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Autore: SaraShawol1994    16/11/2013    6 recensioni
[JongKey, Accenni 2Min]
Vorrei tornare indietro nel tempo. Vorrei non fare lo stesso errore di nuovo. E' tutta colpa mia è se è finita così. Avrei dovuto farmi aiutare. Mi manchi, mi manchi tanto. Mi mancano tutti i momenti passati insieme... e solo ora... mi ricordo di quanto ti amavo davvero. Grazie dei bei momenti, ti amo... e ti amerò per sempre.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 17: Can I ask you something?

POV Jonghyun

Bussai alla porta della camera. Kibum era scappato via subito dopo avermi dato un leggero bacino sulla guancia. Era arrossito completamente, dalla testa ai piedi ed il suo visino imbarazzato mi aveva fatto battere più forte il cuore, tanto da sentirlo quasi uscire dal petto. Rimasi imbambolato per diversi minuti con la mano sul viso, cercando di contenere l'improvvisa felicità che si era impossessata del mio corpo. Ancora incapace di intendere e volere – causa: cuore impazzito – raggiunsi il ragazzo che aveva varcato, diversi minuti prima, la soglia della porta. Dopo aver appoggiato una mano sulla maniglia, abbassandola cautamente, entrai nella stanza. La luce si era appena spenta. Posando due dita sull'interruttore per accenderla di nuovo, sorrisi, notando che il biondo si era velocemente chiuso in bagno. I fiori, erano stati accuratamente disposti sul comodino del mio compagno, dentro un vaso alto e cilindrico, colmo d'acqua. La base era più larga, in modo da rendere l'oggetto di vetro più stabile per impedire che si rovesciasse o che si sbilanciasse troppo. Avvicinai il naso ad una delle rose e sorrisi per il loro dolce profumo che accarezzava i miei sensi, delicato.

Kibum non era in camera e già sapevo dove si fosse rinchiuso. Avanzai ulteriormente, bussando alla porta bianca del bagno. Attesi in silenzio qualche secondo ed un sorriso si allargò sulle mie labbra quando si aprì con calma, titubanza, rivelando la figura minuta del ragazzo. Il suo viso era abbassato, gli occhi cercavano di non incrociare i miei, le mani stringevano insistentemente il maglione verde chiaro che aveva appena indossato, i denti torturavano le morbide labbra a cuore ed il corpo tremava.

Non sapevo bene come comportarmi, così, semplicemente, allargai le braccia invitandolo a entrare nel mio caldo abbraccio. Esitante, si fece avanti, appoggiando la fronte nell'incavo del mio collo, portando le mani sulla mia schiena, stringendo insistentemente la maglia tra le dita affusolate. Cinsi le mani sui suoi fianchi morbidi. Poggiai il naso – un po' freddo a causa della temperatura che si stava lentamente abbassando – sul suo collo. Volevo sentire l'odore della sua pelle liscia, quel profumo dolce e delicato che mi faceva impazzire. Tutte le volte che riuscivo ad avvicinarmi quel tanto che bastava per avvertire l'essenza di vaniglia che sprigionava il suo delicato corpo, il mio cervello decideva di andare in tilt, senza preavviso, senza permesso, completamente stordito. Sussultò al contatto. Accarezzai la sua pelle calda con la punta del naso e strofinandolo, gli avevo fatto venire qualche brivido.

