranza si infrange,
l’amore che una volta era cieco torna a vedere.
A vedere il male, tutti i difetti, tutte quelle mancanze,
i suoi occhi ciechi incapaci di notare chi lo ama davvero.
E allora, cominci ad odiare…
 
Furono le prime luci dell’alba a destarla. Lasciava sempre le tapparelle alzate, di modo che fosse la luce stessa a svegliarla, ogni mattina.Si mise lentamente a sedere sul letto, scostando le coperte.
Con una nota di disappunto osservò le proprie gambe, piene di tagli e lividi violacei. Il ginocchio destro era leggermente gonfio su un lato, ricordino della giornata precedente di duro allenamento.
Si alzò, provando un brivido di dolore quando i suoi piedi entrarono in contatto con il pavimento freddo. Un fremito le sferzò il ginocchio malandato facendola mugugnare dal dolore.
Si avvicinò alla finestra, posta davanti il letto, per aprire le ampie vetrate. Subito l’aria fresca di prima mattina le sfiorò le guance, donandole un delicato senso di pace.
Passò una mano fra i capelli per rimetterli in ordine, con calma. Lo faceva ogni mattina, come se quel leggero venticello l’aiutasse a sistemarsi.
Era un valido sostegno che l’aiutava ad affrontare la giornata con calma. Si voltò e con pochi passi raggiunse il suo bagno personale.
Lavò il viso e i denti con cura, seguì una doccia calda che le fece bene alle membra stanche, asciugò i capelli e poi si rivestì.
Su tutti i suoi abiti, il marchio degli Hyuga si mostrava in tutta la sua fierezza, saltando subito all’occhio. Ecco perché la giornata diventava un’agonia da quel momento in poi.
Si guardava allo specchio, si ricordava che era una Hyuga, e tutte le ansie riaffioravano.
Che poi, lei, non era una semplice Hyuga. Era Hinata Hyuga, erede diretta della prima casata, debole di cuore e per niente abile come ninjia.
Se lo ricordava ogni mattina per incoraggiarsi a fare del suo meglio, a migliorare. Rammentava a se stessa che doveva riuscirci, altrimenti non avrebbe mai avuto il consenso di suo padre, e se non lo avesse ottenuto non avrebbe avuto nemmeno quello del suo clan, dei suoi amici e della comunità intera. Né tantomeno qualcuno l’avrebbe notata, scelta fra tutti, innamorandosi di lei.
Uscì dalla propria camera e si avvicinò alla porta della sorella, bussando per destarla, infine scese le scale, con calma. Andò nella cucina, dove in silenzio prese tutto il necessario per fare un buon the al padre, quello di ogni mattina. Mentre attendeva che la teiera fischiasse, mangiò velocemente la sua solita scodella di cereali.
Preparò la colazione per la sorella e, quando fu pronto, versò il thè in un’alta tazza di bambù che mise su un vassoio.
Salì nella camera del padre con il vassoio fra le mani, bussò alla porta e si inginocchiò al capezzale del padre, che era ancora a letto. Appoggiò il thè sul comodino augurandogli il buon giorno.
  << Va via.   >> ordinò perentorio l’uomo.
Hinata si alzò ed andò via senza dire una parola, come sempre. Non poteva concedersi nemmeno uno sbuffo o il padre si sarebbe infuriato.
Ebbe appena il tempo di scendere le scale che venne folgorata dal dolore lancinante al ginocchio.
Toccò la parte lesa e, improvvisamente, si ricordò di quando, puntualmente, suo cugino entrasse proprio in quei momenti mormorando un “Forza” atono e tipico che aveva l’incredibile potere di incoraggiarla.
Ma Neji non sarebbe più entrato da quella porta per incoraggiarla. Mai più.
 
