«Ciao, Naruto»
«Ciao, amore! Come
stai?»
Erano le 22.30 di sera
a Tokio, e Sasuke aveva finalmente potuto accendere
il computer per avviare una videochiamata su Skype per
sentire Naruto.
«Bene, credo di avere
giusto un po’ d’influenza, ma niente di che. Tu?»
«L’influenza? E come
mai? Hai preso freddo? Te l’ha attaccata qualcuno? Vuoi che torni? Se vuoi io-»
«Naruto,
smettila. Ti ho detto che non è niente. Probabilmente è solo un po’ di
stanchezza. E no, ovviamente non c’è bisogno che torni per due linee di febbre»
A Sasuke
quasi scappò un sorrisetto, vedendo il broncio da bimbo capriccioso che Naruto aveva messo su, visibilissimo anche attraverso il
monitor, nonostante la qualità del video fosse ancora pessima.
«Mi manchi tantissimo,
sai?»
«Sì che lo so. Me lo
ricordi tutti i giorni»
«E beh?! È vero! Non ci
vediamo da una vita e io quasi quasi domani torno, guarda un po’!»
Questa volta il ragazzo
moro proprio non riuscì a trattenere una risata sincera, seppur discreta.
«Ma non dire scemenze!
Sei lì da neanche quattro mesi. E tra altri due sarà finito tutto, non è poi
così tanto»
Oh invece sì che lo
era, lo era eccome. Solo che non lo avrebbe mai ammesso. Non avrebbe mai
ammesso che il loro piccolo appartamento senza la sua rumorosa e disordinata
presenza gli sembrava proprio vuoto. Non avrebbe mai ammesso che gli mancava da
morire svegliarsi senza il suo bacio del buongiorno, e il profumo del caffè che
aveva messo su. Gli mancavano le scatole di ramen
istantaneo ad affollare la credenza e i suo vestiti sparsi per la camera da
letto. Gli mancava anche non poterlo rimproverare per quello; ora che la casa
era perfettamente in ordine come l’aveva sempre reclamata, gli sembrava
incredibilmente fredda. Gli mancava svegliarlo di notte perché aveva voglia di
fare l’amore, e vederlo fare un po’ di resistenza “perché aveva davvero sonno”,
per poi cedere ogni volta. Gli mancava guardare i film insieme sul divano,
stretti sotto allo stesso pile a pescare dalla stessa ciotola di pop corn.
Non l’avrebbe mai ammesso, però, perché era
stato lui stesso la persona che più lo aveva incoraggiato a cogliere al volo
quell’occasione, accettando quella borsa di studio che gli avrebbe permesso di
studiare sei mesi in Italia per completare la sua tesi. Se gli avesse detto
quelle cose gli sarebbe sembrato come di vanificare tutti gli sforzi fatti per
convincerlo ad andare; perché “era uno sciocco se rinunciava ad un’opportunità
simile per paura di mancarsi troppo, perché per sei mesi non sarebbe cambiato
nulla e potevano farcela a stare separati per un po’”.E comunque c’era anche
quella considerevole parte di sé che si sentiva davvero un coglione romantico e
vomitevole a farsi mancare sul serio tutte quelle cose...
«’Suke,
ma quello è un mio maglione?»
Il video si era
finalmente schiarito, e Naruto aveva potuto notare
quella macchia di colore che stonava tanto, addosso al compagno.
«Ehm… sì. Sì, beh, oggi
fa davvero freschetto qui, e tu hai tutti questi maglioni sformati e caldissimi…»
«Già, i tuoi
maglioncini da fighetto non reggono il confronto eh?!»
«Ma sta’ zitto…»
E Naruto
fece una cosa davvero curiosa, stette zitto davvero. Perché conosceva
abbastanza il ragazzo che amava da capire quando era il momento di tacere, e
fargli intendere con il proprio silenzio che lui aveva capito, aveva capito di
mancargli molto, nonostante tutto, almeno quanto Sasuke
mancava a lui.
Si prese qualche
secondo per ammirare Sasuke Uchiha
avvolto dal suo maglione arancione e troppo largo, il profilo altero e
bellissimo addolcito dal leggero color rosa che per l’imbarazzo gli tingeva le
guance, lo sguardo rivolto altrove. Zitto zitto,
premette il tasto stamp
sulla tastiera del proprio pc, così da immortalare quell’immagine dolcissima,
appena un po’ grottesca, trattandosi di Sasuke.
L’avrebbe messa come sfondo appena conclusa la conversazione, e Sasuke si sarebbe arrabbiato a morte quando l’avrebbe
vista, ma non gli importava.
«Devo salutarti Sas’ke, mi stanno richiamando e devo tornare
all’università»
«Sì, non preoccuparti,
ché tanto vorrei andare a dormire presto così mi rimetto»
«Ti amo, ‘suke»
«Ah sì… beh…ehm…
anch’io. Buona giornata. Cerca di non cacciarti nei guai»
«Ahahah
sì, come no! Buonanotte amore»
Sasuke premette il tasto rosso per chiudere
la conversazione, e si infilò nel letto con i pantaloni del pigiama e il
maglione di Naruto ancora addosso, a tenergli caldo
in quel letto che sembrava grande come il mondo, senza lui dentro.
°°°
Quando Naruto tornò a casa, quella sera, trovò un signore con una
salopette verde ad aspettarlo davanti al portone d’ingresso.
«È lei il signor… ehm… Uzumaki Naruto?» chiese, leggendo
il nome dalla cartellina che aveva in mano.
«Sì, sono io»
«Allora questi sono per
lei» asserì l’uomo porgendogli un grosso mazzo di girasoli.
Naruto si appropriò dei fiori un po’
confuso, ed entrò nel suo appartamento in affitto a Roma. Prese un cestello per
il ghiaccio (l’unico oggetto che sembrasse vagamente un vaso), lo riempì
d’acqua e ci adagiò dentro i fiori. Facendolo, fece cadere a terra un
bigliettino che non aveva notato.
Si chinò a raccogliere
il cartoncino bianco, quando notò impresse sulla superficie poche parole
vergate nella grafia sottile ed elegante che conosceva benissimo, ed il suo
cuore mancò un battito.
“Mi manchi anche tu, Usuratonkachi. Sono fiero di te”
ndHebi.
Salve a tutti! È la prima volta che
pubblico qualcosa e avrei tanto voluto scrivere qualcosa di intelligente qui
sotto, ma niente. Vi tenete le mie due note in croce e pure baka.
Una cosa però la devo proprio fare!
Ringrazio con tutto il cuore la mia sesshy94,
che continua a sostenere/leggere/corregge/incoraggiare (e quello è
assolutamente fondamentale!) tutte queste cavolate che mi vengono in mente
mentre cerco ispirazione per scrivere quella famosa cosina a quattro mani…
tranquilla cara! Prima o poi ci metterò mano, promesso! (e io le mantengo le
promesse, è il mio Nindo.)
Ah beh, la smetto di tediarvi, e se
per caso ho strappato un sorriso a qualcuno (un ghigno schifato va bene uguale,
non sono schizzinosa…) fatemelo sapere, ché mi fa piacere.
Un bacio, Hebi