Restammo in quella posizione non so per quanto tempo... so solo che ad un certo punto, sentii il bisogno irrefrenabile di guardare i suoi occhi. Un bisogno così istintivo da sorprendermi. Continuando a stringere la sua vita sottile, portai una delle mani ad accarezzargli i capelli biondi. Sollevò il viso di scatto, come risvegliato da un lungo sonno, ed i nostri sguardi si incatenarono. Sorrisi e lui cercò di abbassare nuovamente il viso. Le gote si erano imporporate nel giro di pochi attimi e la sua espressione era la cosa più bella che avessi mai visto. Portai due dita sotto il suo mento, sorreggendolo ed impedendogli i movimenti. Si irrigidì, ma non scostò le mie mani, ne tanto meno cercò di liberarsi o muoversi. Rimase immobile, ad osservarmi. Il cuore batteva sempre più forte nel mio petto ed avevo quasi paura che potesse sentirlo. I suoi occhi erano magnetici, i tratti felini rendevano il suo sguardo sensuale, decisamente in contrasto con le labbra a cuore, leggermente socchiuse, rosse come le ciliegie che gli donavano un'espressione tenera e dolce. Non volevo fare mosse false. Sospirai, trattenendomi. Volevo baciarlo. Volevo abbracciarlo. Volevo coccolarlo, fargli capire quanto era importante per me. Volevo farlo stare bene, fargli capire quanto lo desideravo, volevo fare tante cose, ma non feci nulla. Lasciai tutto al destino. Codardo penserete voi. No, volevo che fosse Kibum a fare la prima mossa. Volevo che fosse lui ad avere bisogno della mia vicinanza. Volevo che si sentisse pronto. Che fosse lui a darmi il via... il permesso. Non avrei affrettato le cose, ma gli avrei dato le opportunità di avvicinarsi. Avrei aspettato i suoi tempi: lunghi o corti che fossero. Ero cosciente del suo sentimento per me, l'avevo capito ed era proprio questo che mi spingeva ad agire cauto. Avevo aspettato tanti anni per poter arrivare a questi momenti... aspettare ancora un po' non mi avrebbe fatto più di tanto male.

 

Iniziavo a sentirmi in imbarazzo. Erano passati sicuramente diversi minuti da quando era stato accolto dalle mie braccia... e sembrava intenzionato a restarci, senza però dire nulla. Questo si che è frustrante. Sorrisi di fronte alle sue labbra sottili che cercavano di balbettare qualcosa. Pochi secondi dopo, il mio cuore si fermò. Quello che mi disse, privò il mio cervello di quasi tutta la ragione. Non so con quale forza mi trattenni dal saltargli addosso.

“Devo fossilizzarmi o ti decidi a baciarmi?” rimasi ammutolito. I miei occhi erano sgranati di fronte alla sua espressione. Le guance arrossate, gli occhi lucidi, il corpo tremante... era tutto tremendamente in contrasto con le labbra sicure, la voce ferma e risoluta.

“Posso?” lo chiesi deglutendo, ma con una calma non mia. Ero agitatissimo in realtà, teso come una corda di violino. Il petto faceva quasi male talmente scalpitava il cuore. Avevo il respiro affannato e sentivo quello che tutti chiamano: farfalle nello stomaco. Una sensazione strana, un formicolio quasi. Sentivo un groviglio di nodi che infastidivano, senza però diventare dolorosi. La gola si stava seccando e probabilmente ero arrossito.
Sorrise. Chiuse lentamente gli occhi continuando a mantenere le labbra incurvate, accentuando le fossette. Perché ora sembrava così tranquillo? Perché ora ero io quello agitato? Cosa stava succedendo?
La mano che prima aveva abbandonato il suo fianco, era improvvisamente tornata su di esso, avvicinando ancora il ragazzo al mio corpo. Fremetti al contatto. Ci separava solo uno strato di vestiti ed il mio cervello decise di spegnersi, guidato dagli istinti e dalla voglia di dimostrargli quello che provavo. Avvicinai la mia bocca alla sua, chiudendo gli occhi. Il bacio fu lento ma fugace. Fu solo uno sfiorarsi di labbra.
Poggiai la fronte sulla sua e sorrisi rosso in viso. Lui fece la stessa cosa. Tornando ad imbronciarsi. Un altro colpo basso! “Tutto qui?” ammiccò una risata, un po' più consapevole, più determinato.
Sorrisi mentre tornavo a baciarlo. Ed eccoci, le lingue che cominciavano a cercarsi, a volersi, a toccarsi. E il mio cuore aumentava i battiti, le guance diventavano sempre più calde ed arrossate, le mani iniziavano a vagare sul corpo del mio compagno e dicevo addio all'ultima briciola di sanità mentale rimasta.
La mia bocca si fece famelica, possessiva, agguerrita. Lasciai da parte il mio lato dolce ed apprensivo, per diventare rude – senza esagerare – e più sicuro. Lo sentii gemere durante il mio cambio di comportamento. Le sue mani, ancorate saldamente alla mia maglia, cominciarono ad accarezzarmi la schiena.
Ancora un bacio, un altro... finché cambiai rotta. Angolo destro della bocca, guancia, lobo dell'orecchio e via così fino al collo. Lasciai una serie di piccoli baci, quasi impercettibili, sulla sua pelle rovente, marchiando poi, un punto decisamente invitante: sulla spalla sinistra, all'inizio della linea ben definita della clavicola. Ringraziai una qualsiasi divinità esistente per aver fatto decidere a Kibum di indossare una maglia scollata in un giorno freddo. Questo aveva agevolato i miei movimenti e mi stava facendo impazzire.
Le mani si intrufolarono dolcemente sotto il tessuto verde chiaro, chiedendo il permesso di toccare la pelle lattea e morbida del biondo. Si mossero lente, percorrendo le linee delicate dei suoi fianchi e sollevando contemporaneamente il maglione.