Dopo essere passata da Kurenai-sensei, la ragazza, decisa a fare del suo meglio, incontrò i suoi compagni di squadra e con loro aiutò a ricostruire il villaggio, distrutto dai tempi di Pain e ancora più malandato dalla quarta grande guerra. Nel pomeriggio, i ragazzi annunciarono di voler andare in ospedale.
  << Per andare a trovare testa quadra.  >> disse Kiba, ridendo.
  << Ci sarà anche Sasuke. >> affermò l’altro, con un tono che doveva essere leggermente infastidito, ma invece era soltanto quello atono di Shino.
  << Io… non credo di poter venire.  >> rispose Hinata, leggermente incupita.
  << Perché, Hina-chan?  >> Kiba aveva assunto un’espressione preoccupata << Stai bene?>>
Hinata non sapeva cosa rispondere. Non sapeva nemmeno perché avesse declinato l’invito di getto, ma non aveva nessuna voglia di vedere Naruto, quello era certo.
  << Sto bene. >> cercò di rassicurare l’amico, un sorriso finto dipinto sul volto stanco << Ma devo andare ad allenarmi, scusate.>>
Non attese risposta, si voltò e si incamminò verso il bosco per, come aveva affermato, allenarsi. Sapeva bene di lasciare due volti allibiti o quasi, ma sicuramente straniti e preoccupati, alle spalle.
Inspirò forte mentre correva, cercando di ritrovare in sé la calma. Qualcosa le si muoveva dentro, l’agitava, la distruggeva.
L’odore fresco degli alberi si amalgamò pian piano col suo animo. Un profumo acre, forte e semplice, che in un battibaleno semplificò tutti i suoi pensieri.
Comprese, Hinata, comprese il suo no, il suo rancore, il suo dolore. Per la prima volta capì se stessa e si sentì viva.
Una guerra cambia irrimediabilmente le persone. Le indurisce, le fa diventare più forti, più sicure e più ciniche. Hinata era maturata.
Aveva perso l’unica persona che in fondo le voleva un po’ di bene per difendere lei e la persona che amava.
Hinata, adesso che era più dura, forte, sicura e cinica, era stanca di amare e sacrificarsi senza ricevere nulla in cambio.
Aveva visto le sue speranze sciogliersi come neve al sole e aveva capito quanto queste fossero sempre state vane.
Stanca di sperare, versò un’ultima, singola lacrima, per tutte le asprezze della sua vita, genitori inesistenti, una cotta dolorosa, nessuno che l’amasse davvero.
Adesso, Hinata era un’altra persona, e lo capì mentre sferrava i primi pugni, fermandosi per allenarsi e poi tornando a correre.
Ben diversa dalla bambina insicura e innamorata, dissimile dalla ragazzina timida e innamorata, differente dalla giovane donna che era entrata in guerra per difendere il suo amato e quindi irrimediabilmente innamorata.
Hinata voleva essere amata. Hinata non amava più.







 




Non pensavo che il semplice prologo potesse addirittura ricevere nove recensioni.
E' stato davvero un tuffo al cuore vedere di aver riscosso così tanto successo e
spero davvero di non deludervi! Ho deciso di postare in anticipo il secondo capitolo
appunto per ringraziarvi del vostro immenso affetto e sostegno. Tutti i numeri sono
silenziosamente saliti e ricere complimenti e critiche costruttive è stato davvero 
importante per me! Perciò continuate così :)
In questo secondo capitolo ho voluto mostrare la giornata tipo di Hinata, ma con
una conclusione alquanto diversa: un Hinata che cambia, che matura e che riflette.
E' molto importante capire questo passaggio: è qui che Hinata comincia a cambiare.
La piccola dolce Hyuga è stanca di vedere dolore davanti ai propri occhi, stanca di 
dover subire, stanca di amare senza essere amata. Ecco che avviene la trasformazione.
E cosa potrà mai succedere?....
Alla prossima, fatemi sapere se vi è piaciuto, un bacione :*



PS: A chiunque voglia interessare, ho indetto un contest SasuHina-NaruHina,
a questo indirizzo: 
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10740371/SasuLoveHinaLoveNaru/discussione.aspx
 
   
 
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