A radioactive,
sperando possa perdonarmi
per codesto
scempio
Non li cambierei per
nulla al mondo.
La primavera era arrivata già da qualche settimana, portando con sé una
brezza tiepida ed il dolce profumo dei fiori che – in un tripudio di colori ed
odori – tinteggiavano il prato nel quale stavano comodamente seduti, godendosi
il sole pomeridiano.
«Mi sono rotto di giocare…» borbottò Ruth
lanciando le carte da gioco che stringeva nella mano sinistra, lasciandole
ricadere fra le gambe della ragazza accanto a lui che, in risposta, gli tirò
una gomitata.
«Tu non hai mai voglia di fare niente, quindi non è una novità!»
ribatté la mora raccogliendo il mazzo sparso sull’erba, mentre Thyra, qualche centimetro più in là, si guardava attorno
con fare dubbioso.
«Dove sono finiti Liv e Roel?» domandò la
ragazza, fissando la pineta nel quale i due fidanzati erano spariti qualche
tempo prima.
«Saranno a scopare, tanto non sanno fare altro» le rispose Ruth
stringendo fra i denti un lungo filo d’erba, mentre Hoyt
– che fino ad ora non si era azzardo ad aprir bocca – sospirò con fare
rassegnato.
«C’è anche solo un secondo della tua vita in cui tu non pensi al sesso
in una delle sue svariate forme?» gli chiese per lo più retorico il ragazzo
dalla pelle scura, alzandosi poi da terra e tendendo la mano a Thyra, invitandola a seguirlo.
L’amico ridacchiò stendendosi sul prato, ignorando palesemente la
domanda «Non puoi dire che non è vero, quante volte noi usciamo e loro si
chiudono in casa a darci dentro?».
«Lo dici perché tu non scopi mai…» lo prese
in giro Olympia, la ragazza dai capelli castani a cui poco prima aveva lanciato
addosso le sue carte. Dopotutto era vero: Ruth si comportava tanto da sciupa
femmine, ma le sue ragazze non duravano più di un giorno o due – se non
addirittura solo qualche ora.
«Fanculo, lo dico perché solo uno stronzo
pianta i suoi amici per la figa!» affermò convinto, quando in realtà era lui il
primo a comportarsi in quel modo.
◊ ◊ ◊
Roel sorrise sollevando il braccio, facendo fare l’ennesima giravolta alla
sua ragazza, bellissima nel vestito bianco che si gonfiava appena all’altezza
delle cosce. Avevano lasciato il gruppo per andare a fare una passeggiata da
soli e stare un po’ insieme, ed oramai era una decina di minuti che camminavano
nella pineta, seguendo il suono del ruscello che lentamente scorreva verso il
basso, fino a raggiungere il prato fuori città. Liv rideva stringendogli la
mano, cozzando ogni tanto la spalla contro il suo braccio: camminava come se
fosse ubriaca, ubriaca di lui, dei suoi baci e del suo amore, perdendo ogni
tanto l’equilibrio quando l’altro la costringeva a girare ancora su se stessa.
«Roel!» ridacchiò quando il ragazzo la prese per il fianco,
facendola ruotare e poi poggiare contro il tronco di un albero. «Tu sei matto…» mormorò guardandolo negli occhi, posando entrambi i
palmi sul suo petto.
«E tu hai degli
occhi bellissimi…» le sussurrò lui sulle labbra,
facendola arrossire – cosa che la rendeva ancora più bella, secondo il suo
parere.
«Sono cinque
anni che lo ripeti…».
«Sono cinque
anni che ti ripeto anche che ti amo, ma non mi sembra che la cosa ti
infastidisca tanto» ribatté poggiando subito dopo le labbra sulle sue, evitando
così che lei rispondesse. Erano questi i momenti in cui Roel
si rendeva conto di quanto l’amasse: quando anche un bacio bastava a mandargli
il cuore in subbuglio, facendolo sentire non solo felice, ma anche strano e fragile: perché lei era il suo punto
debole, e per ferirlo sarebbe bastato inferire su di lei. La baciò ancora
godendosi il tocco delle dita di Liv fra i suoi capelli, sul collo e la schiena,
facendole scorrere lentamente la mano sulla coscia scoperta, fino alle natiche.