“J-Jong...” il ragazzo appoggiò delicatamente i palmi delle mani sul mio petto, allontanandomi di quel che bastava per farmi fermare. Le mie mani, salde sui suoi fianchi persero un po' di forza.

Sorrisi, dandogli un bacino sul naso. “Tranquillo.” soffiai al suo orecchio mentre lui arrossiva, sorridendo teneramente di fronte a quel mio gesto improvvisamente gentile. Ero troppo romantico per rovinare tutto subito.
Portò il dorso di una mano al mio viso, accarezzandomi una delle guance. Inseguii con le labbra i suoi movimenti, andando a depositare sopra la mano, un altro bacio. La reazione di Bummie ovviamente fu di arrossire, ancora.

“Andiamo a vedere la tv? Tra un po' arriva la pappa.” sussurrai a pochi millimetri dalla sua bocca, con la fronte poggiata sulla sua. Sfiorai il mio naso con il suo.
Annuì.
Sciolsi la mia presa e gli afferrai il viso con entrambe le mani, accarezzando con i pollici, i contorni un po' arrossati delle labbra a cuore. Mi sollevai un po' – purtroppo sono più basso di lui – baciando la sua fronte, prima di prenderlo per mano ed accompagnarlo fino in salotto, dove avremmo aspettato l'arrivo della cena.

 

***

 

POV Minho

“Hyung, dove andiamo ora?” chiese il piccolo maknae – attaccato al mio braccio –, massaggiando la pancina piena. Aveva mangiato tantissimo, così come il leader: prosciugandomi la carta di credito. Mi voltai verso di lui, posando lo sguardo sui suoi occhietti divertiti. “Minnie, non ho più un soldo... mi dispiace per Jong, ma ce ne torniamo a casa.” sbuffai.

“NONONONONO! È fuori questione!” si mise a urlare. “Non possiamo disturbare l'operato di Jonghyun-hyung! Se la prenderebbe con me!!” risi della sua affermazione.

“Offro io, andiamo da qualche parte.” sorrise il leader.

“Discoteca?” propose il mio compagno di stanza.

“No Tae.” risposi serio. Non mi piaceva andare in quei posti affollati e pieni di gente. Avrebbero potuto approfittare della confusione per molestare il mio piccolo.

“Perché no?!” sbraitò.

“Hyung, aiutami a convincerlo! Tae è troppo piccolo!” mi irritai. Il leader se ne stava in disparte. Un sorriso beffardo era depositato sul suo viso.

“Non è vero!” cominciò a fare i capricci.

Sbuffai. “Va bene, ho un'idea. Aspettate un attimo.” tirai fuori il cellulare e scrissi un messaggio. Un paio di minuti dopo, la risposta era già arrivata. Composi un altro messaggio, e pochi attimi dopo il cellulare vibrò.

Risi dell'ultima risposta ricevuta e sospirai sereno. “Salite in macchina, Donghae e Siwon un paio di giorni fa, parlavano di una festa in un locale famoso. In teoria eravamo stati invitati anche noi.”

“Perché io non ne so nulla?” chiese Jinki-hyung.

“Forse perché ti stavi mangiando un'intera scatola di pollo fritto mentre ne parlavamo?!”

Il maknae cominciò a ridere. “Hyung, tu avevi detto che ti saresti annoiato... e quindi hai detto che non volevi andarci.” sospirò. Taemin aveva annunciato di voler rinunciare a quel party per Jonghyun. Il ragazzo ci teneva particolarmente a quel tipo di feste ma con la “serata” che aveva in mente – purtroppo fissata nello stesso giorno – aveva deciso di rinunciare. Per lui Key-hyung era la priorità assoluta... e il mio Tae non se la sentiva di andare senza di loro. Anch'io rinunciai, dopotutto, sarei dovuto andare da solo. Bè, per quanto riguarda il leader... aveva risposto che non gli interessava.

Salimmo in auto. Io alla guida, Taemin sul lato passeggero ed il maniaco del pollo dietro. Guidai fino a destinazione. Sorrisi pensando a quei due stupidi, rimasti a casa.

 

***

 

POV Jonghyun

Lo schermo del cellulare si illuminò, rivelando un nuovo messaggio. Sospirai pensando che mi sarei dovuto alzare per sapere chi stesse interrompendo la mia seduta di coccole gratis.

“Lascia, faccio io.” mi disse dolcemente Bummie. Era accoccolato su di me, con la testolina bionda appoggiata su una mia spalla e le mani – leggermente fredde – che accarezzavano il mio collo. Ci eravamo avvolti con una coperta poco pesante, di un tenue verde acqua con dei buffi disegni sopra. Avevamo passato tutta la serata sul quel divano, attendendo la cena – che stava tardando di una ventina di minuti ad arrivare –. Il proprietario del ristorante a cui la avevo ordinato, mi aveva chiamato scusandosi più e più volte perché il fattorino era imbottigliato nel traffico. Lo rassicurai, affermando di non avere fretta. Mi avrebbero fatto un grande sconto per il disturbo, e mi avrebbero regalato due bottiglie di una bibita a scelta ed una di un vino particolare.

Kibum scostò la coperta, alzandosi dal divano per recuperare il telefonino rimasto abbandonato sul tavolino di fronte a noi. Mi sollevai, poggiando un piede a terra, prendendo il ragazzo per i fianchi. “Torna qui. Fai andare via tutto il calduccio.” risi, trascinandolo nuovamente sul sofà.
Sorrise, tornando a sdraiarsi sul mio corpo, stringendosi il più possibile. Mi porse il palmare, tirando subito dopo le coperte per coprirsi fino alla base del collo. “Chi è?” chiese curioso, sistemando i palmi delle mani sul mio torace, poggiando il mento su di esse tenendo gli occhi fissi nei miei.

“Minho.” accarezzai la sua testa con movimenti lenti. Digitai un paio di volte sul touch screen, lessi il messaggio e risposi veloce.

From Minho:
Hyung, ti spiace se andiamo alla festa di Donghae? È che non sappiamo cosa fare e Taemin si annoia.

To Minho:
Certo ^_^

From Minho:
Tutto bene?

To Minho:
Si.

From Minho:
Sei di poche parole stasera, eh? Ahahahahah

To Minho:
Ci lasci in pace brutta rana?!?!? èAé

From Minho:
Jong, tieni il gattino al suo posto. Non è buona educazione spiare le conversazioni altrui.

Kibum mi aveva sfilato il cellulare di mano, pochi attimi prima di comunicare al ragazzo dai grandi occhi, che la serata stava procedendo nel migliore dei modi. Aveva risposto sgarbatamente, ma almeno si era fatto riconoscere... e forse, con quel messaggio... aveva fatto intendere al ragazzo dall'altra parte, la situazione.

Il biondo lasciò cadere il telefonino tra i cuscini, noncurante di dove si sarebbe andato ad infilare. Non me ne preoccupai più di tanto, avevo altro a cui pensare – dato che si era alzato sulle braccia ed aveva gattonato per raggiungere le mie labbra –. Sapevano di dolce, di buono... le labbra morbide mordevano le mie, inumidendole un poco e comandando ai miei neuroni di spegnersi. Questa è la serata migliore della mia vita!

 

Driiiiiiiiin.