«Hai anche un
bel sedere, se è per questo» mormorò saggiando appena il muscolo sodo,
ricevendo in cambio uno schiaffo.
«Sei un cretino,
davvero» borbottò lei fingendosi offesa, staccandoselo di dosso.
«Anche tu tocchi
il mio…» si giustificò Roel
prendendola di nuovo per i fianchi, premendosela contro.
La ragazza lo
guardò con un finto broncio facendo temere all’altro che fosse realmente
irritata, ma poi sorrise esordendo con un «Ma io posso!», tentando di
respingerlo di nuovo – invano.
«Non mi ricordo
di averti mai dato un permesso scritto» ribatté il ragazzo, incastrandola di
nuova fra la corteccia e il suo corpo – le mani ancora sulle dolci curve dei
fianchi, a stringerle la stoffa del vestito.
Liv scosse il
capo lasciandolo fare: non le dispiaceva averlo così vicino, e anche volendo
non sarebbe mai stata in grado di contrastare la sua forza fisica – avrebbe
potuto tirargli una ginocchiata fra le gambe, ma ci teneva a costruire una
famiglia con lui, quindi non le parve il caso di utilizzare metodi così… drastici. «Nemmeno io ti ho mai dato il permesso
scritto di infilarmi le mani nei pantaloni, ma lo stai facendo comunque»
borbottò poggiando la mano su quella di Roel,
bloccandone la discesa verso l’inguine.
«È perché non
indossi i pantaloni…» le soffiò il ragazzo sulle
labbra prima di baciarla, passandole le braccia sotto le cosce per sollevarla e
prenderla in braccio. Sentì le mani di Liv aggrapparsi alle sue spalle, le
gambe abbracciargli la vita e i seni di lei, premuti contro il suo petto, colmare
la breve distanza che separava i loro corpi. «Ti amo» sussurrò piano, posandole
subito dopo le labbra sulla gola.
«Me lo hai già detto…» ridacchiò la ragazza in risposta, scompigliandogli
le corte ciocche bionde.
Roel le mordicchiò un po’ il collo, lasciando poi l’ennesimo bacio sul segno
rosso che le aveva lasciato. «Era per sottolineare il concetto» le rispose prima
di tornare a lambire quelle labbra morbide, di un rosso acceso.
Liv si abbandonò
fra le sue braccia sospirando, stringendogli le spalle ed i bicipiti, pregando
dentro di sé che nessuno passasse di lì per caso.
◊ ◊ ◊
«Io l’ho detto
che stavano scopando!» affermò divertita una voce che entrambi conoscevano fin
troppo bene, ma nonostante la compagnia Roel continuò
imperterrito quello che stava facendo, limitandosi a mostrare il dito medio all’amico.
Ruth rise
iniziando a riprodurre versi dalla dubbia provenienza, costringendo i due fidanzati
a separarsi. «Certo che se hai già fatto sei piuttosto scarso, Flos» commentò tirando una pacca sulla spalla a Roel che – lasciata libera Liv – si stava passando le dita
fra i capelli, cercando di dargli una parvenza di falso ordine.
Il biondo sospirò
commentando con un «Disse quello dei tre
minuti» prima di raggiungere Hoyt, seduto sopra
una pietra qualche metro più in là.
«Comunque non
abbiamo fatto niente» mormorò Liv lisciandosi la gonna del vestito, spintonando
il ragazzo dai capelli scuri che si cimentava in quella che – con molta
fantasia – avrebbe dovuto essere la riproduzione di un atto sessuale.
«Non mi toccare
con quelle mani, chissà dove le hai messe!» strillò come un deficiente cercando
di allontanarla, ma Liv gli tirò un pugno sulla spalla, facendolo borbottare. «Flos, la tua gattina mi prende a pugni» piagnucolò massaggiandosi
la zona colpita, osservando la ragazza raggiungere soddisfatta il suo
fidanzato.