Il ragazzo seduto sul mio corpo sbuffò. “Chi diavolo è a quest'ora?!” accarezzai le sue guance dolcemente imbronciate. “Sarà la cena.” risposi.
Si alzò. Mi alzai anch'io subito dopo e corsi verso il citofono. Premetti il pulsante che avrebbe fatto aprire la porta e chiesi al ragazzo delle consegne di salire fino al nostro piano. Aprii anche la porta.

“Jong...” mi voltai verso la vocina che mi aveva teneramente chiamato. Il più piccolo si era avvicinato e mi aveva abbracciato.

“Dimmi Bummie...” sorrisi.

“V-volevo dirti una cosa...” i suoi occhi erano tornati lucidi e le pupille si erano dilatate come all'inizio della serata. Le gote si erano imporporate e la sua voce si era fatta meno sicura. “E-ecco...”

Bussarono alla porta.
Kibum si staccò velocemente da me, aprendo la porta socchiusa e mostrando uno dei suoi sorrisi migliori a quello sconosciuto. Un ragazzo alto, capelli scuri, occhi chiari – probabilmente indossava lenti a contatto colorate – e dal fisico snello. Aveva cominciato a fissare il MIO Bummie con uno strano sguardo – ed ovviamente il diretto interessato non si era accorto di nulla –. Mi feci più vicino al biondo e sorrisi cordiale all'intruso. Cinsi la vita del ragazzo e feci aderire il mio corpo alla sua schiena. Kibum ebbe un paio di brividi e cominciò a sudare freddo. Le sue guance si colorirono ma non si mosse. Forse era troppo imbarazzato persino per reagire.
Il bruno diede al mio compagno il sacchetto contenente le bottiglie omaggio ed io lo invitai ad andare a posarle in cucina. Lui acconsentì e corse via, letteralmente. Risi di quel suo improvviso cambiamento di personalità.
Squadrai il ragazzo alto davanti ai miei occhi. “Scordatelo.” dissi semplicemente, prendendogli le restanti borse di mano. Lui mi guardò attonito. “Come prego?!” pronunciò interdetto.

“Bye.” risi, chiudendo la porta. Niente mancia, dopotutto, aveva adocchiato la MIA preda.

 

Mi diressi verso la cucina, scorgendo il lontananza il biondo, seduto su una sedia, con il mento sul tavolo e le braccia distese su di esso. Le labbra erano imbronciate, gli occhi chiusi e la fronte corrucciata.

Arrivai senza far rumore, posando poi, le buste vicino al gas. Cominciai ad estrarne il contenuto. “Speriamo che non sia diventato tutto freddo.” sbuffai.
Il ragazzo cominciò ad osservarmi mentre io ero girato di spalle. Sentivo i suoi piccoli occhi felini sulla mia schiena, come a voler scrutare ogni singolo movimento che stavo per compiere. Mi voltai sorridente per chiedergli se aveva voglia di mangiare a tavola o se preferiva il divano. Annuì e gli chiesi di uscire qualche minuto. Si alzò di scatto, correndo via. Quasi non potevo crederci. Non aveva parlato, non aveva chiesto cosa avessi ordinato, non aveva nemmeno chiesto il motivo di quella mia richiesta. Stranito, cominciai ad apparecchiare.

Accesi anche una candela rossa contenuta in un bicchiere di vetro – una di quelle profumate, in grado di fare molta luce –, posizionandola al centro del tavolo apparecchiato. L'avevo comprata per l'occasione.

Spensi le luci per controllare che non fossimo troppo al buio e decisi di aggiungere un altro paio di candele dello stesso colore.
Chiamai il ragazzo, sistemando il cibo nei piatti. La porta si aprì con titubanza, rivelando un Kibum notevolmente imbarazzato. Sgranò gli occhi notando tutte le luci spente, le candele e tutti i dettagli presenti sul tavolo. Avevo appoggiato in quel momento anche la bottiglia di vino rosso regalataci dal ristorante e l'avevo appena stappata.

Sorrisi andandogli incontro, fermandomi davanti al suo posto. Gli feci cenno di venire a sedersi. Si avvicinò in silenzio, chinandosi mentre accompagnavo la sedia sotto di lui.

“Non... sono una ragazza...” disse flebilmente, con lo sguardo basso, notevolmente imbarazzato. Accarezzi la sua testolina e lo sentii irrigidirsi.

“Infatti, tu sei il mio Bummie.” affermai sedendomi.

“Jonghyun...” prese le posate.

“Dimmi.” sorrisi.

“Hai letto il mio diario, vero?!” alzò gli occhi, incatenandomi l'anima. Deglutii per l'improvvisa freddezza nel suo viso. I tratti felini si erano accentuati e sembrava che i suoi occhi stessero brillando nell'oscurità, grazie alla luce delle candele.
Feci cenno di 'no' con la testa, poggiando i gomiti sul tavolo ed incrociando le braccia. “Perché avrei dovuto?” chiesi.

“Secondo me l'hai letto.”

“Ti ripeto di no.” negai calmo. Sapevo di non averlo fatto e quindi non avevo nulla da nascondere.

Sbuffò irritato, appoggiando il mento sulla mano aperta. Aveva portato una delle braccia al bordo del tavolo, poggiando anche lui i gomiti, e si stava sostenendo la testa con essa.

“Taemin mi ha proposto di leggerlo mentre tu eri fuori. 'Per rendere la serata perfetta', diceva.” scrutò i miei occhi, cercando verità probabilmente. Sorrise. Continuai. “Non ho voluto. Voglio farle di testa mia certe cose.”

“Da quello che hai fatto... sembra che tu il diario l'abbia letto eccome.”

“Non credermi.” gli feci l'occhiolino e cominciai a mangiare sorridente. Chissà cos'ha scritto nel diario...

Sbuffò, cominciando a cenare a sua volta.
Passarono minuti di silenzio, dove l'unica cosa che si poteva sentire erano le posate che sibilavano contro i piatti di ceramica, le bocche che masticavano, le candele che emanavano luce e un lieve calore... ed i nostri respiri.

Ruppi il silenzio, chiedendo il permesso di riempirgli il bicchiere con quel liquido rosso gentilmente offertoci dal ristorante. Mi sorrise e porse il bicchiere in avanti. Riempii anche il mio.
Nel momento in cui cercai di avvicinare il bicchiere alle labbra, notai il suo sguardo sensuale sul mio intero corpo.

“Che c'è?” chiesi semplicemente.

“Una volta non bevevi...”

“Già...” sorrisi portando il bicchiere alle labbra, senza però bere.

“Non reggi l'alcool.”

“Già.” dove voleva andare a parare?

“Perché ora stai bevendo?”

“Non ho ancora cominciato.” continuai a sorridere.

“Mi avevi promesso di non bere.”

“Già...” posai il bicchiere.

“Hai bevuto quel giorno... vero?”

Non capii. “Come?”

“In discoteca... quando... bè... mi hai trovato con... quella...”

Mi intristii un po' al ricordo. Il viso del mio Kibum in quel momento era freddo, tutto l'opposto di com'era in questo istante. Ora trasmetteva sicurezza, dolcezza, audacia. Sorrisi, un sorriso amaro, colmo di tristezza, che faceva trasparire la mia debolezza.

“Jonghyun...”

Cominciai a ridere per nascondere le lacrime che volevano uscire fuori prepotenti. Qualcosa però, mi fece tornare improvvisamente serio. Kibum mi aveva afferrato una delle mani e mi guardava dritto negli occhi. “B-Bummie...”

“Jong... io... me lo ricordo quel giorno...” sospirò “anche troppo bene...”

“Ricordi... tutto? Compreso il seguito?”

Annuì senza più parlare. Strinsi a mia volta la sua mano, continuando ad osservarlo. I nostri visi si erano incatenati e non si lasciavano più andare.

“Mi racconteresti tutto, Kibum?”

“Lo farò... ma non ora...”

Sorrisi. “Non vuoi rovinare la serata?” Annuì sorridendo, le guance si imporporarono. “Posso baciarti?” chiesi titubante.

“Non devi chiederlo. Fallo e basta. E che diamine!” si imbronciò. Mi alzai e feci pochi passi. Una volta davanti a lui mi chinai e gli diedi un bacio sulla fronte. Lui mi osservava sereno. “Mi aspettavo qualcosa di diverso.”