«Fa bene!»
ribatté Roel con una risata, abbracciando Liv prima
di sfiorarle la clavicola con un leggero bacio.
Thyra sospirò distogliendo lo sguardo dalla coppietta, poggiando la schiena al
tronco di uno degli alberi. Era odioso averli sempre davanti agli occhi, sempre
avvinghiati come se non si vedessero da anni: la infastidiva il solo pensiero
di saperli assieme, figuriamoci il vederli. «Cosa facciamo, adesso?» domandò
tentando di distrarli e farli separare in qualche modo, ma nonostante l’attenzione
rivolta verso di lei, Roel continuava a tenersela
stretta.
«Noi andiamo a casa…».
«A finire quello
che avete iniziato qui?» chiese retorico Ruth, tirando una pacca sul sedere
dell’amico che, per tutta risposta, lo colpì dietro il collo con una sberla,
lasciandogli lo stampo delle cinque dita.
«Vado a farmi
una doccia…» lo corresse chinandosi a lasciare un
bacio sulla fronte della sua fidanzata «…con Liv» aggiunse
poi ridacchiando, mentre l’altra arrossiva guardandolo male.
«Attento Flos, prima che le salti in mente di fare sciopero!» scherzò
di nuovo il moro prima che Liv lo colpisse, facendolo finire con la schiena sul
terreno.
Hoyt scosse il capo sospirando, domandandosi che cosa avesse fatto di male
per trovare degli amici del genere.
Ma nonostante tutto, pensò, non li cambierei per nulla al mondo.
“Nella vera
amicizia, quella che intendo io, le anime si mescolano, si intrecciano, si
confondono l’una con l’altra in un legame così stretto da annullare e far
dimenticare la connessione che le ha unite. Se qualcuno volesse farmi dire
perché volevo bene a un amico, sento che potrei solo rispondere: perché era
lui, perché ero io.
MICHEL DE MONTAIGNE”
• NdA;
Sono di nuovo io, vi do il permesso di sputarmi e prendermi a pugni, se
volete.
Insomma, questa è… niente, perché non è
nulla, in sostanza. Volevo provare a dare un po’ di vita alla compagnia di
amici di Roel e Liv, ed ecco qua cos’è successo: un mare
di volgarità e cose senza un senso.
Insomma, io me li sono immaginata un po’ come le compagnie dei nostri
giorni, quindi vedete voi… sì.
Il Rating arancione è dovuto alla presenza di Ruth, lui essere immondo (povero)
che non sa parlare senza inserire intercalari volgari. Lavati la bocca con il sapone, come direbbe la mamma di Roel.
Giuro che mi vergogno di tutto questo per il semplice motivo che – non solo
è scritto con i piedi – ma non ha un senso/trama, è l’ennesimo spaccato di vita
quotidiano di questi strani esseri. Sto tirando fuori la parte animale di Roel che – da bravo diciassettenne fidanzato – ha i suoi
bisogni da animale/maiale, e quindi sì. Perdonatemi, se potete, altrimenti
lapidatemi pubblicamente in una piazza a vostra scelta.
Non è betato, quindi se ci sono strafalcioni
scusatemi, l’ho riletta – che cosa orrenda – e ho visto quel che ho visto.
Perdonami radioactive
per la Shot demenziale senza una logica.
Detto questo posso nascondermi e fuggire al riparo, sì.
Scappo. ~
~yingsu.
Ta ta ta tà… pubblicità.
§ I’m frozen to
the bones [73rd Hunger Games | Roel Flos | Distretto 2] di yingsu
§ Die on the
front page, just like the stars [72nd Hunger Games | Lyosha and Ariel Isaacs | Distretto
8] di radioactive
§ Quando
si muore, si muore soli [19th Hunger Games | Narek Yakir
| Distretto 4] di radioactive
§ Se
non sei tu l’amore, l’amore non esiste [Roel e
Liv (Loel) | Distretto 2 | Pre-Hunger
Games] di yingsu