Sorrisi, baciandogli la punta del nasino. Mi spostai verso le guance. Le baciai entrambe. Baciai il mento e passai ai capelli. “Cosa ti aspettavi?!” sorrisi derisorio.

Si alzò all'improvviso. Così di colpo da farmi sussultare ed il cuore perse un battito mentre le sue mani si impossessavano del mio viso e mi bloccavano con forza. Un bacio, prepotente. Un bacio carico di desiderio. Non me l'aspettavo, non dal Kibum che era ora. Mi sforzai di mantenere la calma, assecondando ogni suo movimento, cercavo di rimanere lucido. Le lingue, impetuose, si scontravano con voracità, avevano fame.
Ci staccammo per respirare e fu in quel momento che il cervello mi abbandonò. Lo presi per i fianchi e lo sollevai d'impulso, spingendolo sul tavolo. Non cadde nulla da esso, semplicemente il cibo, i piatti e tutto il resto, si era spostati grazie al sedere del biondo. Lo baciai ancora, con impeto violento, cominciando a far vagare le mani dappertutto. Kibum arpionò le unghie nella mia schiena, dopo aver infilato le mani sotto la maglietta ed un gemito strozzato uscì dalle mie labbra. Non aveva fatto male: era stata una nuova scarica di adrenalina che era corsa fino al mio basso ventre.
Carezzai i suoi capelli, facendogli piegare la testa di lato, tornando a bramare quel piccolo marchio che gli avevo lasciato un paio d'ore prima. Baciai avidamente il suo collo, come se fosse il cibo più squisito del mondo. Lui gemeva e respirava con irregolarità. Il suo profumo, così come la sua candida voce, mandava in frantumi il mio senno ed io perdevo, ogni secondo che passava, un po' del mio buon senso, così... decisi... “K-Kibum...” mi fermai. Il ragazzo mugolò qualcosa, ancora con gli occhi chiusi. Lo abbracciai. “Andiamo sul divano?”

“Sei più comodo?”

“No, io preferisco le coccole.”

“Oh, come siamo romantici...” rise.

Afferrai saldamente le sue natiche e lo sollevai. Lui strinse le braccia intorno al mio collo e le gambe intorno al bacino. Mi mossi cauto, incerto: per la paura di cadere e fare qualche brutta figura. Lui intanto, cominciò a torturare il mio povero collo con i denti.
Lo feci sdraiare dolcemente sul morbido divano e mi sistemai sopra di lui.

“J-Jonghyun...” sibilò mentre tornavo a dare attenzioni particolari alla sua pelle candida, morbida e profumata.

“La tua audacia è sparita di colpo?”

“E a te è tornata o sbaglio?!” la sua voce acuta e strozzata mi fece sorridere.

“Secondo i miei piani, dovevamo vedere un film romantico di quelli che piacciono a te...”

“Guardiamolo allora...”

Non risposi, non sapendo come continuare. Mi alzai, incerto e confuso. Non sapevo cosa dovevo fare. Avevo paura di approfondire troppo, di rovinare tutto. Avevo paura che Kibum potesse pentirsi di qualcosa, troppo preso dalla situazione per pensare lucidamente.

Presi un film a caso dallo scaffale e lo misi distratto. Kibum mi osservava beffardo ed il suo sguardo mi metteva in soggezione. La mia erezione si notava nonostante la cercassi di nascondere.

Tornai a sedermi sul divano, al suo fianco ed accesi la televisione.

 

 

Il film era quasi finito. Mancava una mezz'oretta al termine. Kibum non sembrava particolarmente preso dalla storia, ma osservava attento lo schermo.

Sbadigliai e la sua attenzione si distolse improvvisamente dagli attori che stavano recitando con attenzione le loro parti. “Sei stanco?” mi chiese appoggiando la testa sulla mia spalla.
Risposi di no, dandogli un bacio sulla fronte.

“Jonghyun...”

“Si?”

“Posso chiederti una cosa?”

“Dimmi tutto.” sorrisi teneramente.

 

 

POV Taemin

Erano quasi le due. Ero stanco morto, la serata stava andando nel migliore dei modi... ma tutti e due i miei hyung si erano ubriacati.

“Taemin...” Minho si era avvicinato barcollando e mi aveva abbracciato. “Non...... ti trovavo.... mi stavo... preoccupando...”

“Hyung! Ma quanto hai bevuto?! E ora chi guida per tornare a casa?!”

“Oh... Taeminnie... andiamo in un hotel a ore, dai... non rompiamo a nessuno li... ho voglia di te...”

“Minho!” gli tirai un ceffone. “Non ti permettere mai più.” continuai, indignato. Lo presi per un orecchio, incurante del fatto che non si reggesse neanche in piedi e mi incamminai verso l'uscita. E ora come facciamo a tornare a casa?!

Sospirai, implorando Siwon – che era vicino alla porta del locale – di accompagnarci fino al nostro appartamento. Lui acconsentì, e dopo aver caricato i miei hyung in macchina ci avviammo.

 

 

Gli chiesi di portare su per le scale i miei due stupidi hyung – dato che da solo non ci sarei riuscito – e mi aiutò volentieri. Girai la chiave della maniglia lentamente, probabilmente Jonghyun-hyung e la mia omma erano già andati a dormire, così feci meno rumore possibile.

Entrai. “Hyung, lasciali pure li sul pianerottolo. Ti ho già disturbato abbastanza.” sorrisi a Siwon che, dopo avermi salutato, aveva sceso le scale di corsa. Sarebbe tornato a casa sua con la nostra macchina e ce l'avrebbe riconsegnata il giorno dopo.

Accesi le luci e la prima cosa che notai furono la televisione accesa ed i cuscini del divano per terra, un pacchetto di pop-corn rovesciato. Feci entrare gli hyung e li feci sedere. Entrai in cucina e notai il tavolo apparecchiato, tutto spostato da un lato, una sedia riversa sul pavimento. Cosa diavolo...?!

Mi diressi verso il corridoio e notai un lieve rumore. Intuii ed arrossi un poco al pensiero. Una volta giunto davanti alla porta dei due hyung rimasti a casa, bussai.
Dall'altra parte mi arrivò una frase sussurrata e rimasi in attesa.

“S-si?” Jonghyun aprì di pochissimo la porta.

“Hyung, tutto bene?! C'è il finimondo di là...” risi. La sua espressione seria mi fece rabbrividire. Le sue guance erano arrossate e gli occhi erano lucidi, il respiro corto. Presi un respiro profondo, fingendo di non vedere. “Minho e il leader hanno esagerato... ci ha accompagnato Siwon.”

“La macchina ce l'ha lui ora?” chiese a bassa voce.

“Si.” risposi “...hyung, si può sapere perché stai li così? Vieni a darmi una mano!” risi sapendo dell'imbarazzo che gli avevo messo addosso.

“Ah... s-si, dammi un minuto e arrivo...” disse impacciato mentre la porta si spalancava.

“Taemin, siamo occupati! Per favore, per stasera cavatela da solo!” la mia omma si era piazzata davanti a me nuda, con solo i boxer neri aderenti addosso – che non lasciavano spazio all'immaginazione: era ben visibile l'erezione nascosta dal tessuto scuro –.

“O-o-o-omma...” sapevo cosa stava succedendo, ma ero rimasto sorpreso dall'entrata in scena della mia omma.

Mi fece l'occhiolino e mi chiuse la porta in faccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

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Ciau a tutte! *-*

Grazie della pazienza e di continuare ad aumentare. Volevo scrivere in fretta questo capitolo (subito dopo aver pubblicato il 16) per potermi riposare un po'... e... sapete che l'ho finito oggi?! Ahahah, è stato lunghissimo scriverlo (scrivo a spezzatino ._.) e bho... spero che il mio impegno e i miei sforzi vi piacciano <3 *-*
Abbiate pietà. Non ho avuto voglia di controllare per bene se ci fossero errori: in caso ce ne siano, scrivetemelo e li correggerò immediatamente ;)
Grazie a chi ha inserito nelle seguite e preferite... e sopratutto a chi recensisce! *-* vi adoro!
Fatemi sapere se sto andando bene ;) <3 un bacione.

Sara.

   
 
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